Incontro del 30
maggio - "RSA, come garantire le
cure sanitarie e il diritto alle
relazioni"
Invito
all'incontro del 30 maggio p.v. sul
tema "Rsa, come garantire le cure
sanitarie e il diritto alle
relazioni", con preghiera di
inoltrarlo ai
Dirigenti Asl, Enti gestri, Sindacati,
Parroci, Gestori Rsa, Consiglieri e
Sindaci, Associazioni di volontariato.
Il tema è
importante e riguarda ciascuno di noi.
Invito -
Presentazione
Manifesto evento 27
maggio 2022: Associazioni insieme
per ottenere cure a casa e
contributi dalla Sanità.
Comunicato
Stampa del Gruppo Senza Sede
Interveniamo
per segnalare un esposto inviato al Prefetto
di Torino dalla Fondazione promozione
sociale e dal Coordinamento sanità ed
assistenza con richiesta di informare il
Ministro della salute, il Presidente della
Giunta regionale e gli Assessori alla sanità
ed alle Politiche sociali circa : il mancato
rispetto del diritto alla continuità
terapeutica dei malati, in particolare dei
non autosufficienti con pluripatologie
croniche, la cui diagnosi e cura in tutte le
forme e per tutta la durata delle loro
manifestazioni, rientrano a pieno titolo
nella competenza e nei doveri del Servizio
sanitario nazionale (art.32 della
Costituzione - art. 1 e 2 Legge 833/1978 –
Decreto legislativo 502/1992 - Decreto
Presidente Consiglio dei Ministri 12 gennaio
2017 aggiornamento dei Lea). In Piemonte le
Asl continuano invece ad applicare le Dgr n.
14 del 2012, n. 45 e 85 del 2013 e 34 del
2016 che contengono procedure in
contrasto con le norme nazionali e
con il diritto esigibile alle
prestazioni sanitarie per tutti i malati
sia autosufficienti che non. Le segnalazioni
riguardano anche la mancanza del progetto
individualizzato di cura e di contributi
della sanità per chi ha esigenze di cure di
lunga durata e di prestazioni indifferibili
24 ore al giorno. La Giunta regionale sta
utilizzando solo le risorse del Fondo per la
non autosufficienza che copre a malapena il
2% del fabbisogno che viene riconosciuto in
base alla valutazione dell’ISEE ed alle
risorse economiche messe a bilancio. Il
Fondo è un contributo aggiuntivo che
purtroppo viene trattato come sostitutivo di
quanto deve assicurare il Servizio
sanitario. Oggi il 98% dei malati non
autosufficienti che si trova a casa paga
tutto di tasca propria, con grave
impoverimento dei nuclei familiari. I
provvedimenti approvati con la Missione 6
Salute del PNRR, si limitano a potenziare le
ore di assistenza domiciliare integrata
(medici,infermieri,OSS ) ma non è previsto
un contributo economico (assegno di cura).
La bozza di legge sulla non autosufficienza
(Missione 5) presentata dal Ministro Andrea
Orlando è solo l’ennesima prestazione
assistenziale sociale per gli inabili al
lavoro, prevedendo solo contributi per il
settore assistenza, in base alla valutazione
economica, escludendo il 98% dei malati non
autosufficienti. Altro delicato oggetto
dell’esposto al Prefetto è la
disorganizzazione delle Rsa, ignorate dal
Governo e dalla Giunta regionale piemontese.
Ci sono almeno 5000 posti vuoti nelle Rsa ed
oltre 4500 anziani che avevano presentato
richiesta negli anni scorsi, ancora non
hanno risposta per accedere alla presa in
carico per ottenere dalle Asl il contributo
del 50% del costo della retta. Un diritto
esigibile (art. 30 Dpcm 12 gennaio 2017-
Decreto legislativo 502/1992 – Legge
833/1978 ). La Giunta del Piemonte non ha
sostituito le convenzioni degli oltre 8000
morti in Rsa registrati nel 2020, con nuovi
ingressi di chi è in lista di attesa
costretto a pagare rette dai 2500 ai 3000
euro al mese in strutture private. Molti
familiari hanno dovuto svendere l’abitazione
per farvi fronte. Le sopra citate
Associazioni hanno denunciato alla Corte dei
conti il 1° marzo 2021, la sottrazione dal
bilancio regionale di 30 miliardi di euro
dal fondo sanitario, vincolati per le
prestazioni Lea, usandoli per ristorare
invece i gestori privati delle Rsa, mentre
il Governo aveva già stanziato fondi
appositi per questo scopo. Al Ministro della
salute si chiede di garantire risorse
indispensabili perché le Rsa siano
rafforzate con ulteriore personale, vengano
istituiti gruppi di lavoro per riorganizzare
le cure
sanitarie con maggiore collaborazione
dei medici di medicina generale, per
confermare la valenza e la piena
appartenenza alla filiera delle strutture
sanitarie del Servizio sanitario regionale.
Il Gruppo senza Sede legge con interesse le
vicende della Rsa trinese Sant’Antonio Abate
ma non interviene nel merito, poiché c’è già
chi se ne occupa.
Il
testo integrale dell’esposto al Prefetto di
Torino è reperibile sui siti internet delle
Associazioni proponenti e dello scrivente
Gruppo.
Trino,
17 aprile 2022
Associazione culturale Gruppo senza
Sede
NO
AI TAGLI SULLA NON AUTOSUFFICIENZA
NO AI
TAGLI SULLA NON AUTOSUFFICIENZA
SEGNALAZIONE
INIZIATIVA
PD DAVANTI AL CONSIGLIO REGIONALE
Fondazione
promozione
sociale e Csa: «Bene tenere alta l’attenzione, ma è necessario che
la competenza sulle cure domiciliari
sia sanitaria per uscire
dall’impasse del taglio dei fondi e
della negazione del diritto. con le
regole attuali, è escluso dalle cure
domiciliari oltre il 90% dei
malati/persone con disabilità non
autosufficienti».
Segnaliamo
l’iniziativa
(“Flash Mob”) “PIEMONTE,
NO AI TAGLI SULLA NON AUTOSUFFICIENZA E
LA PSICHIATRIA” promossa
dalla Consigliera regionale Monica
Canalis, alla quale va riconosciuto
l’impegno costante sul tema, e dal Partito
Democratico.
Si
svolgerà Mercoledì
20
Aprile 2022,
ore 9,30
davanti al Consiglio regionale del Piemonte, via
Alfieri
15 - Torino.
Garanzia di
cure solo in Sanità – La Fondazione
promozione sociale e il Csa
(Coordinamento sanità e assistenza fra i
movimenti di base) condividono la
necessità di tenere altissima
l’attenzione sul tema della presa in
carico sanitaria e socio-sanitaria dei
malati/persone con disabilità non
autosufficienti. Costoro hanno diritto
esigibile alle cure del Servizio
sanitario nazionale in risposta a tutte
le loro esigenze, anche quelle
continuative (quasi sempre 24 ore su 24
e 7 giorni su 7), relative alle attività
della vita quotidiana che, per il loro
stato di salute compromesso, non possono
svolgere in autonomia, prestazioni
indifferibili e indispensabili per la
sopravvivenza stessa della persona. Al
riguardo uniamo il documento “La non
autosufficienza dell’anziano è un
problema di salute” sottoscritto dalle
Organizzazioni dei Geriatri piemontesi.
Il comparto sanitario è l’unico che è
tenuto a dare risposte in base alla sola
domanda di prestazioni a tutela della
salute della persona (articolo 32 della
Costituzione), senza discriminazione
nell’accesso al servizio.
Fondi sociali,
direzione errata – L’istanza dei
promotori della mobilitazione relativa
al ripristino delle risorse sul capitolo
“Fragilità sociali”, ambito di
competenza e di spesa delle politiche
sociali regionali, è un segnale, ma
l’intervento deve essere immediatamente
affidato alla competenza sanitaria,
anche come capitolo di bilancio.
L’attuale situazione è figlia di almeno
10 anni di scaricamento di malati e
persone con disabilità dalle competenze
sanitarie al comparto
socio-assistenziale e, in ultima istanza
e per la maggior parte dei casi, alle
famiglie lasciate sole. Il fondo
sociale, anche se a Torino viene
assegnato, in deroga, senza valutazione
Isee, risponde comunque a logiche
socio-assistenziali: può essere ridotto,
è contingentato alla dotazione economica
del fondo e non alla corretta ed
esaustiva risposta alla domanda di
salute dei cittadini malati.
Sanità assente
–
Fuori
dalla Città di Torino, la situazione è
peggiore perché le Asl non mettono
alcuna risorsa per le cure domiciliari
ai malati non autosufficienti, nemmeno
sotto forma di fondi sociali
“mascherati” da risorse sanitarie: i
fondi per le cure domiciliari sono
esclusivamente fondi sociali dei
Comuni/Consorzi, la cui erogazione è
vincolata alla valutazione
socio-economica (cioè all’Isee) del
beneficiario. In questo modo, ai
contributi accede l’1,5 -3% dei
malati/persone con disabilità rispetto
al fabbisogno complessivo. Tutti loro
avrebbero (e, anzi, «hanno» per legge)
diritto alle prestazioni domiciliari
sanitarie e socio-sanitarie di
competenza delle Asl. Si tratta di
prestazioni di tutela della salute,
anche di lungo periodo, che per questo
sono di competenza del Servizio
sanitario regionale e devono essere a
carico delle Asl (con eventuale
compartecipazione dell’utente, così come
avviene per la copertura della quota
sanitaria - 50% della retta - in Rsa,
Residenza sanitaria assistenziale).
Rendere
concreto il diritto alla cura – La Fondazione
promozione sociale ed il Csa sollecitano
il Consiglio regionale del Piemonte e,
nello specifico, il Partito Democratico,
ad assumere iniziative che impegnino
concretamente l’Assessore alla sanità ad
approvare il Regolamento della legge
regionale 10/2010, nonchè a rendere
effettivamente e concretamente esigibile
il diritto alla presa in carico dell’Asl
per i malati/persone con disabilità non
autosufficienti con un progetto
terapeutico domiciliare comprensivo di
un contributo economico (quota
sanitaria) che faccia in parte fronte ai
maggiori oneri che vengono sostenuti a
domicilio da loro e dalle loro famiglie
per assicurare 24 ore su 24 prestazioni
indifferibili e indispensabili per la
sopravvivenza..
Comunicazione a cura
dei Geriatri piemontesi
Volantino Flash Mob
Torino,
14 aprile 2022
Proposta
di legge delega sulla Non
Autosufficienza
Chiediamo il ritiro della Proposta
di legge delega sulla Non Autosufficienza
presentata dal Ministro delle politiche
sociali On. Andrea Orlando.
La
stragrande
maggioranza dei malati cronici e delle
persone con disabilità non avrà accesso ai
contributi economici per essere curati a
casa.
La
legge
per garantire l’assegno di cura deve
scriverla il Ministro della salute, On.
Roberto Speranza. L’assegno di cura deve
rientrare nelle prestazioni sanitarie
domiciliari lea come diritto esigibile a
carattere universale.
Confidiamo nella lettura
del documento allegato.
Prefetto
di Torino e incontro al Ministero
della Salute.
Informiamo che
Venerdì 1° Aprile abbiamo incontrato il
Vice Prefetto di Torino dott.ssa
Attianese.
Durante
l'incontro sono stati sviluppati i punti
di cui all'allegata lettera.
In particolare si
è sottolineata l'importanza di un
intervento del Prefetto nei riguardi:
- del Ministro
della salute, per la rimozione della
discrezionalità dei direttori delle Rsa
per l’accesso in struttura dei familiari
dei ricoverati;
- della Giunta
regionale affinchè sia attivato con
urgenza un gruppo di lavoro con la
partecipazione dei rappresentanti delle
associazioni degli utenti, per la
riorganizzazione delle cure sanitarie e
socio sanitarie per i malati cronici non
autosufficienti.
Si
unisce il promemoria.
Si unisce infine
il verbale dell'incontro dei
Comitati romani che sono stati
incontrati al Ministero della salute
Cordiali saluti
Maria
Grazia Breda
Fondazione
promozione sociale onlus
Comunicazione Progetto
di vita personalizzato già esigibile
Informazioni su
bonus e presidio
- Inoltriamo l’ultima Circolare
“visite” della Regione Piemonte
che mantiene inalterate le disposizioni
vigenti che il Ministero della salute ha
prorogato fino al 30 dicembre 2022.
Unica novità: in caso di persona
ricoverata positiva è ammessa la visita
con le dovute protezioni.
Vi
segnaliamo che in questi giorni siamo venuti
in contatto con numerose associazioni e
Comitati di familiari di Torino e altre
Regioni.
Stanno organizzando un presidio a Roma e in
altre Città per Mercoledì
30 marzo p.v. ore 14,30
(a ROMA davanti al Ministero della salute; a
Torino davanti alla Prefettura).
Alleghiamo intanto il volantino e un articolo apparso su
"La Repubblica" di torino
Richiesta
Amnesty per Comitato europeo di
segnalazioni situazioni di
denutrizione, contenzione, lesioni,
negazione di cure. in Rsa o strutture
similari.
Buongiorno,
Vi scrivo perché siamo stati
contattati da Amnesty Italia, con la quale
siamo in contatto, a sua volta
interpellata dal Comitato europeo per la
prevenzione della tortura e delle pene o
trattamenti disumani o degradanti (CPT).
Visto
quanto
è emerso con la pandemia nelle Rsa, il
Comitato europeo ha deciso di aprire una
finestra anche in questo ambito.
Per
il
Piemonte è stato sollecitato
dall’iniziativa del precedente Difensore
civico della Regione Piemonte Augusto
Fierro, che nel 2018/2019 aveva promosso
un’indagine nelle Rsa, in particolare
sull’utilizzo della contenzione.
Il
CPT
prevede un sistema di visite nei luoghi di detenzione, per
verificare le condizioni di
trattamento delle persone
private della libertà. Ha la facoltà di
visitare carceri, centri di detenzione
minorile, commissariati di polizia, centri
di ritenzione per immigrati irregolari,
istituti psichiatrici, strutture
e istituzioni di ricovero a carattere
sociale, ecc. Nel
corso delle visite le delegazioni del CPT
si valgono del diritto di accesso
illimitato ai luoghi di detenzione,
all’interno dei quali possono spostarsi
con assoluta libertà. Possono
intrattenersi senza testimoni con le
persone private della libertà e comunicare
liberamente con chiunque possa essere in
grado di fornire informazioni pertinenti.
Il
Comitato
è tenuto a notificare allo Stato
interessato la propria intenzione di
effettuare una visita nel paese. Dopo tale
notifica, la delegazione del CPT può
recarsi in qualsiasi momento in ogni luogo
del paese dove vi siano persone in stato
di detenzione, senza dover notificare alle
strutture in anticipo.
Durante
le
visite, il CTP può chiedere accesso alle
cartelle cliniche e alle registrazioni
delle telecamere.
Dopo ogni visita, il CPT invia un
rapporto dettagliato al governo dello
Stato interessato, contenente i risultati
emersi nel corso della visita, nonché le
raccomandazioni, i commenti e le eventuali
richieste di informazioni complementari.
Il CPT invita inoltre lo Stato a fornire
una risposta dettagliata alle questioni
sollevate nel rapporto. I rapporti e le
risposte fornite costituiscono la base del
dialogo permanente con gli Stati
membri.
Trovate
maggiori
informazioni sul sito: https://www.coe.int/it/web/cpt/about-the-cpt
Il
Comitato
ha deciso di aprire un'indagine sulle
cure negate nelle Rsa e strutture
similari.
Il
CPT
chiede di segnalare Rsa, case di riposo, strutture
residenziali per persone con disabilità
intellettiva, che presentano rilevanti
problemi di personale o siano state
evidenziate situazioni denutrizione,
contenzione, lesioni o piaghe da decubito,
segni di maltrattamento, di
autolesionismo, ecc.
La presente è inviata a familiari,
associazioni di volontariato,
nonché a rappresentanti dei
lavoratori
in quanto il mancato adeguamento degli
standard secondo le esigenze degli utenti
si traduce in carenza di personale, turni
massacranti, induzione a svolgere mansioni
non di loro competenza.
Le
eventuali
segnalazioni i vanno indirizzate a:
Debora
Del
Pistoia, Amnesty Italia
d.delpistoia@amnesty.it
La Fondazione promozione sociale ha
accettato di collaborare in quanto ritiene
che sia un fatto rilevante che il Comitato
europeo apra il suo interesse in questo
campo; anche se non ha potere
sanzionatorio aiuta a mettere a fuoco il
problema generale di carenza di cure
sanitarie e socio sanitarie e dell'urgenza
che Governo e Regioni mettano in atto una
riforma radicale di queste strutture che
sono a pieno titolo parte integrante della
filiera del Servizio sanitario nazionale,
che deve investire le risorse necessarie
per assicurare prestazioni in misura
adeguata alle esigenze dei malati cronici
e delle persone con disabilità non
autosufficienti indifese e dipendenti in
tutto dall'aiuto degli altri.
Vi
ringrazio
per l’attenzione.
Cordiali
saluti.
Maria Grazia Breda
Fondazione
promozione sociale onlus
Via
Artisti 36 – 10124 Torino
Tel.
011 8124469 Fax 011 8122595
info@fondazionepromozionesociale.it
www.fondazionepromozionesociale.it
Mobilitazione
urgente
LA GIUNTA DELLA
REGIONE PIEMONTE E LA CHIESA LANCIANO UNA
COLLETTA PER LE RSA
E FANNO
BENEFICENZA SPICCIA A DANNO DEL DIRITTO
DEI MALATI NON AUTOSUFFICIENTI DI ESSERE
CURATI
(persino per
Confidustria è troppo, e si limita a
prendere atto, chiedendo però alla Regione
interventi "seri"). Si veda articolo
allegato e volantino.
Anziani
malati
non autosufficienti - Lettera aperta
al Presidente On. Alberto Cirio
La presente è inoltrata alle
Organizzazioni e Associazioni impegnate
nella difesa del diritto alle cure dei
malati cronici e delle persone con
disabilità non autosufficienti.
Siamo altresì interessati a
conoscere Vostri eventuali contributi o
proposte sui temi sollevati nella lettera
allegata.
RSA
di Piazza Mazzini, Processo
Informazioni
sulle RSA
- alleghiamo con
la presente una nota della
Direzione sanità e Welfare della
Regione Piemonte che, facendo
seguito ad una nostra segnalazione,
conferma che, per i pazienti inseriti
nelle Rsa in convenzione con le Asl
piemontesi, sono ricomprese nella retta
alberghiera mensile:
- il
servizio di parrucchiere/barbiere,
nella misura di:
- lavaggio
e asciugatura, almeno una volta a
settimana;
- taglio,
almeno una volta al mese;
- le
prestazioni relative all'igiene
personale del paziente;
- il
taglio delle unghie dei piedi e delle
mani.
Viene altresì
precisato che il servizio del podologo è
ricompreso nella retta solo nel caso venga
utilizzato dalla struttura per i bisogni
di igiene della persona, mentre è a carico
dell’utente nel caso in cui venga
richiesto per motivi estetici.
- segnaliamo
altresì che, facendo seguito alla nota
della Direzione Sanità e Welfare della
Regione Piemonte che già vi avevamo
inoltrato il 4 febbraio u.s., è
intervenuta la Commissione di
vigilanza dell'Asl Città di Torino nei
confronti della Rsa che aveva
predisposto il contratto contestato per
confermare la nullità del contratto
previsto per i pazienti inseriti in
convenzione da parte dell'Asl.
Nota DIRMEI sul
miglioramento delle condizioni
epidemiologiche
Uniamo in
allegato la nota emessa il 17
febbraio u.s. dal Dipartimento regionale
malattie emergenze infettive (Dirmei)
della Regione Piemonte, avente ad oggetto
“Miglioramento
delle
condizioni epidemiologiche. Primi
provvedimenti e precisazioni”.
Il contenuto
della nota allegata è così riassumibile:
- Viene
prevista la cadenza
mensile – e non più
ogni 15 giorni – dei tamponi
rapidi di controllo
per pazienti ed operatori;
- In
linea con i provvedimenti nazionali
vigenti, si prevede la completa
assimilazione dei tamponi rapidi ai
tamponi molecolari;
- Si
comunica il superamento della misura
della quarantena, sostituita dalla “auto
sorveglianza” di 5 giorni;
- Si
ribadisce la necessità
di garantire l’accesso ai visitatori
nelle strutture;
- Resta
ferma la discrezionalità dei Direttori
delle strutture di stabilire misure più
restrittive in merito agli accessi dei
visitatori, ma solo qualora vi siano
comprovati motivi. Le limitazioni agli
ingressi devono essere giustificate
formalmente (non
basta comunicare per telefono ai parenti
che “ci sono dei positivi”). Inoltre,
delle chiusure deve essere sempre
informato in maniera ufficiale il Dirmei
(Dipartimento regionale emergenze e
malattie infettive) della Regione
Piemonte.
Riteniamo
pertanto che sia fondamentale che i
familiari dei pazienti ricoverati nelle
Rsa continuino con la presentazione
delle segnalazioni alle Asl ed alla
Regione nei casi di limitazioni delle
visite, che in ogni
caso devono trovare una comprovata
motivazione. In merito, uniamo nuovamente
copia del fac-simile per
la richiesta di visite da noi
predisposto.
