Invito a partecipare:
1.
MARTEDI’ 11 DICEMBRE 2018
COMUNE DI TORINO
ore 15,30-17,30
presentazione del testo:
“Abbandonati dalla sanità piemontese”
(Programma)
2.
GIOVEDI 13 DICEMBRE 2018
PRESIDIO DAVANTI ALL’ASL Torino
Via San Secondo 29, TORINO
A PARTIRE DALLE ORE 8,00 FINO ALLE ORE 11,00
(Volantino)
La non autosufficienza può colpire
ciascuno di noi all’improvviso; partecipare è
difendere i diritti di tutti i malati non
autosufficienti, ma anche i nostri.
Passate parola: e-mail, Facebook, siti
internet, WhatsApp……
Nota
informativa in merito al ddl della Giunta Regionale
Presidio 13
dicembre a Torino
Per dare "voce" alle sofferenze dei familiari
e dei malati anziani non autosufficienti,
conseguenti alla negazione del diritto alle cure
sanitarie e socio-sanitarie, abbiamo previsto una
nuova iniziativa/presidio davanti all'Asl-To di via
San Secondo 29 a Torino, giovedì 13 dicembre a
partire dalle ore 8,00 fino alle 11,00.
Unisco il testo del
volantino (che peraltro stiamo distribuendo
ovunque in occasione dei festeggiamenti per i 40
anni della riforma del Servizio sanitario nazionale)
e il
preavviso del presidio.
Sarebbe molto
importante che anche le singole associazioni:
- inviassero una
lettera/mail a sostegno delle richieste
contenute nel volantino; la lettera è da indirizzare
al Consiglio Comunale e alla Giunta della Città di
Torino, nonchè al Direttore generale dell'Asl Città
di Torino;
- per chi può,
sarebbe importante la presenza al presidio anche con
cartelli o insegne dell'associazione.
Vi ringrazio per
l'attenzione e confido in una Vostra azione di
sostegno nelle modalità che riterrete più opportune
e anche nella diffusione dell'informazione.
Cari saluti.
Maria Grazia
Breda
P.S. Informo che la
Fondazione Promozione sociale ha stampato il testo:
“30.000
malati non autosufficienti in lista d’attesa da anni
- Abbandonati dalla Sanità piemontese - Malati di
Alzheimer o altre demenze, con esiti da incidenti o
malattie croniche invalidanti gravissime”.
L’obiettivo è raccontare,
attraverso storie vere, il calvario dei malati non
autosufficienti e delle loro famiglie e, allo stesso
tempo, segnalare le azioni che la Regione potrebbe
sin da ora mettere in campo per garantire il loro
diritto alle prestazioni domiciliari e residenziali.
Sono altresì presenti informazioni utili e proposte
per promuovere una politica che tuteli i malati non
autosufficienti. Il volume
è a disposizione gratuita, ma sono gradite
donazioni
volontarie a sostegno della divulgazione. Il volume
può essere inviato via posta, oppure ritirato (anche
in più copie) in
via Artisti 36 – Torino
(tel. 011 8124469, mattino ore 9-12,30; pomeriggio
su appuntamento).
Comunicato
Stampa sull'istituzione del Fondo Regionale
Socio-sanitario.
La
Giunta di Centro Sinistra della Regione Piemonte sta
portando un attacco frontale al diritto alle cure
sanitarie a lungo termine delle persone con
disabilità/malati cronici non autosufficienti ed
anche alle persone con patologie psichiatriche. La
proposta di legge del 18 aprile 2018, che fa capo
agli assessori Antonio Saitta ed Augusto Ferrari, di
cui le Associazioni sono venute a conoscenza a fine
giugno, ha come oggetto : “Istituzione del Fondo
regionale Socio-Sanitario”. Il testo fa
riflettere sul tentativo di costruire un settore
socio-sanitario in violazione delle leggi nazionali
vigenti, staccato da quello sanitario che pone in
atto il rischio di non garantire l’accesso alle
prestazioni di tutti i cittadini e di abolire la
legge 10/2010 : “Servizi domiciliari alle persone
non autosufficienti” . La delibera 36/7056 del
14 giugno 2018 investe il settore
socio-assistenziale del “riparto e verifica della
spesa del fondo regionale per la gestione del
sistema integrato dei servizi e degli interventi
sociali e socio sanitari” . La proposta di legge
crea il settore socio-sanitario per le prestazioni
Lea che oggi rientrano a pieno titolo negli obblighi
di intervento del settore sanitario, per cui le Asl
possono attualmente attingere agli oltre 8 miliardi
del bilancio sanitario regionale. Domani, con
l’istituzione del Fondo socio-sanitario regionale,
per i malati cronici, i disabili ed i malati di
Alzheimer, ci saranno solo le risorse che la Giunta
regionale, in modo arbitrario, deciderà di
trasferire al Fondo socio-sanitario regionale.
Significa la perdita del diritto esigibile ai Lea
(Livelli essenziali di assistenza) e la
legittimazione delle liste di attesa, salvo attivare
ricorsi sulla base delle norme nazionali (art.1 e 2
legge 833/1978 ed art. 54 legge 289/2002). Si nega
la grave carenza di salute nei malati
cronici/persone con disabilità non autosufficienti,
per poter operare il loro slittamento all’assistenza
sociale, senza tenere in considerazione gli allarmi
da tempo lanciati dall’Ordine dei Medici di Torino e
Provincia, dalle principali organizzazioni di
Geriatri piemontesi e dal Difensore civico regionale
nella sua relazione per il 2017. L’accesso alle
prestazioni Lea diventeranno vincolate : a) alla
disponibilità di risorse che le istituzioni
sceglieranno di mettere nel Fondo, indipendentemente
dall’entità del fabbisogno ; b) alla valutazione
sociale (ipocrisia : sarà una valutazione
prevalentemente economica) dei malati/persone
disabili, in violazione della legge 833/1978 si
autorizzerebbero le Asl a decidere se ed in quale
entità erogare le prestazioni. Si cancellerebbe la
legge regionale 10/2010 e quindi il diritto
prioritario alle prestazioni domiciliari (più
vantaggiose economicamente rispetto al ricovero) e
l’articolo della legge 1/2004 della Regione Piemonte
che obbligava la stessa a mantenere i finanziamenti
ai Comuni. In definitiva, se venisse approvata
l’istituzione del Fondo socio-sanitario, sarebbe un
arretramento dannoso rispetto ai diritti stabiliti
dalle vigenti leggi. Le Associazioni del CSA
(Coordinamento Sanità e Assistenza fra i movimenti
di base) hanno formalmente richiesto di respingere
qualunque proposta di legge della Giunta regionale
che non sia garante della continuità terapeutica nel
rispetto degli articoli 1 e 2 della legge 833/1978 e
del diritto esigibile alle prestazioni
socio-sanitarie Lea, art. 54 legge 289/2002.
Numerosi Comuni piemontesi sensibili a dette
delicate problematiche, hanno sostenuto le
Associazioni presentando mozioni in Consiglio
comunale per chiedere alla Regione di non approvare
norme a sfavore delle fasce più deboli. Anche la
Giunta del Comune di Trino, presa visione della
dettagliata documentazione fornita da Nicola Bruno
del Gruppo senza Sede, nella seduta consigliare di
lunedì 12 novembre 2018 ha approvato il testo, con i
voti unanimi dei Consiglieri di maggioranza. Il
verbale della seduta sarà trasmesso alla Regione
Piemonte per la tutela delle leggi vigenti, contro
l’istituzione del Fondo suddetto.
I
Consiglieri di opposizione (di centro sinistra)
Balocco-Demichelis-Ferrarotti-Portinaro si sono
astenuti dal voto.
Trino, novembre
2018
Associazione culturale
Gruppo senza Sede
INCONTRO
26 ottobre - Torino
AIUTIAMO GLI
ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI A NON FARSI INGANNARE
DALLE FALSE NOTIZIE IN SANITÀ”
Cosa possiamo fare se
l’ospedale o la casa di cura vogliono dimetterli.
Come si ottiene il ricovero in Rsa. Che cosa
garantiscono l’Asl e il medico di medicina generale
al domicilio. A cosa serve l’Isee.
TORINO,
via S. Marino 10 -
TEATRO dell’IRV
(Istituto
di riposo per la vecchiaia - g.c.)
VENERDÌ 26 ottobre 2018
Ore 15,30 - 17,30
*************
Ordine
del giorno su Fondo non Autosufficienza
In
allegato una bozza di ordine del giorno (con
allegati anche gli ordini del giorno approvati dai
Comuni di Nichelino e Candiolo-To, Dronero-Cn).
Si riferisce
all'ipotesi - concreta, già confermata dalla Regione
- di istituzione di un Fondo per la non
autosufficienza in Piemonte. Come ben sai, questo
equivarrebbe a togliere il diritto esigibile alle
persone non autosufficienti agli interventi sanitari
e socio-sanitari. In allegato il testo-bozza della
Giunta (l'ultimo aggiornamento che abbiamo è del 18
aprile) e uno schema esplicativo di come potrebbe
diventare il sistema.
I Comuni sopra citati hanno approvato Ordini del
giorno contrari alla istituzione di un Fondo (che
oltretutto renderebbe incerte le risorse destinate
dalla Regione ai Comuni stessi).
Schema FS -
Bozza fondo socio sanitario regionale -
Ordine del giorno Comune di Nichelino -
Ordine del giorno Comune di Dronero -
Ordine del giorno Comune di Candiolo -
Si unisce l’invito al
Convegno promosso dall’Ordine
dei Medici di Torino, in collaborazione con il Cipes:
“L’ASSISTENZA SANITARIA PER I MALATI
CRONICI IN PIEMONTE
COME RAGGIUNGERE GLI STANDARD DEI
PAESI AVANZATI?”
2 OTTOBRE 2018, (15,30/20,30)
–
Villa Raby,
Corso Francia 8, Torino
(previsti crediti ECM)
Segreteria organizzativa:
OMCeO Torino - tel. 011-5815103-104 -
corsi@omceo.to.it
Cordiali saluti
Maria Grazia Breda
COMUNICATO STAMPA
LISTE D’ATTESA? NESSUNA
INIZIATIVA PER I MALATI NON AUTOSUFFICIENTI IN LISTA
D’ATTESA PER ASSEGNI DI CURA E POSTI LETTO IN RSA
SONO PIU’ DI TRENTAMILA
(e il dato è fermo al 2012), MA PER IL PRESIDENTE
CHIAMPARINO E L’ASSESSORE SAITTA NON CONTANO COME
CITTADINI PERCHÉ NON VOTANO? MA I LORO FAMILIARI,
AMICI E CONOSCENTI SÍ E ANCHE I VOLONTARI DELLE
ASSOCIAZIONI DI TUTELA.
IL PRESIDENTE CHIAMPARINO E L’ASSESSORE SAITTA
RIPETONO IL MANTRA DELL’INTERVENTO – PIÚ CHE
AUSPICABILE – SULLE LISTE D’ATTESA PER LE VISITE E
GLI ESAMI AMBULATORIALI, MA NON FANNO NULLA PER
GARANTIRE AI MALATI NON AUTOSUFFICIENTI, COMPRESI I
MALATI DI ALZHEIMER, ASSEGNI DI CURA PER POTER
ESSERE CURATI A CASA E QUOTE SANITARIE PER PAGARE
METÀ DELLA RETTA IN UNA STRUTTURA SOCIO-SANITARIA
CONVENZIONATA CON L’ASL.
INVIATE AL PRESIDENTE CHIAMPARINO LE TESTIMONIANZE
DI DIECI CASI SIMBOLO DEI DRAMMATICI EFFETTI DELLE
POLITICHE DELLA SUA GIUNTA SULLE FAMIGLIE
PIEMONTESI.
Gli annunci di questi giorni sulla riduzione delle
liste d’attesa da parte della Giunta della Regione
Piemonte non avranno alcuna ricaduta sulla
condizione di almeno 30mila malati – e relative
famiglie – esclusi dalla presa in carico da parte
delle Asl del Piemonte (avevano richiesto e
continuano a richiedere cure sanitarie a casa o la
quota sanitaria del ricovero in Rsa, il 50% della
retta totale).
La previsione, nella sua drammaticità è facile: non
una riga del «Programma regionale per il governo
dei tempi di attesa delle prestazioni di
specialistica ambulatoriale per il triennio
2017-2019» (provvedimenti che si inseguono
almeno dalla fine del 2016, con frequenti annunci di
soluzione del problema) prevede qualche iniziativa
per i malati non autosufficienti e per la riduzione
delle liste di attesa in cui sono confinati, una
crudeltà sia per i loro che per i loro congiunti,
sia perché le loro esigenze non possono aspettare,
sia perché non hanno mai una data certa per essere
presi in carico.
Nella
delibera sugli obiettivi di produzione dei Direttori
generali (a cui è legato fino al 20%
del loro stipendio) non una parola riguarda le liste
d'attesa per prestazioni socio-sanitarie e la non
autosufficienza. Col paradossale effetto che, a
causa delle decisioni della Giunta regionale, i
Direttori generali che si occuperanno della presa in
carico di malati non autosufficienti – se non altro
per limitare l’intasamento degli ospedali – staranno
rubando tempo, risorse, operatori... agli obiettivi
(altri) che determineranno l'ammontare del loro
stipendio.
Le liste d'attesa non sono tutte uguali.
Quelle per gli esami e le visite diagnostiche, cioè
quelle di cui parla l’Assessore Saitta, hanno:
1)
tempi certi (lunghi quanto si vuole
in alcuni casi, ma certi). E in ogni caso, dietro
prescrizione del medico di medicina generale il
paziente può avere sempre una visita urgente
(prestazione erogata entro 24 ore), oppure urgente
differibile (prestazione erogata entro 7 giorni
dalla richiesta). Se ancora non dovesse essere
sufficiente, l’accesso al Pronto soccorso è libero e
lì i medici possono valutare le esigenze
diagnostiche e terapeutiche del paziente;
2) riguardano nella quasi totalità dei casi
persone autosufficienti che dal
momento della prenotazione della visita al momento
dell'effettuazione della stessa proseguono a vivere
la loro vita normale.
Nel caso delle liste d'attesa per le persone malate
non autosufficienti si tratta di una negazione di
cura sanitaria salvavita (non della posticipazione
di un accertamento). Infatti:
1) il tempo che intercorre tra la domanda e
l'effettiva erogazione delle prestazioni (cure
domiciliari o ricovero in Rsa)
non è certo e possono passare anche
anni per l’effettiva erogazione del servizio, che la
legge riconosce invece come diritto esigibile;
2) il paziente che attende la prestazione è
malatissimo (Alzheimer, demenza senile, esiti di
patologie acute che lasciano invalidità
permanenti,…), tanto da essere
non autosufficiente, cioè da non
poter provvedere a sé per le necessità della vita
quotidiana (mangiare, bere, vestirsi, lavarsi, molto
spesso anche comunicare e deambulare). Si tratta di
pazienti che, lasciati senza prestazioni, muoiono
nel giro di pochi giorni in condizioni inumane.
Se il paziente non viene portato presso i Pronti
soccorsi (dove non può essere rifiutato ma
certamente non fa una “gita di salute”) tutto il
carico delle cure di cui necessita 24 ore su 24 si
scarica sulle famiglie.
Quali sono le conseguenze di questo sistema? Costi
più alti per la sanità, cure non appropriate per i
malati non autosufficienti.
Le denunce circostanziate sono rimaste lettera
morta, ma la situazione non è stata risolta e la
Giunta delle Regione Piemonte ignora il problema.
Senza interventi concreti per l’assicurazione delle
cure sanitarie stabilite per legge ai malati non
autosufficienti, la Regione continuerà ad avere
Pronti soccorso e ospedali che non troveranno sfogo
per questi casi sul territorio, a gestire male la
spesa sanitaria (con alte ed evitabili spese per i
ricoveri in ospedale e in casa di cura), a vessare
centinaia di migliaia di cittadini piemontesi
“schiacciati” non dalla malattia dei loro cari, ma
dalla negazione delle cure ai loro cari.
10 storie che rappresentano i 30mila in lista
d’attesa da anni, dimenticati ancora una volta dalla
Regione Piemonte.
Per rendere ancora più evidente nella sua
concretezza la questione, dal 31 luglio al 10 agosto
2018 la Fondazione promozione sociale onlus ha
consegnato al Presidente della Giunta regionale del
Piemonte, Sergio Chiamparino, 10 storie tipo, scelte
tra i casi che in quei giorni ci hanno inviato
richieste scritte di aiuto per affrontare i bisogni
di cura di un loro congiunto malato anziano e non
più autosufficiente.
Dieci storie tra le circa mille che riceviamo
all’anno, per metterlo a conoscenza degli effetti
devastanti che hanno avuto le scelte della Giunta
regionale del Piemonte in questi anni per migliaia
di anziani malati non autosufficienti, cittadini
piemontesi, e per le loro famiglie.
Tre richieste urgenti al Presidente della Regione
Sergio Chiamparino e alla Giunta della
Regione Piemonte.
Abbiamo da tempo inviato tre richieste urgenti che
riportiamo nel documento allegato; tre iniziative
sulle cure domiciliari, l’abbattimento delle liste
di attesa e la garanzia della continuità terapeutica
che potrebbero cambiare la situazione dei 30mila
piemontesi in lista d’attesa e delle loro famiglie:
ciascun malato ha non meno di 4 persone intorno;
stiamo parlando di 120mila piemontesi
abbandonati dalla Regione Piemonte da anni e che non
sanno neppure quando e se avranno risposta alle loro
richieste. «Una situazione non degna di
un paese civile».
Malati non autosufficienti. Chi sono?
Quando trattiamo di
malati non autosufficienti, bisogna avere chiaro che
la situazione del paziente è clinicamente drammatica
(si tratta di pazienti così malati da non poter più
nemmeno essere autonomi) e la necessità di
prestazioni è «indifferibile» (termine
confermato dal Consiglio dell’Ordine dei Medici di
Torino e Provincia nei documenti del 6 luglio 2015 e
del 21 marzo 2016), cioè, come è intuibile anche a
buon senso, «non rinviabile». Inoltre le
leggi 833/1978 (istituzione del Servizio sanitario
nazionale) e 289/2002 (Livelli essenziali delle
prestazioni sanitarie e socio-sanitarie)
stabiliscono che non si possa lasciare senza
l'intervento del Servizio sanitario nazionale il
malato non autosufficiente, a meno di non venire
meno alle leggi stesse, cosa che la Regione Piemonte
sta facendo con 30mila suoi cittadini.
