Pubblichiamo una nostra lettera di commento alla brochure che il gruppo consiliare "Io amo Trino". Le lettera è stata inviata l'8 marzo ai giornali locali ed al 14 marzo non è ancora stata pubblicata.

 

Pochi hanno il dono di far ridere e piangere contemporaneamente, come Roberto Benigni nei suoi film. Ebbene, l’ex sindaco di Trino Giovanni Ravasenga in coppia con l’amico per sempre Alessandro Giolito, già assessore al bilancio della giunta caduta giovedì grasso del 2009, hanno superato il vincitore di un Oscar. Mettendo in circolazione l’ennesima ”brochure” (parola loro), volantino patinato di centimetri 42 per 30, sono riusciti in un sol colpo a suscitare ilarità, lacrime e non solo. Il volantino non può essere riassunto, va letto, ma per capirlo al di la della grammatica variabile, bisogna tornare con la memoria all’indomani dell’alluvione del 2000, quando i nostri, tra i fondatori del CAT (Comitato Alluvionati Trino), in procinto di candidarsi per le comunali del 2002, decisero che i trinesi avevano bisogno di lasciarsi alle spalle la depressione per entrare in un’atmosfera di ottimismo. Serviva un professionista ed entrò in gioco il ragazzo prodigio, impegnato da qualche anno dopo la laurea, nei giorni liberi da attività produttive (365), a spaziare nel mondo geografico e politico cogliendo gli attimi. Il più evidente e premonitore segnale di ampiezza di vedute degli amici per la pelle, fu il simbolo “Io amo Trino” con cuoricino rosso, copiato da “Y Love New York”. Pensano in grande, anzi in grandissimo! Purtroppo in mancanza di spazi consoni all’immensità dei progetti ci si deve accontentare di lavorare sulla città natia, solo 7700 residenti escluso il promotore, c’è poco da scialare, tranne far leva sulla fonte di benessere per eccellenza: la Centrale nucleare Enrico Fermi, ferma dall’ 87 ma con il tesoretto di barre di uranio e scorie radioattive nella pancia. Basta battere cassa a Roma, su Trino e provincia piovono milioni a titolo di compensazioni, per risarcire la popolazione dei disagi patiti per la  presenza del nucleare, anche se si continua a pubblicizzare che il nucleare è sicuro. Nel 2002 e 2007 i trinesi, nutriti con slogan elettorali pieni di stramegalomane ottimismo prima, con panisse, bignè e salatini strada facendo, proiettano i nostri al comando e vengono a loro volta proiettati in una patinata stagione da millantati ricchi. Dai paesi vicini ci guardano con occhi a palla e lingua penzoloni, se si transita a Trino per un giorno solo, con percorso obbligato, l’apparenza è ottima e serve a creare consensi, ma la sostanza è altra cosa e si comincia a sentire qualche scricchiolio che sfocia nella voragine di un anno fa. La cittadinanza a cui erano destinati i risarcimenti per il pericolo nucleare, si trova oggi con il torcicollo a forza di guardare fuochi d’artificio ma senza un piano di protezione civile, (ci aveva provato in sette anni a farne redigere uno l’amministrazione Ravasenga, spendendo ”solo” circa quindicimila euro, ma la Provincia l’ha bocciato per gravi carenze ed oggi bisogna rifarlo daccapo). Viviamo con l’angoscia di un probabile insediamento di un’altra centrale nucleare e la probabile decisione del governo di lasciare a Trino le scorie facendoci diventare “deposito nazionale a vita”. Ci è piovuto in testa il progetto di costruzione sui terreni dell’area artigianale di quattro centrali a biomasse facenti capo a Fabrizio Cazzago, (il mago di Phonemedia), con prevedibili emissioni nell’atmosfera di polveri sottili in un territorio con la peggior qualità dell’aria della Pianura Padana ed il drammatico primato di decessi per tumori. La crisi economica ha lasciato centinaia di disoccupati e la vergogna di Phonemedia; abbiamo strade e sottostrutture, portici e marciapiedi dissestati da decenni, che la milionaria amministrazione Ravasenga si è ben guardata dal sistemare; incapacità e non da oggi, di avviare una raccolta differenziata e di tenere pulite le aree pubbliche; gravi difficoltà e non da oggi, nella gestione economica dell’ IPAB Sant’Antonio Abate, con perdita anche qui di posti di lavoro. Possiamo parcheggiare davanti ad un bel Palazzo Paleologo vuoto e finora non fruibile per i cittadini; si continuano ad investire soldi pubblici per terminare e mantenere in vita uno stadio senza sapere se verrà  mai usato; un Teatro Civico di cui non si capisce l’utilizzo, richiederà modifiche e spese; si sta ultimando il “salone delle feste” voluto dalla giunta Ravasenga al posto del mercato coperto, ma tra i trinesi consapevoli, è ormai crollato lo spirito festaiolo; abbiamo un grande numero di iscritti all’Istituto Alberghiero senza aule adeguate; un’illuminazione da capogiro in centro e strade periferiche quasi al buio, pericolose perché dissestate; vogliamo tornare sull’argomento stendardi, prima messi, poi tolti, e mica gratis ? Ci vuole ancora molto per capire che non ce l’abbiamo fatta e non ce la faremo mai a  diventare New York ?

(Se qualche comune desideroso di un’amministrazione gaudente volesse far tesoro dell’esperienza dei “ragazzi irresistibili”, si affretti a contattarli). Grazie!