MATERIALI
INTERESSANTI SUL TEMA DELL'EUTANASIA
In
attesa
delle motivazioni della sentenza della Corte costituzionale,
inviamo l'articolo firmato da Maria Grazia
Breda pubblicato sul numero 215/2021 di
"Prospettive assistenziali" e sul giornale
diocesano "La Voce e il Tempo" (ottobre
2021). Uniamo poi l'articolo "Sulla
dignità del vivere e del morire: il caso
dimenticato di Loris Bertocco"
(Prospettive assistenziali 206/2019).
Quello
di
Bertocco
è un nome che non sentirete nell'elenco
che i promotori del referendum portano in
piazza, perché smonta
la narrazione della
"eutanasia come domanda di libertà". In
tanti casi, come il suo, la morte è
l'estrema, disperata risposta
alla mancanza di cure che il nostro
Servizio sanitario nazionale deve
assicurare. Cosa che non fa per migliaia
di malati abbandonati.
Avevamo
detto già molto in questi articoli. E
tutto rimane validissimo, come volevasi
dimostrare. Tuttavia, in queste ore
occorre aggiungere qualche indicazione
di
"controinformazione"
per orientarsi nell'inevitabile flusso di
comunicazione di queste ore sul tema.
-
Chi parla di bocciatura dell'Eutanasia non
riferisce un'informazione precisa: il
referendum promosso dai radicali chiedeva
di depenalizzare
l'omicidio del consenziente,
aprendo di fatto alla barbarie del non
sanzionare colui/colei che provoca la
morte di un altro uomo/donna, purché sia
dimostrato che questa persona avesse
richiesto di morire.
Paradossalmente,
l'unico
ad avere sanzioni per aver procurato la
morte del consenziente, sarebbe stato il
medico (con conseguente prevedibile
apertura indiscriminata a omicidi da parte
di non medici...). Perché? Perché
l'articolo 36 del Codice di deontologia
medica recita esplicitamente: "Il medico, anche su
richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti
diretti a provocarne la morte".
Come si intitola l'articolo? Eutanasia. Cosa si dice nel commento interpretativo che ne
fornisce la stessa Federazione nazionale
degli ordini dei medici? Ecco qui il
passo: "L’articolo 36 è volto specificamente al tema dell’eutanasia. (...)
L’attuale stesura, particolarmente
stringata, mira esplicitamente e
direttamente a ribadire, in maniera inequivoca, il divieto per il
medico di effettuare o favorire
trattamenti diretti a provocare la
morte del malato".
-
Che la propaganda sul referendum
(eutanasia legale) fosse ingannevole
rispetto al quesito
(in realtà, omicidio del consenziente
senza reato) è già di per sé un aspetto
squalificante di questa referendaria. Dei
promotori, sia chiaro, non di chi è andato
a firmare, spesso tratto in inganno dalla
falsa propaganda. Che poi la proposta di
referendum servisse in buona sostanza a
"muovere" la legge sull'Eutanasia in Parlamento,
arenata da anni in Commissione, è ancora
meno nobile. Il referendum - la
mobilitazione di molti cittadini - era fin
da subito per i promotori una "pedina
sacrificabile" in vista della legge. Un
"gioco di sponda" irrispettoso delle
istituzioni.
-
In un contesto di diffusissima negazione
delle basilari cure e prese in carico di
decine (forse centinaia) di migliaia di
malati non autosufficienti e di persone
con disabilità, l'eventuale normativa
sull'eutanasia è una strada
spianata alla
eliminazione fisica di migliaia di persone
"propagandata" per libera scelta.
Per
i pochi casi di malati gravissimi,
pienamente capaci di decidere, ai quali
tutte le cure, gratuite, di cui hanno
bisogno e diritto esigibile sono
assicurate, e che in ogni caso chiedono un
accompagnamento (anche rapido) alla morte
si impone una
riflessione seria sul
tema - che parta dall'utilizzo delle
tecnologie che consentono di mantenere in
vita queste persone. E' inevitabile che la
politica normi queste situazioni e anche
tempestivamente, ma ciò che non rientra
nelle attuali leggi riguarda pochissimi
casi.
I
paesi in cui l'eutanasia è in vigore ci
dicono che la gran parte dei casi di morte
procurata riguarda persone con gravi disabilità, persone con
diagnosi di malattie degenerative (non sempre in grado di
confermare la loro volontà al momento
della morte) o di gravi
patologie
che spesso non vengono
trattate con terapie del dolore e
accompagnamento terapeutico alla fine, che
sono vittime di mancate cure, che sono -
laddove il sistema funziona così -
abbandonate dalle assicurazioni private
che le reputano "costi non produttivi".
Chi
non cita questi dati - che trovate negli
articoli allegati -, chi non riconosce che
nelle nazioni in cui l'eutanasia ha preso
piede ci sono moltissime controversie,
chi crede di appellarsi a leggi e
regolamenti asettici senza prevedere l'utilizzo
pratico di una norma
che spiani la strada alla somministrazione
della morte, non fa completa informazione.
E da una informazione parziale derivano
scelte politiche che vanno contro la
tutela dei più deboli.
Le
nostre proposte
Per
contrastare
l’eutanasia da abbandono praticata dalle
istituzioni nei riguardi dei malati
cronici e delle persone con disabilità non
autosufficienti non in grado di
autodifendersi, è importante che ciascuno
si impegni per ottenere il pieno rispetto
del loro diritto esigibile alle cure
sanitarie. Si veda il
documento allegato “Proposte per ottenere
il diritto alle cure sanitarie del
Servizio sanitario nazionale degli anziani
malati cronici non autosufficienti e delle
persone colpite da malattia di Alzheimer o
da altre analoghe forme di demenza
senile”.
Allegati:
-
Eutanasia e abbandono
- Sulla dignità del
vivere e del morire Berocco Pierino
- Proposte per ottenere
il diritto alle cure
Andrea Ciattaglia
Direttore di Prospettive
Nuovo
Comunicato Stampa del Gruppo Senza
Sede
Il
quadro politico e culturale complesso di
questi anni di pandemia sta spostando
l’attenzione generale sul Pnrr (Piano
nazionale ripresa e resilienza) ed i
relativi finanziamenti stanno scatenando gli
interessi particolari e, nonostante
altisonanti dichiarazioni, il Governo, le
Associazioni di rappresentanza ed i
Sindacati, hanno finora perseguito
l’emarginazione del settore assistenziale
dei malati cronici non autosufficienti.
Nessun provvedimento è stato approvato per
garantire le priorità degli interventi
domiciliari per chi necessita di prestazioni
indifferibili 24 ore su 24 per 365 giorni
all’anno e non è stata avviata la radicale
riforma che ci si attendeva per le Rsa,
tragicamente martoriate dalla pandemia.
Forse questi esseri umani sono ormai
considerati “vuoti a perdere” inutili per il
galoppare dell’ economia. Il Ministro della
salute, con le scelte operate, nega il
diritto alle cure sanitarie previste dalla
Legge 833/1978 in capo al Servizio sanitario
per tutti i malati, senza discriminazioni
per età o malattia. Questa scelta politica
costringe i nuclei familiari ad affrontare
responsabilità di cura ed oneri economici
che nessuna Legge prevede a loro carico. Le
Associazioni che operano nell’ambito della
non autosufficienza hanno ben presente la
situazione, ma rivolgono le loro petizioni al
settore delle politiche sociali che non ha
competenza in materia sanitaria. Le
richieste di aumentare le risorse del Fondo
per le politiche sociali non servono a
migliorare le prestazioni come l’Adi
(Assistenza domiciliare integrata) che è di
competenza del settore sanitario.
I
Comuni che spesso contribuiscono
finanziariamente a sostenere le Rsa, non
sono tenuti ad investire risorse proprie in
attività di cui sono titolari le Asl, ma
hanno invece un’importante responsabilità di
vigilanza, sia monitorando l’ utilizzo del
patrimonio IPAB, sia sulla corretta
applicazione delle normative sull’ Isee per
le prestazioni rientranti nei Lea, chiedendo
alle Asl ed alla Regione di garantire le
prestazioni, con il riconoscimento delle
Convenzioni per i ricoveri e l’approvazione
del regolamento della Legge regionale
10/2010, per dare attuazione alle cure
domiciliari con contributi economici e presa
in carico dell’Asl. Il 2022 sarà un anno di
transizione, con iniziative a livello
nazionale legate alla Missione 5 e 6 del
Pnrr che condizioneranno le scelte
regionali. E’ comunque nostra intenzione
affiancare la Fondazione Promozione sociale
e proseguire con l’osservazione e
l’informazione circa gli interventi del
settore socio sanitario, per contestare ogni
forma di prevaricazione, discriminazione e
razzismo e presentare proposte a favore
delle cure sanitarie per il rispetto dei
diritti e della dignità dei malati.
Trino,
febbraio 2022
Associazione culturale
Gruppo senza Sede
26.01.2021:
Ignorate dalla Regione le
richieste sui malati non
autosufficienti.
Testo presentato da
Fondazione Promozione Sociale alla
Commissiona Affari Costituzionali del
Senato
Fondazione
Promozione Sociale: Attività in corso
e programma 2022
Interventi a domicilio
per chi non è autosufficiente. In
finanziaria contributi solo per chi è
povero. La maggioranza resta fuori
-----
8
gennaio 2021: comunicato stampa del Gruppo
Senza Sede
Venerdì
17 dicembre 2021 su quotidianosanità.it
compare una lettera al Direttore col titolo
“
Non si può perdere tempo per potenziare
l’assistenza territoriale”. La firma è
di Antonio Saitta ex assessore
in quota Partito Democratico della
piemontese Giunta Chiamparino (2014-2019). Ecco
parte del testo, con la sua ricetta per il
potenziamento delle prestazioni per i malati
cronici, anche non autosufficienti : ” E’
sufficiente che si replichi anche per
l’assistenza territoriale ciò che è
avvenuto per necessità nell’organizzazione
dei servizi ospedalieri durante la
pandemia. Per la prima volta nella storia
del Servizio sanitario nazionale l’offerta
è stata programmata sulla domanda. E’
stata così sconfitta (sottolineato nel
rapporto OASI del 2021) una delle costanti
del SSN per il quale la capacità di
offerta era basata sulle dotazioni
pregresse”. Chi, non smemorato, è
attento alle vicende della Sanità pubblica
ricorda provvedimenti del Saitta assessore
come la delibera 18/2015 “……..necessità
di monitorare, per assicurare il rispetto
di sostanziale pareggio dei bilanci
d’esercizio degli Enti del SSN, le liste
d’attesa governate dalle Asl, sulla base
della priorità rilevata in sede di
valutazione multidimensionale del bisogno,
dalla UVG, quale elemento di garanzia
rispetto al limite invalicabile della
spesa “. Spogliando il tutto dal
politichese, se il numero dei malati
(domanda) supera la cifra dei soldi
stanziati (offerta), anziché cercare un
incremento degli stanziamenti, si perde
forse meno tempo per modificare il numero
dei malati ( per esempio inserendo degli
illegittimi vincoli di carattere
socio-economico nella valutazione dei
singoli casi, come fanno le Unità valutative
geriatriche per negare l’accesso alle
prestazioni). Così si dichiara la non
ammissibilità alle cure domiciliari o alla
retta sanitaria il Rsa, per quella platea di
persone che eccede l’offerta. L’assessore,
sempre nel 2015, si premurava di precisare
che “l’obiettivo deve essere quello di
promuovere la capacità del SSN di
intercettare il reale bisogno di salute,
di efficientare l’appropriatezza e
di rendere compatibile la domanda con la
garanzia dei Lea”. In parole povere
si modifica la domanda in base a quanto
programmato a priori come offerta (via via
tagliata) e non implementata, per rispondere
alla legittima domanda di tutela della
salute. In questo gioco di prestigio sulla
pelle dei malati, brilla la distanza tra
l’opera del Saitta assessore in carica
(2014-2019) e le parole con le quali
interviene oggi da ex assessore, avvallando
pure la configurazione dell’Ospedale di
Comunità che, salvo future modifiche
migliorative, non garantirebbe la presenza
continuativa di medici ma solo prestazioni
infermieristiche, non adeguate al fabbisogno
di salute altissimo dei malati non
autosufficienti.
Saitta, nella lettera,
non si è espresso sull’ “amara
storia del piano di rientro” nel quale
l’Ordine dei Medici della Provincia di
Torino documentava che il debito regionale
non riguardava il settore sanitario, ma che
le spese di altri settori erano state
largamente pagate con risorse sottratte alla
dotazione del Servizio sanitario. Si è
scelto di far pagare ai malati il debito di
tutti i settori regionali tranne la sanità.
Chi oggi pontifica soluzioni per “non
perdere tempo” ne ha utilizzato fin troppo
per negare ai piemontesi il fondamentale
diritto costituzionale alla tutela della
loro salute.
Trino,
gennaio 2022
Associazione culturale Gruppo senza
Sede
Materiale distribuito dal Gruppo
Senza Sede il giorno 29/11/2019
sulle fake news sanitarie e sulle
informazioni sui diritti alle cure
socio-sanitarie.
Uniamo in allegato il volantino
informativo “SFATIAMO
LE “FAKE NEWS” SANITARIE!”
ovvero le false informazioni messe in
circolazione, circa gli obblighi del
Servizio sanitario di curare le persone
malate croniche non autosufficienti ed i
ricoveri in ospedale e nelle altre
strutture sanitarie convenzionate (case di
cura, Cavs).
VOLANTINO CAMPAGNA INFORMATIVA
Con preghiera di lettura e diffusione.
Adeguamento della Clinica della
Memoria di Collegno alle esigenze
degli infermi e del relativo
personale
- Egr.
Luigi Icardi,
Assessore alla sanità della Regione
Piemonte
- Egr.
Chiara Appendino, Sindaca
della Città di Torino
-
Egr. Francesco Casciano, Sindaco del
Comune di Collegno (To)
- Egr.
Presidente e Componenti della
Commissione Sanità del Consiglio
regionale del Piemonte
- Egr.
Presidente dell’Ordine dei Medici e
degli Infermieri di Torino
-
Egr. Rev. Don Mario Foradini, Parroco di
San Secondo
Oggetto:
Adeguamento della Clinica della
Memoria di Collegno alle esigenze degli
infermi e del relativo personale
In
merito ai lavori di adeguamento della
Clinica della Memoria, di cui all’articolo
pubblicato su “La Stampa” del 20 ottobre
scorso, le scriventi organizzazioni
chiedono che la struttura sia resa
adeguata alle esigenze degli infermi che
necessitano non solo di valide prestazioni
diagnostiche e terapeutiche, ma anche – in
tutta la misura del possibile – del
sostegno materiale, morale e affettivo dei
loro congiunti.
Inoltre,
sono noti i frequenti casi di forte
disagio di una parte consistente del
personale (medici e soprattutto
infermieri, altri operatori
socio-sanitari) che svolge la propria
attività costantemente con malati in
genere assai problematici, che a causa
dell’estrema gravità della loro infermità,
non hanno mai, o quasi, comportamenti
incoraggianti nei loro riguardi.
Da
questa, e da altre constatazioni, è emersa
la necessità che le Case di cura e le
Residenze sanitarie assistenziali siano
istituite tenendo conto in primo luogo
del bacino dell’utenza. Non
avendo preso in considerazione questa
evidenza lapalissiana, tutte le case di
cura per gli anziani malati abitanti della
Città di Torino sono istituite non nel
relativo territorio, ma a Pianezza, Lanzo,
San Carlo Canavese e Andezeno, con
evidenti disagi per i loro congiunti, in
particolare quelli anziani o con
disabilità.
Partendo
invece dalle esigenze degli infermi, dei
loro congiunti e del personale sono stati
creati nelle Rsa di Torino e di altre
città reparti appositi per le persone
colpite dalla malattia di Alzheimer o da
altre forme di demenza senile, destinando
gli altri reparti agli anziani con
patologie non neurologiche o
psichiatriche.
Ciò
premesso le scriventi organizzazioni
ritengono necessario che la Clinica della
Memoria:
- comprenda
reparti per gli infermi affetti da
Alzheimer o da altre patologie
assimilabili, la cui capienza
complessiva sia calcolata sulla base di
un adeguato bacino dell’utenza;
- comprenda
anche reparti per gli altri infermi
anziani colpiti da patologie invalidanti
e da non autosufficienza, la cui
capienza venga individuata sulla base
del sopra precisato criterio,
consentendo in tal modo ai congiunti
degli infermi di assicurare il massimo
sostegno ai loro familiari infermi
(attività che di fatto è anche un aiuto
al personale addetto) e di consentire
agli operatori di poter – ove occorre,
anche per salvaguardia della loro salute
mentale – di svolgere la loro attività,
se del caso per periodi transitori,
presso i reparti meno stressanti.
Restiamo
a disposizione per ulteriori precisazioni
e valutazioni e porgiamo i nostri migliori
saluti.
Maria Grazia
Breda, Andrea Ciattaglia e Francesco
Santanera
Documentazione
Per Vostra
conoscenza alleghiamo copia dell’e-mail
inviata a Paolo Berardinelli e
Alberto Mingardi, Autori del capitolo
relativo al “Quarto comandamento. (Stato)
medico, cura te stesso” del volume di
Carlo Cottarelli e Alessandro De Nicola “I
dieci comandamenti dell’economia
italiana”, presentato da Lorenzo
Infantino, nonchè
copia della Pec indirizzata al Sindaco
di Milano. Gli articoli pubblicati
su Prospettive assistenziali
sono reperibili sul sito
www.fondazionepromozionesociale.it
Uniamo anche
copia del documento “Iniziative
semplici e facili per l’acquisizione di
importanti risorse economiche da
destinare al Servizio sanitario
nazionale, in particolare agli infermi
non autosufficienti”
Incontro
sul diritto alle cure dei malati non
autosufficienti- 11 ottobre 2019
Abbiamo
il piacere di invitarvi all'incontro
informativo sui "Diritti degli
anziani malati cronici non
autosufficienti: con malattia di
Alzheimer, Parkinson, esiti invalidanti
da patologie acute", in
collaborazione con il Consiglio dei
Seniores della Città di Torino e con il
patrocinio della Circoscizione 8.
L'incontro
si svolgerà venerdì 11
ottobre alle 16 nella
Sala Consiglio di Corso Corsica
55 - sede della
Circoscrizione 8/ambulatorio Asl/Anagrafe.
Vi
chiediamo di partecipare
e di diffondere il più
possibile il volantino allegato
ai vostri associati, conoscenti, alle
persone che pensate possano avere bisogno
di tali informazioni, nei luoghi di
aggregazione e lavoro (uffici, scuole,
fabbriche, bar, palestre, sedi di
quartiere, studi medici previo loro
permesso... ) che frequentate.
Temi trattati: Cosa possiamo
fare se l'ospedale o la Casa di cura
vogliono dimettere un malato non
autosufficiente? Come si ottiene il
ricovero in Rsa? Che cosa garantiscono
l'Asl e il medico di medicina generale a
domicilio? A che cosa serve l'Isee?
Vi
aspettiamo!
VOLANTINO
Maria Grazia
Breda e Andrea Ciattaglia
Fondazione promozione sociale onlus
Via Artisti
36 – 10124 Torino
Tel. 011
8124469 Fax 011 8122595
info@fondazionepromozionesociale.it
www.fondazionepromozionesociale.it
Pubblichiamo due articoli e un
volantino con informazi
Alleghiamo i seguenti documenti:
-
“Sempre
più preoccupante la situazione degli
anziani malati cronici non
autosufficienti e delle persone con
demenza senile: violate le norme
costituzionali e le leggi che
assicurano il pieno e se necessario
immediato diritto alle cure sanitarie
e/o socio sanitarie senza limiti di
durata”
-
“Iniziative
semplici e facili per l’acquisizione
di importanti risorse economiche da
destinare al Servizio sanitario
regionale, in particolare agli infermi
non autosufficienti”
Uniamo anche il volantino del
Consiglio dei Seniores
della Città di Torino che reca il
significativo titolo “Aiutiamo
gli anziani a non farsi ingannare dalle
false notizie”, che speriamo possa
essere ripreso anche da qualche altra
organizzazione operativa in questo campo.
Informazioni
Uniamo copia della
relazione dell'Avvocato Luigi Lia,
Responsabile dell'Ufficio di pubblica
tutela dell'Azienda socio-sanitaria Milano
Nord, sull'attività svolta nel 2018. Di
particolare interesse il capitolo
“Dimissioni protette”, che conferma la
nostra posizione in merito al diritto
esigibile alla continuità diagnostica e
terapeutica anche successivamente alla
degenza ospedaliera e al relativo
superamento delle fasi acute.
Alleghiamo altresì il volantino “Aiutiamo
gli anziani a non farsi ingannare dalle
false notizie. Opposizione alle
dimissioni forzate e diritto alla
continuità delle cure”,
Edizione aggiornata 2019, predisposto dal
Consiglio dei Seniores del Comune di
Torino, al quale aderiscono le 37
organizzazioni di cui all'unito elenco.
Alleghiamo inoltre le informative in
materia diffuse dai Consorzi
socio-assistenziali Cisap di Collegno e
Grugliasco e Cisa12 di Nichelino.