Non «fragili», ma «malati»
I Geriatri Piemontesi si sono riuniti il 17 aprile
2018 per discutere il documento “Linee di indirizzo
regionali 2018-2019 per il recepimento del Piano
nazionale cronicità”, nel quale hanno definito
accuratamente chi è il paziente cosiddetto «fragile»
(termine a nostro avviso fuorviante, che non rende
la situazione dei malati non autosufficienti). Molto
spesso la fragilità viene confinata nel campo
dell’assistenza sociale, degli interventi
discrezionali da parte degli enti, della
beneficenza… Il documento dei Geriatri, del quale
riportiamo uno stralcio, ma che è stato pubblicato
integralmente sulla rivista “Prospettive
assistenziali” n. 202, 2018 ed è disponibile sul
sito
www.fondazionepromozionesociale.it.
L’incontro dei Geriatri è avvenuto sotto la
presidenza del Prof. Gian Carlo Isaia e con la
partecipazione e il sostegno delle Sezioni regionali
di Sigg - Società italiana di gerontologia e
geriatria, Aip – Associazione italiana di
psicogeriatria, Sigot - Società italiana di
geriatria ospedale e territorio, Age - Associazione
geriatri extraospedalieri.
Dal documento:
«Con
il termine di “anziano fragile” si intende
solitamente identificare un soggetto di età avanzata
o molto avanzata, affetto da multiple patologie
croniche (e quindi in trattamento con molti
farmaci), clinicamente instabile, frequentemente
disabile (ossia con perdite funzionali e, quindi,
parzialmente o completamente non autosufficiente),
nel quale spesso coesistono problematiche
psico-cognitive (es., depressione, demenza) e di
tipo socio-economico (es. povertà, solitudine, rete
amicale/familiare talora carente).
Il paziente anziano
fragile e non autosufficiente ha una elevata
necessità di:
- prestazioni
sanitarie (farmaci, esami, ricoveri in ospedale) per
la presenza di problematiche cliniche che spesso
producono scompensi a cascata, e che necessitano di
ricoveri ospedalieri ripetuti;
- prestazioni
socio-sanitarie, quali contributi economici alle
famiglie per la gestione a domicilio, il ricovero in
Rsa - Residenza sanitaria assistenziale o l’accesso
ai centri diurni, prestazioni che sono parte
integrante del processo di cura e che necessitano di
risorse economiche dedicate;
- una rete integrata di servizi sanitari e sociali
in grado di attivarsi in modo puntuale e rapido non
appena insorgano problematiche socio-sanitarie e di
garantire
INVITO
Invito ad essere presenti ad uno
dei due appuntamenti che propongo:
per chi può al pomeriggio:
-
LUNEDÌ 10 SETTEMBRE 2018 ORARIO
16,30-18,00
OPPURE
per chi può al mattino
-
MARTEDÌ 18 SETTEMBRE 2018,
ORARIO 10-13
C/O LA FONDAZIONE PROMOZIONE SOCIALE ONLUS, VIA
ARTISTI 36 – TORINO, TEL. 011-812.44.69
L’incontro ha lo scopo di:
-
capire le conseguenze del Piano
cronicità approvato dal Consiglio
regionale. Abbiamo ottenuto la ristesura del
paragrafo sul settore socio-sanitario, ma è
rimasto il pericolo dell'istituzione del settore
socio-sanitario con l’attribuzione di un fondo
separato per chi non è autosufficiente. Finiti i
soldi finite le prestazioni. E’ quanto risulta
nella bozza predisposta il 18 aprile 2018 dagli
Assessori Saitta e Ferrari.
Si può ancora intervenire, per questo è
importante unire le forze e
-
individuare quali iniziative,
ciascuno di noi e in modo unitario, si possono
mettere in campo per inviare il nostro
messaggio alla Giunta e al Consiglio regionale,
in particolare da parte delle associazioni
che operano nelle Province piemontesi. In
più occasioni i Consiglieri regionali di
Alessandria, Cuneo, Vercelli e Novara hanno
sostenuto che “E’ solo Torino che chiede
assegni di cura, prestazioni domiciliari per le
persone con disabilità, posti convenzionati in
Rsa, Gruppi appartamento e comunità alloggio.
Nelle altre province le famiglie non chiedono e
le associazioni collaborano con le istituzioni”.
Sappiamo che non è vero, perché riceviamo
segnalazioni e richieste di aiuto da tutto il
Piemonte, ma è evidente che è necessario
-
far emergere i bisogni dei territori
per i malati anziani non autosufficienti (con
demenza, Alzheimer, Parkinson) e per le persone
con disabilità intellettiva e autismo con
limitata o nulla autonomia: tutti hanno esigenza
di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie
garantite dai Lea dalle norme nazionali, che la
Giunta vuole passare dalla competenza della
sanità (diritti esigibili) a quello
dell’assistenza, dove l’accesso è condizionato
dall’Isee per ridurre la platea degli aventi
diritto e metterti in lista d’attesa, senza mai
tempi certi di risposta, perché le risorse sono
decise in modo discrezionale dagli Enti gestori
dei servizi socio-assistenziali, mentre per i
Lea, la sentenza n. 275/2016 della Corte
costituzionale ha ribadito che «La natura
fondamentale del diritto (…) impone alla
discrezionalità del legislatore un limite
invalicabile nel “rispetto di un nucleo
indefettibile di garanzie per gli interessati”».
Infatti le lettere raccomandate a/r inviate per
chiedere le prestazioni socio-sanitarie Lea
ottengono sempre risposte positive. Per questo è
necessario
-
rafforzare la richiesta che sia
mantenuto in capo alla sanità l’obbligo di
garantire le prestazioni socio-sanitarie Lea
e quindi anche la realizzazione e
finanziamento dei relativi servizi (centri
diurni, gruppi appartamento, comunità alloggio,
Rsa), con priorità a investire sulle prestazioni
domiciliari compreso l’erogazione di assegni di
cura e contributi a sostegno dei maggiori oneri
per garantire il mantenimento al domicilio.
A settembre il Consiglio regionale avvierà l’esame
del disegno di legge della Giunta e per questo è
urgente incontrarci e attivare iniziative unitarie.
TRE PROPOSTE operative e immediate:
-
aderire al “Manifesto
per ‘Prendersi cura delle persone non
autosufficienti’. Verso una alleanza per la
tutela della non autosufficienza”.
Come potete vedere è un primo esempio di alleanza
tra più organizzazioni, che promuove le istanze da
noi condivise per cui abbiamo volentieri accettato
di essere tra i promotori.
Per aderire inviare la mail a:
segreteria@bottegadelpossibile.it
-
partecipare alla presentazione del
Manifesto,
che avrà luogo venerdì 21
settembre 2018 (mattino), presso la
Sala Viglione del Consiglio regionale del
Piemonte (via Alfieri 15, Torino), allo scopo di
coinvolgere già il Consiglio regionale e altre
organizzazioni.
Per iscriversi (obbligatorio) inviare mail
a:
segreteria@bottegadelpossibile.it
-
raccogliere le richieste di aiuto
che ricevete (o avete ricevuto nei mesi scorsi)
per iscritto o trascrivere quelle ricevute per
telefono, le lettere raccomandate inviate agli
Enti e le risposte insoddisfacenti ricevute.
Possono essere raccolte anche le risposte Uvg /
Umvd in cui si rinvia alla lista di attesa,
oppure le fatture che si pagano per la Rsa o gli
stipendi per le badanti/assistenti familiari.
L’obiettivo è trasformarle in un Libro
bianco che esprima i bisogni di ogni
territorio raccolti da ogni organizzazione: il
Libro bianco potrà essere presentato
in Consiglio regionale con una conferenza stampa
a metà ottobre e alle Istituzioni locali per
sollecitarle a intervenire nei confronti della
Regione Piemonte, in particolare i Sindaci che
sono eletti dai cittadini.
Ogni altra proposta sarà preziosa e utile, ma
È IMPORTANTE PARLARNE INSIEME E PER QUESTO CONFIDO
NELLA VOSTRA PRESENZA A UNO DEI DUE APPUNTAMENTI.
Ricordo che sono più di 30.000 le persone
malate e/o con disabilità non autosufficienti in
lista d’attesa da anni, a causa anche del piano di
rientro oggi concluso. E’ ora di dire basta!
Meritano rispetto e certezza del diritto ad avere
le prestazioni indispensabili per vivere con dignità
e senza costringere i loro nuclei familiari a
sopportare pesi insostenibili da soli sia sul piano
umano, sia su quello economico.
Tutti dovremmo ricordare la frase di M.L. King “Può
darsi che non siate responsabili per la situazione
in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate
nulla per cambiarla”.
Cordiali saluti
Maria Grazia Breda
Per chi non
può essere presente ma è interessato
a collaborare è possibile inviare una mail con le
sue proposte e ci accordiamo telefonicamente.
Articoli da scaricare
Regione Piemonte: laboratorio nazionale per
l'attacco al diritto alle cure di malati e persone
con disabilità non autosufficienti
Malati non autosufficienti, parola ai geriatri: non
fragili, ma persone con esigenze sanitarie elevate
Richiesta
ritiro proposta DDL per l'istituzione del FONDO
SOCIO-SANITARIO REGIONALE
-
Si inoltra
l’importante
nota inviata dalla CPD
alla Regione Piemonte.
SI CONFIDA CHE SEGUANO ALTRE VOSTRE e-MAIL
PER FERMARE LA FUORISCIUTA DALLA SANITA’ E DAI
DIRITTI PREVISTI DAI LEA DEGLI ANZIANI MALATI
CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI, COMPRESI I MALATI
DI ALZHEIMER, E DELLE PERSONE CON DISABLITA
INTELLETTIVA E AUTISMO;
-
Si allega
altresì l’importante
Ordine del giorno
approvato all’unanimità dal Consiglio comunale
di Nichelino.
SI AUSPICA CHE NEI
VOSTRI TERRITORI POSSIATE SOLLECITARE SINDACI E
PRESIDENTI DEI CONSIGLI COMUNALI AL FINE DI
APPROVARE ANALOGHI PROVVEDIMENTI
Richiesta
alla Regione Piemonte di ritiro della proposta di
DDL per l'istituzione del Fondo socio-sanitario
regionale
É con grande amarezza e altrettanta incredulità e
inquietudine, che abbiamo letto la proposta di legge
predisposta dalle Direzioni Sanità e Coesione
sociale della Regione Piemonte – che fanno capo agli
Assessori Antonio Saitta e Augusto Ferrari - che
porta la data del 18 aprile 2018, avente come
oggetto "Istituzione del Fondo regionale
socio-sanitario”.
Alcuni Consiglieri regionali si sono adoperati per
assicurarci che si tratta di un testo non approvato
in Giunta, già superato; ma il testo c’è ed è in
circolazione e, in ogni caso, conferma purtroppo i
nostri timori, così come erano stati anticipati nei
due documenti già a vostre mani inviati in data 6 e
20 marzo in relazione alla proposta del Piano per la
cronicità, di cui la sopracitata proposta di legge è
parte integrante così come indicato nella Fase 3.2
del Piano cronicità “Integrazione socio-sanitaria”.
A smentire le rassicurazioni dei Consiglieri
regionali è intervenuta la delibera 36-7056 del 14
giugno 2018 (pubblicata sul Bollettino ufficiale
della Regione il 5 luglio) che modifica le
competenze di alcuni settori della Direzione
“Coesione sociale” e nell’allegato della quale si
investe il settore Socio-assistenziale
(l’assessorato guidato da Ferrari) del «riparto
e verifica della spesa del fondo regionale per la
gestione del sistema integrato dei servizi e degli
interventi sociali e socio-sanitari». Un fondo
che naturalmente ancora non c’è, ma viene già citato
nelle delibere della Giunta regionale, al di là
delle smentite dei Consiglieri di maggioranza.
Il testo della proposta di legge, peggiore di quanto
si potesse immaginare, è comunque utile perché
esplicita in modo chiaro qual è il disegno
politico della Giunta Chiamparino nei riguardi dei
malati cronici/persone con disabilità non
autosufficienti: non lascia spazio né a speranze di
cambiamento, né a dubbi sulle conseguenze nefaste
per migliaia di persone non autosufficienti, nella
disgraziata ipotesi che il Consiglio regionale
volesse farlo proprio.
Anche chi si ostina a credere che comunque si va
nella direzione di garantire il diritto alle
prestazioni Lea per i malati non autosufficienti
(così verrà “venduto” il provvedimento da chi punta
alla sua approvazione), se non è in malafede o
ottuso e completamente ignorante in materia
giuridica, stavolta non può sostenere il falso. Si
provi a confutare le osservazioni che uniamo di
seguito; magari fossimo smentiti, ma non a parole,
bensì da un nuovo provvedimento che si richiami,
come dovrebbe essere, al quadro normativo nazionale
nel rispetto della gerarchia delle fonti.
Come motivato nelle osservazioni allegate, la
proposta di legge è una iniziativa che:
-
crea il settore socio-sanitario, per le
prestazioni socio-sanitarie Lea, che oggi
rientrano a pieno titolo negli obblighi di
intervento del settore sanitario, per cui le Asl
possono attingere agli 8 miliardi e più del
bilancio sanitario regionale; domani, con
l’istituzione del Fondo socio-sanitario
regionale, per i malati cronici e le persone
con disabilità non autosufficienti, compresi i
malati di Alzheimer, ci saranno solo le risorse
che la Giunta regionale, in modo arbitrario,
deciderà di trasferire al fondo socio-sanitario
regionale; per una parte degli utenti significa
la perdita del diritto esigibile alle
prestazioni socio-sanitarie Lea e la
legittimazione delle liste d’attesa, salvo
attivare ricorsi sulla base delle norme
nazionali (e cioè appellandosi agli articoli 1 e
2 della legge 833/1978 e all’art. 54 della legge
289/2002, per i Lea);
-
nega la grave carenza di salute del malato
cronico/persona con disabilità non
autosufficiente per poter operare il loro
slittamento all'assistenza sociale, senza tenere
in alcuna considerazione i contributi inviati
dall’Ordine dei Medici di Torino e Provincia,
dalle principali organizzazioni di Geriatri del
Piemonte, dal Difensore civico regionale come
richiamato nella sua relazione per l’anno 2017,
intervenuti per richiamare la necessità di
garantire le prestazioni socio-sanitarie Lea in
ambito sanitario per garantire la continuità
terapeutica;
-
prevede l’accesso alle prestazioni Lea sulla
base delle norme previste in assistenza che
pertanto saranno vincolate: a) alla
disponibilità di risorse che le istituzioni
sceglieranno di mettere nel fondo,
indipendentemente dall’entità del fabbisogno; b)
alla valutazione sociale (ipocrisia: sarà una
valutazione prevalentemente economica!) degli
utenti malati/persone con disabilità; in
sostanza non viene rispettato l’articolo 1 della
legge 833/1978 e si autorizzano le Asl ad
operare illegittimamente in merito alla decisone
se erogare la prestazione Lea, quando e in quale
entità;
-
cancella, contro ogni buon senso, la legge
regionale 10/2010 e, quindi, il diritto
prioritario alle prestazioni domiciliari di gran
lunga preferita dai malati e dalle persone con
disabilità e dai loro congiunti (e più
vantaggiosa sotto il profilo economico rispetto
al ricovero), e l’articolo della legge 1/2004
della Regione Piemonte che obbligava la Regione
a mantenere il finanziamento ai Comuni almeno
sulla base della spesa storica.
Conseguenze
La negazione delle cure sanitarie e socio-sanitarie
indifferibili per i malati cronici e le persone con
disabilità non autosufficienti, pena il venir meno
della loro stessa sopravvivenza, porterà all’aumento
della loro emarginazione con l’impoverimento dei
loro nuclei familiari, che dovranno sostenere oneri
di cura gravosi e, spesso, per tali ragioni, non
appropriate alle loro esigenze e comunque in netta
violazione dell’articolo 23 della Costituzione.
Lo scopo è evidente: ridurre ancor più la platea
degli utenti del Servizio sanitario regionale e
ridurre di conseguenza i fondi della sanità da
destinare ai malati/persone con disabilità non
autosufficienti.
Va detto senza riserve: siamo all’eugenetica
sociale, cioè al procedimento di selezione tra i
malati che devono essere curati dal Servizio
sanitario nazionale e quelli che non ne sono degni,
perché inguaribili, anche se sempre curabili.
La Giunta Chiamparino, Reschigna, Saitta e Ferrari
ha scelto di governare con le delibere approvate
dalla Giunta Cota di centrodestra (che aveva
contestato quando era minoranza)- e ha
deliberatamente scelto di ricorrere al Consiglio di
Stato per annullare le positive sentenze del Tar del
Piemonte, che avevano annullato i provvedimenti
approvati dalla precedente amministrazione regionale
e ripristinato il diritto soggettivo ed esigibile
alle prestazioni socio-sanitarie Lea, che il
Servizio sanitario nazionale è obbligato a garantire
ai sensi delle norme vigenti (articolo 54, legge
289/2002).
Non contenta di avere annullato gli «assegni di
cura» per i malati anziani non autosufficienti
che riducevano i ricoveri ed i relativi maggiori
oneri a carico delle Asl e incentivavano le cure
domiciliari e di avere ridotto drasticamente
l’accesso al ricovero convenzionato in Rsa non
attivando quote convenzionate, con l’approvazione
della Dgr 18/2015, che stabilisce un tetto di spesa
(incostituzionale trattandosi di prestazioni Lea),
la Giunta Chiamparino ha proseguito nel suo disegno
di emarginazione con l’approvazione della Dgr
34/2016 che ha modificato i parametri sociali delle
Unità valutative, con l’introduzione del calcolo
dell’Isee, ovvero della situazione economica,
criterio assolutamente illegittimo in ambito
sanitario.
L’anticostituzionale istituzione del settore
socio-sanitario separato dalla sanità - previsto
dal Piano per la cronicità - e del conseguente
fondo socio-sanitario, che ha lo scopo di ridurre le
risorse messe a disposizione dalla sanità per i
malati non autosufficienti, completa il disegno
politico che è volto a legittimare i comportamenti
illegittimi di questi anni (una lista d’attesa di
oltre 30mila persone malate/con disabilità non
autosufficienti, dato risalente al 13 aprile 2013,
mai aggiornato nonostante le richieste ufficiali
alla Regione e alle Asl del Piemonte).
Come ricorda la Corte dei Conti, 4 miliardi e mezzo
di euro sono stati destinati ad usi diversi da
quello sanitario e non restituiti in Piemonte; il
piano di rientro è stato un pretesto per avviare
l’abbandono da parte della sanità dei malati
cronici/persone con disabilità non autosufficienti;
infatti, tale piano si è concluso, ma la Giunta
Chiamparino non ha abrogato le delibere che hanno
creato ingiuste e illegittime liste d’attesa; anzi,
con la proposta di istituire un settore
socio-sanitario separato punta a comportamenti
ancora più emarginanti e punitivi nei confronti dei
malati/persone con disabilità non autosufficienti
di qualunque età e dei loro congiunti.
