Da Legambiente e Pro Natura del Vercellese e Legambiente Piemonte-VdA Settore Energia riceviamo:

 

VERGOGNA! Il Governo decide di tornare al nucleare proprio mentre condanna Trino, Saluggia e Bosco Marengo a subirsi il rischio dei depositi delle scorie radioattive pregresse.

 

Alla Grandeur dell’accordo con la Francia per nuove centrali nucleari si accompagna paradossalmente l’incapacità di togliere, quanto meno dalle zone più a rischio del Piemonte, i rifiuti radioattivi generati dalla prima stagione nucleare italiana.

 

Eppure le quattro centrali nucleari italiane qualcosa dovrebbero avere insegnato!

 

In tutto il loro funzionamento, tutte insieme, hanno prodotto 93 miliardi di chilowattora di energia elettrica, quello che il nostro paese consuma in poco più di tre mesi.

 

In cambio hanno lasciato sul nostro territorio, nei luoghi più inidonei, quali le rive dei fiumi, quelle del mare o le zone che ospitano le falde acquifere più importanti, una quantità di rifiuti radioattivi che nessuno sa dove mettere.

 

Per gli elementi di combustibile irraggiato si è trovata la soluzione di portarli in Francia per il riprocessamento, in modo che stiano per un po’ di anni lontano dalla vista, anche se poi alla fine i materiali radioattivi torneranno in Italia, non si sa dove.

 

Ma anche prescindendo dagli elementi di combustibile, i rifiuti radioattivi già esistenti, uniti a quelli che deriveranno dalla disattivazione delle vecchie strutture nucleari, ammontano alla considerevole quantità di diciotto miliardi di Becquerel (18.000.000.000 Bq), oltre  la metà dei quali collocati in Piemonte, in aree provocatoriamente inidonee, raggiungibili e già raggiunte dalle alluvioni, caratterizzati da elevatissimi rischi di contaminazione delle falde e da falde già contaminate dalla radioattività (vedi Saluggia).

 

Una collocazione irresponsabile, frutto di decisioni di altri tempi: oggi, si dice, nessuno farebbe certamente più quella scelta localizzativa. E invece, proprio oggi, mentre il Governo vaneggia di un velleitario ritorno al nucleare, lo stesso ammette la propria incapacità di fare scelte appropriate e, a fronte della necessità di un deposito di materiali radioattivi dove collocare i rifiuti che deriveranno dallo smantellamento degli impianti nucleari pregressi, non applica le leggi dello Stato che prevedono una localizzazione attentamente ponderata, ma ripete invece la sciagurata scelta di quarant’anni fa, e localizza i nuovi depositi nelle stesse aree di Trino, Saluggia e Bosco Marengo.

 

Viene così dato il via libera alla realizzazione di depositi nucleari veri e propri nei tre centri nucleari piemontesi, rinunciando a quella parte finale della procedura di disattivazione di un impianto nucleare che ne costituisce la fase più importante ed emblematica: il rilascio del sito da vincoli radiologici di qualsiasi tipo.

 

Al termine della cosiddetta “disattivazione” non ci sarà dunque il tanto decantato “green field” (prato verde), mai siti nucleari saranno trasformati in depositi di se stessi, senza scadenza: insomma, la “disattivazione” paradossalmente non comporterà la disattivazione.

 

Il Decreto Legislativo n° 230/1995 modificato dal 187/2000 e dal 241/2000, al punto p) dell’art. 4 (Definizioni) definisce la “disattivazione” come “insieme delle azioni pianificate, tecniche e gestionali, da effettuare su un impianto nucleare a seguito del suo definitivo spegnimento o della cessazione definitiva dell’esercizio, nel rispetto dei requisiti di sicurezza e di protezione dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente, sino allo smantellamento finale o comunque al rilascio del sito esente da vincoli di natura radiologica.

 

Il piano presentato da So.G.I.N. non prevede come procedere nel caso non sia disponibile il Deposito Nazionale, la cui realizzazione è peraltro del tutto esterna ai progetti di “disattivazione” presentati, e, ad oggi non è prevista da alcun atto ufficiale.

 

In tale evenienza, i progetti So.G.I.N. non si concluderebbero con la fase di rilascio del sito esente da vincoli di natura radiologica, bensì con la permanenza  a tempo indefinito di nuovi depositi nucleari veri e propri, e questo è intollerabile, sia dal punto di vista formale, sia da quello sostanziale!

 

In dettaglio, alla fine ci si troverebbe con tre depositi nucleari a Trino, due a Saluggia ed uno a Bosco Marengo, pronti a rimanere lì per sempre!

 

Noi pensiamo che , se per smantellare e disattivare i nuovi depositi nucleari servono, come infatti servono, dei nuovi depositi dove conservare per millenni i rifiuti radioattivi inevitabilmente prodotti, allora occorre individuare prima dove realizzare questi depositi, cercando un sito che sia meno assurdo e pericoloso dei siti nucleari attuali.

 

Ed è invece evidente che, se verranno realizzati i nuovi depositi nucleari a Trino, Saluggia e Bosco Marengo, dopo i rifiuti radioattivi  da lì non andranno via mai più, anche se i depositi continueranno formalmente a chiamarsi “provvisori”!

 

Dato che sembra che la cosa non interessi né la Regione Piemonte, che per Trino non ha neppure tentato di imporre qualche minima prescrizione in tal senso, né meno che meno le Amministrazioni comunali di Trino (G.S.S. l’amministrazione Ravasenga, al pari di quella regionale, non ha imposto alcuna prescrizione), Saluggia e Bosco Marengo, che sembrano non rendersi conto della trappola in cui stanno cadendo,  chiameremo Cittadini, Comitati, Movimenti e Partiti Politici ad unirsi a noi per impugnare al TAR  questi decreti che autorizzano le “finte disattivazioni” e le relative pronunce di VIA: per Saluggia lo abbiamo già fatto qualche mese fa, ora è la volta di Trino e Bosco Marengo.  D’altronde a questo punto non resta  altro da fare!

 

 

Il Gruppo senza Sede intende aderire a questo richiesta che proviene dalle associazioni ambientaliste. Nel 1987 Trino, disse NO AL NUCLEARE! Il volere referendario del popolo italiano è stato cancellato dall’accordo Berlusconi – Sarkozy. Tutto ciò all’insaputa del parlamento italiano, assolutamente all’oscuro della questione, e, già si parla di 4 centrali, una delle quali è seriamente ipotizzata nel vercellese, guarda caso, a Trino! Noi non abbiamo cambiato idea e senza alcun ripensamento intendiamo ribadire forte e chiaro il nostro:

 

  

 

 

 

 

 

 

 

  

 Trino ed il vercellese devono reagire a questi atteggiamenti che ci vogliono colonia, cieca, muta e sorda; territorio dove installare qualsiasi impianto, svendendo la nostra salute in cambio di quattro soldi e di tante promesse che finiranno, come sempre, nel nulla! Se Vuoi tornare a far sentire la tua voce questo è il momento giusto.

 

Venerdì 13 marzo, alle ore 21,00, presso l’Auditorium delle Scuole Medie “Famiglia Tricerri” prima serata informativa anti-nucleare alla presenza di Gian Piero Godio responsabile Settore Energia di LEGAMBIENTE, Ti aspettiamo.

         Il Gruppo senza Sede – Associazione Culturale