Nota info utenti RSA Cisap
Nota informativa accesso alle cure
Aderenti al consiglio dei Seniores
Grati se vorrete inviarci le eventuali
analoghe documentazioni in Vostro
possesso.
Nuovo facsimile per la richiesta di
continuità delle cure (opposizione
alle dimissioni)
Si
unisce il
nuovo testo del fac-simile da
utilizzare per la “Opposizione alle
dimissioni ospedaliere e richiesta della
continuità diagnostica e terapeutica
assicurata dalle leggi vigenti” in
cui sono state inserite le importantissime
considerazioni concernenti il fondamentale
articolo 23 della Costituzione che,
insieme alla legge 833/1978, costituisce
la base della nostra posizione sul diritto
senza limiti di durata delle prestazioni
sanitarie e socio-sanitarie delle persone
giovani e adulte anziani non
autosufficienti. Si precisa che, a nostro
avviso, la violazione di dette norme
costituisce un reato gravissimo. Pertanto,
essendosi verificata una situazione
analoga (cfr. l’articolo
di Francesco Pallante pubblicato sul
n. 205/2019 di “Prospettive
assistenziali”), è stato presentato un
esposto penale ai Procuratori della
Repubblica di Perugia, Spoleto e Terni.
P.S.
Si allega anche copia dell'elenco
di tutte le lettere facsimili
disponibili sul nostro sul sito
www.fondazionepromozionesociale.it
Pubblichiamo l'editoriale e
due articoli (sulla, per nulla buona,
legge 3/2019 della Regione Piemonte e,
lungo ma denso di dati ed elementi a
nostro giudizio molto interessanti,
sull'arrembante ingresso delle
assicurazioni nella sanità italiana) pubblicati
sul numero 205 di Prospettive
assistenziali. -
Legge 3 2019 -
Il mercato della salute -
Persone con disabilità -
LA SANITÀ NON È SOLO PARCO PER LA
SALUTE:
Volantino della Fondazione Promozione
Sociale
Comunicato Stampa del
Gruppo Senza Sede.
La Sanità non è solo un
parco per la salute : 30 mila anziani malati
e persone con disabilità, non
autosufficienti sono in lista di attesa da
anni per assegni di cura per il domicilio e
posti letto convenzionati in RSA, nonostante
le loro esigenze socio-sanitarie siano
indifferibili. In vista delle imminenti
Elezioni regionali, il Gruppo senza Sede di
Trino condivide le richieste che la
Fondazione Promozione sociale di Torino
rivolge fin da ora ai prossimi Consiglio e
Giunta della Regione Piemonte, per avere
sollecite e concrete risposte sui diritti
dei malati non autosufficienti.
1)
Riconoscere la priorità delle cure
domiciliari, quando c’è la volontaria
disponibilità di familiari idonei ad
assumersi il ruolo di accuditori. Quindi
approvare il regolamento della Legge
10/2010, sviluppare l’assistenza domiciliare
integrata e programmata e riconoscere un
contributo dell’Asl ai familiari (almeno
700-800 euro al mese) che assicurano 24 ore
su 24 le cure ad un parente malato.
2)
Garantire il vigente diritto
alla continuità terapeutica, diramando una
circolare che richiami le strutture
sanitarie e le case di cura private e
convenzionate, al rispetto delle Leggi
833/1978 ; 289/2002 art. 54 ; Decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri
del 12 gennaio 2017, secondo le quali
compete all’Asl di residenza del paziente e
non ai parenti, la prosecuzione senza limiti
di durata delle cure. Inserire
tempestivamente in Rsa i malati anziani non
autosufficienti, quando non hanno bisogno di
riabilitazione. Revisionare le procedure
delle Unità valutative, in modo che le
prestazioni socio sanitarie non siano
condizionate dalla presentazione dell’ Isee.
Nel 2016 l’Ordine dei Medici di Torino aveva
precisato : “ Il Servizio sanitario
nazionale deve operare nei confronti degli
anziani malati cronici non autosufficienti
e delle persone con demenza senile, sulla
base degli stessi principi riconosciuti
per gli altri malati e quindi senza
condizionamenti all’accesso alle
prestazioni legati a valutazioni U.v.g.,
il cui intervento può essere richiesto per
accertamenti ed approfondimenti clinici,
ma non può negare le cure”.
3)
Approvare provvedimenti che
stabiliscano standard adeguati e
verificabili del personale delle case di
cura convenzionate e delle altre strutture
sanitarie preposte al ricovero di persone
malate e non autosufficienti, attualmente
del tutto inesistenti.
Sui siti
grupposenzasede.it e
fondazionepromozionesociale.it, a
completamento delle suddette richieste, è
pubblicata una sintetica ma interessante
relazione dell’operato in materia di sanità
e non autosufficienza della Giunta
2014/2019 della Regione Piemonte.
Trino, 10 maggio
2019
Associazione culturale
Gruppo senza Sede
****
Vi
invitiamo alla
CONFERENZA STAMPA
·
GIOVEDÌ 18 APRILE 2019 - ORE 11,30
presso il CENTRO SERVIZI VOL.TO.
– Via GIOLITTI 21 - TORINO
Per le famiglie preoccupate da continue pressioni delle Case di
cura che chiedono illegittimi pagamenti
per i ricoveri di pazienti non
autosufficienti che si protraggono oltre
il termine arbitrario di sessanta giorni
c'è finalmente un pronunciamento
definitivo del Consiglio di Stato, che
nella recente sentenza sui nuovi Livelli
essenziali delle attività sanitarie - Lea
ha chiarito che: «La
previsione di un limite temporale di
durata del trattamento estensivo,
fissata in 60 giorni e legata
evidentemente alle condizioni di
appropriatezza del trattamento, non
è cogente (...)
dovendo, dunque, escludersi ogni
paventato automatismo nella
definizione della durata del
trattamento che, pertanto, andrà
stimata sulla scorta delle effettive
condizioni dell'assistito».
Per tutti i pazienti inviati alle Case di Cura (per
riabilitazione o lungodegenza)
dall'Asl, solo a quest'ultima compete la
definizione della prosecuzione del
loro percorso terapeutico.
Tutte le comunicazioni delle Case di Cura
stesse - informali e formali - che chiedono
il pagamento di
qualche cifra a fronte del supposto
ricovero improprio oltre i giorni standard
di degenza sono quindi illegittime.
Non spetta a tali strutture pronunciarsi
sulla prosecuzione o meno del percorso di
cura.
La sentenza - giunta dopo un ricorso collettivo presentato da
associazioni di Torino, Milano, Firenze,
Perugia che difendono il diritto alle cure
dei malati non autosufficienti
- riguarda i nuovi Lea (Dpcm 12
gennaio 2017) e quindi tutto l'ambito
della presa in carico da parte delle Asl
dei pazienti
con malattie croniche (che
possono diventare non autosufficienti),
delle persone con disabilità
intellettiva grave, di
quelle colpite da autismo,
sia minori che adulti.
Il pronunciamento ha stabilito anche alcuni importanti punti
fermi sulle questioni della continuità
delle cure (e
della inderogabile titolarità del Servizio
sanitario) per i pazienti cronici non
autosufficienti, sul fronte della psichiatria (con
un sostanziale ribaltamento delle riforme
in corso in questi anni, anche in
Piemonte) e delle dipendenze.
Lo ricordiamo: il decreto sui nuovi Lea introduce la presa in
carico sanitaria con una percentuale del
costo complessivo a
carico dell'utente per
TUTTI i malati, non solo per gli anziani.
La sentenza del Consiglio di Stato ha
almeno ristabilito il principio delle cure
senza limiti di durata
(legge 833/1978) e della
valutazione delle condizioni cliniche
di ogni singolo utente come condizione per
definizione del suo percorso terapeutico.
Il Consiglio di Stato conferma due fondamentali paletti del
diritto alle cure
di tutti i cittadini:
·
No
alla sanità standardizzata, che dopo 60
giorni di degenza lascia senza
prestazioni gli utenti;
·
No
alla valutazione delle condizioni
economiche/Isee per
l'accesso alle prestazioni sanitarie e
socio-sanitarie. La sentenza precisa che
non sono legittimi «nella
dinamica delle scelte assistenziali,
criteri di ordine essenzialmente
economico capaci impropriamente di
condizionare tipo, intensità e durata
dei trattamenti clinici necessari».
***
Durante la conferenza stampa, aperta anche
alle associazioni del settore, la
Fondazione promozione sociale onlus e il
Coordinamento sanità e assistenza tra i
movimenti di base (Csa), tra i promotori
del ricorso al Consiglio di Stato,
illustreranno alcuni passi importanti
della sentenza e le iniziative in corso
per fare in modo che cessino le richieste
di illegittimi pagamenti a carico (meglio,
a danno) dei pazienti e delle loro
famiglie.
Materiali della conferenza stampa:
Sentenza CDS 1858
Facsimile risposta a Cdc
Lettera contro dimissioni
Non autosufficienza in Francia
Conferenza stampa su sentenza 1858
Per informazioni:
Maria Grazia Breda e Andrea Ciattaglia
Csa – Coordinamento sanità e assistenza
tra i movimenti di base
Fondazione promozione sociale onlus
Via Artisti 36 - TORINO
011.8124469 - 345.6749838
(Durante la conferenza stampa sarà reso disponibile, anche in
formato digitale, il testo e un commento
della sentenza; saranno disponibili alcune
storie e contatti di casi personali che la
Fondazione promozione sociale onlus sta
seguendo di famiglie che hanno rivendicato
il diritto alle cure per i loro parenti
non autosufficienti, nonostante le
pressioni e le richieste illegittime delle
Case di cura)
COMUNICATO
- Assegni di cura - Resoconto
Commissione Comune di Torino
Ieri, 12
marzo 2019, si è svolta la IV Commissione
del Consiglio comunale di Torino con
oggetto: “PROROGA AL 30 GIUGNO 2019 DELLE
PRESTAZIONI DOMICILIARI SOCIO-SANITARIE PER
PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI E DELLE
PRESTAZIONI RIVOLTE A PERSONE DISABILI E AI
MINORI”
La
Commissione era stata sollecitata dalla
Fondazione promozione sociale onlus e da
altre associazioni per "tenere alta"
l'attenzione sulla questione delle
prestazioni sanitarie e socio-sanitarie
domiciliari per persone con
disabilità/autismo e limitata o nulla
autonomia e anziani malati cronici non
autosufficienti, con quota sanitaria
corrisposta dall'Asl messa a rischio dalla
Giunta regionale che ha prorogato gli
assegni di cura solo fino alla scadenza de
mandato politico, 30 giugno 2019. Seppur
invitati, nessun referente della Regione
(politico o tecnico) si è presentato.
Due le
questioni poste all'ordine del giorno della
Commissione:
a) la
proroga solo fino al mese di giugno da parte
della Giunta della Regione Piemonte degli
"assegni di cura" (prestazioni sanitarie e
socio-sanitarie domiciliari per i malati
cronici/persone con disabilità non
autosufficienti indicati sopra);
b) la
proroga, sempre solo fino al 30 giugno
p.v. da parte della Giunta della
Regione Piemonte della convenzione
dell'Asl Città di Torino per i servizi
socio-sanitari domiciliari dedicati alla
disabilità, compresi i centri diurni.
Qui di
seguito i punti essenziali dell'intervento
della Fondazione promozione sociale e del
Csa - Coordinamento sanità e assistenza tra
i movimenti di base; segue dettaglio delle
conclusioni più rilevanti della Commissione
stessa.
Premettiamo
che i dati forniti dall'Asl e dal Comune
sulla consistenza numerica degli assegni di
cura non combaciavano, per cui attendiamo i
documenti ufficiali depositati in
Commissione. Quel che emerge, in ogni caso,
è che gli assegni di cura resistono, ma sono
in costante calo (il che rende necessaria
un'azione della Regione tramite le Asl per
invertire la tendenza) e che in moltissimi
casi la parte sanitaria dell'assegno di cura
è l'unica che gli utenti ricevono (senza
integrazione da parte del Comune). Quindi,
dovesse decadere tale misura rimarrebbe con
niente e circa 1000 malati non
autosufficienti, con esigenze sanitarie
elevate, si riverserebbero nei pronto
soccorso. Perciò si è chiesto di porre
chiaramente e con tempestività la questione
alla Giunta regionale, anche da parte del
Direttore generale dell'Asl.
Lea
disabilità
Sulla
questione di cui al punto b), cioè sui
servizi sanitari e socio-sanitari per
persone con disabilità/autismo con limitata
o nulla autonomia, si è ricordato che essi
rientrano nei Livelli essenziali delle
prestazioni Lea, sono cioè prestazioni
immediatamente esigibili che fanno
riferimento a diritti sanciti dalle norme
nazionali, primo fra tutti quello della
continuità terapeutica e della presa in
carico da parte dell'Asl, ai sensi della
legge 833/1978, articolo 2.
Questi
servizi non sono soggetti a proroghe decise
dalla Giunta regionale di turno e non
possono mai legittimamente essere
interrotti. Si configurerebbe, nel caso,
l'interruzione di pubblico servizio
(penalmente perseguibile), con facoltà per
gli utenti/i loro rappresentanti di
richiesta di rimborso se viene interrotta la
continuità terapeutica garantita dalla legge
833/1978 articolo 2, ed è necessario far
fronte con risorse proprie.
Abbiamo
richiesto nuovamente che il Comune
predisponga e distribuisca in tutti i punti
di accesso e di rapporto con gli utenti dei
pieghevoli con le informazioni essenziali
sui diritti esigibili e sulle corrispondenti
prestazioni sanitarie e socio-sanitarie.
Assegni
di cura in corso
Anche per
le prestazioni domiciliari rivolte ad
anziani malati cronici non autosufficienti,
trattandosi di prestazioni di cui è titolare
l'Asl, se interrotte, si prefigura
l'interruzione di un pubblico servizio in
una materia di diritto fondamentale come
quello della tutela della salute (articolo
32 della Costituzione).
Va
ricordato, peraltro, che è pienamente valida
(non essendo stata riformata da alcuna
sentenza successiva) la sentenza 154/2015
del Tar del Piemonte che sulla questione
degli assegni di cura conferma la
legittimità delle delibere regionali in base
alle quali opera il Comune di Torino, cioè
all'obbligo che l'Asl copra la quota
sanitaria del 50% dell'intervento.
L'unica
sentenza negativa in tale senso (quella del
ricorso delle associazioni di volontariato)
fa continuamente riferimento al Piano di
rientro della Regione Piemonte a causa del
deficit in sanità come presunta motivazione
per non confermare gli assegni di cura
"modello Torino". Ricordiamo però che il
Piano di rientro è ufficialmente terminato e
che quindi anche questa presunta motivazione
è decaduta.
In ogni
caso, com'è stato ricordato dalla
consigliera Giovanna Buccolo, sono
pienamente vigenti le disposizioni regionali
per la continuazione degli assegni di cura
in corso e per l'attivazione di nuovi: si
tratta della legge 10 del 2010 e delle
delibere 39/2009 e 56/2010.
Elemento
importante, assicurato ufficialmente dal
Direttore generale dell'Asl Città di Torino,
Valerio Alberti, è che, pur in presenza di
una proroga regionale limitata a giugno
(evidente scadenza elettorale), le risorse a
bilancio dell'Asl Città di
Torino per gli assegni di cura non
hanno visto una riduzione: non sono quindi
limitati ai primi sei mesi dell'anno, ma
consentono di andare avanti.
Assegni
di cura: la stabilizzazione del sistema
E'
indubbio, in ogni caso, che il sistema degli
assegni di cura non può essere impostato con
il ricorso alle proroghe; è indispensabile
che la quota sanitaria a carico dell'Asl sia
inserita nelle prestazioni Lea
obbligatoriamente da erogare.
Come fare?
Posto che nel frattempo la normativa della
Regione consente già l'erogazione della
prestazione così come avviene per gli
assegni di cura in essere, la consigliera
Eleonora Artesio ha avanzato le seguenti
proposte alla Commissione, che a nostro
avviso sono da sostenere e rilanciare:
1) la predisposizione e l'approvazione di un
Ordine del giorno, con il coinvolgimento
anche della Giunta (e della Sindaca), a cui
aggiungere a nostro avviso i Parlamentari
piemontesi, che solleciti la revisione a
livello governativo e parlamentare dei
Livelli essenziali di assistenza - Lea in
modo che la normativa consenta di inquadrare
gli assegni di cura nelle prestazioni
obbligatorie della sanità;
2) la predisposizione da parte della
Commissione consigliare o dell'Assessorato e
la somministrazione a tutti i dipendenti
comunali di un questionario che indaghi
quanti di essi stanno prestando, a loro
spese perché non presi in carico per le
prestazioni sanitarie e socio-sanitarie,
cure ai propri parenti con disabilità/malati
non autosufficienti. Secondo la consigliera
Artesio, questo strumento può essere utile
per far emergere un fenomeno che, in quanto
molto spesso sommerso, non sollecita la
politica con adeguata urgenza .
Da ultimo:
sono circolate in questi ultimi giorni
notizie su 20 milioni di euro che sarebbero
stati stanziati nel bilancio regionale per
le prestazioni socio-sanitarie domiciliari.
In attesa di leggere il provvedimento (di
cui non abbiamo ancora copia) sottolineiamo
tre elementi: 1) i fondi sembrano valere dal
2020, pertanto non fanno riferimento alla
situazione attuale; 2) le prestazioni
previste sembrano indirizzate agli utenti
fuori Torino, dove la questione assegni di
cura è a nostro avviso completamente da
rifondare, perchè le Asl si sono
completamente sfilate dalle loro competenze.
Per dovere
di memoria (perché nessuno abbia a dire "io
non sapevo") va ricordato che l'attuale
Giunta della Regione Piemonte
Chiamparino-Saitta-Ferrari ha confermato
tutte le delibere della precedente Giunta
Cota, che hanno legittimato le liste di
attesa e l'esclusione dalla quota sanitaria
a carico dell'Asl. Com'è stato sottolineato
da diversi interventi ieri in Commissione:
"Una Regione che ha intenzione di affrontare
la questione assegni di cura quale
alternativa al ricovero e, più in generale,
delle cure socio-sanitarie dal punto di
vista della garanzia dei diritti, non
ricorre al Consiglio di Stato contro le
positive sentenze del Tar sugli assegni di
cura". Cosa che proprio l'attuale Giunta
regionale ha invece fatto, portandoci nella
situazione attuale e mai approvando il
regolamento della legge 10 del 2010, che
avrebbe consentito la stabilizzazione del
sistema. obiettivo tutt'ora da raggiungere.
Cordiali
saluti
Maria
Grazia Breda e Andrea Ciattaglia
Audizione di martedì 12 marzo
Si unisce la convocazione per l'audizione di martedì 12 marzo p.v.
Com’è stato preannunciato dai Comunicati
stampa di Regione e Comune, gli Assessori
regionali Saitta e Ferrari hanno concesso
proroga degli assegni di cura per i malati
non autosufficienti e delle prestazioni
domiciliari per le persone con disabilità,
solo fino al 30 giugno p.v.
Sono a rischio di interruzione le
prestazioni domiciliari di oltre 3000
persone
malate o con disabilità non
autosufficienti che, hanno in moltissimi
casi contratti di lavoro in corso per
garantirsi le prestazioni indispensabili
di cui necessitano.
Invito le associazioni e le Organizzazioni
sociali a partecipare per valutare le
iniziative da assumere affinché la Giunta
regionale assicuri la continuità
terapeutica senza interruzione delle cure,
almeno fino al 31 dicembre 2019 garantendo
il passaggio istituzionale e
l’insediamento della nuova Giunta.
Altro che “Non
c'è cura senza cuore”
com’è scritto nella carta intestata della
Regione! Chiamparino, Saitta e Ferrari
dimostrano ancora una volta di non avere
affatto cuore per le cure dei
malati/persone con disabilità non
autosufficienti.
Si allega il Comunicato stampa già
inviato.
*******
Relazione straordinaria del
Difensore Civico
Si allega la “Relazione straordinaria” del
Difensore civico regionale relativa al “parere
legale formulato dal Settore regionale
Attività legislativa e consulenza
giuridica e alla contestuale
constatazione di una ingravescente
conflittualità generatasi in non pochi
casi nei rapporti tra pazienti o loro
familiari, che abbiano formulato
opposizione alle dimissioni, ed
Amministrazioni sanitarie di case di
cura” in cui viene
precisato quanto segue:
«Il
Difensore civico regionale non
condivide né l’iter argomentativo, né
le conclusioni del parere in oggetto”
in quanto “occorre
invece muovere il ragionamento proprio
dalle norme statali osservando che ciò
di cui si discute sono le condizioni
di ‘inabilità o disabilità conseguenti
a patologie cronico-degenerative,
dunque necessitanti delle ‘prestazioni
socio-sanitarie’, definite
dall’articolo 3 septies del decreto
legislativo 502/1992 come ad elevata
integrazione socio-sanitaria», prestazioni
che «sono
caratterizzate da particolare
rilevanza terapeutica e intensità
della componente sanitaria»
e che, a norma dell’articolo 3-septies del
citato testo normativo «sono
assicurate dalle aziende sanitarie e
comprese nei Livelli essenziali di
assistenza sanitaria».