Tutto questo accade perché i nostri appelli,
allarmi, solleciti, denunce circostanziate sono
finora caduti nel vuoto e nell’indifferenza
generale, anche delle Chiese, delle Organizzazioni
sindacali, delle Associazioni.
E’ prevalso l’interesse particolare, la difesa dei
propri tornaconti (convenzioni, progetti,
contributi) a scapito del bene comune e della difesa
del diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie di
chi non è neppure in grado di difendersi a causa
della gravità delle sue condizioni di malattia o
disabilità.
Come la storia insegna, chi finge di non vedere è
complice del sistema, sia che si tratti dello
sterminio attuato dai nazisti con la soluzione
Action T4 nei confronti di persone con
disabilità e malati psichiatrici, sia che si tratti
di ricoveri in pensioni abusive lager, sia di fronte
a omicidi-suicidi di malati anziani dementi e non
autosufficienti o di persone con disabilità
intellettiva/autismo con gravi limitazioni
dell’autonomia.
Siamo ancora in tempo per intervenire e chiedere
alla Giunta e al Consiglio regionale di cambiare
politica.
Al Consiglio regionale chiediamo di respingere
qualunque proposta di legge della Giunta regionale,
che non sia garante della continuità terapeutica
nel rispetto degli articoli 1 e 2 della legge
833/1978 e del diritto esigibile alle prestazioni
socio-sanitarie Lea per i malati cronici/persone con
disabilità non autosufficienti (articolo 54, legge
289/2002).
Le nostre motivazioni sono riportate nel documento
che segue.
Restiamo a disposizione e inviamo cordiali saluti.
p. Csa
(Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti
di base), Andrea Ciattaglia
p. Fondazione
promozione sociale onlus, Maria Grazia Breda
Osservazioni PDL FRSS Fondo Reg Sanitario CSA FPS
Fondo regionale Socio Sanitario Bozza
Piano
cronicità della Regione Piemonte - RICHIESTA
- Presidente Consiglio regionale del Piemonte
- Presidente e Componenti IV Commissione Consiglio
regionale del Piemonte
- Presidente della Giunta regionale del Piemonte
- Assessori alla sanità e alle politiche sociali
della Regione Piemonte
E p.c.
- Anci
- Assessore alle politiche sociali Comune di Torino
- Associazioni disabilità Piemonte
- Organizzazioni sindacali
- Gestori privati e cooperative sociali
Lo scrivente Coordinamento, già firmatario della
richiesta di audizione presso la IV Commissione in
merito alla bozza di Piano cronicità della Regione
Piemonte, in seguito alla audizione di lunedì 14
maggio, delle osservazioni e delle criticità
sollevate in quella sede, insieme alla richiesta di
convocare un tavolo ad hoc per la definizione dei
percorsi di presa in carico socio sanitaria
regionali delle persone con
disabilità/autismo/anziani malati non
autosufficienti,
richiede, prima che la IV
Commissione del Consiglio regionale licenzi il testo
della bozza di Piano cronicità per l’Aula del
Consiglio regionale, di avere un riscontro formale
sulle istanze sollevate. In particolare:
-
sullo stralcio della parte di presa in carico
socio-sanitaria per le succitate persone non
autosufficienti dalla bozza di Piano cronicità
all’esame della IV Commissione;
-
sull’applicazione della legge 10/2010 della
Regione Piemonte “Servizi domiciliari per
persone non autosufficienti” e sulla necessaria
predisposizione di un regolamento attuativo
della legge stessa;
-
sulla questione del ruolo delle Umvd (Unità
multidimensionali di valutazione della
disabilità) e delle Uvg (Unità di valutazione
geriatrica), in relazione alla più generale e
fondamentale questione della continuità
terapeutica ospedale/territorio.
Lo scrivente Csa ritiene questo il conseguente
passaggio per richiedere alla Commissione
consigliare di assicurare che il provvedimento che
verrà licenziato per l’Aula del Consiglio regionale
non sia lesivo dei Lea – e che quindi venga
modificato rispetto al testo attuale – e che il
successivo percorso per l’ambito delle prestazioni
socio-sanitarie sia condiviso in un tavolo ad hoc
con le associazioni e i gestori.
Cordiali saluti.
p. Csa, Maria
Grazia Breda
**
Diffondiamo
l'articolo pubblicato su Superando.it "Bene
la sospensione di quel Piano regionale della
Cronicità" che evidenzia la strategia che
sottostà al provvedimento oggetto delle nostre
comuni osservazioni e richieste. Una proposta «mirante
a spostare la cronicità e l’autosufficienza dalle
competenze della Sanità a quelle del Sistema
Socio-Assistenziale, il che
metterebbe di fatto le famiglie di fronte
all’obbligo di farsi carico in toto dell’assistenza
al familiare non autosufficiente, non prevedendo
diritti soggettivi esigibili, ma interessi
legittimi, sempre condizionati dalla situazione
economica del richiedente e dalle risorse
disponibili e alle priorità dell’Ente».
C'è però una
importante precisazione da fare
rispetto all'iter del Piano cronicità, che purtroppo
prosegue rapidamente. Tale situazione richiede, se
necessario, ancora più intervento da parte di tutti.
La IV Commissione del
Consiglio regionale, infatti, non ha sospeso
il Piano cronicità, ma ha semplicemente
rinviato la discussione sullo stesso dalla seduta di
lunedì 14 - nella quale sono state audite le
associazioni - alla successiva seduta di
oggi. Vedete infatti il Piano cronicità
riportato nell'ordine
del giorno della seduta di oggi che alleghiamo.
Forse la trattazione non riuscirà ad essere conclusa
nella seduta di oggi e sarà rinviata ulteriormente a
quella di lunedì 21 maggio.
Riteniamo necessario, per
rafforzare il nostro comune messaggio e perché le
nostre audizioni non cadano nel vuoto, inviare ai
destinatari della precedente lettera di richiesta di
audizione,
la richiesta che alleghiamo.
Ci pare il conseguente
passaggio – dopo l’esposizione delle nostre
serissime preoccupazioni e allarmi sulla bozza di
Piano cronicità – per richiedere alla Commissione
consigliare di assicurare che il provvedimento che
verrà licenziato per l’Aula del Consiglio regionale
non sia lesivo dei Lea – e che quindi venga
modificato rispetto al testo attuale – e che il
percorso per l’ambito delle prestazioni
socio-sanitarie sia condiviso in un tavolo ad hoc
con le associazioni e i gestori.
Grazie se vorrete condividere
e rilanciare l’appello. Attendiamo vostre.
COMUNICATO
STAMPA DEL GRUPPO SENZA SEDE.
In
questo periodo un po’ frenetico di formazione del
nuovo governo e di campagne elettorali, non si
devono fermare le battaglie per difendere i diritti
dei più deboli. Un grande impegno sociale delle
Amministrazioni, che ovviamente sanno di doversi
impegnare in prima persona, non solo demandando ad
Enti ed Associazioni di natura ecclesiastica il
compito di elargizioni filantropiche. Il Gruppo
senza Sede impegnato da oltre 11 anni nel servizio
di informazione e sostegno ai cittadini meno
fortunati, condivide le posizioni delle oltre 20
Associazioni piemontesi, tra le numerosissime attive
sul territorio, che hanno recentemente chiesto
un’audizione in Consiglio regionale con la IV
Commissione, coinvolgendo anche ANCI, Assessorati
alle Politiche sociali ed Organizzazioni sindacali
delle città piemontesi più sensibili alle
problematiche sociali, oltre agli Enti preposti a
quelle specifiche della disabilità. L’audizione ha
lo scopo di segnalare la preoccupazione per i gravi
contenuti riscontrati nella delibera della Giunta
piemontese per l’attuazione del “piano per le
cronicità”, laddove viene avanzata la proposta di
istituire il settore socio-sanitario per la
cronicità e per tutte le persone con “fragilità”. Le
suddette Associazioni firmatarie, rammentato che non
risultano leggi nazionali che abbiano istituito il
settore socio-sanitario. In presenza di disabilità e
limitata autonomia, risulta chiara la carenza di
“salute” per cui il settore della sanità ha
l’obbligo di garantire sempre le prestazioni
sanitarie e quelle previste dai Lea (Livelli
essenziali di assistenza) contenute nelle leggi
nazionali, per assicurare quelle cure
socio-sanitarie fondamentali per la sopravvivenza di
coloro che dipendono dall’aiuto di altri per le
funzioni fondamentali della vita quotidiana. Da
tempo l’Organizzazione mondiale della Sanità ha
evidenziato che le cure sanitarie non sono più
finalizzate all’esclusiva guarigione bensì al
mantenimento più a lungo possibile di buoni livelli
di autonomia, anche se ridotti. Ne consegue che
l’aggravarsi delle condizioni che determinano la non
autosufficienza richiedono che la presa in carico
della diagnosi e della cura rimanga unitamente in
capo al settore della Sanità, anche quando riguarda
le prestazioni domiciliari ed i progetti
individualizzati, i centri diurni, le strutture
residenziali socio-sanitarie, le comunità alloggio,
devono operare in continuità terapeutica con i
Servizi sanitari del territorio di riferimento che,
in base alle leggi 833/1978 ed ai Lea, art. 54 legge
289/2002, hanno l’obbligo di garantire la titolarità
e la responsabilità delle cure sanitarie e
socio-sanitarie. Per questi ed altri motivi
(attuazione della legge 112/2016 – “dopo di noi” – e
conclusioni sulle riflessioni avviate con il tavolo
per l’autismo, inspiegabilmente sospeso sine die),
si chiede al Presidente del Consiglio regionale di
farsi garante nei confronti della Giunta circa la
partecipazione delle Associazioni, peraltro prevista
dallo Statuto regionale.
Il
testo integrale del documento e l’elenco delle
Associazioni firmatarie sono su :
fondazionepromozionesociale.it – grupposenzasede.it
Trino, maggio
2018
Associazione culturale
Gruppo senza Sede
Uniamo la
sentenza n. 1010/2018 del Tribunale di Firenze,
a nostro avviso assai importante, e Le segnaliamo
che sul sito del Consiglio regionale del Piemonte al
link diretto:
http://cr.piemonte.it/dwd/organismi/dif_civico/2018/relazione_2017.pdf
è riportata la relazione del Difensore civico che
contiene valutazioni molto significative sulla
questione delle dimissioni da ospedali e da case di
cura di anziani malati cronici non autosufficienti.
Alleghiamo anche
l’articolo “Valido
parere del Direttore dei servizi sociali dell’Ulss
13 del Veneto sul diritto alle cure socio-sanitarie”
pubblicato sul n. 196, 2016 della nostra rivista
“Prospettive assistenziali”.
- Egr. Prof. Stefano
Ojetti, Franco Balzaretti e Fabrizio Fracchia,
Facendo seguito
alle mie e-mail e all’incontro con il Prof. Franco
Balzaretti, segnalo alla Vostra attenzione che, fra
l’indifferenza generale (istituzioni e
organizzazioni sociali), continua ad essere
praticata in misura sempre più massiccia l’eutanasia
da abbandono di una parte assai consistente degli
anziani malati cronici non autosufficienti e delle
persone colpite dalla malattia di Alzheimer o da
altre analoghe forme di demenza senile.
Al riguardo
ritengo di poter affermare che ormai è aperta e
assai praticata la strada dell’eugenetica sociale,
attuata scaricando sui congiunti la responsabilità
delle prestazioni sanitarie ed il loro costo. Al
riguardo allego la nota “Secondo l’Asl Torino 3 gli
anziani sono portatori dell’epidemia di longevità”
(n. 200, 2017).
Altro esempio. Il
personale medico dell’ospedale di Chivasso (Asl
Torino 4) ha deciso che le persone con demenza
senile, al termine della fase acuta, siano
ricoverate presso Rsa per un periodo di 30 giorni
con retta di euro 80,90 a carico del Servizio
sanitario e di euro 51,72 a carico dell’infermo o
dei suoi congiunti. Al termine dei 30 giorni la
retta totale (euro 132,62 al giorno) dovrebbe essere
pagata dall’infermo (evidentemente guarito!) o dai
suoi familiari.
Purtroppo non si
tratta di un caso isolato. Mentre confermo che in
Piemonte sono confinati in crudeli e illegittime
liste di attesa oltre 30mila fra anziani malati
cronici non autosufficienti e persone con demenza
senile, segnalo alcune situazioni allarmanti:
- nelle
case di cura tutti gli infermi, compresi quelli
sopra indicati, “guariscono” alle ore 23,59
dell’ultimo giorno in cui la retta non viene ridotta
dalle Asl;
- vi
sono medici di numerosi ospedali (ad esempio gli
ospedali "Santi Carlo e Paolo" di Milano) e case di
cura (ad esempio "Villa delle Terme" di Firenze) che
dimettono persone con demenza senile terminata la
fase acuta, utilizzando in alcuni casi la formula
“clinicamente stabile dimissibile”, formula ritenuta
valida dal Dott. Panti, Presidente dell’Ordine dei
Medici di Firenze, come risulta dall’allegata nota
pubblicata sul n. 194, 2016 di “Prospettive
assistenziali”;
- vi
sono casi di omicidio/suicidio e maltrattamenti, a
volte vere e proprie sevizie, come viene segnalato
nell’allegata bozza dell’articolo “Disabili e
infermi non autosufficienti: continuano la negazione
delle indifferibili prestazioni socio-sanitarie, gli
omicidi-suicidi ed i maltrattamenti” che, con le
eventuali temute integrazioni, dovrebbe essere
pubblicato sul n. 202 (luglio 2018) di “Prospettive
assistenziali”.
Confidando nel
Vostro aiuto ai nostri concittadini malati cronici
non autosufficienti anche per quanto concerne il
riconoscimento effettivo della priorità delle
prestazioni domiciliari di cui all’allegata
Petizione attualmente all’esame del Parlamento
europeo, ringrazio, resto a disposizione e porgo
cordiali saluti.
Francesco
Santanera
ATTENZIONE
A seguito
della impossibilità per molti di partecipare
è
annullato
l’incontro di
Martedì
8 maggio 2018
La nuova data è
GIOVEDI’ 17 maggio 2018, ore 10-13
c/o Fondazione promozione sociale onlus
Via Artisti 36 - TORINO
info@fondazionepromozionesociale.it
tel. 011-812.44.69
Ricordo che il tema è
il progetto individualizzato nell’ambito delle
prestazioni socio-sanitarie garantite dai Lea
ed è strettamente collegato alle iniziative già
assunte dalla Giunta regionale del Piemonte e,
soprattutto, a quelle che si appresta ad approvare.:
Segnalo che:
-
non è stato garantito finora il necessario
confronto con le associazioni in relazione al
bando per il finanziamento di gruppi
appartamenti e comunità alloggio ai sensi della
legge 112/2016;
-
è stato sospeso
sine die il gruppo di lavoro sulla
revisione degli standard delle strutture
residenziali e semiresidenziali per le persone
con autismo e disabilità intellettiva adulte;
-
nel Piano per le cronicità vi è l’ipotesi di
creazione di un settore socio-sanitario
(prestazioni Lea) separato da quello sanitario,
che avrebbe gravissime ricadute sulla continuità
terapeutica sulla carenza di diritti e di
risorse del Fondo sanitario regionale
-
si stanno elaborando nuovi criteri per le Umvd,
sulla base delle pessime delibere approvate per
gli anziani malati non autosufficienti;
-
sono state proposte applicazioni al ribasso
delle percentuali Lea, in contrasto con la Dgr
51/2003.
Al riguardo si unisce la
lettera predisposta dopo l’incontro avuto con la
Città di Torino (18 aprile u.s.) al quale erano
presenti rappresentanti delle associazioni, dei
gestori privati e delle organizzazioni sindacali.
Finora hanno aderito Angsa Torino, Luce per
l’autismo, Csa-Fondazione, Cpd – Consulta per le
persone in difficoltà, Fish-Anffas.
L’adesione è aperta a tutte le
associazioni che non aderiscono ai Coordinamenti e
condividono le preoccupazioni espresse.
Per quanto riguarda
l’incontro del 17 maggio finora sono stati richiesti
i seguenti approfondimenti:
-
progetti individualizzati per minori: quali sono
le prestazioni e le delibere di riferimento?
come conciliare le prestazioni assicurate a
scuola e quelle necessarie al domicilio (come
richiederle, a quali enti, quale documentazione
presentare, si può scegliere il personale
educativo? Quando è possibile un affido a terzi,
si possono aumentare le ore al domicilio o nel
centro diurno; quali sono i tempi di risposta
dell’Asl/Enti gestori dei servizi
socio-assistenziali? La famiglia può partecipare
alla stesura del progetto?
-
il progetto individualizzato nel percorso per
l’inserimento in un gruppo appartamento: si
possono conciliare le norme Lea con le
disposizioni contenute nella legge 112/2016 e
successivi provvedimenti? (decreto ministeriale
del novembre 2016, Delibere regionali 47/2017,
51/2003 e 42/2002)?
-
la realizzazione di attività esterne come
progetto individualizzato, è previsto dalla
normativa per giovani adulti già inseriti in
comunità socio-sanitaria? Se l’adulto è inserito
in comunità dall’Asl, qual è il ruolo del
tutore/genitore? La cooperativa può dimetterlo
se ritiene di non avere personale adeguato?
-
qual è la situazione Isee/Ise a seconda che si
tratti di persona con disabilità minore o
adulto? Quali sono le ipotesi delle Giunta
regionale?
L’incontro si propone di entrare nei
singoli casi allo scopo di segnalare come
comportarsi alla luce delle esperienze fin qui
maturate; ha altresì l’obiettivo di valutare insieme
le possibili iniziative da assumere nel caso che le
prestazioni richieste siano respinte dagli Enti
locali, specialmente nel caso siano approvate norme
che – pur in modo illegittimo – siano finalizzate a
ridurre i diritti.
È stato invitato il Dott.
Mauro Perino per la sua
esperienza di Direttore del Consorzio
socio-assistenziale Cisap di Collegno e Grugliasco
(che terminerà il 31 maggio 2018) e perché
Consigliere della Fondazione promozione sociale
onlus.
In attesa di incontrarvi, invio
cordiali saluti.
p. Csa/Fondazione promozione sociale
onlus
Maria Grazia Breda
P.S.
