17 ottobre 2008: Incontro con Bruno Segre per ricordare il settantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali.

 

A nome dell’Associazione Culturale Gruppo senza sede desideriamo ringraziare: l’Avvocato Bruno Segre e il giornalista Massimo Novelli per il contributo umano e culturale che ci hanno trasmesso durante l’incontro dello scorso venerdì 17 ottobre ; il Parroco Don Piero Busso , per la democratica larghezza di vedute dimostrata concedendoci i locali dell’Oratorio; tutti i numerosi intervenuti per la presenza e le domande  che hanno dato vita ad un interessante dibattito. Cogliamo inoltre l’occasione per ringraziare il Partito Democratico Trinese per la solidarietà dimostrataci .

Crediamo che serate come queste , in cui il libero confronto delle idee viene realizzato ( a volte su posizioni discordanti , ma tutte pienamente rispettabili  ) costituiscano la giusta e unica risposta alle esigenze   di democrazia , socializzazione , trasmissione della memoria storica che molti non rispettano e che vorrebbero  fossero cancellate.

Bruno Segre si professa laico , ateo , ha sostenuto e sostiene numerose battaglie per la difesa delle minoranze, la non violenza, l’uguaglianza delle persone  e per i diritti .

 Ovviamente , non tutti hanno condiviso le sue idee , in particolare quando si è parlato del rapporto intercorso fra la Chiesa ed il regime fascista .

 Ma la cosa importante è che ci sia stato un dibattito di alto livello , dove si è discusso e si sono confrontate opinioni diverse ma basate sulla cultura, sulla documentazione storica e soprattutto sul rispetto reciproco. Le battaglie delle idee , chiunque risulti il vincitore , non possono che arricchire le persone e la Democrazia , posto che siano fatte con sincerità con precisi riferimenti storici , sociali e che abbiano come fine il progresso dell’Uomo .

Riportiamo nelle seguenti pagine l'invito, la presentazione, la lettera di diniego del Sindaco, la nostra comunicazione al Prefetto, al Questore ed al Difensore Civico, ed alcuni articoli di giornali.

Manifesti e lettere per Bruno Segre.

La Stampa 13.10.2008..htm

Articolo de "La Sesia" del 17/10/2008.

La Stampa 19.10.2008.htm Non siamo d'accordo con il Direttore Enrico De Maria che definisce le nostre posizioni "strumentali e artificiose", in quanto le nostre azioni si basano sui principi democratici e sullo Statuto Comunale. Come giustamente ha scritto il Direttore nel suo Editoriale il Sindaco continua ad indossare la fascia tricolore, quindi è tenuto a rispettare quanto sopra.

La conferenza di BRUNO SEGRE, viene introdotta dal  Presidente del “Gruppo senza sede” Cinzia Vanni e dal giornalista di “ Repubblica” Massimo Novelli, delineandone gli argomenti, legati alla promulgazione delle leggi razziali fasciste nel 1938.

L’avvocato Segre, con voce ferma, ricorda il vissuto di quel triste periodo, che ha segnato per sempre la sua vita e quella del popolo ebraico, non con un lugubre elenco di persecuzioni subite, ma  spaziando e discorrendo di situazioni gravi, a volte grottesche, con lucida serenità.

(n.d.r.: le situazioni grottesche sono il cacio sui maccheroni delle dittature, quella nazifascista seppe dare il meglio).

Negli anni del regime, Segre ed il socialista Casalini sono i fondatori del giornale : “L’igiene e la vita” il solo dove si criticano, come non serie e cervellotiche, le argomentazioni sulla purezza della razza italiana, che è invece un miscuglio di razze in seguito alle invasioni ed occupazioni di popoli di diverse etnie.

Segre ricorda la fondazione nel 1949 del mensile “L’incontro” e la difesa dei diritti degli obiettori di coscienza, come Pietro Pinna, il primo obiettore da lui difeso in Tribunale a Torino, ha parole di rimpianto per amici, che con lui hanno intrapreso battaglie in difesa dei diritti umani e del libero confronto di diverse opinioni, come l’onorevole  avvocato Umberto Calosso , socialista astigiano, il quale esordì in tribunale  dicendo “Presidente, sono venuto ad insegnarle a non perdere la terza guerra mondiale”.

A Calosso capitò anche di difendere l’onore di un napoletano che aveva “ prestato” la moglie per lo ius primae noctis, in cambio di 10.000 lire, che poi scoprì essere false. Difese i giornalisti De Benedetti e Monelli, dalle accuse del fascista Giovanni Durando, con un’arringa che iniziava:  “Signor Durando, lei non è un uomo, è solo un gerundio”. Per le sue battaglie contro il regime, Calosso patì l’esilio in Egitto, a Malta ed a Londra, portando la voce dell’antifascismo italiano alle trasmissioni di Radio Londra.