Il Difensore civico richiama quanto già
affermato nella sua comunicazione del 16
maggio 2017 in relazione alla lettera di
opposizione alle dimissioni alla quale
sono tenuti a rispondere i Direttori
generali delle Asl, ai sensi dell’articolo
14, comma 5, del decreto legislativo
502/1992. A questo riguardo, a nostro
avviso, non è appropriato il riferimento
al Dpr 1199/1971, superato dalle norme
nazionali successive ampiamente citate
dallo stesso Difensore civico nella parte
seguente del testo a sostegno del rigetto
del parere dell’Avvocatura della Giunta
regionale.
Mentre sono di fondamentale importanza le
precisazioni del Difensore civico in
merito al diritto alle cure sanitarie e/o
socio-sanitarie degli anziani malati
cronici non autosufficienti, non riteniamo
che l’omessa risposta del Direttore
generale alla opposizione alle dimissioni
possa annullare l’obbligo del
Servizio sanitario di assicurare «la
diagnosi e la cura degli eventi
morbosi quali ne siano le cause, la
fenomenologia e
la durata»
(articolo 2 della legge 833/1978).
Al riguardo si evidenzia che nelle lettere
di opposizione alle dimissioni è prevista
la richiesta di risposta scritta ai sensi
della legge 241/1990 e che, se il
Direttore sanitario della struttura in cui
è degente l’infermo ne richiede le
dimissioni, deve rilasciare, come
richiesto nella stessa lettera di
opposizione «copia
integrale del certificato medico in
base al quale sarebbero state disposte
le dimissioni, per cui la prosecuzione
delle cure sanitarie e socio-sanitarie
non sarebbe più di competenza del
Servizio sanitario nazionale»
ma della persona che ha sottoscritto
l’opposizione.
Il diritto soggettivo alle cure
sanitarie prevale sulle disposizioni
amministrative
In primo luogo si fa presente che non vi
sono leggi che obbligano i congiunti dei
malati anziani non autosufficienti e delle
persone con demenza senile a fornire
prestazioni sanitarie ai loro familiari.
Al riguardo si ricorda che l’articolo 23
della Costituzione è così redatto: «Nessuna
prestazione personale o patrimoniale
può essere imposta se non in base alla
legge» e mai il
Parlamento ha approvato norme per
assegnare ai congiunti degli infermi
compiti attribuiti al Servizio sanitario.
La dimissione di un malato cronico non
autosufficiente, in assenza di garanzia di
continuità terapeutica e di presa in
carico da parte dell’Asl, mette a rischio
l’incolumità stessa del malato. L’Ordine
dei Medici di Torino e Provincia nel
documento del 6 luglio 2015 ha evidenziato
che «gli anziani malati cronici non
autosufficienti e le persone affette
da demenza senile, sono soggetti
colpiti da gravi patologie che hanno
avuto come esito la devastante
compromissione della loro
autosufficienza e pertanto hanno in
tutti i casi esigenze sanitarie
e socio-sanitarie
indifferibili
in relazione ai loro quadri clinici e
patologici».
A conferma del pieno e, se necessario,
immediato diritto dei sopracitati infermi
alle cure sanitarie e/o socio-sanitarie
senza limiti di durata, si ricorda che:
a)
nella
sentenza n, 1054/2010 il Tribunale di
Firenze, dopo aver rilevato che
«l’atto
amministrativo contenente una sorta di
“liste a scorrimento” effettuata sulla
base di una valutazione comparativa,
seppur di carattere essenzialmente
tecnico, delle posizioni dei
richiedenti e lo stesso atto
amministrativo che l’ha prevista,
devono ritenersi radicalmente nulli o,
comunque illegittimi», ha
precisato che «il
possesso della condizione di totale
non autosufficienza rappresenta il
presupposto, necessario e sufficiente,
per il sorgere di un diritto
soggettivo perfetto a fronte del quale
la Pubblica amministrazione deve
effettuare un accertamento di
carattere essenzialmente vincolato
sindacabile dal giudice ordinario»
e che «diversamente
ragionando si arriverebbe a
legittimare, a monte, l’esercizio di
un potere amministrativo al di fuori
dei binari della legalità e, a valle,
a tollerare gli effetti di un atto
amministrativo in contrasto con la
stessa legge regionale»;
b)
nella
sentenza n. 1873/2010 la Corte di
cassazione ha
evidenziato che il Servizio sanitario «nella
sua complessa organizzazione è
chiamato a garantire il rispetto dei
richiamati principi, di guisa che a
nessuno è consentito di anteporre la
logica economica alla logica della
tutela della salute, né di diramare
direttive che, nel rispetto della
prima, pongano in secondo piano le
esigenze del malato»;
c)
nella
sentenza n. 3058/2017 il Consiglio di Stato,
recependo integralmente qual che aveva
deciso la Corte di Cassazione nel
provvedimento n. 21748/2007, ha
evidenziato che «chi
versa in stato vegetativo permanente
è, a tutti gli effetti, persona in
senso pieno, che deve essere
rispettata e tutelata nei suoi diritti
fondamentali, a partire dal diritto
alla vita e dal diritto alle
prestazioni sanitarie, a maggior
ragione perché in condizioni di
estrema debolezza e non in grado di
provvedervi autonomamente. La
tragicità estrema di tale stato
patologico – che è parte costitutiva
della biografia del malato e che nulla
toglie alla sua dignità di essere
umano – non giustifica in alcun modo
un affievolimento delle cure e del
sostegno solidale, che il Servizio
sanitario deve continuare ad offrire e
che il malato, al pari di ogni altro
appartenente al consorzio umano, ha
diritto di pretendere fino al
sopraggiungere della morte. La
comunità deve mettere a disposizione
di chi ne ha bisogno e lo richiede
tutte le migliori cure e i presidi che
la scienza medica è in grado di
apprestare per affrontare la lotta per
restare in vita, a prescindere da
quanto la vita sia precaria e da
quanta speranza vi sia di recuperare
le funzioni cognitive. Lo reclamano
tanto l’idea di una universale
eguaglianza tra gli esseri umani
quanto l’altrettanto universale dovere
di solidarietà nei confronti di coloro
che, tra essi, sono i soggetti più
fragili».
Ciò premesso, il Servizio sanitario
nazionale è tenuto a erogare le occorrenti
prestazioni anche alle persone malate non
autosufficienti le cui esigenze
diagnostiche e terapeutiche non consentono
loro di svolgere le più elementari
funzioni vitali (e quindi di indicare la
fenomenologia, l’intensità, la
localizzazione e tutte le altre
caratteristiche, non solo dei dolori di
cui soffrono ma anche relative al
soddisfacimento delle loro più elementari
esigenze vitali, provvedere all’assunzione
di medicinali e/o delle necessarie
terapie, alla alimentazione/idratazione,
all’igiene, alla mobilizzazione...) senza
l’aiuto determinante di altri, in mancanza
dei quali i malati sono destinati ad
aggravarsi e a morire in brevissimo tempo.
Pertanto questi infermi sono in una
situazione non solo di urgenza, ma di
assoluta e continua emergenza.
Ricordiamo, altresì, che il Difensore
civico regionale ha precisato che «la
Regione Piemonte aveva delineato, con
la Dgr. 20 dicembre 2004 n.72-14420,
un “Percorso di Continuità per anziani
ultrasessantacinquenni o persone i cui
bisogni sanitari e assistenziali siano
assimilabili ad anziano non
autosufficiente” che prevedeva, al
termine di un periodo di ricovero
della durata prefissata di 60 giorni
(con spese a totale carico del
S.S.R.), “ove necessiti” una possibile
continuità dello stesso, “attraverso
l’utilizzo di altre risposte
socio-sanitarie appropriate e
disponibili quali: cure
domiciliari in lungoassistenza;
interventi economici a sostegno della
domiciliarità; semiresidenzialità;
residenzialità».
Per quanto concerne la Dgr 14/2013, mentre
prendiamo atto che nella sentenza n.
604/2015 il Consiglio di Stato mai ha
voluto tenere conto che gli anziani non
autosufficienti (locuzione utilizzata ben
38 volte) sono persone malate, ricordiamo
che ha puntualizzato quanto segue:
«Chiarito
che la disciplina della delibera
regionale [del
Piemonte, n.d.r.]
n. 14-5999, quale risulta dalla sua
letterale formulazione, consente a
qualsiasi anziano non autosufficiente
di accedere alla struttura
residenziale ove questa soluzione
venga giudicata, nel caso concreto,
come la più appropriata fra quelle che
possono essere offerte dalla rete di
servizi socio-sanitari, occorre
verificare se i tempi di risposta
della struttura pubblica e, più, in
generale, i tempi di presa in carico
degli anziani non autosufficienti
siano compatibili con il vigente
quadro normativo o siano invece tali
da compromettere sostanzialmente il
diritto alla salute garantito dai
livelli essenziali di assistenza, come
ritenuto dal giudice di primo grado».
Dunque, anche il Consiglio di Stato
riconosce il vigente diritto alle
prestazioni indifferibili degli infermi
non autosufficienti.
Restiamo a disposizione e porgiamo
cordiali saluti.
p. Csa (Coordinamento sanità e assistenza
fra i movimenti di base) e Fondazione
promozione sociale onlus
************
INVITO
All’incontro di
MARTEDI’ 19 marzo 2019
Ore 10-12
c/o
Fondazione promozione sociale (Via
Artisti 36 – TORINO)
Gentili tutti,
Vi informiamo che abbiamo previsto un
incontro di riflessione, valutazione delle
iniziative in corso e proposte per le
azioni da intraprendere, alla luce della
sempre più drammatica situazione degli
anziani malati cronici non autosufficienti
e delle persone colpite dalla malattia di
Alzheimer o da altre analoghe forme di
demenza senile.
Mentre continua con esito positivo la
difesa dei casi singoli (circa 50 al
mese), riguardanti soprattutto
l’opposizione alle dimissioni dei sopra
citati infermi, da ospedali e da case di
cura (probabilmente meno del 2% dei
casi che si verificano nel nostro
Paese), nella sola Città di Torino sono
9mila gli infermi di cui sopra, confinati
in illegittime e crudeli liste di attesa;
in Piemonte sono oltre 30mila.
Nonostante le numerose attività svolte, le
prestazioni domiciliari sono quasi mai
assicurate dal Servizio sanitario.
Inoltre, vi sono iniziative allarmanti da
parte delle Regioni, ad esempio la
Lombardia, che negano addirittura il
diritto alle prestazioni degli anziani
malati cronici non autosufficienti e delle
persone con demenza senile al termine
della fase acuta delle loro patologie.
Anche la Giunta regionale del Piemonte ha
proposto l’istituzione di un settore
socio-sanitario separato da quello
sanitario; per ora siamo riusciti ad
impedirlo, ma è necessario vigilare.
La situazione rischia di aggravarsi
notevolmente a seguito dei nuovi Lea, come
evidenziato
nell’editoriale
del n. 204 di “Prospettive
assistenziali”.
Grati se
darete conferma della Vostra presenza,
inviamo cordiali saluti.
Maria
Grazia Breda e
Francesco Santanera
Fondazione promozione sociale onlus
*********
ASSEGNI
DI CURA - LA GIUNTA
CHIAMPARINO-SAITTA-FERRARI GETTI LA
MASCHERA: È FALSO CHE SIANO
COSTRETTI A GARANTIRLI SOLO FINO A
GIUGNO
LA REGIONE PUÓ - NEL RISPETTO DEI
VINCOLI DI BILANCIO E DELLE SENTENZE -
RIPRISTINARLI DEFINITIVAMENTE DANDO
ATTUAZIONE ALLA LEGGE 10/2010
LA DECISIONE DELLA GIUNTA È UNA CRUDELE
SCELTA A DANNO DEI CITTADINI:
CONTINUA LA NEGAZIONE DEL DIRITTO ALLE
PRESTAZIONI SANITARIE
CONTRO MALATI E PERSONE CON DISABILITÁ NON
AUTOSUFFICIENTI
La Fondazione promozione sociale onlus e
il Csa - Coordinamento sanità e assistenza
tra i movimenti di base (che riunisce
venti associazioni di tutela dei diritti
delle persone incapaci di difendersi da
sé) intervengono sulla vicenda degli
Assegni di cura
erogati dalle Asl in favore di persone
malate o con disabilità non
autosufficienti chiedendo che la Giunta
della Regione Piemonte - il Presidente
Chiamparino, gli Assessori Saitta e
Ferrari - non nascondano le loro
responsabilità e prendano provvedimenti –
ancora pienamente possibili – per
l’adozione delle cure domiciliari
sanitarie per i malati e persone con
disabilità non autosufficienti come misura
strutturale della Regione, in applicazione
della legge 10 del 2010 “Servizi
domiciliari per persone non
autosufficienti”.
Antefatto: nel comunicato stampa del 24
gennaio 2019 la Regione confermava «anche
per il 2019 l’erogazione degli assegni
di cura per le prestazioni
domiciliari in lungoassistenza a
favore delle persone non
autosufficienti».
Comunicato quantomeno sibillino (ah, la
campagna elettorale!) se dopo la allarmata
precisazione dell'Assessore alle politiche
sociali del Comune di Torino, Sonia
Schellino, («assegni
garantiti fino a giugno, poi dalla
Regione nessun impegno»),
gli Assessori Saitta e Ferrari hanno
replicato: «La
conferma degli assegni di cura per le
persone non autosufficienti è un
impegno personale degli Assessori
competenti che autorizzano in via
straordinaria i Direttori delle Asl ad
utilizzare fondi propri, in attesa che
il Governo emani il decreto relativo
all’erogazione del Fondo per le non
autosufficienze».
A questa risposta, che contiene
informazioni platealmente false, le
scriventi organizzazioni precisano quanto
segue:
Non è vero
che gli assegni di cura sono erogati in
base ad accordi/impegni personali (!)
degli Assessori. Ricordiamo che il
contenzioso tra la Regione Piemonte e
oltre venti Comuni e Consorzi dei servizi
socio-assistenziali del Piemonte proprio
sulle cure domiciliari non è giunto a
sentenza in Consiglio di Stato. Perciò
valgono ancora le sentenze del Tar del
Piemonte che confermano come pienamente
legittima la pratica degli assegni di cura
sanitari, anche per il pagamento delle
prestazioni domiciliari fornite da parenti
o assistenti famigliari regolarmente
assunti.
Non è vero
che gli assegni di cura per le persone non
autosufficienti (salvo i fondi per i
malati di Sla) facciano riferimento al
Fondo nazionale per le non
autosufficienze, che è un fondo delle
Politiche sociali e non ha nulla a che
fare con gli interventi sanitari delle
Aziende sanitarie Asl. La quota sanitaria
degli assegni di cura deve provenire dai 9
miliardi di euro del bilancio sanitario
della Regione, non da altri capitoli di
spesa.
Non è vero
che l’Amministrazione regionale non possa
dare disposizioni che vadano oltre la fine
della legislatura. Per assicurare le
prestazioni in modo strutturale basterebbe
dare applicazione con un semplice
regolamento attuativo alla legge 10 del
2010, approvata all'unanimità da tutto il
Consiglio regionale, per garantire gli
assegni di cura in modo stabile. Si
tratterebbe di un notevolissimo risparmio
di risorse sanitarie, unito ad un uso di
esse più ragionevole ed oculato, che
eviterebbe gli sprechi dei ricoveri
ospedalieri o in case di cura inadeguati
alla situazione dei pazienti.
Ci vuole una scelta, sempre richiesta
dalla Fondazione promozione sociale e dal
Csa, sostenuta da cinque Ordini del giorno
del Consiglio regionale ma mai intrapresa
dall'attuale Amministrazione regionale
Chiamparino-Saitta-Ferrari, convinta
attuatrice di una linea di azione a danno
dei più deboli: ridurre i malati non
autosufficienti e le persone con
disabilità e limitata o nulla autonomia a
"casi sociali", anziché persone titolari
(com'è previsto dalla Costituzione e dalle
leggi nazionali) del diritto esigibile
alla tutela della salute e alle relative
prestazioni.
La differenza? Nel primo caso risorse e
interventi sono discrezionali e gli utenti
sono selezionati in base a valutazione
economica (con una grandissima parte di
essi lasciati senza prestazioni); nel
secondo la Regione e le Asl sono tenute a
rispondere ai bisogni non rinviabili dei
cittadini, fornendo loro le prestazioni
sanitarie e socio-sanitarie adeguate.
In questi ultimi anni abbiamo assistito ad
un trasformismo estremo dei rappresentanti
dell'Amministrazione regionale: fino al
giorno prima delle scorse elezioni
regionali (eravamo già in piano di
rientro) si dichiaravano strenui difensori
delle prestazioni sanitarie domiciliari,
non vincolate a valutazione di reddito,
per le persone non autosufficienti; tra i
primi atti dell'Amministrazione
Chiamparino appena insediata, invece, vi
fu la difesa in Consiglio di Stato proprio
delle delibere della Giunta Cota che
annullavano gli assegni di cura sanitari.
Dopo la fine del piano di rientro nessuna
inversione di rotta e, anzi, il palese
tracollo delle prestazioni (basti pensare
che i dati comunicati pubblicamente
dall'Asl Città di Torino nella Commissione
sanità e assistenza del Comune di Torino
del 4 ottobre 2018 fotografano la
picchiata delle prestazioni Asl a casa
degli utenti negli ultimi anni: -11,6% nel
2015, -9,4 nel 2016, -10,7 nel 2017).
Nella sola Città di Torino secondo i dati
dell’Asl: «La
lista di attesa per progetti
domiciliari – cioè di
negazione delle cure a malati e persone
con disabilità gravissime – è di 6.628 persone».
Per sfatare il mito
– un’altra crudele falsità sulla pelle
delle persone – che i malati non
autosufficienti e le persone con
disabilità grave siano “casi sociali”
senza bisogni sanitari indifferibili
riportiamo in breve alcune storie di
casi personali seguiti dalla Fondazione
promozione sociale onlus di chi riceve
oggi l’assegno di cura.
C. B. di anni 85, malata di Alzheimer con
esigenze sanitarie indifferibili.
Allettata in modo permanente. Non
riconosce più i suoi famigliari: ha
bisogno 24 ore su 24 di monitoraggio della
sua condizione clinica, di
somministrazione delle terapie, di essere
mobilizzata per evitare piaghe da
decubito, di essere nutrita, idratata,
lavata. Non è più in grado di rispondere
in modo comprensibile agli stimoli,
pertanto è difficilissimo valutare la sua
percezione del dolore, la risposta alle
terapie, le esigenze fondamentali (fame,
sete, caldo, freddo…). Riceve un assegno
di cura di 675 euro che servono – solo
parzialmente – a coprire le spese per
l’assunzione della assistente famigliare
convivente. Nemmeno tale somma, insieme
all’indennità di accompagnamento (517,84
euro al mese per 12 mensilità) e alla
pensione dell’anziana malata copre del
tutto le spese vive e quelle di pagamento
del personale, ma la figlia, donna sposata
e impiegata, accetta volontariamente (non
essendo obbligata da alcuna norma) di
contribuire ai costi vivi dell’accudimento
e di farsi carico di tutte le altre
incombenze non coperte dall’assistente
famigliare.
***
A. D. di anni 35, persona con disabilità
intellettiva in situazione di gravità,
frequenta il centro diurno convenzionato
con l’Asl e il Comune di Torino, ma le sue
necessità di presa in carico a tutela
della salute, ovviamente, non finiscono
con l’orario del Centro, ma continuano a
casa. A. ha bisogno di essere seguito a
domicilio per le attività della vita
quotidiana – nelle quali non è
autosufficiente a causa degli esiti della
sua disabilità – di eseguire attività
fisica mirata su prescrizione di un
fisiatra per mantenere il tono muscolare
ed evitare atrofie, esercizi di logopedia
per il linguaggio… La presa in
carico gli consente di mantenere
residue capacità e di svolgere anche
prestazioni extra. Rimane lo scandalo
dell’importo da fame della sua pensione di
invalidità (296,99 euro al mese per 13
mensilità, oltre all’indennità di
accompagnamento) che lo costringe –
necessità che viola la sua dignità di
persona – a chiedere risorse economiche ai
parenti.
***
A. O. di anni 82, dopo un ictus ed un anno
in Casa di Cura, dopo essersi opposta alle
dimissioni (pratica inviata dal figlio)
per richiedere il concreto riconoscimento
delle cure domiciliari, riceve assegno di
cura da sette anni con la quale paga in
parte le spese vive affrontate per
l’assistente famigliare. La malattia
cronica ha lasciato esiti invalidanti
gravi e inguaribili: la signora necessita
di aiuto costante e non rinviabile per
seguire le prescrizioni mediche
(somministrazione dei farmaci, valutazione
costante dello stato di salute,
comunicazioni per eventuali interventi al
medico di medicina generale o altri
specialisti) e per le elementari esigenze
della vita quotidiana (lavarsi, vestirsi,
mangiare). La malata non è più in grado –
come accertato dalla commissione medica
dell’Inps – di svolgere autonomamente le
funzioni quotidiane della vita in ragione
del deterioramento fisico e cognitivo che
l’ha colpita. Il figlio ha potuto
mantenere il lavoro e proseguire la sua
attività senza diventare povero, com’è
invece capitato a molti nuclei famigliari
con malati non autosufficienti non presi
in carico dall’Asl.