CONSIGLIO VIVAMENTE DI LEGGERE LA RELAZIONE DEL
DIFENSORE CIVICO REGIONALE reperibile anche sul sito
www.fondazionepromozionesociale.it alla sezione
“Documenti”
Segnalazione
inviata in questi giorni, da Csa-Fondazione
promozione sociale onlus, in merito ad una
drammatica violazione dei diritti umani di una
anziana malata non autosufficiente
-
Alle Associazioni di tutela delle persone non
autosufficienti malate croniche e/o con demenza
Egregio
Presidente,
Inoltro la
segnalazione inviata in questi giorni, da
Csa-Fondazione promozione sociale onlus, in merito
ad una drammatica violazione dei diritti umani di
una anziana malata non autosufficiente.
Immaginate di
arrivare alla Casa di cura dove è stata trasferita
al mattino vostra madre, malata cronica non più
autosufficiente e non più lucida.
Siete già provati per
i giorni convulsi della malattia e del decorso
ospedaliero, da conciliare con le necessità di
continuare a lavorare e a gestire la famiglia. Siete
ansiosi di sapere come sta, di parlare con i medici,
capire quale programma riabilitativo potrà fare. Non
immaginate di certo che vostra madre, da ore ormai
nella struttura, non sia ancora stata ricoverata e
tanto meno vi aspettate di dover firmare impegni di
spesa per un ricovero disposto dall'ospedale e non
da voi. Men che meno vi aspettate di dovervi
spiegare e giustificare con un Carabiniere. Ma
soprattutto non avreste mai immaginato che il
personale sanitario avesse il coraggio di mettere
vostra madre malata cronica non autosufficiente di
nuovo sull'ambulanza e rispedirla come un pacco
postale al Pronto Soccorso dell'Ospedale Molinette
di Torino.
Eppure è capitato il
27 marzo 2018 in piena violazione dei diritti umani
fondamentali.
Questa è la sanità
che la Regione Piemonte assicura ai suoi vecchi
malati non autosufficienti, perché l’Assessorato
competente non ha ancora emesso il provvedimento
richiesto da tempo per impedire questi comportamenti
illegittimi delle case di cura convenzionate.
Che cosa possono fare
le Associazioni e le Organizzazioni sociali a tutela
del diritto fondamentale alla salute dei malati non
autosufficienti?
-
intervenire nei
confronti dell’Assessore regionale alla sanità e
del Direttore generale perché sia approvata con
urgenza una circolare che precisi gli obblighi
delle case di cura convenzionate con il Servizio
sanitario nazionale nei confronti dei pazienti
anziani malati e non autosufficienti inviati da
altre strutture sanitarie regionali;
-
chiedere ai
Sindaci e agli Enti gestori socio-assistenziali
di predisporre una nota informativa, su carta
intestata, da diffondere attraverso i propri
servizi, in modo che i cittadini siano
correttamente informati sui diritti dei loro
congiunti malati cronici non autosufficienti. A
titolo di esempio unisco i due provvedimenti
approvati dai Sindaci e dagli Enti gestori dei
servizi socio-assistenziali Cisa12 di Nichelino
e Cisap di Collegno-Grugliasco: come potete
notare si tratta semplicemente di un richiamo
alle norme vigenti, la cui conoscenza, tuttavia,
può letteralmente salvare la vita delle persone,
se pensiamo alle recenti tragedie di
omicidio-suicidio. Tutte potevano essere evitate
se i familiari avessero ricevuto informazioni
corrette sulle prestazioni sanitarie e
socio-sanitarie a cui avevano diritto i loro
cari.
-
sollecitare
l’attuazione del Regolamento della legge
regionale 10/2010 per garantire prioritariamente
il diritto alle prestazioni domiciliari, quando
sono praticabili, compreso il riconoscimento di
un contributo forfettario – a carico dell’Asl –
per far fronte ai maggiori costi che comporta l’accudimento
di un familiare 24 ore su 24.
-
chiedere la
soppressione della richiesta dell’Isee dalla
valutazione sociale, richiesta per la
valutazione della condizione di non
autosufficienza: il diritto all’accesso alle
prestazioni sanitarie e socio-sanitarie non
possono essere condizionate dalla situazione
economica. È una violazione delle norme vigenti
e una discriminazione intollerabile tra malati
cronici autosufficienti e malati cronici non
autosufficienti.
Resto a disposizione
per ulteriori eventuali approfondimenti e in attesa
di conoscere le vostre iniziative al riguardo.
Cordiali saluti.
Maria Grazia
Breda
Fondazione promozione sociale onlus
Comunicato
stampa del Gruppo Senza Sede sul piano di cronicità.
La
Giunta della Regione Piemonte il 12 marzo u.s. ha
presentato il “Piano cronicità ” senza però
specificare, a nostro avviso, le pesanti ricadute a
sfavore dei malati cronici non autosufficienti,
dirottati dal settore sanitario al settore
socio-sanitario (in fase di istituzione), con il
rischio di creare discriminazioni contrarie alla
legge 833/1978 ed ai principi costituzionali. Il
Gruppo senza Sede concorda e riporta in breve i
punti che la Fondazione Promozione sociale di Torino
ha evidenziato affinché il Consiglio regionale,
prima di prendere decisioni, organizzi una
consultazione con le organizzazioni che operano nel
settore sanitario. Nel piano non si trova traccia di
come vengano presi in carico da parte della sanità
(Asl) i malati cronici non autosufficienti nel
rispetto dei Lea. Persone che non hanno prestazioni
domiciliari, non frequentano centri diurni, non
hanno posti letto convenzionati in Rsa. Sono già
30mila in Piemonte in lista d’attesa senza tempi
certi di risposta. Si sperava che, dopo il piano di
rientro, la Giunta regionale fosse attenta alle cure
domiciliari ma con il piano di cronicità pare che
l’obiettivo sia approvare una legge di riforma
socio-sanitaria per togliere il diritto esigibile
alle cure sanitarie e socio-sanitarie ai malati
cronici non autosufficienti. Tutti : minori, adulti,
anziani con qualunque patologia e disabilità. Le Asl
potranno scaricare ai Comuni/Enti gestori dei
servizi socio assistenziali le competenze dei malati
cronici non autosufficienti. Alle Asl resterà la
responsabilità sulla parte clinica mentre gli Enti
gestori avranno un ruolo attivo diretto nella presa
in carico dei pazienti cronici, specie di quelli con
una maggior fragilità. Da notare che nel testo non
viene usata la definizione “malato cronico non
autosufficiente” ma “fragile”. Non più la condizione
di malato, che gli garantirebbe il diritto
soggettivo ed esigibile alle cure socio-sanitarie,
ma “persona socialmente fragile” per la quale va
evitata la medicalizzazione, nonostante si sia in
presenza di malati complessi e non autosufficienti.
Quindi perdita del diritto soggettivo ed esigibile
alla cura. In sintesi, il piano per la cronicità
trasferisce la competenza dei malati cronici non
autosufficienti ai medici di medicina generale, che
probabilmente percepiranno una erogazione economica
aggiuntiva per sobbarcarsi la cura di malati sempre
più complessi che l’ospedale (mediante il tutor)
dimetterà sempre prima. Si scaricherà sulla
maggioranza dei malati e dei loro familiari il peso
degli oneri delle cure socio-sanitarie, senza le
quali il malato non può sopravvivere. Si decide che
il 3% di quelli più gravosi e complessi sono “a
perdere”, li lasciamo al loro destino con le loro
famiglie, con pesanti ripercussioni per le donne,
quali principali accuditori ed impoverendo i nuclei
familiari. La Regione Piemonte dovrà decidere se
proseguire sulla scelta dell’eugenetica sociale o
promuovere una politica sanitaria pubblica
inclusiva, in cui tutti i malati acuti e cronici,
autosufficienti e non, abbiano diritto alle cure di
cui hanno necessità e secondo le loro esigenze.
Questo dipenderà anche dal ruolo che ciascuno vorrà
assumere per orientare le scelte politiche di chi
amministra.
Trino, aprile
2018
Associazione culturale
Gruppo senza Sede
*****
Uniamo
copia della delibera 17-6647/2018 sull’Ipab di Trino.
All’articolo 2
“Scopo”, in violazione alla legge, non è più
prevista la destinazione ai poveri.
Molto allarmanti le proposte della Giunta regionale
del Piemonte sulla cronicità - integrazione
-
Egr. Presidenti del Consiglio e della Giunta
della Regione Piemonte
-
Egr. Assessori alla sanità e alle politiche
sociali della Regione Piemonte
-
Egr. Presidente e Componenti della Commissione
sanità e assistenza del Consiglio regionale del
Piemonte
-
Egr. Difensore civico della Regione Piemonte
-
Egr. Presidenti e Direttori degli Enti gestori
delle attività socio-assistenziali
-
Egr. Segretario regionale Sindacati dei
pensionati Cgil, Cisl e Uil
-
Egr. Presidenti associazioni tutela delle
persone deboli
La Giunta regionale
ha presentato il Piano cronicità il 12 marzo u.s.,
ma non sono state illustrate a nostro avviso, le
pesanti ricadute per i malati cronici non
autosufficienti dirottati dal settore sanitario
all’istituendo “settore socio-sanitario”.
Uniamo un
contributo al percorso istituzionale avviato che
integra la nota inviata il 6 marzo u.s.
Nel restare a
disposizione per approfondire e/o incontri, si
inviano cordiali saluti.
Maria Grazia Breda
****
-
Egr. Segreterie dei Sindacati dei Pensionati
Cgil, Cisl e Uil di Torino
-
Associazioni
Oggetto:
Omicidio di una anziana malata di Alzheimer e
suicidio del suo compagno: un’altra tragedia causata
dal non riconoscimento delle indifferibili esigenze
sanitarie e socio-sanitarie degli infermi non
autosufficienti e dalla colpevole omissione delle
informazioni sui loro diritti?
Numerosi quotidiani del 10
marzo u.s. (si vedano “La Stampa”, “La Repubblica”,
“Il Corriere della Sera - Cronaca di Torino) hanno
riportato l’ennesima tragedia d’omicidio/suicidio;
solo due giorni prima, purtroppo, si era verificato
un altro caso. Entrambe le tragedie hanno coinvolto
malati di Alzheimer e i loro familiari/accuditori.
Da ricordare inoltre l’omicidio/suicidio di una
persona con disabilità grave, in provincia di
Novara, nonché le numerose e continue violazioni
della legge accertate dai Nas, di cui ricordiamo la
struttura “La Consolata” di Borgo d’Ale (Vercelli).
I ricoverati – tutti con gravissime disabilità
fisiche e psichiche - sono stati oggetto di
terribili sevizie da parte degli operatori, senza
che finora la Giunta regionale e le Asl abbiano
fornito informazioni in merito ai provvedimenti
assunti per impedire il ripetersi di tali violenze.
Al contrario, lascia esterrefatti apprendere che sia
stata subito rinnovata la convenzione, con la
Società “Sereni Orizzonti” gestore della struttura
(si uniscono due articoli pubblicati su “Prospettive
assistenziali” rispettivamente numeri 198 e 200).
Le tragedie non sono fatti
personali, ma il frutto di un percorso culturale,
politico e amministrativo in atto da tempo, che
punta a scaricare la cura dei malati cronici non
autosufficienti con i relativi oneri economici e
psicologici sui loro familiari che, volutamente, non
sono informati dalle istituzioni (Regione, Asl,
Comuni ed Ente gestori dei servizi
socio-assistenziali) sui diritti esigibili previsti
dalle norme vigenti. Le famiglie in primo luogo
ignorano quasi sempre gli aiuti che potrebbero
derivare dalle prestazioni sanitarie e
socio-sanitarie garantite dal Servizio sanitario
nazionale e dai Lea, Livelli essenziali di
assistenza socio-sanitarie. Nel caso in cui riescono
a presentare le istanze alle Asl, superando gli
innumerevoli ostacoli burocratici predisposti per
scoraggiare, l’esito è il confino in liste
d’attesa, illegittime e crudeli, perché non vi è mai
una risposta certa del momento in cui si avrà
finalmente diritto a quanto richiesto.
Siamo, come più volte già
denunciato, di fronte ad una eugenetica sociale,
deliberatamente messa in atto nei confronti di una
popolazione non più in grado i difendersi
autonomamente.
Come spiegare altrimenti gli
oltre 30.000 piemontesi anziani malati cronici non
autosufficienti e/o con demenza in lista d’attesa da
anni, in violazione del loro diritto alle cure
sanitarie e socio-sanitarie previsto dalla normativa
vigente?
Per l’ennesima volta ripetiamo
che:
-
in base all’articolo 2 della vigente legge
833/1978 il Servizio sanitario deve assicurare
«la diagnosi e la cura degli eventi morbosi
quali ne siano le cause, la fenomenologia e la
durata»;
-
ai sensi dell’articolo 1 della stessa legge
833/1978, il Servizio sanitario è tenuto ad
operare «senza distinzione di
condizioni individuali o sociali e secondo
modalità che assicurino l’eguaglianza dei
cittadini nei confronti del Servizio»
sanitario;
-
nel documento del 6 luglio 2015 l’Ordine dei
Medici di Torino e Provincia ha evidenziato che
«gli anziani malati cronici non autosufficienti
e le persone affette da demenza senile sono
soggetti colpiti da gravi patologie che hanno
avuto come esito la devastante compromissione
della loro autosufficienza e pertanto
hanno in tutti i casi esigenze sanitarie e
socio-sanitarie indifferibili
in relazione ai loro quadri clinici e
patologici»;
-
l’articolo 23 della Costituzione stabilisce che
«nessuna prestazione personale o patrimoniale
può essere imposta se non in base alla legge»
e che mai il Parlamento ha approvato norme per
assegnare ai congiunti degli infermi compiti
attribuiti al Servizio sanitario dalla citata
legge 833/1978 e dall’articolo 54 della n.
289/2002 concernente i Lea, Livelli essenziali
delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie.
Ci sono responsabilità
politiche nelle tragedie, che sono annunciate e sono
prevedibili, come quella dell’anziana malata di
Alzheimer e del suo compagno.
Tutti dovrebbero riflettere,
Sindacato e Associazioni comprese, sulle conseguenze
della presentazione del ricorso al Consiglio di
Stato da parte della Giunta regionale contro
l’ottima sentenza del Tar del Piemonte n. 156/2015
sul diritto alle prestazioni domiciliari.
La Giunta regionale ha
inviato un messaggio nefasto alle famiglie che
accudiscono volontariamente un congiunto malato
cronico e non autosufficiente, specie se con
demenza: si sono sentite abbandonate, tradite dalle
istituzioni che volutamente hanno scelto di non
riconoscere il valore, anche economico, del loro
ruolo di accuditori e dell’importanza delle
prestazioni socio-sanitarie che assicurano nelle 24
ore, senza le quali il malato dovrebbe essere
ricoverato con oneri di gran lunga maggiori per il
Servizio sanitario.
Il messaggio della Giunta
regionale è stato chiarissimo: i familiari non hanno
diritto nemmeno al parziale rimborso delle spese
vive sostenute, nonostante il loro più che lodevole
impegno consenta alla Regione Piemonte risparmi
economici considerevoli, come è dimostrato
dall’esempio più volte citato dell’Asl T03, che
nelle lettere del 21 aprile 2015 e dell’8 agosto
2016 ha affermato di non poter disporre per ciascuno
dei due infermi non autosufficienti di euro 700-800
al mese per il parziale rimborso delle spese vive
sostenute per le cure domiciliari, ma di disporre di
1.500 euro al mese per il loro ricovero in una Rsa,
Residenza sanitaria assistenziale. Da notare che la
legge della Regione Piemonte n. 10/2010 prevede
l’erogazione di contributi economici da parte delle
Asl per sostenere le prestazioni domiciliari.
Sindacato e Associazioni
dovrebbero adoperarsi perché le famiglie dei malati
anziani non autosufficienti e/o con demenza ricevano
le informazioni corrette sui loro diritti e siano
aiutate ad esercitarli con il loro sostegno. Le
famiglie devono sapere che i loro congiunti hanno
diritto – come tutti gli altri malati – alle cure
sanitarie gratuite e senza limiti di durata, nonché
a quelle necessarie, se non autosufficienti,
previste dai Lea, Livelli essenziali di assistenza
socio-sanitaria, pur con una compartecipazione in
base all’Isee.
Sindacato e Associazioni
dovrebbero intervenire nei confronti delle
istituzioni perché siano modificati quei
provvedimenti che hanno previsto impedimenti per
l’accesso alle prestazioni e contribuiscono al
mantenimento delle illegittime liste di attesa.
Bisogna contrastare la
scelta di eugenetica sociale messa in atto dalla
Giunta regionale che, secondo l’enciclopedia
Treccani “presuppone
un’eliminazione sistematica, programmata di essere
umani, nella maggior parte dei casi motivata da
ragioni e pressioni di origine economicista (etica
utilitarista)”.
Sindacato e Associazioni
dovrebbero predisporre informazioni scritte per i
loro iscritti e associati sulle norme vigenti che
assicurano a detti infermi diritti pienamente e, se
necessario, immediatamente esigibili, sull’esempio
positivo delle allegate informative del Cisa e del
Cisa12 nonché dall’unito dépliant del Consiglio dei
seniores del Comune di Torino.
Chi tace o non interviene è
complice di quanto succede.
Siamo a disposizione per ogni
collaborazione.
Cordiali saluti
Maria Grazia Breda, Andrea
Ciattaglia, Giuseppe D'Angelo e Francesco Santanera
-
Ancora sevizie e crudeltà su anziani
-
La Regione Piemonte tace sulle terribili sevizie
-
Nota info su utenti RSA CISAP
-
Anziani volantino accesso alle cure CISA 12
-
Opuscolo Diritti degli Anziani Malati Consiglio
Seniores
*********
Molto
allarmanti le proposte della Giunta regionale del
Piemonte sulla cronicità
-
Egr. Presidenti del Consiglio e della Giunta
della Regione Piemonte
-
Egr. Assessori alla sanità e alle politiche
sociali della Regione Piemonte
-
Egr. Presidente e Componenti della Commissione
sanità e assistenza del Consiglio regionale del
Piemonte
-
Egr. Difensore civico della Regione Piemonte
-
Egr. Presidenti e Direttori degli Enti gestori
delle attività socio-assistenziali
-
Egr. Segretario regionale Sindacati dei
pensionati Cgil, Cisl e Uil
-
Egr. Presidenti associazioni tutela delle
persone deboli
Uniamo
il documento “Molto
allarmanti le proposte della Giunta regionale del
Piemonte sulla cronicità” e
confidiamo vivamente nella non creazione di assetti
che, contrariamente a quanto previsto dalla legge
833/1978, creano discriminazioni non ammesse anche
dalla nostra Costituzione.