Massimo Novelli fa cenno al carcere e Segre, ricorda l’inverno del ’42 come il più freddo del secolo, quando alle Nuove di Torino, dov’era tenuto in isolamento, si scaldava soffiandosi sulle mani il fumo delle sigarette. Riuscì ad uscirne dopo tre mesi, in seguito ad un bombardamento che danneggiò le celle; si unì al Comitato di Liberazione nazionale di cui faceva già parte la sorella, facendo la spola tra Torino ed il cuneese munito di un documento falso a nome di Bruno Serra. Durante una perquisizione nello studio del padre, venne riconosciuto, cercò di fuggire e gli vennero sparati alle spalle tre colpi di pistola, due si conficcarono nel muro, il terzo lo colpì alla tasca posteriore dei pantaloni e fu fermato da un portasigarette di metallo che gli salvò la vita e che conserva gelosamente come portafortuna. Fu nuovamente arrestato, condotto alla caserma di Asti ed  alle Nuove dove scontò altri due mesi, poi liberato grazie all’aiuto di un avvocato che faceva il doppio gioco.

Quasi volendo allontanare per un attimo quei ricordi, Bruno Segre parla dell’Italia di oggi, dicendo che man mano sono venuti a mancare nella politica quei personaggi di grossa personalità del dopoguerra e, nella pubblica amministrazione, ha preso il sopravvento uno scandalismo che lo lascia perplesso. La scomparsa del proletariato e la parificazione hanno creato uno scompenso ed uno scivolamento verso l’autoritarismo, oggi la politica si fa a colpi di Decreti Legge che dovrebbero invece essere legati solo ad eventi straordinari.

La sala gremita, lo ascolta in commosso silenzio quando, riportandoci indietro di settant’anni, legge il testo originale della Camera dei Deputati, in cui sono minuziosamente elencati divieti ed  inumane regole con cui lo Stato bandì gli ebrei da ogni forma di vita pubblica. Nei mesi successivi alla promulgazione molti, tra cui il fratello di un suo zio, intuendo di non avere scampo, si suicidarono.

Tra il ’38 ed il ’42 le persecuzioni e le deportazioni segnarono vergognosamente quelle pagine di storia che oggi, troppo spesso, vengono considerate vecchie, superate e fastidiose e che proprio con questa serata abbiamo inteso ricordare e tenere vive. Chi come lui, con genitori di religione mista (padre ebreo – madre cattolica) non venne deportato, si vide sbattere la porta in faccia dai vicini e dagli amici, riuscendo con enormi sacrifici a portare avanti gli studi.

Eppure solo otto anni prima Benito Mussolini  (che aveva un’amante ebrea: Margherita Sarfatti), aveva proclamato :” Il fascismo è amico degli ebrei”.

Sollecitato su un confronto con i tempi attuali,  Segre dice di non vedere razzismo, ma solo una forte xenofobia contro chi ha commesso gravi reati, ma che a suo parere, non ha nulla a che vedere col razzismo.

Parla  poi delle sue conquiste professionali, della fondazione della LID (lega italiana divorzio) e della collaborazione con Fortuna e Baslini nella battaglia condotta da socialisti e liberali a favore del divorzio, spiegando gli effetti giuridici dello scioglimento del matrimonio civile, con la cessazione degli effetti civili del matrimonio religioso. Ricorda gli scontri con Padre Lombardi che si autodefiniva “la voce di Dio”, con il lancio dal loggione del teatro Carignano di Torino, dove si svolgeva un dibattito tra promotori ed oppositori , di manifestini per proclamare il  “Grido di dolore dei divorzisti torinesi”.

 Dopo questi ricordi, rispondendo alle domande del pubblico, condanna il comportamento di re Vittorio Emanuele III, il quale firmò  “di tutto” avvallando i comportamenti del regime fascista. In quegli anni trapelò dal Quirinale, che all’indomani della marcia su Roma, il ministro Facta avesse proposto al re di proclamare lo stato d’assedio, ma De Vecchi ed i quadrunviri fascisti avrebbero minacciato di spodestarlo, mettendo sul trono il Duca D’Aosta. Pur di non perdere il potere, pensando più a se stesso che al paese, il re cacciò Facta, consegnando il potere a Mussolini, e mantenne una deprecabile condotta durante il conflitto, culminata con la fuga. 

 Segue un interessante scambio di opinioni sul laicismo dello stato, le imposizioni della chiesa ed il silenzio di  Papa Pio decimo secondo quando, il 16 ottobre del ‘43, i tedeschi, per rappresaglia, deportarono nei campi di sterminio donne vecchi e bambini.

Segre ci parla del dopoguerra e delle difficoltà degli ebrei italiani, che prima delle persecuzioni erano perfettamente assimilati nella società, a riprendere un’esistenza normale, infatti molti tornarono in Israele a lavorare nei Kibbuz, seguendo il vecchio sogno religioso sionista, diventando cittadini dalla doppia nazionalità e molti emigrarono in Australia, specialmente da Trieste.

L’incontro volge al termine con un’ultima considerazione sulla politica odierna di Israele che, secondo Segre, dovrebbe rinunciare all’occupazione delle colonie mettendo fine ad una guerra vergognosa come lo sono tutte le guerre.

Si chiude così una serata in cui la testimonianza storica si intreccia al presente, lascia ricordi tristi, ma il sorriso di questo novantenne ci dice che le lotte per la verità, la giustizia  ed il rispetto umano, non sono mai combattute invano.