*****************
Cara Benedetta,
In riferimento al tema
dei maltrattamenti (cfr. “Superando.it”
del 14 gennaio 2019) allego l'articolo
“Strutture socio sanitarie residenziali:
accurata scelta del personale e controlli
semplici ed efficaci”, pubblicato sul
numero 197, 2017 di “Prospettive
assistenziali”, che spiega quanto sia
importante ottenere dalle istituzioni:
- una certificazione di
idoneità del personale,
- standard adeguati di
personale;
- condizioni
contrattuali adeguate.
Confido nel tuo impegno
come Presidente nazionale perché siano
assunti dalle associazioni della
disabilità come obbiettivi condivisi
e, ovviamente, siano sostenuti a
livello regionale.
Aggiungo che è efficace
l'accesso dei familiari e di volontari
aderenti alle associazioni (riconosciuti e
autorizzati) senza vincoli di orario e
senza preavviso, come ha ottenuto il Csa
dal Comune di Torino (v.
delibera allegata) e che funziona
ininterrottamente dal 1983.
Cordiali saluti
Maria Grazia Breda
Fondazione
promozione sociale onlus
Via Artisti
36 – 10124 Torino
In
allegato:
-Strutture
socio sanitarie residenziali accurata
scelta personale
-
E'ora di dire basta ai maltrattamenti di
persone con disabilità.
*********
E’
stato indetto un presidio per Venerdì 8
FEBBRAIO 2019 ore 16
– davanti alla Prefettura in P.zza
Castello – Torino,
"VOGLIAMO L'AUMENTO DELLE PENSIONI DI
INVALIDITA'"
(In
allegato: la
locandina e il manifesto
programmatico)
Si invita a
diffondere – aderire – partecipare!
Per
adesioni, scrivere a:
nonsiamocittadinidiserieb@gmail.com
******
DECRETO SICUREZZA, CHIAMPARINO PARLA DI
TUTELA DEL DIRITTO ALLA SALUTE. E I
30MILA MALATI NON AUTOSUFFICIENTI
ABBANDONATI DALLA SANITA' PIEMONTESE?
E' possibile avere delle copie
del libro
“30.000 anziani
malati non autosufficienti abbandonati
dal Servizio sanitario piemontese”, da consegnare a
operatori Asl, assistenti sociali,
associazioni, Partiti, Sindacati e a
tutte le persone interessate. Per
informazioni rivolgersi ai componenti
del Gruppo Senza Sede.
Invito a partecipare:
1.
MARTEDI’ 11 DICEMBRE 2018
COMUNE DI TORINO
ore 15,30-17,30
presentazione del testo:
“Abbandonati dalla sanità piemontese”
(Programma)
2.
GIOVEDI 13 DICEMBRE 2018
PRESIDIO DAVANTI ALL’ASL Torino
Via San Secondo 29, TORINO
A PARTIRE DALLE ORE 8,00 FINO ALLE ORE
11,00
(Volantino)
La non autosufficienza può colpire
ciascuno di noi all’improvviso;
partecipare è difendere i diritti di tutti
i malati non autosufficienti, ma anche i
nostri.
Passate parola: e-mail, Facebook, siti
internet, WhatsApp……
Nota
informativa in merito al ddl della
Giunta Regionale
Presidio
13 dicembre a Torino
Per dare "voce" alle sofferenze dei
familiari e dei malati anziani non
autosufficienti, conseguenti alla
negazione del diritto alle cure sanitarie
e socio-sanitarie, abbiamo previsto una
nuova iniziativa/presidio davanti
all'Asl-To di via San Secondo 29 a
Torino, giovedì 13 dicembre a partire
dalle ore 8,00 fino alle 11,00.
Unisco il testo del
volantino (che peraltro stiamo
distribuendo ovunque in occasione dei
festeggiamenti per i 40 anni della riforma
del Servizio sanitario nazionale) e il
preavviso del presidio.
Sarebbe molto
importante che anche le singole
associazioni:
- inviassero una
lettera/mail a sostegno delle
richieste contenute nel volantino; la
lettera è da indirizzare al Consiglio
Comunale e alla Giunta della Città di
Torino, nonchè al Direttore generale
dell'Asl Città di Torino;
- per chi può,
sarebbe importante la presenza al
presidio anche con cartelli o insegne
dell'associazione.
Vi ringrazio per
l'attenzione e confido in una Vostra
azione di sostegno nelle modalità che
riterrete più opportune e anche nella
diffusione dell'informazione.
Cari saluti.
Maria
Grazia Breda
P.S. Informo
che la Fondazione Promozione sociale ha
stampato il testo:
“30.000
malati non autosufficienti in lista
d’attesa da anni - Abbandonati dalla
Sanità piemontese - Malati di
Alzheimer o altre demenze, con esiti
da incidenti o malattie croniche
invalidanti gravissime”.
L’obiettivo è
raccontare, attraverso storie vere, il
calvario dei malati non autosufficienti e
delle loro famiglie e, allo stesso tempo,
segnalare le azioni che la Regione
potrebbe sin da ora mettere in campo per
garantire il loro diritto alle prestazioni
domiciliari e residenziali. Sono altresì
presenti informazioni utili e proposte per
promuovere una politica che tuteli i
malati non autosufficienti. Il
volume è a disposizione gratuita, ma
sono gradite
donazioni
volontarie a sostegno della
divulgazione. Il volume può essere
inviato via posta, oppure ritirato
(anche in più copie) in
via Artisti 36 – Torino (tel. 011 8124469,
mattino ore 9-12,30; pomeriggio su
appuntamento).
Comunicato
Stampa sull'istituzione del Fondo
Regionale Socio-sanitario.
La
Giunta di Centro Sinistra della Regione
Piemonte sta portando un attacco frontale al
diritto alle cure sanitarie a lungo termine
delle persone con disabilità/malati cronici
non autosufficienti ed anche alle persone
con patologie psichiatriche. La proposta di
legge del 18 aprile 2018, che fa capo agli
assessori Antonio Saitta ed Augusto Ferrari,
di cui le Associazioni sono venute a
conoscenza a fine giugno, ha come oggetto :
“Istituzione del Fondo regionale
Socio-Sanitario”. Il testo fa
riflettere sul tentativo di costruire un
settore socio-sanitario in violazione delle
leggi nazionali vigenti, staccato da quello
sanitario che pone in atto il rischio di non
garantire l’accesso alle prestazioni di
tutti i cittadini e di abolire la legge
10/2010 : “Servizi domiciliari alle
persone non autosufficienti” . La
delibera 36/7056 del 14 giugno 2018 investe
il settore socio-assistenziale del “riparto
e verifica della spesa del fondo regionale
per la gestione del sistema integrato dei
servizi e degli interventi sociali e socio
sanitari” . La proposta di legge crea
il settore socio-sanitario per le
prestazioni Lea che oggi rientrano a pieno
titolo negli obblighi di intervento del
settore sanitario, per cui le Asl possono
attualmente attingere agli oltre 8 miliardi
del bilancio sanitario regionale. Domani,
con l’istituzione del Fondo socio-sanitario
regionale, per i malati cronici, i disabili
ed i malati di Alzheimer, ci saranno solo le
risorse che la Giunta regionale, in modo
arbitrario, deciderà di trasferire al Fondo
socio-sanitario regionale. Significa la
perdita del diritto esigibile ai Lea
(Livelli essenziali di assistenza) e la
legittimazione delle liste di attesa, salvo
attivare ricorsi sulla base delle norme
nazionali (art.1 e 2 legge 833/1978 ed art.
54 legge 289/2002). Si nega la grave carenza
di salute nei malati cronici/persone con
disabilità non autosufficienti, per poter
operare il loro slittamento all’assistenza
sociale, senza tenere in considerazione gli
allarmi da tempo lanciati dall’Ordine dei
Medici di Torino e Provincia, dalle
principali organizzazioni di Geriatri
piemontesi e dal Difensore civico regionale
nella sua relazione per il 2017. L’accesso
alle prestazioni Lea diventeranno vincolate
: a) alla disponibilità di risorse che le
istituzioni sceglieranno di mettere nel
Fondo, indipendentemente dall’entità del
fabbisogno ; b) alla valutazione sociale
(ipocrisia : sarà una valutazione
prevalentemente economica) dei
malati/persone disabili, in violazione della
legge 833/1978 si autorizzerebbero le Asl a
decidere se ed in quale entità erogare le
prestazioni. Si cancellerebbe la legge
regionale 10/2010 e quindi il diritto
prioritario alle prestazioni domiciliari
(più vantaggiose economicamente rispetto al
ricovero) e l’articolo della legge 1/2004
della Regione Piemonte che obbligava la
stessa a mantenere i finanziamenti ai
Comuni. In definitiva, se venisse approvata
l’istituzione del Fondo socio-sanitario,
sarebbe un arretramento dannoso rispetto ai
diritti stabiliti dalle vigenti leggi. Le
Associazioni del CSA (Coordinamento Sanità e
Assistenza fra i movimenti di base) hanno
formalmente richiesto di respingere
qualunque proposta di legge della Giunta
regionale che non sia garante della
continuità terapeutica nel rispetto degli
articoli 1 e 2 della legge 833/1978 e del
diritto esigibile alle prestazioni
socio-sanitarie Lea, art. 54 legge 289/2002.
Numerosi Comuni piemontesi sensibili a dette
delicate problematiche, hanno sostenuto le
Associazioni presentando mozioni in
Consiglio comunale per chiedere alla Regione
di non approvare norme a sfavore delle fasce
più deboli. Anche la Giunta del Comune di
Trino, presa visione della dettagliata
documentazione fornita da Nicola Bruno del
Gruppo senza Sede, nella seduta consigliare
di lunedì 12 novembre 2018 ha approvato il
testo, con i voti unanimi dei Consiglieri di
maggioranza. Il verbale della seduta sarà
trasmesso alla Regione Piemonte per la
tutela delle leggi vigenti, contro
l’istituzione del Fondo suddetto.
I
Consiglieri di opposizione (di centro
sinistra)
Balocco-Demichelis-Ferrarotti-Portinaro si
sono astenuti dal voto.
Trino, novembre
2018
Associazione culturale
Gruppo senza Sede
INCONTRO
26 ottobre - Torino
AIUTIAMO GLI
ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI A NON FARSI
INGANNARE DALLE FALSE NOTIZIE IN SANITÀ”
Cosa
possiamo fare se l’ospedale o la casa di
cura vogliono dimetterli. Come si ottiene
il ricovero in Rsa. Che cosa garantiscono
l’Asl e il medico di medicina generale al
domicilio. A cosa serve l’Isee.
TORINO,
via S. Marino 10 -
TEATRO dell’IRV
(Istituto
di riposo per la vecchiaia - g.c.)
VENERDÌ 26 ottobre 2018
Ore 15,30 - 17,30
*************
Ordine
del giorno su Fondo non Autosufficienza
In allegato una
bozza di ordine del giorno (con allegati
anche gli ordini del giorno approvati dai
Comuni di Nichelino e Candiolo-To,
Dronero-Cn).
Si riferisce
all'ipotesi - concreta, già confermata
dalla Regione - di istituzione di un Fondo
per la non autosufficienza in Piemonte.
Come ben sai, questo equivarrebbe a
togliere il diritto esigibile alle persone
non autosufficienti agli interventi
sanitari e socio-sanitari. In allegato il
testo-bozza della Giunta (l'ultimo
aggiornamento che abbiamo è del 18 aprile)
e uno schema esplicativo di come potrebbe
diventare il sistema.
I Comuni sopra citati hanno approvato Ordini
del giorno contrari alla istituzione di un
Fondo (che oltretutto renderebbe incerte le
risorse destinate dalla Regione ai Comuni
stessi).
Schema FS -
Bozza fondo socio sanitario regionale
-
Ordine del giorno Comune di Nichelino
-
Ordine del giorno Comune di Dronero -
Ordine del giorno Comune di Candiolo -
Si unisce l’invito al
Convegno
promosso dall’Ordine dei Medici di
Torino, in collaborazione con il Cipes:
“L’ASSISTENZA SANITARIA
PER I MALATI CRONICI IN PIEMONTE
COME RAGGIUNGERE GLI
STANDARD DEI PAESI AVANZATI?”
2 OTTOBRE 2018,
(15,30/20,30) –
Villa Raby, Corso Francia 8, Torino
(previsti crediti ECM)
Segreteria organizzativa:
OMCeO Torino - tel.
011-5815103-104 -
corsi@omceo.to.it
Cordiali saluti
Maria Grazia Breda
COMUNICATO
STAMPA
LISTE D’ATTESA? NESSUNA
INIZIATIVA PER I MALATI NON
AUTOSUFFICIENTI IN LISTA D’ATTESA PER
ASSEGNI DI CURA E POSTI LETTO IN RSA
SONO PIU’ DI TRENTAMILA
(e il dato è fermo al 2012), MA PER IL
PRESIDENTE CHIAMPARINO E L’ASSESSORE
SAITTA NON CONTANO COME CITTADINI PERCHÉ
NON VOTANO? MA I LORO FAMILIARI, AMICI E
CONOSCENTI SÍ E ANCHE I VOLONTARI DELLE
ASSOCIAZIONI DI TUTELA.
IL PRESIDENTE CHIAMPARINO E L’ASSESSORE
SAITTA RIPETONO IL MANTRA DELL’INTERVENTO
– PIÚ CHE AUSPICABILE – SULLE LISTE
D’ATTESA PER LE VISITE E GLI ESAMI
AMBULATORIALI, MA NON FANNO NULLA PER
GARANTIRE AI MALATI NON AUTOSUFFICIENTI,
COMPRESI I MALATI DI ALZHEIMER, ASSEGNI DI
CURA PER POTER ESSERE CURATI A CASA E
QUOTE SANITARIE PER PAGARE METÀ DELLA
RETTA IN UNA STRUTTURA SOCIO-SANITARIA
CONVENZIONATA CON L’ASL.
INVIATE AL PRESIDENTE CHIAMPARINO LE
TESTIMONIANZE DI DIECI CASI SIMBOLO DEI
DRAMMATICI EFFETTI DELLE POLITICHE DELLA
SUA GIUNTA SULLE FAMIGLIE PIEMONTESI.
Gli annunci di questi giorni sulla
riduzione delle liste d’attesa da parte
della Giunta della Regione Piemonte non
avranno alcuna ricaduta sulla condizione
di almeno 30mila malati – e relative
famiglie – esclusi dalla presa in carico
da parte delle Asl del Piemonte
(avevano richiesto e continuano a
richiedere cure sanitarie a casa o la
quota sanitaria del ricovero in Rsa, il
50% della retta totale).
La previsione, nella sua drammaticità è
facile: non una riga del «Programma
regionale per il governo dei tempi di
attesa delle prestazioni di
specialistica ambulatoriale per il
triennio 2017-2019» (provvedimenti
che si inseguono almeno dalla fine del
2016, con frequenti annunci di soluzione
del problema) prevede qualche iniziativa
per i malati non autosufficienti e per la
riduzione delle liste di attesa in cui
sono confinati, una crudeltà sia per i
loro che per i loro congiunti, sia perché
le loro esigenze non possono aspettare,
sia perché non hanno mai una data certa
per essere presi in carico.
Nella
delibera sugli obiettivi di produzione
dei Direttori generali
(a cui è legato fino al 20% del loro
stipendio) non una parola riguarda le
liste d'attesa per prestazioni
socio-sanitarie e la non autosufficienza.
Col paradossale effetto che, a causa delle
decisioni della Giunta regionale, i
Direttori generali che si occuperanno
della presa in carico di malati non
autosufficienti – se non altro per
limitare l’intasamento degli ospedali –
staranno rubando tempo, risorse,
operatori... agli obiettivi (altri) che
determineranno l'ammontare del loro
stipendio.
Le liste d'attesa non sono tutte uguali.
Quelle per gli esami e le visite
diagnostiche, cioè quelle di cui parla
l’Assessore Saitta, hanno:
1)
tempi certi (lunghi
quanto si vuole in alcuni casi, ma certi).
E in ogni caso, dietro prescrizione del
medico di medicina generale il paziente
può avere sempre una visita urgente
(prestazione erogata entro 24 ore), oppure
urgente differibile (prestazione erogata
entro 7 giorni dalla richiesta). Se ancora
non dovesse essere sufficiente, l’accesso
al Pronto soccorso è libero e lì i medici
possono valutare le esigenze diagnostiche
e terapeutiche del paziente;
2) riguardano nella quasi totalità dei
casi
persone autosufficienti
che dal momento della prenotazione della
visita al momento dell'effettuazione della
stessa proseguono a vivere la loro vita
normale.
Nel caso delle liste d'attesa per le
persone malate non autosufficienti si
tratta di una negazione di cura sanitaria
salvavita (non della posticipazione di un
accertamento). Infatti:
1) il tempo che intercorre tra la domanda
e l'effettiva erogazione delle prestazioni
(cure domiciliari o ricovero in Rsa)
non è certo e possono
passare anche anni per l’effettiva
erogazione del servizio, che la legge
riconosce invece come diritto esigibile;
2) il paziente che attende la prestazione
è malatissimo (Alzheimer, demenza senile,
esiti di patologie acute che lasciano
invalidità permanenti,…), tanto da essere
non autosufficiente,
cioè da non poter provvedere a sé per le
necessità della vita quotidiana (mangiare,
bere, vestirsi, lavarsi, molto spesso
anche comunicare e deambulare). Si tratta
di pazienti che, lasciati senza
prestazioni, muoiono nel giro di pochi
giorni in condizioni inumane.
Se il paziente non viene portato presso i
Pronti soccorsi (dove non può essere
rifiutato ma certamente non fa una “gita
di salute”) tutto il carico delle cure di
cui necessita 24 ore su 24 si scarica
sulle famiglie.
Quali sono le conseguenze di questo
sistema? Costi più alti per
la sanità, cure non appropriate per i
malati non autosufficienti.
Le denunce circostanziate sono rimaste
lettera morta, ma la situazione non è
stata risolta e la Giunta delle Regione
Piemonte ignora il problema. Senza
interventi concreti per l’assicurazione
delle cure sanitarie stabilite per legge
ai malati non autosufficienti, la Regione
continuerà ad avere Pronti soccorso e
ospedali che non troveranno sfogo per
questi casi sul territorio, a gestire male
la spesa sanitaria (con alte ed evitabili
spese per i ricoveri in ospedale e in casa
di cura), a vessare centinaia di migliaia
di cittadini piemontesi “schiacciati” non
dalla malattia dei loro cari, ma dalla
negazione delle cure ai loro cari.
10 storie che rappresentano i 30mila in
lista d’attesa da anni, dimenticati
ancora una volta dalla Regione Piemonte.
Per rendere ancora più evidente nella sua
concretezza la questione, dal 31 luglio al
10 agosto 2018 la Fondazione promozione
sociale onlus ha consegnato al Presidente
della Giunta regionale del Piemonte,
Sergio Chiamparino, 10 storie tipo, scelte
tra i casi che in quei giorni ci hanno
inviato richieste scritte di aiuto per
affrontare i bisogni di cura di un loro
congiunto malato anziano e non più
autosufficiente.
Dieci storie tra le circa mille che
riceviamo all’anno, per metterlo a
conoscenza degli effetti devastanti che
hanno avuto le scelte della Giunta
regionale del Piemonte in questi anni per
migliaia di anziani malati non
autosufficienti, cittadini piemontesi, e
per le loro famiglie.
Tre richieste urgenti al Presidente
della Regione Sergio Chiamparino e alla
Giunta della
Regione Piemonte.
Abbiamo da tempo inviato tre richieste
urgenti che riportiamo nel documento
allegato; tre iniziative sulle cure
domiciliari, l’abbattimento delle liste di
attesa e la garanzia della continuità
terapeutica che potrebbero cambiare la
situazione dei 30mila piemontesi in lista
d’attesa e delle loro famiglie: ciascun
malato ha non meno di 4 persone intorno; stiamo
parlando di 120mila piemontesi
abbandonati dalla Regione Piemonte da
anni e che non sanno neppure quando e se
avranno risposta alle loro richieste.
«Una situazione non degna di un paese
civile».
Malati non autosufficienti. Chi sono?
Quando trattiamo
di malati non autosufficienti, bisogna
avere chiaro che la situazione del
paziente è clinicamente drammatica (si
tratta di pazienti così malati da non
poter più nemmeno essere autonomi) e la
necessità di prestazioni è «indifferibile»
(termine confermato dal Consiglio
dell’Ordine dei Medici di Torino e
Provincia nei documenti del 6 luglio 2015
e del 21 marzo 2016), cioè, come è
intuibile anche a buon senso, «non
rinviabile». Inoltre le leggi
833/1978 (istituzione del Servizio
sanitario nazionale) e 289/2002 (Livelli
essenziali delle prestazioni sanitarie e
socio-sanitarie) stabiliscono che non si
possa lasciare senza l'intervento del
Servizio sanitario nazionale il malato non
autosufficiente, a meno di non venire meno
alle leggi stesse, cosa che la Regione
Piemonte sta facendo con 30mila suoi
cittadini.