Riteniamo altresì che il Consiglio regionale, prima
di assumere decisioni in merito alle proposte della
Giunta, dovrebbe organizzare una consultazione delle
organizzazioni di base che operano nel settore
sanitario, consultazione che non dovrebbe aver luogo
online.
Restiamo
a disposizione e porgiamo cordiali saluti.
Maria Grazia Breda
e
Andrea Ciattaglia
***
Informativa
sui diritti Sanitari e Socio Sanitari dei Consorzi
di Nichelino e Collegno/Grugliasco.
I Consorzi dei
servizi socio-assistenziali di Nichelino e di
Collegno/Grugliasco hanno pubblicato sui loro siti
(in evidenza e in posizione fissa) l'allegata
"informativa sui diritti sanitari e socio-sanitari
degli utenti".
Inoltre,
distribuiscono queste "informative" anche agli
utenti che si presentano presso le loro sedi per
questioni socio-sanitarie.
Si tratta di un
riepilogo agile e utile per gli utenti delle norme
che tutelano la continuità delle cure sanitarie e
socio-sanitarie degli anziani malati cronici non
autosufficienti, da proporre magari anche and altri
Enti e Consorzi.
-
Informazioni per utenti diritti RSA e CISAP
-
Volantino accesso alle cure per gli Anziani
-
Nota informativa per utenti Diritti RSA e CISAP
*********
La Fondazione
promozione sociale onlus e il Csa - Coordinamento
sanità e assistenza partecipano, con l'intervento di
Andrea Ciattaglia, all'incontro
pubblico "Anziani cronici non autosufficienti e
disabili gravi: continuano le dimissioni selvagge
dagli ospedali; sempre più difficile e costoso
trovare posti in Rsa; insignificanti le cure a casa
per i pazienti gravi"
(locandina allegata).
L'incontro si
terrà sabato 24 febbraio dalle 9,30 alle 13
a MILANO in via Garibaldi
27 presso CAM Garibaldi (Metropolitana
linea 2 verde - fermata Lanza).
Verranno
illustrati casi concreti di riconoscimento
di diritti sanitari e socio-sanitari negati
e i contenuti del ricorso
presentato contro i nuovi Livelli essenziali
di assistenza sanitaria e socio-sanitarie.
Sarà possibile, a margine dell'incontro, fare
presente i propri casi personali e intraprendere con
la Fondazione promozione sociale onlus e le
associazioni presenti iniziative per il
riconoscimento dei diritti sanitari e socio-sanitari
di anziani malati cronici non
autosufficienti e persone con disabilità
intellettiva e/o autismo e
limitata o nulla autonomia.
Siete tutti
invitati all'incontro e a...far girare la voce.
Cordiali saluti.
Maria Grazia
Breda
Presidente
della Fondazione promozione sociale onlus
Lettera alla
Regione Piemonte
-
Egr. Assessore alla sanità
-
Egr. Assessore alle politiche sociali
-
Egr. Direttore alla sanità
-
Egr. Direttore politiche sociali
-
Egr. Direttori generali, sanitari e
amministrativi delle Asl
-
Egr. Difensore civico della Regione Piemonte
REGIONE PIEMONTE
Prendiamo atto del fatto che, con la lettera prot.
14.110.20 7/2015C/A1400, finalmente la Direzione
sanitaria della Giunta regionale del Piemonte dà
piena applicazione della Dgr 72/2004 per assicurare
la continuità terapeutica e socio-sanitaria agli
anziani malati cronici non autosufficienti
ricoverati in ospedale, a condizione che sia stata «superata
la fase acuta».
Tuttavia, contrariamente a quanto affermato nella
sopracitata lettera, il percorso della Dgr 72/2004
non è stato interrotto dalla Dgr 85/2013, né poteva
esserlo, perché la continuità terapeutica è
assicurata dall’articolo 2 della legge 833/1978.
Infatti l’allora Direttore generale della Sanità,
Sergio Morgagni, il 4 marzo 2014 nella lettera
indirizzata al Direttore generale dell’AslTo1 (prot.
5081/DB 20.00 classif. 14.999), ricorda «come
la Regione Piemonte garantisca ai cittadini il
cosiddetto percorso di continuità assistenziale
attraverso la presa in carico del paziente da parte
delle Aziende sanitarie locali di residenza
dell’assistito e degli Enti gestori delle funzioni
socio-assistenziali competenti». Tale principio,
sancito da provvedimenti amministrativi della Giunta
regionale, ad iniziare dalla delibera della Giunta
regionale n. 72-14420 del 20 dicembre 2004,
attuative di quanto previsto dal decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri 29 novembre
2001 in tema di livelli essenziali di assistenza,
sia dalla delibera del Consiglio regionale n.
167-14087 che ha approvato il Piano socio-sanitario
regionale 2012-2015, trova la propria
concretizzazione nella gamma di interventi,
prevalentemente ricompresi nell’area
dell’integrazione socio-sanitaria, previsti per
garantire al paziente, laddove necessario, la
possibilità di proseguire e completare le cure. Ciò
premesso, appare evidente che il compito di
“governare il percorso di continuità assistenziale”
sia in capo all’Asl competente per territorio e non
ai parenti dei pazienti ovvero alla struttura di
ricovero che costituisce una delle tappe di tale
percorso».
Pertanto, se è vero che il percorso di continuità
terapeutica a carico totale del Servizio sanitario
nazionale è di 60 giorni, questi possono/devono
essere prorogati fino a quando l’Asl di residenza
non assicura la prosecuzione delle cure
socio-sanitarie. Come previsto nella stessa Dgr
72/2004, «il
percorso al termine della durata prevista, ove
necessita, potrà trovare continuità attraverso
l’utilizzo di altre risposte socio-sanitarie
appropriate quali: cure domiciliari in lungo
assistenza, interventi economici a sostegno della
domiciliarità, semi-residenzialità, residenzialità».
Si ricorda che l’Allegato 1 della Dgr 45/2012 al
punto 4.2 precisa che il Direttore sanitario è
responsabile «del
raccordo con le Aziende sanitarie regionali e con le
relative strutture afferenti alla rete del percorso
di continuità assistenziale di cui alla Dgr 72/2004».
Ciò premesso, il diritto soggettivo alle cure
sanitarie e socio-sanitarie degli anziani malati
cronici non autosufficienti deve essere garantito
tutto l’anno e per questo chiediamo al Difensore
civico regionale di intervenire perché sia garantito
il diritto alle cure senza limiti di durata
(articolo 2, legge 833/1978) anche dopo il termine
del 31 marzo 2018 indicato dalla Direzione sanità
regionale.
L’affollamento dei pronto soccorsi è noto da tempo e
non solo in occasione dell’influenza, perché la
riduzione dei posti letto ospedalieri non è stata
accompagnata dal potenziamento dei servizi
territoriali socio-sanitari previsti dai Lea, in
particolare l’attuazione della legge n. 10/2010 per
garantire il diritto prioritario alle cure
domiciliari.
Alla Giunta regionale chiediamo la piena attuazione
delle Dgr 72/2004 e 27/2012 al fine di assicurare
risposte idonee alle esigenze di cura,
indifferibili, dei malati anziani non
autosufficienti, assicurando nel contempo un
utilizzo appropriato delle risorse sanitarie.
Vista l’inattività del Parlamento, del Ministero
della salute e delle Regioni, ci siamo rivolti al
Parlamento europeo inviando l’allegata
Petizione.
Nel restare a disposizione, invio cordiali saluti.
Maria Grazia Breda
Fondazione promozione sociale onlus
SABATO 20 GENNAIO 2018 -
Ore 15-18
SALA CONSIGLIO
COMUNALE
Brandizzo (To)
INCONTRO SUL
TEMA:
“Anziani malati e/o con demenza o malattia di
Alzheimer non autosufficienti -
INFORMAZIONI SUI DIRITTI IN SANITA’ E ASSISTENZA”
Chi
deve curarli? Dove? Cosa devono fare i parenti? Come
si ottiene il ricovero in Rsa? Che cosa garantisce
l’Asl e il medico di medicina generale al domicilio?
Cosa succede a chi accetta le dimissioni
dall’ospedale o dalla casa di cura privata? A cosa
serve l’Isee?
Vedi
ALLEGATO.
E’
gradita la prenotazione.
INCHIESTA DEL CORRIERE DELLA SERA SUI MALATI NON
AUTOSUFFICIENTI
I l
Corriere della Sera, pagine della
cronaca di Torino, ha dedicato ieri e oggi due
servizi giornalistici al tema degli anziani malati
cronici non autosufficienti.
(qui il primo dei due articoli)
Se
ritenete opportuno, scrivete a noi (info@fondazionepromzionesociale.it
o rispondendo a questa mail) la vostra opinione ed
esperienza. La
inoltreremo direttamente al giornale.
È importante
segnalare alla redazione e ai giornalisti
che il tema è fondamentale e tocca tante
famiglie e associazioni; tenere alta
l'attenzione sulla difesa del diritto alle cure
delle persone non autosufficienti (con disabilità o
malati) serve perché Regione e Asl intervengano
assicurando le prestazioni e non sottraggano
diritti e risorse.
Non finiamo
dimenticati! Facciamo sentire la nostra voce!
Grazie.
Comunicato
stampa del Gruppo Senza Sede sulla visita alle
Province piemontesi dell'Assessore regionale Augusto
Ferrari.
A
novembre è previsto il giro tra la Province
piemontesi (già visto in tempi non lontani)
dell’Assessore regionale ai servizi socio
assistenziali Augusto Ferrari, per promuovere un
modello di integrazione socio sanitario intitolato
“Verso il patto di sviluppo di comunità” che
però non contiene traccia di sanitario. La Giunta
regionale del Piemonte, a sei mesi dalle elezioni
nazionali e ad un anno e mezzo da quelle regionali,
pubblicizza una “nuova programmazione” scegliendo
purtroppo una politica che considera le persone
malate/con disabilità non autosufficienti degli
“scarti” che si possono sacrificare in nome del
bilancio, valutando attraverso cosiddetti criteri
“tecnici” chi è oppure non è degno di essere curato.
Ciò è previsto nonostante le leggi vigenti
garantiscano le cure sanitarie e socio sanitarie
senza limiti di durata ai non autosufficienti che
hanno in tutti i casi esigenze sanitarie e socio
sanitarie indifferibili, in relazione ai loro quadri
clinici e patologici. La Giunta regionale
Chiamparino-Saitta-Ferrari, con la Dgr n.18-1326 del
20 aprile 2015, intende efficientare
l’appropriatezza e rendere compatibile la domanda
con la garanzia dei Lea. Praticamente (tradotto dal
burocratese), non è l’offerta dei servizi che va
incontro ai bisogni dei malati non autosufficienti,
ma sono questi che hanno la “colpa” di essere
troppi. La stessa Giunta non ha accolto la richiesta
di soppressione delle liste di attesa, contenuta
nell’Ordine del giorno n.142/2014 approvato
all’unanimità dal Consiglio regionale. Le Asl
continuano ad usare le Unità valutative geriatriche
per decretare se gli stessi pazienti già dichiarati
con esigenze sanitarie e socio sanitarie
indifferibili, sono degni o meno di essere curati,
usando impropriamente la valutazione sociale per
differire le prestazioni sanitarie. La Giunta
piemontese NON ha incentivato le cure domiciliari ed
ha annullato l’assegno di cura sanitario (che
oltretutto garantiva ingenti risparmi alle Asl), col
pretesto della scarsità di risorse. Anziché
approvare il Regolamento attuativo della legge
regionale 10/2010 sulle cure domiciliari, ha
promosso ricorsi al Consiglio di Stato per far
confermare le delibere approvate dalla Giunta Cota (Dgr
25 e 26/2013 e 5/2014) che avevano escluso dai
Livelli essenziali di assistenza le prestazioni
domiciliari di assistenza tutelare e/o di aiuto
infermieristico. Ha inoltre approvato la “Rsa
aperta” (Dgr 34/2016) che purtroppo prevede poche
ore di assistenza infermieristica o di un operatore
socio sanitario (20-30 ore al mese) per cui la
persona potrà restare al proprio domicilio solo se
si farà carico economicamente della propria
assistenza (sborsando soldi per pagare terze
persone o gravando sui bilanci oltre che sull’
appoggio concreto dei familiari 24 ore su 24). Non è
stato varato alcun piano di riduzione delle liste di
attesa per le prestazioni socio sanitarie e gli
incentivi economici/obiettivi dei Direttori generali
delle Asl si riferiscono solo alle liste di attesa
per visite ed esami, non per la presa in carico
(cure domiciliari e degenza) dei pazienti non
autosufficienti. In conclusione si spera che la
programmazione 2017/2019 oggetto del tour
dell’Assessore Ferrari preveda l’intento di
solleciti provvedimenti risolutivi riguardo alle
“sviste” appena elencate che negano i diritti dei
più deboli.
Trino, novembre
2017
Associazione culturale
|
|
INTEGRAZIONE
SOCIO-SANITARIA, INCONTRI DELL’ASSESSORE FERRARI:
DOV’È LA SANITÀ?
Abbiamo ricevuto comunicazione del tour
dell’Assessore regionale ai servizi
socio-assistenziali Augusto Ferrari intitolato
“Verso il patto di sviluppo di comunità”. Gli
incontri sono previsti a Cuneo, Asti, Alessandria,
Biella, Ivrea, Novara, Verbania, Vercelli e Torino
(27 novembre 2017).
Nella mail di invito l’Assessore Ferrari annuncia
che l’argomento degli incontri è la programmazione
2017/2019 (2017 ormai giunto alla fine e 2019 anno
delle elezioni regionali) e che tra i gruppi di
lavoro è previsto anche quello sull’«Integrazione
socio-sanitaria: politiche per non autosufficienze e
disabilità», come già avvenuto lo scorso 5
luglio, nel lancio dell’iniziativa al Campus Einaudi
di Torino.
Proprio in quell’occasione, il quesito sollevato da
TUTTI gli intervenuti al tavolo (rappresentanti di
Consorzi e Comuni, Sindacati, docenti universitari,
componenti delle associazioni…) è stato: «Integrazione
socio-sanitaria… dov’è la sanità?».
In un settore, quello della presa in carico delle
persone malate croniche non autosufficienti e della
disabilità grave, in cui la competenza prioritaria è
della sanità (basti ricordare che le Asl sono tenute
a pagare il 70% del costo della permanenza di una
persona con disabilità in comunità alloggio, il 50%
di un ricovero in Rsa per anziani malati…), nessun
responsabile di quell’Assessorato si è visto. Una
“latitanza” di lungo periodo che non si limita
all’assenza all’incontro citato: l’Assessore Antonio
Saitta ha completamente dimenticato/scaricato sul
settore assistenziale le delibere regionali sul
tema.
Ora l’Assessore Ferrari ripropone il (francamente
già visto) giro tra le Province piemontesi per
promuovere un modello di integrazione
“socio-sociale” (giacché del sanitario non c’è di
nuovo traccia). A nostro avviso senza la componente
sanitaria non solo il diritto degli utenti non è
garantito, ma nemmeno è tenuta in considerazione la
loro esigenza di persone malate gravemente/con
gravissime carenze di salute.
Con quale credibilità si propone una «nuova
programmazione», senza la Sanità, dopo che i
seguenti fatti depongono totalmente a sfavore della
Giunta della Regione Piemonte che in questi primi
tre anni di governo della Regione ha realizzato
iniziative contro i malati non autosufficienti e le
persone con disabilità grave e limitata o nulla
autonomia?
Crediamo sia doveroso mettere al corrente i
cittadini e condividere alcune informazioni che
riguardano l’ambito socio-sanitario e le azioni
dell’attuale Giunta regionale del Piemonte
– la stessa che oggi, a sei mesi dalle elezioni
nazionali e a un anno e mezzo da quelle regionali
propone una «nuova programmazione» – che ha
scelto di operare secondo una politica che considera
le persone malate/con disabilità non autosufficienti
degli “scarti”, che si possono sacrificare in nome
del bilancio, una scelta di eugenetica sociale, cioè
di valutazione attraverso cosiddetti criteri
“tecnici” di chi è o non è degno di essere curato.
Tutto questo a fronte delle leggi vigenti, che
garantiscono le cure sanitarie e socio-sanitarie
senza limiti di durata alle persone non
autosufficienti, e nonostante che nel documento
dell’ordine dei Medici di Torino e Provincia del 6
luglio 2015 sia precisato che «gli
anziani malati cronici non autosufficienti e le
persone affette da demenza senile sono soggetti
colpiti da gravi patologie che (…) che hanno
in tutti i casi esigenze sanitarie e socio-sanitarie
indifferibili
in relazione ai loro quadri clinici e patologici».
Cordiali saluti.
Maria Grazia Breda e
Andrea Ciattaglia
Fondazione promozione sociale onlus
- Ferrari Tour senza Saitta - i fatti
- Ferrari tour senza Saitta - le proposte
CRITICITÀ NELLA RSA VILLA "ANNUNZIATA" DI CASTEL
ROCCHERO (AT)
-
Egr. Direttore generale Asl Asti
-
Egr. Sindaco Comune di Castel Rocchero,
-
Egr. Direttore Consorzio socio-assistenziale
Asti
-
Egr. Assessore alla sanità della Regione
Piemonte
-
Egr. Assessore alle politiche sociali della
Regione Piemonte
Oggetto:
CRITICITÀ NELLA RSA VILLA ANNUNZIATA DI CASTEL ROCCHERO: NO AL
RICOVERO DI PERSONE CON DISABILITÀ FISICHE E MENTALI
Ci è stato segnalato solo recentemente l'articolo
apparso su “La Stampa” del 24 luglio 2017 dal
titolo “Aria depurata, luci hi-tech. Ora la casa di
riposo è smart. Nell'astigiano la struttura che
dialoga con i pazienti”, a firma di Elisa Schiffo.
L'articolo segnala la creazione di una Rsa, Residenza sanitaria
assistenziale, situata a Castel Rocchero, Comune
dell'astigiano con appena 407 abitanti. I Comuni più
vicini sono Acqui Terme (8 km) e Nizza Monferrato (9
Km) con rispettivamente 19.785 e 10.369 abitanti.
Temiamo che per riempire i posti letto saranno
accolte domande anche di residenti al di fuori del
circondario.
Tenuto conto che la Rsa è una struttura destinata
alla cura di persone malate non autosufficienti e
con elevate esigenze sanitarie, il buon senso
vorrebbe che prima di tutto venisse edificata in una
zona facilmente accessibile per i familiari e, per
quanto possibile, vicina a un ospedale in modo che
sia facilmente raggiungibile nei casi di emergenza,
situazione assai frequente per i ricoverati nelle
Rsa.
Dall'articolo di Elisa Schiffo apprendiamo che è
stata trasformata una struttura già esistente. Sorge
quindi il dubbio che l'obiettivo principale dei due
imprenditori privati della zona, che hanno investito
ben 8 milioni di euro, sia stato di natura economica
e che siano state considerate esclusivamente le
esigenze “interne” degli infermi e non anche quelle
di basilare rilievo “esterne” dei malati: accesso il
più rapido possibile al Pronto soccorso e rapporti
con i propri congiunti.
La creazione di una Rsa in una zona isolata come il
caso in esame (i collegamenti pubblici del Comune di
Castel Rocchero con Acqui Terme e Nizza Monferrato
sono estremamente rari) crea difficoltà ai congiunti
dei ricoverati, ma anche ai volontari che
soprattutto nelle zone agricole sono numerosi e
disponibili ad intervenire a favore dei loro
concittadini.
E' inoltre assolutamente inaccettabile l’inserimento
nella Rsa di «una
ventina per ospiti con disabilità fisiche e mentali».
In contrasto anche con le indicazioni della recente
legge 112/2016, che prevede nuclei da 5+5 al
massimo) si ripropone l'emarginazione di queste
persone in località isolate dal contesto sociale e
difficilmente raggiungibili e all’interno di
strutture/istituti.
Ricordiamo che la
Rsa è una struttura di ricovero per anziani malati
non autosufficienti. Le persone con disabilità
intellettiva e/o autismo – oltre alle esigenze
sanitarie e socio-sanitarie, necessitano anche di
prestazioni abilitative/educative.
Pertanto siamo assolutamente contrari che nella Rsa
sia previsto il ricovero di una pluralità di persone
(con disabilità intellettiva, adulti con minorazioni
fisiche o sensoriali, malati psichiatrici, ecc.),
con l’evidente obiettivo di fare economie di scala,
senza alcun rispetto ai differenti bisogni degli
interessati, in base all’età e alle autonomie.
La proposta onnicomprensiva della Rsa “Villa
Annunziata” è purtroppo la messa in atto della
cultura dello “scarto” denunziata da Papa Francesco.
Le persone con disabilità intellettiva (ma così come
quelle con disabilità fisiche o sensoriali e pure i
malati psichiatrici), hanno il diritto a vivere il
più possibile in ambienti familiari, socializzanti,
inseriti nel vivo di un normale contesto cittadino,
in grado di favorire il mantenimento delle relazioni
affettive e sociali e di permettere l’utilizzo dei
servizi messi a disposizione di tutti i cittadini.
Tutto ciò incide positivamente dal punto di vista
terapeutico.
Per quanto sopra chiediamo:
- alle Autorità in indirizzo e in particolare
all’Asl di Asti, di non accreditare i 20
posti di ricovero della Rsa “Villa Annunziata” per
“persone con disabilità” fisiche e mentali, ovvero
intellettive e/o con autismo e/o malattie
psichiatriche, e di programmare in maniera adeguata
al fabbisogno piccole comunità familiari (massimo 8
posti letto più due per il sollievo) per la
disabilità intellettiva e/o autismo con autonomia
limitata o nulla, con i criteri di cui alla legge
112/2016, del decreto ministeriale del 23 novembre
2016 e nel rispetto delle disposizioni regionali
previste dalla Dgr 42/2002;
- ai Sindaci e alle Associazioni della disabilità
del territorio di adoperarsi per il pieno rispetto
del diritto delle persone con disabilità a essere
inserite in piccole comunità alloggio/gruppi
appartamento, quando non è più praticabile la
permanenza a domicilio. Al riguardo si chiede ai
Sindaci di valorizzare eventuali patrimoni Ipab
(appartamenti, villette) da destinare a tale scopo,
se necessario anche in concessione a enti privati
per la gestione.
In attesa di un riscontro alla
presente si inviano cordiali saluti.
Maria Grazia Breda
Fondazione promozione sociale onlus
Comunicati stampa
Le sofferenze di moltissime famiglie obbligate
a confrontarsi con ammalati di Alzheimer, con
anziani non autosufficienti e con diversamente abili
di ogni età, dovrebbero trovare da parte dei
servizi socio-sanitari risposte più attente alle
esigenze individuali ed alle disposizioni contenute
nella legge che regola i Livelli essenziali di
assistenza (Lea). Spesso le carenti informazioni da
parte del personale preposto alle cure ed
all’assistenza ed una burocrazia farraginosa ci
mettono di fronte ad un muro invalicabile, rendendo
persino difficile la fruizione dei nostri diritti.
Con lo scopo
di informare i cittadini sui diritti alle cure
sanitarie delle persone con disabilità, i volontari
dell’Associazione “Gruppo senza Sede” Sabato 14
ottobre 2017 saranno presenti a Trino in Piazza
Audisio ed in Corso Italia, dalle 9.30 alle 11.30
per distribuire un pieghevole in doppia facciata
“Difendi la salute tua e dei tuoi cari”.
L’iniziativa
è collegata a quelle in atto in molte zone del
Piemonte e vede come capofila la Fondazione
Promozione Sociale onlus di Torino e l’adesione di
decine di Associazioni di volontariato per
fronteggiare le esigenze indifferibili dei non
autosufficienti.
*****
Il
Gruppo senza Sede continua ad occuparsi dei diritti
dei malati cronici non autosufficienti dopo che la
Regione Piemonte ha concluso il Piano di riordino
della sanità. E’ recente l’invio da parte
dell’Associazione trinese di un documento articolato
su tre punti al Consiglio regionale, in appoggio ad
altre Associazioni piemontesi ed alla Fondazione
promozione sociale di Torino, per chiedere che
vengano incentivate le cure domiciliari,
l’inserimento tempestivo dei malati anziani non
autosufficienti in Rsa e più garanzie in merito alla
continuità terapeutica.
Il
primo punto riguarda i casi in cui i familiari
intendano assumere il ruolo di accuditori
direttamente o con l’aiuto di terze persone. Si
chiede di approvare un regolamento affinché l’Asl
riconosca a questi familiari, che assicurano 24 ore
su 24 le cure socio sanitarie a domicilio, un
contributo di almeno 700-800 euro mensili, contro i
1300-1500 che l’Asl versa per il ricovero in una Rsa.
Il secondo punto sollecita l’inserimento tempestivo
in Rsa con costo per la sanità di 40/45 euro al
giorno, anziché inviare i malati anziani non
autosufficienti che non hanno esigenze di
riabilitazione, in strutture riabilitative (costo
medio di 250 euro al giorno) o in lungodegenza
(costo medio 160 euro). L’inserimento in Rsa
dovrebbe essere praticabile anche dal domicilio
tramite il medico di famiglia. Al terzo punto si
chiede l’emanazione di una circolare che richiami le
strutture sanitarie e le case di cura private
convenzionate al rispetto delle norme vigenti (legge
833/1978 e legge 289/2002 art. 54), in base alle
quali l’obbligo di proseguire senza limite la durata
delle cure compete all’Asl di residenza dei pazienti
e non ai parenti. Inoltre è necessario fare in modo
che vengano riviste le procedure delle Unità
valutative geriatriche perchè autorizzino le
prestazioni socio sanitarie senza richiedere l’Isee,
basandosi unicamente sulle condizioni cliniche e
siano ritenute valide le valutazioni di non
autosufficienza rilasciate dagli ospedali, evitando
un secondo esame da parte dell’Asl, dispendioso,
logorante che dilata i tempi della presa in carico.
Nel documento le Associazioni sollecitano inoltre
gli interventi regionali affinché le case di cura
convenzionate cessino di inviare alla Procura della
Repubblica segnalazioni di abbandono (inesistente)
di persone incapaci, riferite ai familiari che si
avvalgono del diritto all’opposizione alle
dimissioni. Si tratta di una minaccia in contrasto
con l’articolo 23 della Costituzione, perché il
Servizio sanitario deve assicurare le cure. Sulla
base della relazione 2016 del Difensore civico
regionale, si chiede di vigilare per prevenire abusi
e maltrattamenti nelle strutture sanitarie e socio
sanitarie ed evitare richieste di pagamenti
illegittimi, incentivando una migliore comunicazione
tra Enti (Asl, INPS, Rsa). Si sottolinea poi
l’importanza di una informativa scritta sui diritti
e doveri degli utenti delle Rsa, sulle prestazioni
comprese nella retta e quelle extra non obbligatorie
e che sia precisato che gli utenti ed i loro
familiari o rappresentanti non hanno l’obbligo di
sottoscrivere contratti di ospitalità con i gestori
delle Rsa o altra struttura residenziale socio
sanitaria convenzionata. Il testo integrale inviato
al Consiglio regionale del Piemonte è pubblicato
sul sito
www.grupposenzasede.it . A breve i componenti
dell’Associazione comunicheranno la data in cui
distribuiranno materiale informativo aggiornato, in
centro città a Trino il sabato mattina.
Trino, ottobre 2017
Per
il Gruppo senza Sede
Il Presidente
Massimo Aglietta
Materiale informativo sui
diritti dei malati cronici non autosufficienti
-
Difendi la tua salute
-
Basta con gli inganni
Comunicato stampa del Gruppo Senza Sede sul
documento inviato alla Regione Piemonte
Il
Gruppo senza Sede continua ad occuparsi dei diritti
dei malati cronici non autosufficienti dopo che la
Regione Piemonte ha concluso il Piano di riordino
della sanità. E’ recente l’invio da parte
dell’Associazione trinese di un documento articolato
su tre punti al Consiglio regionale, in appoggio ad
altre Associazioni piemontesi ed alla Fondazione
promozione sociale di Torino, per chiedere che
vengano incentivate le cure domiciliari,
l’inserimento tempestivo dei malati anziani non
autosufficienti in Rsa e più garanzie in merito alla
continuità terapeutica.
Il
primo punto riguarda i casi in cui i familiari
intendano assumere il ruolo di accuditori
direttamente o con l’aiuto di terze persone. Si
chiede di approvare un regolamento affinché l’Asl
riconosca a questi familiari, che assicurano 24 ore
su 24 le cure socio sanitarie a domicilio, un
contributo di almeno 700-800 euro mensili, contro i
1300-1500 che l’Asl versa per il ricovero in una Rsa.
Il secondo punto sollecita l’inserimento tempestivo
in Rsa con costo per la sanità di 40/45 euro al
giorno, anziché inviare i malati anziani non
autosufficienti che non hanno esigenze di
riabilitazione, in strutture riabilitative (costo
medio di 250 euro al giorno) o in lungodegenza
(costo medio 160 euro). L’inserimento in Rsa
dovrebbe essere praticabile anche dal domicilio
tramite il medico di famiglia. Al terzo punto si
chiede l’emanazione di una circolare che richiami le
strutture sanitarie e le case di cura private
convenzionate al rispetto delle norme vigenti (legge
833/1978 e legge 289/2002 art. 54), in base alle
quali l’obbligo di proseguire senza limite la durata
delle cure compete all’Asl di residenza dei pazienti
e non ai parenti. Inoltre è necessario fare in modo
che vengano riviste le procedure delle Unità
valutative geriatriche perchè autorizzino le
prestazioni socio sanitarie senza richiedere l’Isee,
basandosi unicamente sulle condizioni cliniche e
siano ritenute valide le valutazioni di non
autosufficienza rilasciate dagli ospedali, evitando
un secondo esame da parte dell’Asl, dispendioso,
logorante che dilata i tempi della presa in carico.
Nel documento le Associazioni sollecitano inoltre
gli interventi regionali affinché le case di cura
convenzionate cessino di inviare alla Procura della
Repubblica segnalazioni di abbandono (inesistente)
di persone incapaci, riferite ai familiari che si
avvalgono del diritto all’opposizione alle
dimissioni. Si tratta di una minaccia in contrasto
con l’articolo 23 della Costituzione, perché il
Servizio sanitario deve assicurare le cure. Sulla
base della relazione 2016 del Difensore civico
regionale, si chiede di vigilare per prevenire abusi
e maltrattamenti nelle strutture sanitarie e socio
sanitarie ed evitare richieste di pagamenti
illegittimi, incentivando una migliore comunicazione
tra Enti (Asl, INPS, Rsa). Si sottolinea poi
l’importanza di una informativa scritta sui diritti
e doveri degli utenti delle Rsa, sulle prestazioni
comprese nella retta e quelle extra non obbligatorie
e che sia precisato che gli utenti ed i loro
familiari o rappresentanti non hanno l’obbligo di
sottoscrivere contratti di ospitalità con i gestori
delle Rsa o altra struttura residenziale socio
sanitaria convenzionata. Il testo integrale inviato
al Consiglio regionale del Piemonte è pubblicato
sul sito
www.grupposenzasede.it . A breve i componenti
dell’Associazione comunicheranno la data in cui
distribuiranno materiale informativo aggiornato, in
centro città a Trino il sabato mattina.
Per
il Gruppo senza Sede
Il Presidente
Massimo Aglietta
“La
dignità negata.
La
sottaciuta vicenda della contenzione nei luoghi di
cura degli anziani non autosufficienti”
Giovedì, 28 settembre 2017, ore 9.30-17.00
Palazzo
Lascaris - Aula consiliare - via Alfieri 15, Torino
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Per
contatti: tel. 011 5757.211
rel.esterne@cr.piemonte.it
( .
ALLEGATO)
Riprendono i Giovedì del diritto alle cure socio-sanitarie.
Invito a partecipare /aderire alle iniziative in programma
La presente è indirizzata ai volontari delle
associazioni del Csa e alle associazioni
che sono impegnate o desiderano impegnarsi per
ottenere la vigente esigibilità del diritto alle
prestazioni socio-sanitarie previste dai Lea:
prestazioni domiciliari, centri diurni, inserimenti
in convenzione in strutture residenziali
socio-sanitarie. In Piemonte sono oltre 30.000 le
persone non autosufficienti malate croniche o con
disabilità intellettiva e autismo con limitata o
nulla autonomia abbandonate dal Servizio sanitario
piemontese a loro stesse e ai loro familiari in
liste d’attesa illegittime e che sono causa di nuove
povertà.
Durante i presidi,
verranno distribuiti:
- la nuova Guida
pratica per fornire ai cittadini le informazioni
necessarie per difendere i diritti dei loro
congiunti malati non autosufficienti;
- i dépliant
delle associazioni per la promozione e tutela dei
diritti della disabilità intellettiva e
dell’autismo, che contengono indicazioni utili per
ottenere le prestazioni del “durante e dopo di
noi”.
ALCUNE PROPOSTE PER
CHI DESIDERA COLLABORARE:
-
Sostenere le 3 richieste alla Regione Piemonte
di cui uniamo un
fac-simile di lettera da inviare su Vostra carta
intestata, se le condividete;
-
Replicare l’iniziativa dei presidi nella vostra realtà:
ad esempio davanti al Municipio o alla
Prefettura o altro luogo significativo. Siamo a
disposizione per fornire consulenza gratuita e
materiale divulgativo per ottenere il diritto
alle prestazioni socio-sanitarie per gli adulti
e anziani malati e le persone con disabilità
intellettiva e autismo non autosufficienti.
-
Aiutarci a raccogliere storie per il Libro bianco.
Stiamo cercando
familiari che abbiano voglia di raccontare la
loro storia: le esigenze e le difficoltà
incontrate per ottenere le prestazioni a cui ha
diritto il loro congiunto adulto/ anziano malato
o con demenza non autosufficiente o con
disabilità intellettiva o autismo con limitata
o nulla autonomia.
Le storie si possono
spedire per mail o fax o consegnare direttamente
al presidio, anche scritte a mano.
L’obiettivo è
realizzare un libro bianco per dare visibilità ai
30mila piemontesi non autosufficienti in lista
d’attesa.
Il libro verrà
consegnato Parlamentari piemontesi e ai Presidenti
del Consiglio e della Giunta della Regione Piemonte.
-
Preavviso presidi Piazza Castello
-
Petizione Europea
-
Tre richieste alla Regione Piemonte
Confidiamo nel vostro
prezioso aiuto:
-
per la diffusione dell’iniziativa
-
nella presenza ai presidi dei volontari di Torino e Provincia
(cerchiamo disponibilità anche per distribuire
il preavviso dei presidi nelle settimane
precedenti)
-
nella riproduzione di iniziative simili in altri Comuni e Province
-
nella raccolta di storie di vita di familiari con congiunti non
autosufficienti
nell’adesione alle 3 richieste alla Regione Piemonte
![](Documenti%20relativialle%20attività%20anno%202018_file/image001.jpg)
APPELLO - Ex
Ipab Buon Pastore: gravissima sottrazione di risorse
agli indigenti di Torino
- Gentili tutti,
Scriviamo per
segnalare la gravissima sottrazione di risorse
compiuta dall'Amministrazione comunale di Torino -
Giunta Appendino, Rolando, Schellino - ai danni
degli indigenti di Torino: 4 milioni e 300mila
euro derivanti dall'estinzione dell'Ipab Buon
Pastore vincolati all'utilizzo socio-assistenziale
dalla legge nazionale, dalla delibera regionale di
estinzione dell'Ipab Buon Pastore, da quella
comunale di recepimento dei beni sono stati
utilizzati per le spese generali del Comune
(quindi per spese non essenziali e non destinate
ai poveri).
Lo sconcertante fatto
è stato comunicato dagli Assessori Rolando
(Bilancio) e Schellino (Politiche sociali) nella
seduta del 20 maggio della Commissione sanità e
politiche sociali del Comune di Torino (si vedano
articoli allegati).
Qualsiasi argomento
di emergenza di bilancio o di rigidità tecnica dello
stesso è solo un pretesto. La realtà dei
fatti è molto più semplice e, purtroppo, drammatica:
la Giunta comunale si è resa protagonista di una
distrazione di risorse ai danni della fascia più
debole della popolazione.
Dalla prossima
settimana inizierà l'esame in Consiglio comunale del
bilancio consuntivo 2016 della Città di Torino,
all'interno del quale è previsto l'utilizzo dei 4
milioni e 300mila euro derivanti dal Buon Pastore
per spese generali. La Sala Rossa aveva approvato
all'unanimità in data 13 febbraio 2017 una mozione
di rinforzo al vincolo socio-assistenziale dei fondi
derivanti dall'estizione dell'Ipab Buon Pastore.
È fondamentale che le
risorse derivanti dal Buon Pastore (oltre al canone
di affitto degli immobili c'è anche il patrimonio
immobiliare stesso, stimato in 25 milioni di euro)
vengano destinate ad attività del settore
socio-assistenziale dedicate ai poveri.