Non «fragili», ma «malati»
I Geriatri Piemontesi si sono riuniti il 17
aprile 2018 per discutere il documento
“Linee di indirizzo regionali 2018-2019 per
il recepimento del Piano nazionale
cronicità”, nel quale hanno definito
accuratamente chi è il paziente cosiddetto
«fragile» (termine a nostro avviso
fuorviante, che non rende la situazione dei
malati non autosufficienti). Molto spesso la
fragilità viene confinata nel campo
dell’assistenza sociale, degli interventi
discrezionali da parte degli enti, della
beneficenza… Il documento dei Geriatri, del
quale riportiamo uno stralcio, ma che è
stato pubblicato integralmente sulla rivista
“Prospettive assistenziali” n. 202, 2018 ed
è disponibile sul sito
www.fondazionepromozionesociale.it.
L’incontro dei Geriatri è avvenuto sotto la
presidenza del Prof. Gian Carlo Isaia e con
la partecipazione e il sostegno delle
Sezioni regionali di Sigg - Società italiana
di gerontologia e geriatria, Aip –
Associazione italiana di psicogeriatria,
Sigot - Società italiana di geriatria
ospedale e territorio, Age - Associazione
geriatri extraospedalieri.
Dal documento:
«Con il termine di
“anziano fragile” si intende solitamente
identificare un soggetto di età avanzata
o molto avanzata, affetto da multiple
patologie croniche (e quindi in
trattamento con molti farmaci),
clinicamente instabile, frequentemente
disabile (ossia con perdite funzionali
e, quindi, parzialmente o completamente
non autosufficiente), nel quale spesso
coesistono problematiche psico-cognitive
(es., depressione, demenza) e di tipo
socio-economico (es. povertà,
solitudine, rete amicale/familiare
talora carente).
Il paziente
anziano fragile e non autosufficiente ha
una elevata necessità di:
-
prestazioni sanitarie (farmaci, esami,
ricoveri in ospedale) per la presenza di
problematiche cliniche che spesso
producono scompensi a cascata, e che
necessitano di ricoveri ospedalieri
ripetuti;
-
prestazioni socio-sanitarie, quali
contributi economici alle famiglie per
la gestione a domicilio, il ricovero in
Rsa - Residenza sanitaria assistenziale
o l’accesso ai centri diurni,
prestazioni che sono parte integrante
del processo di cura e che necessitano
di risorse economiche dedicate;
- una rete integrata di servizi sanitari e
sociali in grado di attivarsi in modo
puntuale e rapido non appena insorgano
problematiche socio-sanitarie e di
garantire
INVITO
Invito ad essere presenti
ad uno dei due appuntamenti che propongo:
per chi può al pomeriggio:
-
LUNEDÌ 10 SETTEMBRE 2018
ORARIO 16,30-18,00
OPPURE
per chi può al mattino
-
MARTEDÌ 18 SETTEMBRE
2018, ORARIO 10-13
C/O LA FONDAZIONE PROMOZIONE SOCIALE
ONLUS, VIA ARTISTI 36 – TORINO, TEL.
011-812.44.69
L’incontro ha lo scopo di:
-
capire le conseguenze del Piano
cronicità approvato dal
Consiglio regionale. Abbiamo ottenuto la
ristesura del paragrafo sul settore
socio-sanitario, ma è rimasto il pericolo
dell'istituzione del settore
socio-sanitario con l’attribuzione di un
fondo separato per chi non è
autosufficiente. Finiti i soldi finite le
prestazioni. E’ quanto risulta nella bozza
predisposta il 18 aprile 2018 dagli
Assessori Saitta e Ferrari.
Si può ancora intervenire, per questo
è importante unire le forze e
-
individuare quali iniziative,
ciascuno di noi e in modo unitario, si
possono mettere in campo per inviare
il nostro messaggio alla Giunta e al
Consiglio regionale, in particolare da
parte delle associazioni che operano
nelle Province piemontesi. In più
occasioni i Consiglieri regionali di
Alessandria, Cuneo, Vercelli e Novara
hanno sostenuto che “E’ solo Torino
che chiede assegni di cura,
prestazioni domiciliari per le persone
con disabilità, posti convenzionati in
Rsa, Gruppi appartamento e comunità
alloggio. Nelle altre province le
famiglie non chiedono e le associazioni
collaborano con le istituzioni”.
Sappiamo che non è vero, perché riceviamo
segnalazioni e richieste di aiuto da tutto
il Piemonte, ma è evidente che è necessario
-
far emergere i bisogni dei
territori per i malati anziani
non autosufficienti (con demenza,
Alzheimer, Parkinson) e per le persone con
disabilità intellettiva e autismo con
limitata o nulla autonomia: tutti hanno
esigenza di prestazioni sanitarie e
socio-sanitarie garantite dai Lea
dalle norme nazionali, che la Giunta vuole
passare dalla competenza della sanità
(diritti esigibili) a quello
dell’assistenza, dove l’accesso è
condizionato dall’Isee per ridurre la
platea degli aventi diritto e metterti in
lista d’attesa, senza mai tempi certi di
risposta, perché le risorse sono decise in
modo discrezionale dagli Enti gestori dei
servizi socio-assistenziali, mentre per i
Lea, la sentenza n. 275/2016 della Corte
costituzionale ha ribadito che «La
natura fondamentale del diritto (…)
impone alla discrezionalità del
legislatore un limite invalicabile nel
“rispetto di un nucleo indefettibile di
garanzie per gli interessati”».
Infatti le lettere raccomandate a/r
inviate per chiedere le prestazioni
socio-sanitarie Lea ottengono sempre
risposte positive. Per questo è necessario
-
rafforzare la richiesta che sia
mantenuto in capo alla sanità l’obbligo
di garantire le prestazioni
socio-sanitarie Lea e quindi
anche la realizzazione e finanziamento dei
relativi servizi (centri diurni, gruppi
appartamento, comunità alloggio, Rsa), con
priorità a investire sulle prestazioni
domiciliari compreso l’erogazione di
assegni di cura e contributi a sostegno
dei maggiori oneri per garantire il
mantenimento al domicilio.
A settembre il Consiglio regionale avvierà
l’esame del disegno di legge della Giunta
e per questo è urgente incontrarci e
attivare iniziative unitarie.
TRE PROPOSTE operative e immediate:
-
aderire al “Manifesto
per ‘Prendersi cura delle persone
non autosufficienti’. Verso una
alleanza per la tutela della non
autosufficienza”.
Come potete vedere è un primo esempio di
alleanza tra più organizzazioni, che
promuove le istanze da noi condivise per cui
abbiamo volentieri accettato di essere tra i
promotori.
Per aderire inviare la mail a:
segreteria@bottegadelpossibile.it
-
partecipare alla presentazione del
Manifesto,
che avrà luogo venerdì
21 settembre 2018 (mattino),
presso la Sala Viglione del Consiglio
regionale del Piemonte (via Alfieri 15,
Torino), allo scopo di coinvolgere già il
Consiglio regionale e altre
organizzazioni.
Per iscriversi (obbligatorio)
inviare mail a:
segreteria@bottegadelpossibile.it
-
raccogliere le richieste di aiuto
che ricevete (o avete ricevuto nei mesi
scorsi) per iscritto o trascrivere quelle
ricevute per telefono, le lettere
raccomandate inviate agli Enti e le
risposte insoddisfacenti ricevute. Possono
essere raccolte anche le risposte Uvg /
Umvd in cui si rinvia alla lista di
attesa, oppure le fatture che si pagano
per la Rsa o gli stipendi per le
badanti/assistenti familiari.
L’obiettivo è trasformarle in un Libro
bianco che esprima i bisogni
di ogni territorio raccolti da ogni
organizzazione: il Libro bianco
potrà essere presentato in
Consiglio regionale con una conferenza
stampa a metà ottobre e alle Istituzioni
locali per sollecitarle a intervenire nei
confronti della Regione Piemonte, in
particolare i Sindaci che sono eletti dai
cittadini.
Ogni altra proposta sarà preziosa e utile,
ma
È IMPORTANTE PARLARNE INSIEME E PER QUESTO
CONFIDO NELLA VOSTRA PRESENZA A UNO DEI DUE
APPUNTAMENTI.
Ricordo che sono più di 30.000
le persone malate e/o con disabilità non
autosufficienti in lista d’attesa da anni,
a causa anche del piano di rientro oggi
concluso. E’ ora di dire basta! Meritano
rispetto e certezza del diritto ad
avere le prestazioni indispensabili per
vivere con dignità e senza costringere i
loro nuclei familiari a sopportare pesi
insostenibili da soli sia sul piano umano,
sia su quello economico.
Tutti dovremmo ricordare la frase di M.L.
King “Può darsi che non siate
responsabili per la situazione in cui vi
trovate, ma lo diventerete se non fate
nulla per cambiarla”.
Cordiali saluti
Maria Grazia Breda
Per
chi non può essere presente
ma è interessato a collaborare è possibile
inviare una mail con le sue proposte e ci
accordiamo telefonicamente.
Articoli da scaricare
Regione Piemonte: laboratorio
nazionale per l'attacco al diritto
alle cure di malati e persone con
disabilità non autosufficienti
Malati non autosufficienti, parola
ai geriatri: non fragili, ma persone
con esigenze sanitarie elevate
Richiesta
ritiro proposta DDL per l'istituzione
del FONDO SOCIO-SANITARIO REGIONALE
- Si
inoltra l’importante
nota inviata
dalla CPD alla Regione Piemonte.
SI CONFIDA CHE SEGUANO ALTRE VOSTRE
e-MAIL PER FERMARE LA FUORISCIUTA
DALLA SANITA’ E DAI DIRITTI PREVISTI
DAI LEA DEGLI ANZIANI MALATI CRONICI
NON AUTOSUFFICIENTI, COMPRESI I
MALATI DI ALZHEIMER, E DELLE PERSONE
CON DISABLITA INTELLETTIVA E AUTISMO;
- Si
allega altresì l’importante
Ordine del giorno
approvato all’unanimità dal
Consiglio comunale di Nichelino.
SI
AUSPICA CHE NEI VOSTRI TERRITORI
POSSIATE SOLLECITARE SINDACI E
PRESIDENTI DEI CONSIGLI COMUNALI AL
FINE DI APPROVARE ANALOGHI
PROVVEDIMENTI
Richiesta
alla Regione Piemonte di ritiro
della proposta di DDL per
l'istituzione del Fondo
socio-sanitario regionale
É con grande amarezza e altrettanta
incredulità e inquietudine, che abbiamo
letto la proposta di legge predisposta
dalle Direzioni Sanità e Coesione
sociale della Regione Piemonte – che
fanno capo agli Assessori Antonio Saitta
e Augusto Ferrari - che porta la
data del 18 aprile 2018, avente come
oggetto "Istituzione del
Fondo regionale socio-sanitario”.
Alcuni Consiglieri regionali si sono
adoperati per assicurarci che si
tratta di un testo non approvato in
Giunta, già superato; ma il testo c’è ed
è in circolazione e, in ogni caso,
conferma purtroppo i nostri timori, così
come erano stati anticipati nei due
documenti già a vostre mani inviati in
data 6 e 20 marzo in relazione alla
proposta del Piano per la cronicità, di
cui la sopracitata proposta di legge è
parte integrante così come indicato
nella Fase 3.2 del Piano cronicità
“Integrazione socio-sanitaria”.
A smentire le rassicurazioni dei
Consiglieri regionali è intervenuta la
delibera 36-7056 del 14 giugno 2018
(pubblicata sul Bollettino ufficiale
della Regione il 5 luglio) che modifica
le competenze di alcuni settori della
Direzione “Coesione sociale” e
nell’allegato della quale si investe il
settore Socio-assistenziale
(l’assessorato guidato da Ferrari) del «riparto
e verifica della spesa del fondo
regionale per la gestione del sistema
integrato dei servizi e degli
interventi sociali e socio-sanitari».
Un fondo che naturalmente ancora non
c’è, ma viene già citato nelle delibere
della Giunta regionale, al di là delle
smentite dei Consiglieri di maggioranza.
Il testo della proposta di legge,
peggiore di quanto si potesse
immaginare, è comunque utile perché
esplicita in modo chiaro
qual è il disegno politico della Giunta
Chiamparino nei riguardi dei malati
cronici/persone con disabilità non
autosufficienti: non lascia spazio né a
speranze di cambiamento, né a dubbi
sulle conseguenze nefaste per migliaia
di persone non autosufficienti, nella
disgraziata ipotesi che il
Consiglio regionale volesse farlo
proprio.
Anche chi si ostina a credere che
comunque si va nella direzione di
garantire il diritto alle prestazioni
Lea per i malati non autosufficienti
(così verrà “venduto” il provvedimento
da chi punta alla sua approvazione), se
non è in malafede o ottuso e
completamente ignorante in materia
giuridica, stavolta non può
sostenere il falso. Si provi a confutare
le osservazioni che uniamo di seguito;
magari fossimo smentiti, ma non a
parole, bensì da un nuovo
provvedimento che si richiami, come
dovrebbe essere, al quadro normativo
nazionale nel rispetto della gerarchia
delle fonti.
Come motivato nelle osservazioni
allegate, la proposta di legge è una
iniziativa che:
-
crea il settore socio-sanitario, per
le prestazioni socio-sanitarie Lea,
che oggi rientrano a pieno
titolo negli obblighi di
intervento del settore sanitario, per
cui le Asl possono attingere
agli 8 miliardi e più del bilancio
sanitario regionale; domani, con
l’istituzione del Fondo
socio-sanitario regionale, per i
malati cronici e le persone con
disabilità non autosufficienti,
compresi i malati di Alzheimer, ci
saranno solo le risorse che la Giunta
regionale, in modo arbitrario,
deciderà di trasferire al fondo
socio-sanitario regionale; per una
parte degli utenti significa la
perdita del diritto esigibile
alle prestazioni socio-sanitarie Lea e
la legittimazione delle liste
d’attesa, salvo attivare ricorsi sulla
base delle norme nazionali (e cioè
appellandosi agli articoli 1 e 2 della
legge 833/1978 e all’art. 54 della
legge 289/2002, per i Lea);
-
nega la grave carenza di salute del
malato cronico/persona con disabilità
non autosufficiente per poter operare
il loro slittamento all'assistenza
sociale, senza tenere in alcuna
considerazione i contributi inviati
dall’Ordine dei Medici di Torino e
Provincia, dalle principali
organizzazioni di Geriatri del
Piemonte, dal Difensore civico
regionale come richiamato nella sua
relazione per l’anno 2017, intervenuti
per richiamare la necessità di
garantire le prestazioni
socio-sanitarie Lea in ambito
sanitario per garantire la continuità
terapeutica;
-
prevede l’accesso alle prestazioni Lea
sulla base delle norme previste in
assistenza che pertanto saranno
vincolate: a) alla disponibilità di
risorse che le istituzioni
sceglieranno di mettere nel fondo,
indipendentemente dall’entità del
fabbisogno; b) alla valutazione
sociale (ipocrisia: sarà una
valutazione prevalentemente
economica!) degli utenti
malati/persone con disabilità; in
sostanza non viene rispettato
l’articolo 1 della legge 833/1978 e si
autorizzano le Asl ad operare
illegittimamente in merito alla
decisone se erogare la prestazione
Lea, quando e in quale entità;
-
cancella, contro ogni buon
senso, la legge regionale
10/2010 e, quindi, il diritto
prioritario alle prestazioni
domiciliari di gran lunga preferita
dai malati e dalle persone con
disabilità e dai loro congiunti (e più
vantaggiosa sotto il profilo economico
rispetto al ricovero), e l’articolo
della legge 1/2004 della Regione
Piemonte che obbligava la Regione a
mantenere il finanziamento ai Comuni
almeno sulla base della spesa storica.
Conseguenze
La negazione delle cure sanitarie e
socio-sanitarie indifferibili per i
malati cronici e le persone con
disabilità non autosufficienti, pena il
venir meno della loro stessa
sopravvivenza, porterà all’aumento della
loro emarginazione con
l’impoverimento dei loro nuclei
familiari, che dovranno sostenere
oneri di cura gravosi e, spesso, per
tali ragioni, non appropriate alle loro
esigenze e comunque in netta violazione
dell’articolo 23 della Costituzione.
Lo scopo è evidente: ridurre ancor
più la platea degli utenti del
Servizio sanitario regionale e ridurre
di conseguenza i fondi della sanità da
destinare ai malati/persone con
disabilità non autosufficienti.
Va detto senza riserve: siamo
all’eugenetica sociale, cioè al
procedimento di selezione tra i malati
che devono essere curati dal Servizio
sanitario nazionale e quelli che non
ne sono degni, perché inguaribili,
anche se sempre curabili.
La Giunta Chiamparino, Reschigna, Saitta
e Ferrari ha scelto di governare con le
delibere approvate dalla Giunta Cota di
centrodestra (che aveva contestato
quando era minoranza)- e ha
deliberatamente scelto di ricorrere al
Consiglio di Stato per annullare le
positive sentenze del Tar del Piemonte,
che avevano annullato i provvedimenti
approvati dalla precedente
amministrazione regionale e ripristinato
il diritto soggettivo ed esigibile alle
prestazioni socio-sanitarie Lea, che
il Servizio sanitario nazionale è
obbligato a garantire ai sensi delle
norme vigenti (articolo 54, legge
289/2002).
Non contenta di avere annullato gli «assegni
di cura» per i malati anziani non
autosufficienti che riducevano i
ricoveri ed i relativi maggiori oneri a
carico delle Asl e incentivavano le cure
domiciliari e di avere ridotto
drasticamente l’accesso al ricovero
convenzionato in Rsa non attivando
quote convenzionate, con l’approvazione
della Dgr 18/2015, che stabilisce un
tetto di spesa (incostituzionale
trattandosi di prestazioni Lea), la
Giunta Chiamparino ha proseguito nel suo
disegno di emarginazione con
l’approvazione della Dgr 34/2016 che ha
modificato i parametri sociali delle
Unità valutative, con l’introduzione del
calcolo dell’Isee, ovvero della
situazione economica, criterio
assolutamente illegittimo in ambito
sanitario.
L’anticostituzionale istituzione del
settore socio-sanitario separato dalla
sanità - previsto dal Piano per la
cronicità - e del conseguente
fondo socio-sanitario, che ha lo scopo
di ridurre le risorse messe a
disposizione dalla sanità per i malati
non autosufficienti, completa il disegno
politico che è volto a legittimare i
comportamenti illegittimi di questi anni
(una lista d’attesa di oltre 30mila
persone malate/con disabilità non
autosufficienti, dato risalente al 13
aprile 2013, mai aggiornato nonostante
le richieste ufficiali alla Regione e
alle Asl del Piemonte).
Come ricorda la Corte dei Conti, 4
miliardi e mezzo di euro sono stati
destinati ad usi diversi da quello
sanitario e non restituiti in Piemonte;
il piano di rientro è stato un pretesto
per avviare l’abbandono da parte della
sanità dei malati cronici/persone con
disabilità non autosufficienti; infatti,
tale piano si è concluso, ma la Giunta
Chiamparino non ha abrogato le delibere
che hanno creato ingiuste e illegittime
liste d’attesa; anzi, con la proposta di
istituire un settore socio-sanitario
separato punta a comportamenti
ancora più emarginanti e punitivi nei
confronti dei malati/persone con
disabilità non
autosufficienti di qualunque età e
dei loro congiunti.
Tutto questo accade perché i nostri
appelli, allarmi, solleciti, denunce
circostanziate sono finora caduti nel
vuoto e nell’indifferenza generale,
anche delle Chiese, delle Organizzazioni
sindacali, delle Associazioni.
E’ prevalso l’interesse particolare, la
difesa dei propri tornaconti
(convenzioni, progetti, contributi) a
scapito del bene comune e della difesa
del diritto alle cure sanitarie e
socio-sanitarie di chi non è neppure in
grado di difendersi a causa della
gravità delle sue condizioni di malattia
o disabilità.
Come la storia insegna, chi finge di non
vedere è complice del sistema, sia che
si tratti dello sterminio attuato dai
nazisti con la soluzione Action T4
nei confronti di persone con disabilità
e malati psichiatrici, sia che si tratti
di ricoveri in pensioni abusive lager,
sia di fronte a omicidi-suicidi di
malati anziani dementi e non
autosufficienti o di persone con
disabilità intellettiva/autismo con
gravi limitazioni dell’autonomia.
Siamo ancora in tempo per intervenire e
chiedere alla Giunta e al Consiglio
regionale di cambiare
politica.
Al Consiglio regionale chiediamo di
respingere qualunque proposta di legge
della Giunta regionale, che non sia
garante della continuità
terapeutica nel rispetto degli articoli
1 e 2 della legge 833/1978 e del
diritto esigibile alle prestazioni
socio-sanitarie Lea per i malati
cronici/persone con disabilità non
autosufficienti (articolo 54, legge
289/2002).
Le nostre motivazioni sono riportate nel
documento che segue.
Restiamo a disposizione e inviamo
cordiali saluti.
p. Csa
(Coordinamento sanità e assistenza fra i
movimenti di base), Andrea Ciattaglia
p.