Vi chiediamo
pertanto di rilanciare l'appello al Sindaco,
alla Giunta e al Consiglio comunale che trovate qui
di seguito e che potete inviare alle mail:
segreteria.sindaca@comune.torino.it;
fabio.versaci@comune.torino.it;
segreteria.assessoreschellino@comune.torino.it;
segreteria.assessorerolando@comune.torino.it;
commissione004@comune.torino.it;
deborah.montalbano@comune.torino.it
(e
per conoscenza a noi:
info@fondazionepromozionesociale.it).
TESTO DELL’APPELLO:
"Oggetto: GRAVISSIMA SOTTRAZIONE DI 4 MILIONI DI EURO AI POVERI
DI TORINO
La
Giunta comunale di Torino ha deliberato l'utilizzo
delle risorse derivanti dall'estinzione dell'Ipab
Buon Pastore (4 milioni e 300 mila euro per il
2016!) per spese superflue. Si tratta di fondi che
sono invece vincolati per legge all'utilizzo per
attività socio-assistenziali destinate agli
indigenti.
La
Giunta Appendino, Rolando, Schellino non può violare
le norme!
Lanciamo un appello al Presidente e ai Componenti
del Consiglio comunale, al Sindaco e alla Giunta
affinché:
a)
vengano restituiti - a partire
dall'approvazione del bilancio consuntivo 2016 e nei
prossimi cinque bilanci della città - i 4 milioni
di euro derivanti dall'estinzione del Buon Pastore
sottratti ai poveri, fermo restando la
destinazione socio-assistenziale dell'intero importo
degli affitti dei locali attualmente occupati dagli
Uffici della Regione;
b)
venga salvaguardato e rispettato, a partire dal
bilancio 2017 e per gli anni a venire, il vincolo
di destinazione ad attività socio-assistenziali
per gli indigenti del patrimonio dell'ex Ipab
Buon Pastore (immobili per oltre 20 milioni di
euro, redditività degli stessi e canoni di affitto
pagati dagli affittuari dei locali - se uffici del
Comune, canoni figurati da destinare al settore
socio-assistenziale).
Tale richiesta è motivata anche dalla necessità
di eliminare gli aspetti più vessatori della
delibera dell'11 giugno 2012 del Comune di Torino
sulla compartecipazione alle prestazioni
socio-sanitarie per persone con
disabilità/malati non autosufficienti, provvedimento
che, attraverso abnormi valutazioni delle proprietà
mobiliari e immobiliari, ha costretto molte famiglie
ad impoverirsi e, nei casi peggiori, a dover
svendere l'alloggio per pagarsi le cure.
Cordiali saluti.
Data……………… firma……………."
Cordiali saluti
Andrea Ciattaglia
Csa - Coordinamento sanità e assistenza tra i
movimenti di base
Fondazione promozione sociale onlus
Allegati:
. Articoli Stampa su ex Ipab Buon Pastore (La
Stampa,
Nuova Società)
.
Deliberazione della Giunta Regionale di estinzione
dell'Ipab Buon Pastore
.
Deliberazione della Giunta comunale di Torino di
recepimento dell'estinzione dell'Ipab Buon Pastore
.
Mozione approvata all'unanimità dal Consiglio
comunale sul vincolo socio-assistenziale del
patrimonio (mobiliare e immobiliare) dell'ex Ipab
Buon Pastore
.
Decreto legislativo 207/2001 sulla
trasformazione/estinzione delle Ipab
Trasmissione nuovo facsimile lettera di opposizione
alle dimissioni da ospedali e da case di cura di
infermi non autosufficienti.
Procedura utilizzata per l'accesso al Pronto
Soccorso nei casi di emergenza.
-
Alleghiamo
il nuovo fac-simile della lettera di opposizione
alle dimissioni da ospedali e da case di
cura private convenzionate di infermi non
autosufficienti, segnalando che finora questa
modalità è stata utilizzata in più di 10mila
casi che hanno sempre avuto esito positivo
(continuità delle prestazioni terapeutiche) nei
casi in cui sono state seguite le nostre
indicazioni.
-
Per
l'accesso al Pronto Soccorso degli infermi non
autosufficienti (ricordiamo che sono persone che
sono sempre in condizione di avere necessità di
cure indifferibili) nei casi di emergenza
riteniamo necessarie le seguenti
raccomandazioni:
- una
certificazione medica dalla quale risulti la
condizione di non autosufficienza e quindi di
indifferibilità delle prestazioni sanitarie e
socio-sanitarie;
- la
presentazione di copia della certificazione medica
al responsabile del Pronto Soccorso segnalando il
giorno e l'ora in cui verrà trasportato l'infermo e
precisando che il congiunto verrà accompagnato da un
adulto non parente e non affine come testimone;
- nel
giorno e nell'ora e preannunciati accompagnamento
dell’infermo al Pronto soccorso con un testimone e
copia della certificazione medica di cui sopra.
CONVEGNO
Le lingue della malattia, le voci della cura
Un dialogo polifonico tra medici e pazienti
Mercoledì 14 giugno
- Villa Raby
- OMCeO Torino -
Corso Francia 8
18.00-20.30
Accreditato ECM medici – odontoiatri e psicologi
3,6 crediti
L’evento ha lo scopo di illustrare le attività del
gruppo di ricerca Remedia – lingua medicina
malattia, nato all’interno del Dipartimento di
Studi Umanistici dell’Università di Torino, e di
presentare la sua prima pubblicazione, Le lingue
della malattia (Mimesis 2016).
Per l’occasione abbiamo chiesto a professionisti,
operatori e familiari, che vivono a diverso titolo
il mondo della medicina e della cura, di raccontare
il rapporto che hanno con le parole, affidando a
ciascuno un tema caratterizzante. L’assunto che
anima l’evento – la lingua come punto di vista
privilegiato per la conoscenza dell’uomo – guiderà
le riflessioni dei relatori con l’obiettivo di
delineare un itinerario di confronto, dialogo e
ascolto tra contesti che, sebbene liminari, nella
crescente complessità dei sistemi non
necessariamente si conoscono e si comprendono.
L’evento dà diritto all’acquisizione di 3,6 crediti ECM per
medici – odontoiatri e psicologi affronterà 1. il rapporto
fondamentale che lega la medicina alla parola e al
linguaggio, sia come mezzo di comunicazione nella
relazione di cura sia come strumento d’espressione
di un sapere; 2. la contestualizzazione di alcune
tra le principali criticità legate alla
comunicazione medico-paziente; 3. le problematiche
relative all’interazione tra differenti figure
professionali e familiari, in tutte le fasi della
malattia; 4. la necessità di avvicinare i servizi al
contesto di vita della persona bisognosa di cura.
Programma -
Locandina
Petizione UE
- aggiornamento
-
Alle Organizzazioni firmatarie della Petizione
europea
Gentili Organizzazioni,
Siamo lieti di
comunicare che la Commissione per le Petizioni del
Parlamento europeo ha esaminato la Petizione da Voi
sottoscritta (che riallego per comodità) ed ha
ritenuto la questione sollevata ricevibile dal
Parlamento europeo, in quanto si tratta di una
materia che rientra nell’ambito delle attività
dell’Unione europea.
La Commissione proseguirà l’esame congiuntamente a
quello della Petizione 98/2015 che verte su analogo
argomento.
È stata sollecitata altresì una risposta
dell’Assessore alla sanità della Regione Piemonte
(che coordina gli Assessori alla sanità da livello
nazionale) per conoscere eventuali iniziative
assunte dalle Autorità regionali a sostegno dei
“family caregivers”.
Come
proseguire
In base alle
informazioni ricevute dall’Avv. Marco La Marca,
collaboratore dell’on. Alberto Cirio - il
Parlamentare che si è reso disponibile a seguire
l’iter della Petizione - adesso sarebbe necessario
da parte Vostra sostenere la Petizione iscrivendoVi
al portale delle Petizioni e cliccando su “sostieni
una petizione”.
Questo il link del portale:
https://petiport.secure.europarl.europa.eu/petitions/it/home
(parola chiave “1147/2016”).
Più sostegni arrivano, più si darà peso in sede di
discussione.
Pertanto Vi chiedo di iscriverVi e di attivarVi per
estendere l’invito al maggior numero di persone e
associazioni possibili, Enti pubblici e
Amministratori compresi.
Cordiali saluti
Maria Grazia
Breda
(prima firmataria
della Petizione UE)
Mail (e relativo
allegato) inviata al Sindaco Portinaro e
all’Assessore Massazza del Comune di Trino
-
Egr. Alessandro Portinaro, Sindaco del Comune di
Trino
-
Egr. Patrizia Massazza, Assessore alle politiche
sociali del Comune di Trino
Facendo seguito alla
mia e-mail del 19 aprile scorso, allego la
Dgr 2 maggio 2017 n. 26-4947 mediante la quale
la Giunta della Regione Piemonte ha dichiarato
estinta l’Ipab “Don Vanni” ed ha trasferito a titolo
gratuito i relativi beni al Comune di Campiglia
Cervo (Bi).
Confido vivamente in
Vostre iniziative volte ad ottenere l’estinzione
dell’Ipab S. Antonio Abate con il trasferimento
gratuito dei relativi beni al Comune di Trino,
iniziativa che eviterebbe la costituzione della
megastruttura mangiasoldi Azienda pubblica dei
servizi alla persona, previsto dalla proposta di
legge n. 193 della Giunta regionale.
Resto a disposizione e porgo cordiali saluti
Francesco Santanera
Nota
inviata a varie Autorità in relazione al pdl
regionale 193 sulle Ipab- Egr. Mauro Laus,
Presidente del Consiglio regionale del Piemonte
- Egr. Nino Boeti,
Vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte
- Egr. Daniela
Ruffino,
Vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte
- Egr. Sergio
Chiamparino,
Presidente della Giunta della Regione Piemonte
- Egr. Aldo
Reschigna,
Vicepresidente della Giunta della Regione Piemonte
- Egr. Augusto
Ferrari,
Assessore regionale alle politiche sociali della
Regione Piemonte
- Egr. Antonio
Saitta,
Assessore regionale alla sanità della Regione
Piemonte
- Egr. Presidenti e
Componenti
delle Commissioni sanità e assistenza della
Regione Piemonte e del Comune di Torino
- Egr. Alberto
Avetta e Elide Tisi,
Presidente e Vicepresidente Anci Piemonte
- Egr. Presidenti e
Direttori
degli Enti gestori delle attività
socio-assistenziali del Piemonte
Oggetto:
Scandalosa sottrazione dei beni delle Ipab ai Comuni
affinché li destinino, come prevedono le leggi
vigenti, al settore socio-assistenziale
Dall’esame degli
articoli finora approvati dal Consiglio regionale
emerge che i patrimoni delle Ipab, da noi valutati
in non meno di 4 miliardi di euro, vengono sottratti
ai Comuni e regalati ad Associazioni e a Fondazione
private o destinate alla creazione di nuovi
carrozzoni mangiasoldi (non bastano il Csi e i
17milioni di euro di passivo dell’Opera Pia Lotteri!),
le previste aziende pubbliche di servizi alla
persona.
Come aveva
evidenziato il compianto Mons. Nervo all’epoca
responsabile nazionale della Conferenza episcopale
italiana per rapporti Chiesa – Territorio e
Presidente della Fondazione Zancan, nel convegno di
Torino del 12 dicembre 1989 «il primo principio
etico equivale per i credenti ad un Comandamento di
Dio: non rubare. I patrimoni delle Ipab sono stati
donati da privati cittadini per i poveri. Prima che
fossero donati erano di proprietà dei privati, dopo
che sono stati donati sono diventati proprietà dei
poveri. Questo principio rimane, qualunque siano
state le vicissitudini storiche e giuridiche».
Ciò premesso
chiediamo che l’esame della proposta di legge della
Giunta della Regione Piemonte n. 193 venga sospeso e
ai Sindaci dei Comuni in cui hanno sede le Ipab sia
inviato l’elenco dei beni immobiliari e mobiliari e
le notizie sulle attività svolte, in modo da
consentire ai Sindaci stessi di esaminare la
questione e di avanzare proposte che noi confidiamo
– tenuto conto che in Piemonte, da anni, non c’è
più una sola Ipab che svolga in tutto o in gran
parte attività per i poveri – siano rivolte ad
ottenere il trasferimento gratuito dei patrimoni ai
rispettivi Comuni.
Al riguardo
ricordiamo nuovamente che il Comune di Torino,
mediante la procedura finalizzata alla concessione
pluriennale di due strutture (Casa Serena e Rsa di
Via San Marino) ha incassato ben 17 milioni e
880mila euro Iva compresa, restando proprietario
delle due strutture e quindi potendo ripetere la
stessa operazione finanziaria al termine
dell’attuale concessione.
Segnaliamo altresì
che il Comune di Torino ha in corso analoga
procedura per la Rsa Carlo Alberto e che la relativa
richiesta è di 14 milioni di euro.
Restiamo a
disposizione e, confidando nella non sottrazione di
risorse economiche ai poveri, porgiamo cordiali
saluti.
p. Csa, Maria Grazia Breda, Francesco Santanera
Si unisce allega la
locandina, relativa allo sportello informativo
di consulenza (gratuita) in materia di
Amministrazione di sostegno/Tutela a favore di
persone non autosufficienti istituito dalla
Fondazione Troglia con sede a CIRIE’. Con preghiera
di diffusione.
IPAB: i Comuni si mobilitino per evitare la
"svendita" della Regione
Torino
prende posizione sulla bozza di legge regionale.
Appendino: "Prima della legge vogliamo conoscere lo
stato patrimoniale delle Ipab per tutelare il
pubblico interesse della Città".
Appelli alla Giunta e al Consiglio regionale:
"Difendere e garantire i patrimoni pubblici
destinati dalle leggi vigenti alla fascia più debole
della popolazione"
***
Torino
- "I Comuni si mobilitino nei confronti della
Regione per chiedere la sospensione e il ritiro
della proposta di legge 193 – attualmente all'esame
della IV Commissione del Consiglio regionale – che
prevede il regalo ai privati di ingenti patrimoni
destinati all'assistenza o la loro gestione da
società partecipate, che si sono dimostrate
inefficienti e fonte di sperpero di denaro
pubblico". È l'appello che lanciamo come
associazioni del Csa - Coordinamento sanità e
assistenza tra i movimenti di base e Fondazione
promozione sociale.
La bozza di provvedimento regionale riguarda tutte
le Ipab (sia che esse siano non attive, sia che lo
siano, molto spesso in settori non esclusivamente
dedicati alle persone povere come è previsto dalla
legge) e cancella la possibilità per i Comuni di
acquisire (senza alcun onere economico) i beni
mobili e immobili delle istituzioni disciolte, con
il vincolo di destinazione al settore
socio-assistenziale.
Senza una reale, dettagliata, pubblicamente resa
nota consistenza dei patrimoni Ipab in Piemonte
(secondo stime del Csa ammontanti a non meno di 4
miliardi di euro) il disegno di legge prevede la
trasformazione delle Ipab in fondazioni private o in
aziende pubbliche di servizi alla persona (nuove
megastrutture partecipate mangiasoldi).
Questo dovrebbe preoccupare enormemente i Sindaci e
le Amministrazioni comunali, che si vedono sottratte
ingenti disponibilità di risorse per il settore dei
servizi assistenziali. Non piangano poi miseria sui
trasferimenti e sulle risorse.
Le fondazioni private e le aziende di servizi alla
persona, alternative con le quali i cittadini e le
associazioni perdono la possibilità di controllo
sulle ex Ipab e sulla destinazione dei fondi al
settore assistenziale, oppure le Amministrazioni,
rischiano di dover coprire buchi di bilancio
esorbitanti, creati da inefficienti società
partecipate (si veda il caso torinese del debito
dell'Opera Pia Lotteri di 17 milioni di euro
derivanti dalla gestione durata 12 anni di una Rsa).
A testimonianza della preoccupazione per il disegno
di legge, con una comunicazione del 17 marzo 2017 la
Sindaca di Torino e della Città metropolitana,
Chiara Appendino, è intervenuta sulla vicenda: «In
relazione al disegno di legge, di cui all’oggetto,
si richiede che la Città di Torino per la parte di
propria competenza e gli altri Enti territoriali
aventi parte in causa nell’assegnazione e nella
gestione del patrimonio pubblico di cui il disegno
di legge andrà a disporre, siano pienamente
coinvolti nella discussione e nella stesura della
stessa. La nuova Amministrazione insediata da luglio
2016, intende prendere piena visione del
patrimonio immobiliare ascrivibile alle Istituzioni
di pubblica assistenza e beneficenza e intende
contestualmente valutare con esaustiva e completa
conoscenza in merito alla destinazione d’uso di
tale patrimonio, con il preciso intento di
tutelare il pubblico interesse della Città su di
una materia di tale importanza dal punto di vista
dell’assistenza e del welfare. A tal fine vi si
richiede di attivare al più presto un confronto in
merito».
L'ex Assessore all'assistenza del Comune di Torino
e Professore universitario emerito, Giuseppe Bracco,
è intervenuto dalle colonne del settimanale della
Diocesi di Torino “La Voce e Il Tempo”, sulla
destinazione d'uso dei patrimoni ex Ipab, molto
spesso destinati ad attività non appartenenti al
settore socio-assistenziale. Occorre, scrive, «difendere
(e non invece disperdere, come da talune parti si
sarebbe tentati) il patrimonio di beni mobili e
immobili donati dai torinesi al Comune nel corso dei
secoli per garantire l'esistenza stessa
dell'Assistenza».
Con preghiera
di diffusione e di pubblicazione.
Restiamo a disposizione per ulteriori informazioni e
indicazioni.
Cordiali saluti.
Maria Grazia Breda e Andrea Ciattaglia
Fondazione promozione sociale
onlus e
Csa (Coordinamento sanità e assistenza fra i
movimenti di base)
-------
COMUNICATO
STAMPA DEL GRUPPO SENZA SEDE SULLA SITUAZIONE IPAB
IN PIEMONTE.
C’è molta
preoccupazione da parte delle Associazioni di
volontariato che operano nel settore, per quanto
riguarda l’attuale situazione delle IPAB in
Piemonte. La Giunta Regionale presieduta da
Chiamparino, ha presentato al Consiglio una proposta
di legge, n. 193, attualmente all’esame della IV
Commissione del Consiglio Regionale piemontese. Il
testo prevede la cessione a privati o, a società
partecipate erogatrici di servizi alla persona, dei
patrimoni delle IPAB, stimabili in circa 4 miliardi
di euro su tutto il territorio piemontese,
provenienti da donazioni di cittadini nel corso dei
secoli, con lo scopo di garantire l’assistenza ai
bisognosi. Patrimoni immobiliari ed agrari che, non
di rado nel tempo, sono stati destinati anche a
finalità non appartenenti al settore socio
assistenziale o lasciati infruttuosi in stato di
abbandono, tradendo quelle che erano le volontà
previste nei lasciti e dalla legge n. 6972/1890.