Fondazione promozione sociale onlus, Maria
Grazia Breda
Osservazioni PDL FRSS Fondo Reg
Sanitario CSA FPS
Fondo regionale Socio Sanitario Bozza
Piano
cronicità della Regione Piemonte -
RICHIESTA
- Presidente Consiglio regionale del
Piemonte
- Presidente e Componenti IV
Commissione Consiglio regionale del
Piemonte
- Presidente della Giunta regionale
del Piemonte
- Assessori alla sanità e alle
politiche sociali della Regione
Piemonte
E p.c.
- Anci
- Assessore alle politiche sociali
Comune di Torino
- Associazioni disabilità Piemonte
- Organizzazioni sindacali
- Gestori privati e cooperative
sociali
Lo scrivente Coordinamento, già
firmatario della richiesta di audizione
presso la IV Commissione in merito alla
bozza di Piano cronicità della Regione
Piemonte, in seguito alla audizione di
lunedì 14 maggio, delle osservazioni e
delle criticità sollevate in quella
sede, insieme alla richiesta di
convocare un tavolo ad hoc per la
definizione dei percorsi di presa in
carico socio sanitaria regionali delle
persone con disabilità/autismo/anziani
malati non autosufficienti,
richiede, prima che
la IV Commissione del Consiglio
regionale licenzi il testo della bozza
di Piano cronicità per l’Aula del
Consiglio regionale, di avere un
riscontro formale sulle istanze
sollevate. In particolare:
-
sullo stralcio della parte di presa in
carico socio-sanitaria per le
succitate persone non autosufficienti
dalla bozza di Piano cronicità
all’esame della IV Commissione;
-
sull’applicazione della legge 10/2010
della Regione Piemonte “Servizi
domiciliari per persone non
autosufficienti” e sulla necessaria
predisposizione di un regolamento
attuativo della legge stessa;
-
sulla questione del ruolo delle Umvd
(Unità multidimensionali di
valutazione della disabilità) e delle
Uvg (Unità di valutazione geriatrica),
in relazione alla più generale e
fondamentale questione della
continuità terapeutica
ospedale/territorio.
Lo scrivente Csa ritiene questo il
conseguente passaggio per richiedere
alla Commissione consigliare di
assicurare che il provvedimento che
verrà licenziato per l’Aula del
Consiglio regionale non sia lesivo dei
Lea – e che quindi venga modificato
rispetto al testo attuale – e che il
successivo percorso per l’ambito delle
prestazioni socio-sanitarie sia
condiviso in un tavolo ad hoc con le
associazioni e i gestori.
Cordiali saluti.
p. Csa, Maria
Grazia Breda
**
Diffondiamo
l'articolo pubblicato su Superando.it "Bene
la sospensione di quel Piano regionale
della Cronicità" che evidenzia la
strategia che sottostà al provvedimento
oggetto delle nostre comuni osservazioni
e richieste. Una proposta «mirante a
spostare la cronicità e
l’autosufficienza dalle
competenze della Sanità a quelle del
Sistema Socio-Assistenziale,
il che metterebbe di fatto le famiglie
di fronte all’obbligo di farsi
carico in toto dell’assistenza
al familiare non autosufficiente, non
prevedendo diritti soggettivi
esigibili, ma interessi legittimi,
sempre condizionati dalla situazione
economica del richiedente e dalle
risorse disponibili e alle priorità
dell’Ente».
C'è però
una importante precisazione
da fare rispetto all'iter del Piano
cronicità, che purtroppo prosegue
rapidamente. Tale situazione richiede,
se necessario, ancora più intervento da
parte di tutti.
La IV Commissione del
Consiglio regionale, infatti, non
ha sospeso il Piano cronicità,
ma ha semplicemente rinviato la
discussione sullo stesso dalla seduta di
lunedì 14 - nella quale sono state
audite le associazioni - alla
successiva seduta di oggi.
Vedete infatti il Piano cronicità
riportato nell'ordine
del giorno della seduta di oggi
che alleghiamo. Forse la trattazione non
riuscirà ad essere conclusa nella seduta
di oggi e sarà rinviata ulteriormente a
quella di lunedì 21 maggio.
Riteniamo necessario, per
rafforzare il nostro comune messaggio e
perché le nostre audizioni non cadano
nel vuoto, inviare ai destinatari della
precedente lettera di richiesta di
audizione,
la richiesta che alleghiamo.
Ci pare il conseguente
passaggio – dopo l’esposizione delle
nostre serissime preoccupazioni e
allarmi sulla bozza di Piano cronicità –
per richiedere alla Commissione
consigliare di assicurare che il
provvedimento che verrà licenziato per
l’Aula del Consiglio regionale non sia
lesivo dei Lea – e che quindi venga
modificato rispetto al testo attuale – e
che il percorso per l’ambito delle
prestazioni socio-sanitarie sia
condiviso in un tavolo ad hoc con le
associazioni e i gestori.
Grazie se vorrete condividere
e rilanciare l’appello. Attendiamo
vostre.
COMUNICATO
STAMPA DEL GRUPPO SENZA SEDE.
In
questo periodo un po’ frenetico di
formazione del nuovo governo e di campagne
elettorali, non si devono fermare le
battaglie per difendere i diritti dei più
deboli. Un grande impegno sociale delle
Amministrazioni, che ovviamente sanno di
doversi impegnare in prima persona,
non solo demandando ad Enti ed
Associazioni di natura ecclesiastica
il compito di elargizioni filantropiche.
Il Gruppo senza Sede impegnato da oltre 11
anni nel servizio di informazione e
sostegno ai cittadini meno fortunati,
condivide le posizioni delle oltre 20
Associazioni piemontesi, tra le
numerosissime attive sul territorio, che
hanno recentemente chiesto un’audizione in
Consiglio regionale con la IV Commissione,
coinvolgendo anche ANCI, Assessorati alle
Politiche sociali ed Organizzazioni
sindacali delle città piemontesi più
sensibili alle problematiche sociali,
oltre agli Enti preposti a quelle
specifiche della disabilità. L’audizione
ha lo scopo di segnalare la preoccupazione
per i gravi contenuti riscontrati nella
delibera della Giunta piemontese per
l’attuazione del “piano per le
cronicità”, laddove viene avanzata la
proposta di istituire il settore
socio-sanitario per la cronicità e per
tutte le persone con “fragilità”. Le
suddette Associazioni firmatarie,
rammentato che non risultano leggi
nazionali che abbiano istituito il settore
socio-sanitario. In presenza di disabilità
e limitata autonomia, risulta chiara la
carenza di “salute” per cui il settore
della sanità ha l’obbligo di garantire
sempre le prestazioni sanitarie e quelle
previste dai Lea (Livelli essenziali di
assistenza) contenute nelle leggi
nazionali, per assicurare quelle cure
socio-sanitarie fondamentali per la
sopravvivenza di coloro che dipendono
dall’aiuto di altri per le funzioni
fondamentali della vita quotidiana. Da
tempo l’Organizzazione mondiale della
Sanità ha evidenziato che le cure
sanitarie non sono più finalizzate
all’esclusiva guarigione bensì al
mantenimento più a lungo possibile di
buoni livelli di autonomia, anche se
ridotti. Ne consegue che l’aggravarsi
delle condizioni che determinano la non
autosufficienza richiedono che la presa in
carico della diagnosi e della cura rimanga
unitamente in capo al settore della
Sanità, anche quando riguarda le
prestazioni domiciliari ed i progetti
individualizzati, i centri diurni, le
strutture residenziali socio-sanitarie, le
comunità alloggio, devono operare in
continuità terapeutica con i Servizi
sanitari del territorio di riferimento
che, in base alle leggi 833/1978 ed ai
Lea, art. 54 legge 289/2002, hanno
l’obbligo di garantire la titolarità e la
responsabilità delle cure sanitarie e
socio-sanitarie. Per questi ed altri
motivi (attuazione della legge 112/2016 –
“dopo di noi” – e conclusioni sulle
riflessioni avviate con il tavolo
per l’autismo, inspiegabilmente sospeso
sine die), si chiede al Presidente del
Consiglio regionale di farsi garante nei
confronti della Giunta circa la
partecipazione delle Associazioni,
peraltro prevista dallo Statuto regionale.
Il
testo integrale del documento e l’elenco
delle Associazioni firmatarie sono su :
fondazionepromozionesociale.it –
grupposenzasede.it
Trino, maggio
2018
Associazione culturale
Gruppo
senza Sede
Uniamo la
sentenza n. 1010/2018 del Tribunale di
Firenze, a nostro avviso assai
importante, e Le segnaliamo che sul sito
del Consiglio regionale del Piemonte al
link diretto:
http://cr.piemonte.it/dwd/organismi/dif_civico/2018/relazione_2017.pdf è
riportata la relazione del Difensore
civico che contiene valutazioni molto
significative sulla questione delle
dimissioni da ospedali e da case di cura
di anziani malati cronici non
autosufficienti.
Alleghiamo
anche l’articolo “Valido
parere del Direttore dei servizi
sociali dell’Ulss 13 del Veneto sul
diritto alle cure socio-sanitarie”
pubblicato sul n. 196, 2016 della
nostra rivista “Prospettive
assistenziali”.
- Egr.
Prof. Stefano Ojetti, Franco
Balzaretti e Fabrizio Fracchia,
Facendo seguito alle mie e-mail e
all’incontro con il Prof. Franco
Balzaretti, segnalo alla Vostra
attenzione che, fra l’indifferenza
generale (istituzioni e organizzazioni
sociali), continua ad essere praticata
in misura sempre più massiccia
l’eutanasia da abbandono di una parte
assai consistente degli anziani malati
cronici non autosufficienti e delle
persone colpite dalla malattia di
Alzheimer o da altre analoghe forme di
demenza senile.
Al riguardo ritengo di poter
affermare che ormai è aperta e assai
praticata la strada dell’eugenetica
sociale, attuata scaricando sui
congiunti la responsabilità delle
prestazioni sanitarie ed il loro costo.
Al riguardo allego la nota “Secondo
l’Asl Torino 3 gli anziani sono
portatori dell’epidemia di longevità”
(n. 200, 2017).
Altro esempio. Il personale medico
dell’ospedale di Chivasso (Asl Torino 4)
ha deciso che le persone con demenza
senile, al termine della fase acuta,
siano ricoverate presso Rsa per un
periodo di 30 giorni con retta di euro
80,90 a carico del Servizio sanitario e
di euro 51,72 a carico dell’infermo o
dei suoi congiunti. Al termine dei 30
giorni la retta totale (euro 132,62 al
giorno) dovrebbe essere pagata
dall’infermo (evidentemente guarito!) o
dai suoi familiari.
Purtroppo non si tratta di un caso
isolato. Mentre confermo che in Piemonte
sono confinati in crudeli e illegittime
liste di attesa oltre 30mila fra anziani
malati cronici non autosufficienti e
persone con demenza senile, segnalo
alcune situazioni allarmanti:
- nelle case di
cura tutti gli infermi, compresi quelli
sopra indicati, “guariscono” alle ore
23,59 dell’ultimo giorno in cui la retta
non viene ridotta dalle Asl;
- vi sono medici
di numerosi ospedali (ad esempio gli
ospedali "Santi Carlo e Paolo" di
Milano) e case di cura (ad esempio
"Villa delle Terme" di Firenze) che
dimettono persone con demenza senile
terminata la fase acuta, utilizzando in
alcuni casi la formula “clinicamente
stabile dimissibile”, formula ritenuta
valida dal Dott. Panti, Presidente
dell’Ordine dei Medici di Firenze, come
risulta dall’allegata nota pubblicata
sul n. 194, 2016 di “Prospettive
assistenziali”;
- vi sono casi
di omicidio/suicidio e maltrattamenti, a
volte vere e proprie sevizie, come viene
segnalato nell’allegata bozza
dell’articolo “Disabili e infermi non
autosufficienti: continuano la negazione
delle indifferibili prestazioni
socio-sanitarie, gli omicidi-suicidi ed
i maltrattamenti” che, con le eventuali
temute integrazioni, dovrebbe essere
pubblicato sul n. 202 (luglio 2018) di
“Prospettive assistenziali”.
Confidando
nel Vostro aiuto ai nostri concittadini
malati cronici non autosufficienti anche
per quanto concerne il riconoscimento
effettivo della priorità delle
prestazioni domiciliari di cui
all’allegata Petizione attualmente
all’esame del Parlamento europeo,
ringrazio, resto a disposizione e porgo
cordiali saluti.
Francesco
Santanera
ATTENZIONE
A
seguito della impossibilità per molti di
partecipare
è
annullato
l’incontro di
Martedì
8 maggio 2018
La nuova data è
GIOVEDI’ 17 maggio 2018, ore 10-13
c/o Fondazione promozione sociale onlus
Via Artisti 36 - TORINO
info@fondazionepromozionesociale.it
tel. 011-812.44.69
Ricordo che il tema è
il progetto individualizzato
nell’ambito delle prestazioni
socio-sanitarie garantite dai Lea
ed è strettamente collegato alle
iniziative già assunte dalla Giunta
regionale del Piemonte e, soprattutto, a
quelle che si appresta ad approvare.:
Segnalo che:
-
non è stato garantito finora il
necessario confronto con le
associazioni in relazione al bando per
il finanziamento di gruppi
appartamenti e comunità alloggio ai
sensi della legge 112/2016;
-
è stato sospeso
sine die il gruppo di
lavoro sulla revisione degli standard
delle strutture residenziali e
semiresidenziali per le persone con
autismo e disabilità intellettiva
adulte;
-
nel Piano per le cronicità vi è
l’ipotesi di creazione di un settore
socio-sanitario (prestazioni Lea)
separato da quello sanitario, che
avrebbe gravissime ricadute sulla
continuità terapeutica sulla
carenza di diritti e di risorse del
Fondo sanitario regionale
-
si stanno elaborando nuovi criteri per
le Umvd, sulla base delle pessime
delibere approvate per gli anziani
malati non autosufficienti;
-
sono state proposte applicazioni al
ribasso delle percentuali Lea, in
contrasto con la Dgr 51/2003.
Al riguardo si unisce la
lettera predisposta dopo
l’incontro avuto con la Città di
Torino (18 aprile u.s.) al quale
erano presenti rappresentanti
delle associazioni, dei gestori privati
e delle organizzazioni sindacali. Finora
hanno aderito Angsa Torino, Luce per
l’autismo, Csa-Fondazione, Cpd –
Consulta per le persone in difficoltà,
Fish-Anffas.
L’adesione è aperta
a tutte le associazioni che non
aderiscono ai Coordinamenti e
condividono le preoccupazioni espresse.
Per quanto riguarda
l’incontro del 17 maggio finora sono
stati richiesti i seguenti
approfondimenti:
-
progetti individualizzati per minori:
quali sono le prestazioni e le
delibere di riferimento? come
conciliare le prestazioni assicurate a
scuola e quelle necessarie al
domicilio (come richiederle, a quali
enti, quale documentazione presentare,
si può scegliere il personale
educativo? Quando è possibile un
affido a terzi, si possono aumentare
le ore al domicilio o nel centro
diurno; quali sono i tempi di risposta
dell’Asl/Enti gestori dei servizi
socio-assistenziali? La famiglia può
partecipare alla stesura del progetto?
-
il progetto individualizzato nel
percorso per l’inserimento in un
gruppo appartamento: si possono
conciliare le norme Lea con le
disposizioni contenute nella legge
112/2016 e successivi provvedimenti?
(decreto ministeriale del novembre
2016, Delibere regionali 47/2017,
51/2003 e 42/2002)?
-
la realizzazione di attività esterne
come progetto individualizzato, è
previsto dalla normativa per giovani
adulti già inseriti in comunità
socio-sanitaria? Se l’adulto è
inserito in comunità dall’Asl, qual è
il ruolo del tutore/genitore? La
cooperativa può dimetterlo se ritiene
di non avere personale adeguato?
-
qual è la situazione Isee/Ise a
seconda che si tratti di persona con
disabilità minore o adulto? Quali sono
le ipotesi delle Giunta regionale?
L’incontro si propone di entrare nei
singoli casi allo scopo di segnalare
come comportarsi alla luce delle
esperienze fin qui maturate; ha altresì
l’obiettivo di valutare insieme le
possibili iniziative da assumere nel
caso che le prestazioni richieste siano
respinte dagli Enti locali, specialmente
nel caso siano approvate norme che – pur
in modo illegittimo – siano finalizzate
a ridurre i diritti.
È stato invitato il Dott. Mauro Perino per la sua
esperienza di Direttore del Consorzio
socio-assistenziale Cisap di Collegno e
Grugliasco (che terminerà il 31 maggio
2018) e perché Consigliere della
Fondazione promozione sociale onlus.
In attesa di incontrarvi, invio
cordiali saluti.
p. Csa/Fondazione promozione sociale
onlus
Maria Grazia Breda
P.S.
CONSIGLIO VIVAMENTE DI LEGGERE LA
RELAZIONE DEL DIFENSORE CIVICO
REGIONALE reperibile anche sul sito
www.fondazionepromozionesociale.it
alla sezione “Documenti”
Segnalazione
inviata in questi giorni, da
Csa-Fondazione promozione sociale
onlus, in merito ad una drammatica
violazione dei diritti umani di una
anziana malata non autosufficiente
-
Alle Associazioni di tutela delle
persone non autosufficienti malate
croniche e/o con demenza
Egregio Presidente,
Inoltro la
segnalazione inviata in questi giorni,
da Csa-Fondazione promozione sociale
onlus, in merito ad una drammatica
violazione dei diritti umani di una
anziana malata non autosufficiente.
Immaginate
di arrivare alla Casa di cura dove è
stata trasferita al mattino vostra
madre, malata cronica non più
autosufficiente e non più lucida.
Siete già
provati per i giorni convulsi della
malattia e del decorso ospedaliero, da
conciliare con le necessità di
continuare a lavorare e a gestire la
famiglia. Siete ansiosi di sapere come
sta, di parlare con i medici, capire
quale programma riabilitativo potrà
fare. Non immaginate di certo che vostra
madre, da ore ormai nella
struttura, non sia ancora
stata ricoverata e tanto meno vi
aspettate di dover firmare impegni di
spesa per un ricovero disposto
dall'ospedale e non da voi. Men che meno
vi aspettate di dovervi spiegare e
giustificare con un Carabiniere. Ma
soprattutto non avreste mai immaginato
che il personale sanitario avesse il
coraggio di mettere vostra madre malata
cronica non autosufficiente di nuovo
sull'ambulanza e rispedirla come un
pacco postale al Pronto Soccorso
dell'Ospedale Molinette di Torino.
Eppure è
capitato il 27 marzo 2018 in piena
violazione dei diritti umani
fondamentali.
Questa è la
sanità che la Regione Piemonte assicura
ai suoi vecchi malati non
autosufficienti, perché l’Assessorato
competente non ha ancora emesso il
provvedimento richiesto da tempo per
impedire questi comportamenti
illegittimi delle case di cura
convenzionate.
Che cosa
possono fare le Associazioni e le
Organizzazioni sociali a tutela del
diritto fondamentale alla salute dei
malati non autosufficienti?
-
intervenire
nei confronti dell’Assessore regionale
alla sanità e del Direttore generale
perché sia approvata con urgenza una
circolare che precisi gli obblighi
delle case di cura convenzionate con
il Servizio sanitario nazionale nei
confronti dei pazienti anziani malati
e non autosufficienti inviati da altre
strutture sanitarie regionali;
-
chiedere
ai Sindaci e agli Enti gestori
socio-assistenziali di predisporre una
nota informativa, su carta intestata,
da diffondere attraverso i propri
servizi, in modo che i cittadini siano
correttamente informati sui diritti
dei loro congiunti malati cronici non
autosufficienti. A titolo di esempio
unisco i due provvedimenti approvati
dai Sindaci e dagli Enti gestori dei
servizi socio-assistenziali Cisa12 di
Nichelino e Cisap di
Collegno-Grugliasco: come potete
notare si tratta semplicemente di un
richiamo alle norme vigenti, la cui
conoscenza, tuttavia, può
letteralmente salvare la vita delle
persone, se pensiamo alle recenti
tragedie di omicidio-suicidio. Tutte
potevano essere evitate se i familiari
avessero ricevuto informazioni
corrette sulle prestazioni sanitarie e
socio-sanitarie a cui avevano diritto
i loro cari.
-
sollecitare
l’attuazione del Regolamento della
legge regionale 10/2010 per garantire
prioritariamente il diritto alle
prestazioni domiciliari, quando sono
praticabili, compreso il
riconoscimento di un contributo
forfettario – a carico dell’Asl – per
far fronte ai maggiori costi che
comporta l’accudimento di un familiare
24 ore su 24.
-
chiedere
la soppressione della richiesta
dell’Isee dalla valutazione sociale,
richiesta per la valutazione della
condizione di non autosufficienza: il
diritto all’accesso alle prestazioni
sanitarie e socio-sanitarie non
possono essere condizionate dalla
situazione economica. È una violazione
delle norme vigenti e una
discriminazione intollerabile tra
malati cronici autosufficienti e
malati cronici non autosufficienti.
Resto a
disposizione per ulteriori eventuali
approfondimenti e in attesa di conoscere
le vostre iniziative al riguardo.
Cordiali
saluti.
Maria
Grazia Breda
Fondazione promozione sociale onlus
Comunicato
stampa del Gruppo Senza Sede sul
piano di cronicità.
La
Giunta della Regione Piemonte il 12 marzo
u.s. ha presentato il “Piano cronicità
” senza però specificare, a nostro
avviso, le pesanti ricadute a sfavore dei
malati cronici non autosufficienti,
dirottati dal settore sanitario al settore
socio-sanitario (in fase di istituzione),
con il rischio di creare discriminazioni
contrarie alla legge 833/1978 ed ai
principi costituzionali. Il Gruppo senza
Sede concorda e riporta in breve i punti
che la Fondazione Promozione sociale di
Torino ha evidenziato affinché il
Consiglio regionale, prima di prendere
decisioni, organizzi una consultazione con
le organizzazioni che operano nel settore
sanitario. Nel piano non si trova traccia
di come vengano presi in carico da parte
della sanità (Asl) i malati cronici non
autosufficienti nel rispetto dei Lea.
Persone che non hanno prestazioni
domiciliari, non frequentano centri
diurni, non hanno posti letto
convenzionati in Rsa. Sono già 30mila in
Piemonte in lista d’attesa senza tempi
certi di risposta. Si sperava che, dopo il
piano di rientro, la Giunta regionale
fosse attenta alle cure domiciliari ma con
il piano di cronicità pare che l’obiettivo
sia approvare una legge di riforma
socio-sanitaria per togliere il diritto
esigibile alle cure sanitarie e
socio-sanitarie ai malati cronici non
autosufficienti. Tutti : minori, adulti,
anziani con qualunque patologia e
disabilità. Le Asl potranno scaricare ai
Comuni/Enti gestori dei servizi socio
assistenziali le competenze dei malati
cronici non autosufficienti. Alle Asl
resterà la responsabilità sulla parte
clinica mentre gli Enti gestori avranno un
ruolo attivo diretto nella presa in carico
dei pazienti cronici, specie di quelli con
una maggior fragilità. Da notare che nel
testo non viene usata la definizione
“malato cronico non autosufficiente” ma
“fragile”. Non più la condizione di
malato, che gli garantirebbe il diritto
soggettivo ed esigibile alle cure
socio-sanitarie, ma “persona socialmente
fragile” per la quale va evitata la
medicalizzazione, nonostante si sia in
presenza di malati complessi e non
autosufficienti. Quindi perdita del
diritto soggettivo ed esigibile alla cura.
In sintesi, il piano per la cronicità
trasferisce la competenza dei malati
cronici non autosufficienti ai medici di
medicina generale, che probabilmente
percepiranno una erogazione economica
aggiuntiva per sobbarcarsi la cura di
malati sempre più complessi che l’ospedale
(mediante il tutor) dimetterà sempre
prima. Si scaricherà sulla maggioranza dei
malati e dei loro familiari il peso degli
oneri delle cure socio-sanitarie, senza le
quali il malato non può sopravvivere. Si
decide che il 3% di quelli più gravosi e
complessi sono “a perdere”, li lasciamo al
loro destino con le loro famiglie, con
pesanti ripercussioni per le donne, quali
principali accuditori ed impoverendo i
nuclei familiari. La Regione Piemonte
dovrà decidere se proseguire sulla scelta
dell’eugenetica sociale o promuovere una
politica sanitaria pubblica inclusiva, in
cui tutti i malati acuti e cronici,
autosufficienti e non, abbiano diritto
alle cure di cui hanno necessità e secondo
le loro esigenze. Questo dipenderà anche
dal ruolo che ciascuno vorrà assumere per
orientare le scelte politiche di chi
amministra.
Trino, aprile
2018
Associazione culturale
Gruppo senza Sede
*****
Uniamo
copia della delibera 17-6647/2018
sull’Ipab di Trino.
All’articolo
2 “Scopo”, in violazione alla legge, non
è più prevista la destinazione ai
poveri.
Molto allarmanti le proposte della
Giunta regionale del Piemonte sulla
cronicità - integrazione
-
Egr. Presidenti del Consiglio e
della Giunta della Regione Piemonte
-
Egr. Assessori alla sanità e alle
politiche sociali della Regione
Piemonte
-
Egr. Presidente e Componenti della
Commissione sanità e assistenza del
Consiglio regionale del Piemonte
-
Egr. Difensore civico della Regione
Piemonte
-
Egr. Presidenti e Direttori degli
Enti gestori delle attività
socio-assistenziali
-
Egr. Segretario regionale Sindacati
dei pensionati Cgil, Cisl e Uil
-
Egr. Presidenti associazioni tutela
delle persone deboli
La
Giunta regionale ha presentato il Piano
cronicità il 12 marzo u.s., ma non sono
state illustrate a nostro avviso, le
pesanti ricadute per i malati cronici
non autosufficienti dirottati dal
settore sanitario all’istituendo
“settore socio-sanitario”.
Uniamo un
contributo al percorso istituzionale
avviato che integra la nota inviata il
6 marzo u.s.
Nel
restare a disposizione per approfondire
e/o incontri, si inviano cordiali
saluti.
Maria
Grazia Breda
****
-
Egr. Segreterie dei Sindacati dei
Pensionati Cgil, Cisl e Uil di
Torino
-
Associazioni
Oggetto:
Omicidio di una anziana malata di
Alzheimer e suicidio del suo
compagno: un’altra tragedia causata
dal non riconoscimento delle
indifferibili esigenze sanitarie e
socio-sanitarie degli infermi non
autosufficienti e dalla colpevole
omissione delle informazioni sui
loro diritti?
Numerosi
quotidiani del 10 marzo u.s. (si
vedano “La Stampa”, “La Repubblica”, “Il
Corriere della Sera - Cronaca di Torino)
hanno riportato l’ennesima tragedia
d’omicidio/suicidio; solo due giorni
prima, purtroppo, si era verificato un
altro caso. Entrambe le tragedie hanno
coinvolto malati di Alzheimer e i loro
familiari/accuditori. Da ricordare
inoltre l’omicidio/suicidio di una
persona con disabilità grave, in
provincia di Novara, nonché le numerose
e continue violazioni della legge
accertate dai Nas, di cui ricordiamo la
struttura “La Consolata” di Borgo d’Ale
(Vercelli). I ricoverati – tutti
con gravissime disabilità fisiche e
psichiche - sono stati oggetto di
terribili sevizie da parte degli
operatori, senza che finora la Giunta
regionale e le Asl abbiano fornito
informazioni in merito ai provvedimenti
assunti per impedire il ripetersi di
tali violenze. Al contrario,
lascia esterrefatti apprendere che sia
stata subito rinnovata la convenzione,
con la Società “Sereni Orizzonti”
gestore della struttura (si uniscono due
articoli pubblicati su “Prospettive
assistenziali” rispettivamente numeri
198 e 200).
Le tragedie non sono fatti
personali, ma il frutto di un percorso
culturale, politico e amministrativo in
atto da tempo, che punta a scaricare la
cura dei malati cronici non
autosufficienti con i
relativi oneri economici e
psicologici sui loro familiari che,
volutamente, non sono informati dalle
istituzioni (Regione, Asl, Comuni ed
Ente gestori dei servizi
socio-assistenziali) sui diritti
esigibili previsti dalle norme vigenti.
Le famiglie in primo luogo ignorano
quasi sempre gli aiuti che potrebbero
derivare dalle prestazioni sanitarie
e socio-sanitarie garantite dal
Servizio sanitario nazionale e dai Lea,
Livelli essenziali di assistenza
socio-sanitarie. Nel caso in cui
riescono a presentare le istanze alle
Asl, superando gli innumerevoli ostacoli
burocratici predisposti per
scoraggiare, l’esito è il
confino in liste d’attesa,
illegittime e crudeli, perché non vi è
mai una risposta certa del momento in
cui si avrà finalmente diritto a quanto
richiesto.
Siamo, come
più volte già denunciato, di fronte ad
una eugenetica sociale, deliberatamente
messa in atto nei confronti di una
popolazione non più in grado i
difendersi autonomamente.
Come spiegare
altrimenti gli oltre 30.000 piemontesi
anziani malati cronici non
autosufficienti e/o con demenza in lista
d’attesa da anni, in violazione del loro
diritto alle cure sanitarie e
socio-sanitarie previsto dalla normativa
vigente?
Per l’ennesima volta ripetiamo
che:
-
in base all’articolo 2 della vigente
legge 833/1978 il Servizio sanitario
deve assicurare
«la diagnosi e la cura degli
eventi morbosi quali ne siano le
cause, la fenomenologia e la
durata»;
-
ai sensi dell’articolo 1 della stessa
legge 833/1978, il Servizio sanitario
è tenuto ad operare «senza distinzione di
condizioni individuali o sociali e
secondo modalità che assicurino
l’eguaglianza dei cittadini nei
confronti del Servizio» sanitario;
-
nel documento del 6 luglio 2015
l’Ordine dei Medici di Torino e
Provincia ha evidenziato che
«gli anziani malati cronici non
autosufficienti e le persone
affette da demenza senile sono
soggetti colpiti da gravi
patologie che hanno avuto come
esito la devastante compromissione
della loro autosufficienza e
pertanto
hanno in tutti i casi esigenze
sanitarie e socio-sanitarie
indifferibili
in relazione ai loro quadri
clinici e patologici»;
-
l’articolo 23 della Costituzione
stabilisce che
«nessuna prestazione personale o
patrimoniale può essere imposta se
non in base alla legge»
e che mai il Parlamento ha approvato
norme per assegnare ai congiunti degli
infermi compiti attribuiti al Servizio
sanitario dalla citata legge 833/1978
e dall’articolo 54 della n. 289/2002
concernente i Lea, Livelli essenziali
delle prestazioni sanitarie e
socio-sanitarie.
Ci sono
responsabilità politiche nelle tragedie,
che sono annunciate e sono prevedibili,
come quella dell’anziana malata di
Alzheimer e del suo compagno.
Tutti dovrebbero
riflettere, Sindacato e Associazioni
comprese, sulle conseguenze della
presentazione del ricorso al Consiglio
di Stato da parte della Giunta regionale
contro l’ottima sentenza del Tar del
Piemonte n. 156/2015 sul diritto alle
prestazioni domiciliari.
La Giunta
regionale ha inviato un messaggio
nefasto alle famiglie che accudiscono
volontariamente un congiunto malato
cronico e non autosufficiente, specie se
con demenza: si sono sentite
abbandonate, tradite dalle istituzioni
che volutamente hanno scelto di non
riconoscere il valore, anche economico,
del loro ruolo di accuditori e
dell’importanza delle prestazioni
socio-sanitarie che assicurano nelle 24
ore, senza le quali il malato dovrebbe
essere ricoverato con oneri di gran
lunga maggiori per il Servizio
sanitario.
Il messaggio
della Giunta regionale è stato
chiarissimo: i familiari non hanno
diritto nemmeno al parziale rimborso
delle spese vive sostenute, nonostante
il loro più che lodevole impegno
consenta alla Regione Piemonte risparmi
economici considerevoli, come è
dimostrato dall’esempio più volte citato
dell’Asl T03, che nelle lettere del 21
aprile 2015 e dell’8 agosto 2016 ha
affermato di non poter disporre per
ciascuno dei due infermi non
autosufficienti di euro 700-800 al mese
per il parziale rimborso delle spese
vive sostenute per le cure domiciliari,
ma di disporre di 1.500 euro al mese per
il loro ricovero in una Rsa, Residenza
sanitaria assistenziale. Da notare che
la legge della Regione Piemonte n.
10/2010 prevede l’erogazione di
contributi economici da parte delle Asl
per sostenere le prestazioni
domiciliari.
Sindacato e
Associazioni dovrebbero adoperarsi
perché le famiglie dei malati anziani
non autosufficienti e/o con demenza
ricevano le informazioni corrette sui
loro diritti e siano aiutate ad
esercitarli con il loro sostegno. Le
famiglie devono sapere che i loro
congiunti hanno diritto – come tutti gli
altri malati – alle cure sanitarie
gratuite e senza limiti di durata,
nonché a quelle necessarie, se non
autosufficienti, previste dai Lea,
Livelli essenziali di assistenza
socio-sanitaria, pur con una
compartecipazione in base all’Isee.
Sindacato e
Associazioni dovrebbero
intervenire nei confronti delle
istituzioni perché siano modificati quei
provvedimenti che hanno previsto
impedimenti per l’accesso alle
prestazioni e contribuiscono al
mantenimento delle illegittime liste di
attesa.
Bisogna
contrastare la scelta di eugenetica
sociale messa in atto dalla Giunta
regionale che, secondo l’enciclopedia
Treccani “presuppone
un’eliminazione sistematica,
programmata di essere umani, nella
maggior parte dei casi motivata da
ragioni e pressioni di origine
economicista (etica utilitarista)”.
Sindacato e Associazioni
dovrebbero predisporre informazioni
scritte per i loro iscritti e
associati sulle norme vigenti che
assicurano a detti infermi diritti
pienamente e, se necessario,
immediatamente esigibili, sull’esempio
positivo delle allegate informative del
Cisa e del Cisa12 nonché dall’unito
dépliant del Consiglio dei seniores del
Comune di Torino.
Chi tace o non interviene
è complice di quanto succede.
Siamo a disposizione per ogni
collaborazione.
Cordiali saluti
Maria Grazia Breda, Andrea
Ciattaglia, Giuseppe D'Angelo e
Francesco Santanera
-
Ancora sevizie e crudeltà su anziani
-
La Regione Piemonte tace sulle
terribili sevizie
-
Nota info su utenti RSA CISAP
-
Anziani volantino accesso alle cure
CISA 12
-
Opuscolo Diritti degli Anziani Malati
Consiglio Seniores
*********
Molto
allarmanti le proposte della
Giunta regionale del Piemonte
sulla cronicità
-
Egr. Presidenti del Consiglio e
della Giunta della Regione Piemonte
-
Egr. Assessori alla sanità e alle
politiche sociali della Regione
Piemonte
-
Egr. Presidente e Componenti della
Commissione sanità e assistenza del
Consiglio regionale del Piemonte
-
Egr. Difensore civico della Regione
Piemonte
-
Egr. Presidenti e Direttori degli
Enti gestori delle attività
socio-assistenziali
-
Egr. Segretario regionale Sindacati
dei pensionati Cgil, Cisl e Uil
-
Egr. Presidenti associazioni tutela
delle persone deboli
Uniamo
il documento “Molto
allarmanti le proposte della
Giunta regionale del Piemonte
sulla cronicità” e
confidiamo vivamente nella non creazione
di assetti che, contrariamente a quanto
previsto dalla legge 833/1978, creano
discriminazioni non ammesse anche dalla
nostra Costituzione.
Riteniamo altresì che il Consiglio
regionale, prima di assumere decisioni
in merito alle proposte della Giunta,
dovrebbe organizzare una consultazione
delle organizzazioni di base che operano
nel settore sanitario, consultazione che
non dovrebbe aver luogo online.
Restiamo
a disposizione e porgiamo cordiali
saluti.
Maria Grazia
Breda e
Andrea Ciattaglia
***
Informativa
sui diritti Sanitari e Socio
Sanitari dei Consorzi di Nichelino
e Collegno/Grugliasco.
I Consorzi
dei servizi socio-assistenziali di
Nichelino e di Collegno/Grugliasco hanno
pubblicato sui loro siti (in evidenza e
in posizione fissa) l'allegata
"informativa sui diritti sanitari e
socio-sanitari degli utenti".
Inoltre,
distribuiscono queste "informative"
anche agli utenti che si presentano
presso le loro sedi per questioni
socio-sanitarie.
Si
tratta di un riepilogo agile e utile per
gli utenti delle norme che tutelano la
continuità delle cure sanitarie e
socio-sanitarie degli anziani malati
cronici non autosufficienti, da proporre
magari anche and altri Enti e Consorzi.
-
Informazioni per utenti diritti RSA e
CISAP
-
Volantino accesso alle cure per gli
Anziani
-
Nota informativa per utenti Diritti RSA
e CISAP
*********
La
Fondazione promozione sociale onlus e il
Csa - Coordinamento sanità e assistenza
partecipano, con l'intervento di Andrea
Ciattaglia, all'incontro
pubblico "Anziani cronici non
autosufficienti e disabili gravi:
continuano le dimissioni selvagge dagli
ospedali; sempre più difficile e costoso
trovare posti in Rsa; insignificanti le
cure a casa per i pazienti gravi"
(locandina allegata).
L'incontro
si terrà sabato 24 febbraio dalle
9,30 alle 13 a MILANO
in via Garibaldi 27 presso CAM
Garibaldi (Metropolitana linea
2 verde - fermata Lanza).
Verranno
illustrati casi concreti di
riconoscimento di diritti
sanitari e socio-sanitari negati e i
contenuti del ricorso
presentato contro i nuovi Livelli
essenziali di assistenza sanitaria e
socio-sanitarie. Sarà
possibile, a margine dell'incontro, fare
presente i propri casi personali e
intraprendere con la Fondazione promozione
sociale onlus e le associazioni presenti
iniziative per il riconoscimento
dei diritti sanitari e socio-sanitari
di anziani malati cronici non
autosufficienti e persone con disabilità
intellettiva e/o autismo
e limitata o nulla autonomia.
Siete
tutti invitati all'incontro e a...far
girare la voce.
Cordiali
saluti.
Maria
Grazia Breda
Presidente
della Fondazione promozione sociale
onlus
Lettera
alla Regione Piemonte
-
Egr. Assessore alla sanità
-
Egr. Assessore alle politiche
sociali
-
Egr. Direttore alla sanità
-
Egr. Direttore politiche sociali
-
Egr. Direttori generali, sanitari e
amministrativi delle Asl
-
Egr. Difensore civico della Regione
Piemonte
REGIONE PIEMONTE
Prendiamo atto del fatto che, con la
lettera prot. 14.110.20
7/2015C/A1400, finalmente la Direzione
sanitaria della Giunta regionale del
Piemonte dà piena applicazione della Dgr
72/2004 per assicurare la continuità
terapeutica e socio-sanitaria agli
anziani malati cronici non
autosufficienti ricoverati in ospedale,
a condizione che sia stata «superata
la fase acuta».
Tuttavia, contrariamente a quanto
affermato nella sopracitata
lettera, il percorso della Dgr
72/2004 non è stato interrotto dalla Dgr
85/2013, né poteva esserlo, perché la
continuità terapeutica è assicurata
dall’articolo 2 della legge 833/1978.
Infatti l’allora Direttore generale
della Sanità, Sergio Morgagni, il 4
marzo 2014 nella lettera indirizzata al
Direttore generale dell’AslTo1 (prot.
5081/DB 20.00 classif. 14.999), ricorda
«come
la Regione Piemonte garantisca ai
cittadini il cosiddetto percorso di
continuità assistenziale attraverso
la presa in carico del paziente da
parte delle Aziende sanitarie locali
di residenza dell’assistito e degli
Enti gestori delle funzioni
socio-assistenziali competenti».
Tale principio, sancito da
provvedimenti amministrativi della
Giunta regionale, ad iniziare dalla
delibera della Giunta regionale n.
72-14420 del 20 dicembre 2004,
attuative di quanto previsto dal
decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri 29 novembre 2001 in
tema di livelli essenziali di
assistenza, sia dalla delibera del
Consiglio regionale n. 167-14087 che
ha approvato il Piano
socio-sanitario regionale 2012-2015,
trova la propria concretizzazione
nella gamma di interventi,
prevalentemente ricompresi nell’area
dell’integrazione socio-sanitaria,
previsti per garantire al paziente,
laddove necessario, la possibilità
di proseguire e completare le cure.
Ciò premesso, appare evidente che il
compito di “governare il percorso di
continuità assistenziale” sia in
capo all’Asl competente per
territorio e non ai parenti dei
pazienti ovvero alla struttura di
ricovero che costituisce una delle
tappe di tale percorso».
Pertanto, se è vero che il percorso di
continuità terapeutica a carico totale
del Servizio sanitario nazionale è di 60
giorni, questi possono/devono essere
prorogati fino a quando l’Asl di
residenza non assicura la prosecuzione
delle cure socio-sanitarie. Come
previsto nella stessa Dgr 72/2004, «il
percorso al termine della durata
prevista, ove necessita, potrà
trovare continuità attraverso
l’utilizzo di altre risposte
socio-sanitarie appropriate quali:
cure domiciliari in lungo
assistenza, interventi economici a
sostegno della domiciliarità,
semi-residenzialità, residenzialità».
Si ricorda che l’Allegato 1 della Dgr
45/2012 al punto 4.2 precisa che il
Direttore sanitario è responsabile «del
raccordo con le Aziende sanitarie
regionali e con le relative
strutture afferenti alla rete del
percorso di continuità assistenziale
di cui alla Dgr 72/2004».
Ciò premesso, il diritto soggettivo alle
cure sanitarie e socio-sanitarie degli
anziani malati cronici non
autosufficienti deve essere garantito
tutto l’anno e per questo chiediamo al
Difensore civico regionale di
intervenire perché sia garantito il
diritto alle cure senza limiti di durata
(articolo 2, legge 833/1978) anche dopo
il termine del 31 marzo 2018 indicato
dalla Direzione sanità regionale.
L’affollamento dei pronto soccorsi è
noto da tempo e non solo in occasione
dell’influenza, perché la riduzione dei
posti letto ospedalieri non è stata
accompagnata dal potenziamento dei
servizi territoriali socio-sanitari
previsti dai Lea, in particolare
l’attuazione de