Tale legge prevede che i patrimoni mobiliari ed
immobiliari delle IPAB devono essere destinati
esclusivamente ai poveri. Al riguardo il compianto
Mons. Giovanni Nervo, all’epoca Coordinatore della
Conferenza episcopale italiana per i rapporti
Chiesa-territorio, nel Convegno di Torino del 12
dicembre 1989, organizzato dal Csa (Coordinamento e
assistenza fra i movimenti di base), aveva affermato
quanto segue: “Il primo principio etico equivale
per i credenti ad un comportamento di Dio: non
rubare. I patrimoni delle IPAB sono stati donati da
privati cittadini per i poveri. Prima che fossero
donati erano di proprietà dei privati; dopo che sono
stati donati sono diventati proprietà dei poveri.
Questo principio rimane, qualunque siano state le
vicissitudini storiche o giuridiche”. Per quanto
sopra esposto, invitiamo i Sindaci dei Comuni sedi
delle IPAB, a preoccuparsi di prendere visione del
valore del patrimonio ascrivibile alle istituzioni
di pubblica assistenza e beneficenza e, valutata
l’effettiva attuale destinazione d’uso, di
impegnarsi per assumere un ruolo di primo piano per
essere coinvolti nella discussione e nella stesura
di in disegno di legge regionale che salvaguardi e
non disperda il patrimonio pubblico. Invece di
piangere miseria sui trasferimenti dei fondi
statali, darebbero un bel segnale di impegno nella
tutela degli interessi pubblici unendosi per
chiedere la sospensione dell’attuale disegno di
legge 193, che altrimenti andrebbe ad assottigliare
le loro risorse per i servizi socio assistenziali e
li metterebbe a rischio di dover coprire voragini
lasciate nei bilanci da inefficienti società
partecipate.
Trino, maggio 2017
Massimo Aglietta –
Nicola Bruno
Santina Ferrarotti –
Valérie Piot
Cinzia Vanni
*****
Si inoltra, per
opportuna conoscenza, qui di seguito la nota inviata
da Maria Grazia Breda al Presidente del Consiglio
della Regione Piemonte Mauro Laus a seguito della
comunicazione (più sotto riportata) degli atti approvati
dal Consiglio regionale il 12 aprile 2017 (allegati).
-
Gent. Mauro Laus,
Presidente del Consiglio regionale del Piemonte
La ringrazio per
l’invio degli Ordini del giorno, che trasmetterò
alle associazioni.
Mi permetto di
osservare tuttavia che il tempo per le
sollecitazioni è oramai scaduto.
Mi auguro che la
Giunta cambi passo e si apra al confronto, oppure
sarà impossibile trovare quelle intese che l’Ordine
del giorno 1054 chiede.
Cordiali saluti
Maria Grazia Breda
********
Comunicato
Stampa del Gruppo Senza Sede sull'estratto della
relazione del Difensore Civico della Regione
Piemonte per il 2016
Nell’ambito del continuo monitoraggio del settore
socio assistenziale con scopo informativo, il Gruppo
senza Sede ha preso visione di un estratto della
relazione del Difensore civico della Regione
Piemonte per il 2016. Lasciano sbigottiti i punti
che riassumono i dettagli dei racconti di testimoni
di maltrattamenti ed abusi nell’assistenza ai non
autosufficienti, nelle case di riposo per anziani
“poveri”, nelle quali l’assistenza può essere
standardizzata e senz’anima. La carenza di personale
ed i ritmi troppo frenetici di lavoro contribuiscono
a far diventare l’anziano incontinente perché
l’utilizzo “obbligato” del pannolone semplifica il
lavoro e richiede meno tempo. I pasti sono serviti a
letto anche quando il ricoverato potrebbe mangiare a
tavola in sala da pranzo e, comunque, i momenti di
accudimento e la socialità sono ridotti ai minimi
termini se non del tutto obliati. A parte le
strutture di eccellenza, riservate a quanti possono
sostenere rette più elevate, in cui gli anziani sono
accuditi al meglio, stimolati alla socialità e
rispettati dal punto di vista della privacy, in
alcune strutture l’istituzionalizzazione si traduce
in privazione della libertà, degli affetti e delle
relazioni antecedenti al ricovero e persino alla
privazione (in molti casi ingiustificata) di quella
piccola disponibilità di denaro prevista per legge,
che darebbe all’anziano un senso di dignitosa
soddisfazione nel poter far fronte autonomamente a
piccole spese. Spesso la condivisione forzata degli
spazi in stanze a più letti, comporta contrasti
anche violenti tra i ricoverati e sopprime
definitivamente il diritto alla privacy. Le ricerche
realizzate da alcuni Collegi Infermieri analizzano
le emozioni vissute dagli operatori che devono
misurarsi con l’uso della contenzione, con
sentimenti ambivalenti e conflittuali come rabbia,
compassione, frustrazione, soprattutto quando sia
intervenuto un meccanismo non raro di
identificazione con l’anziano. Nell’indistinta
galassia di un personale retribuito in modo
insufficiente rispetto all’onerosità dell’impegno,
scarsamente motivato al punto da perdere di vista
la consapevolezza di avere a che fare con esseri
umani, sempre più spesso esplodono episodi di
devianza, di brutalità e prepotenza che ci
costringono a riflettere sugli interrogativi che si
pose Hanna Arendt sulle origini del male nell’animo
umano. Intercettazioni ambientali, a seguito di
segnalazioni, mostrano situazioni di estrema
gravità, continue e costanti violenze fisiche che
dimostrano come ogni operatore si sente libero di
malmenare, colpire, insultare, umiliare i degenti,
sapendo di restare impunito perché altri operatori
adottano analoghi comportamenti. Poiché tali
situazioni si sono anche verificate nel territorio
della nostra Regione, riteniamo umanamente doveroso
che le Istituzioni regionali si pongano
interrogativi sulle più idonee misure da adottare
sul terreno della repressione e su quello della
prevenzione, tenendo presente che in un futuro non
lontano i vecchietti non abbastanza facoltosi
potrebbero rappresentare la maggioranza della
popolazione italiana.
Trino, aprile
2017 Associazione
culturale
Gruppo
senza Sede
Si
unisce un
estratto della Relazione 2016 del Difensore
civico della Regione Piemonte con le brutali
violenze subite dai ricoverati.
Si prega di
diffondere il testo affinchè le persone interessate
capiscano quale può essere purtroppo la fine di
ognuno di noi se si continua a fare nulla.
****
COMUNICATO STAMPA NUOVI LEA - GRUPPO SENZA SEDE
Il
nuovo Decreto sui Livelli essenziali di assistenza
(Lea) approvato dal Governo e, tanto osannato dai
media come una legge rivoluzionaria, di fatto cela
un risvolto inquietante. Apre la strada alla sanità
privata, alla compartecipazione della spesa,
all’aumento del ticket e alle assicurazioni
sanitarie private . Tutto questo in barba all’art.
32 della Costituzione : “La Repubblica tutela la
salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività e garantendo cure
gratuite agli indigenti. Continua da parte del
Gruppo senza Sede l’attenzione su leggi e decreti
riguardanti la non autosufficienza e la
collaborazione della Fondazione Promozione Sociale
di Torino.
In
base ai nuovi Lea (Decreto Presidente del Consiglio
12/01/2017 – Gazzetta Ufficiale 18 marzo 2017 suppl.
ordin. N. 15), le cure alle persone
ultra-diciottenni colpite da patologie e/o
disabilità invalidanti e limitata autonomia, sono
trasferite dal settore sanitario, che prevede
diritti esigibili e gratuità, (salvo modesti tickets)
a quello socio sanitario fondato spesso su rilevanti
oneri economici a carico degli infermi (in certi
casi anche dei loro coniugi e figli anche non
conviventi) e subordinate alla valutazione di
apposite Unità multidimensionali con il rischio di
essere inseriti in liste d’attesa anche lunghe. Una
controriforma del Servizio sanitario sulla pelle
delle persone di qualsiasi età malate croniche non
autosufficienti. L’intervento delle Unità valutative
dovrebbe essere di supporto all’operatività dei
medici di medicina generale, di quelli ospedalieri e
delle strutture riabilitative, ai quali va
riconosciuta l’insostituibile esigenza di intervento
per tutti i pazienti, compresi quelli non
autosufficienti, assicurando a tutti gli infermi lo
stesso indispensabile livello di continuità
terapeutica sancita dalle leggi vigenti. Le Unità
valutative possono eseguire accertamenti ed
approfondimenti ma non possono negare le cure
indifferibili. E’ accettabile l’intento espresso al
comma 4 dell’articolo 21 dei nuovi Lea, di
privilegiare la permanenza al proprio domicilio
delle persone assistite, purchè vengano riconosciuti
tutti i diritti, le modalità di cura e l’accesso
alle prestazioni previste per gli altri malati e
purchè vengano riconosciute le competenze dei medici
curanti e sia stabilito che la valutazione
multidimensionale può agire solo su richiesta dei
medici di medicina generale e/o ospedalieri. Nel
rispetto dei familiari o terze persone che assumono
volontariamente l’impegnativo compito di accuditori
domiciliari, poniamo l’accento sulle norme della
legge n. 10/2010 della Regione Piemonte “Servizi
domiciliari per persone non autosufficienti”
nella quale sono previsti contributi /rimborsi
delle spese vive per accudire la persona presso il
proprio domicilio, per evitare che le famiglie
sostengano spese non dovute riducendosi in povertà.
Ne consegue che le disposizioni degli articoli 4
(Assistenza sanitaria di base) e 22 dei nuovi
Lea, dovrebbero essere opportunamente modificati. E’
sconcertante ed illegittimo che il decreto
12/01/2017, di natura amministrativa, vada a
modificare nella sostanza la legge 833/1978 ed i Lea
(art. 54 della legge 289/2002) ed abroghi di fatto
il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
del 29/11/2001 che ha acquisito valore di legge in
base all’articolo 54 della legge 289/2002.
In
riferimento alle suddette e ad altre osservazioni
espresse nel dettaglio , sono in atto iniziative
volte alla presentazione di un ricorso al Tar del
Lazio per l’annullamento del citato Decreto del 12
gennaio scorso.
Trino, aprile 2017
Gruppo senza Sede
-
Alle Organizzazione di tutela dei soggetti
deboli, con particolare riguardo a quelle che
operano a difesa dei diritti delle persone
colpite da patologie e/o da disabilità
invalidanti e da non autosufficienza
Uniamo l'allegato
nostro documento del 30 u.s. dal quale emerge
che in base ai nuovi Lea le cure delle persone
ultra-diciottenni colpite da patologie e/o
disabilità invalidanti e conseguente limitata
autonomia sono trasferite dal settore sanitario,
caratterizzato da diritti esigibili e dalla gratuita
(salvo modesti tickets), a quello socio-sanitario
fondato molto spesso su rilevanti oneri economici a
carico degli infermi (e in certi casi anche dei
loro coniugi e dei figli) e sulla preventiva
valutazione di apposite Unità valutazionali, con il
rischio di essere inseriti in liste di attesa anche
lunghe.
In sostanza si tratta di una controriforma del Servizio sanitario
decisa sulla pelle delle persone di qualsiasi età
colpite da malattie croniche e da non
autosufficienza.
Da parte nostra sono in atto iniziative volte alla presentazione al
Tar del Lazio di un ricorso volto
all'annullamento del decreto del 12 gennaio scorso,
pubblicato sul Supplemento Ordinario della Gazzetta
Ufficiale del 18 marzo 2017, che deve essere
presentato entro il 17 maggio 2017.
In considerazione dei tempi ristretti segnaliamo alla Vostra
attenzione che Venerdì 14 aprile 2017 dalle ore
10,30 alle 13,30 avrà luogo a Torino, Via Artisti
36 un incontro di analisi e approfondimento del
decreto in oggetto. Per partecipare occorre
prenotare al n. 011 8124469 oppure tramite
e-mail info@fondazionepromozionesociale.it.
Restiamo a disposizione e porgiamo cordiali
saluti
Segnalazioni sulle irregolarità dei gestori privati
inviate agli Assessori alla sanità e politiche
sociali della Giunta regionale del Piemonte
In allegato uniamo
la lettera inviata agli Assessori regionali alla
sanità e alle politiche sociali, con la quale
segnaliamo gravi irregolarità da parte dei gestori
privati delle Rsa, Residenze sanitarie assistenziali
e chiediamo alla Giunta della Regione Piemonte di
intervenire a tutela degli utenti ricoverati e dei
loro familiari.
Per gli utenti fuori Piemonte può essere comunque
utile come informativa.
In particolare alla
Regione Piemonte si chiede di predisporre una
nota informativa, che l’Unità di valutazione
geriatrica (Uvg) dovrebbe consegnare unitamente al
rilascio dell’autorizzazione per l’inserimento in
struttura residenziale; la nota informativa che
trovate al fondo della lettera qui unita,
riassume i diritti/doveri degli utenti
ricoverati in strutture residenziali
socio-sanitarie, alla luce delle normative regionali
vigenti. Si evidenzia che:
-
gli utenti inseriti con la convenzione dell’Asl in una Rsa (o
comunità alloggio) e i loro familiari non devono
firmare i contratti di ospitalità previsti per
gli utenti paganti in proprio. Il ricoverato o
il familiare/tutore che lo rappresenta devono
solo dichiarare per iscritto di aver preso
visione del Regolamento di struttura, che
stabilisce anche l’impegno al pagamento della
retta di ricovero a carico dell’utente;
-
il Regolamento della struttura deve essere predisposto secondo lo
schema approvato dalla Regione Piemonte, che
descrive in modo dettagliato le prestazioni
comprese nella retta di ricovero: sanitarie,
socio-sanitarie, alberghiere. Si veda l’allegato
5, della Delibera della Giunta regionale del
Piemonte n. 45/2012 (cfr. la sezione “Documenti”
del nostro sito
www.fondazionepromozionesociale.it);
-
le prestazioni extra non sono obbligatorie;
-
l’Iva non deve essere versata.
Come fare in caso di
richieste non previste dal Regolamento?
Al momento non abbiamo ricevuto risposte scritte
dagli Assessorati. Pertanto, in attesa che siano
assunte le decisioni necessarie da parte degli
Assessori Antonio Saitta e Augusto Ferrari, in caso
di richieste non previste dalla normativa vigente
sopra citata, consigliamo di comportarVi come segue:
-
versare mensilmente solo la retta alberghiera che corrisponde alla
quota stabilita dall’Uvg dell’Asl (ad esempio
euro 43 x 30 giorni (o 31)). L’importo della
retta alberghiera può essere al massimo il 50%
della retta totale, in quanto l’altro 50% (retta
sanitaria) compete all’Asl;
-
non pagare l’Iva, né prestazioni extra che non sono state definite
in precedenza:
-
inviare la lettera che segue:
DESTINATARI
Raccomandata A/R
·
Egr.
Direttore Generale Asl (del territorio in cui ha
sede la struttura di ricovero)
lettera ordinaria - Egr.
Assessore alla sanità Regione Piemonte
lettera ordinaria - Egr.
Assessore alle Politiche sociali
lettera ordinaria - Egr.
Difensore civico Regione Piemonte
lettera ordinaria - Egr.
Direttore Rsa……………..
E p.c.
·
Spett.le Fondazione promozione sociale onlus
TESTO
Il
sottoscritto…………………………, vista la fattura n.
……..del………. emessa da………………… relativa al ricoverato
Sig. ………………….. informa di avere versato in data
………….. con…………………….……. la somma di Euro………………….
corrispondente alla retta giornaliera per il mese
di………………………. così come stabilito in sede Uvg per
…..…….giorni di degenza, per un totale di
Euro…………………………..
Per quanto riguarda
la somma indicata nella sopracitata fattura
relativamente a prestazioni extra così
indicate………………………… si riserva il pagamento a seguito
della conferma della correttezza della richiesta da
parte della Commissione di vigilanza dell’Asl …..,
che ai sensi della delibera della Giunta regionale
n. 45/2012 deve autorizzarne la richiesta.
Al riguardo, ai sensi
della legge 241/1990 il sottoscritto resta in attesa
di una risposta scritta.
In merito all’importo
relativo all’Iva, resta altresì in attesa di
conoscere l’esito del ricorso presentato dalla
Regione Piemonte e, se dovuto, provvederà al
conguaglio.
Cordiali saluti.
Data……………………
Firma……………………………………………..
____________________________________________________________________
IPAB
Augusto Ferrari, Assessore alle politiche sociali della Regione
Piemonte, si è molto attivato per ottenere
l’approvazione della
allegata proposta di legge n. 193 sulle Ipab. Si
allega anche il
testo dell’emendamento n. 4 presentato dal sopra
nominato dal quale emerge che lo scopo della
proposta è quello di regalare i beni mobili e
immobili delle Ipab che verranno tutte estinte, per
la creazione di fondazioni e di associazioni
private.
Per le altre Ipab la finalità è quella di istituire le Aziende pubbliche
di servizi alla persona per la gestione di strutture
(Rsa, centri diurni, ecc.), nuovi enti mangiasoldi.
Come risulta dall’allegata
e-mail inviata il 23 febbraio scorso ai
Presidenti del Consiglio e della Giunta della
Regione e ad altri, fra i quali i Sindaci con
popolazione superiore ai 10mila abitanti, è stato
segnalato alla loro attenzione che possono
intervenire per chiedere che le Ipab del loro
territorio vengano estinte ed i relativi beni mobili
e immobili, nonché l’eventuale personale, vengano
trasferiti gratuitamente ai Comuni.
Se si tratta di strutture per prestazioni residenziali o
semiresidenziali, i Comuni possono:
-
gestirle direttamente
-
affidare la gestione ad enti privati
-
stipulare con enti privati accordi per la
“concessione di pubblico servizio” per 20-30
anni e ottenere quale corrispettivo somme in
contanti anche consistenti. Ad esempio il Comune
di Torino per la concessione della struttura
“Casa Serena” e di quella sita in Via San Marino
(due Rsa) ha incassato più di 10 milioni di
euro. Tieni conto che dopo 20-30 anni i Comuni,
che continuano ad essere proprietari delle
strutture cedute in concessione, ritornano a
poter disporre della piena proprietà;
-
vendere i beni il cui ricavato dovrebbe essere
utilizzato esclusivamente per attività
socio-assistenziali.
Si allega inoltre l’elenco
dei beni immobiliari delle Ipab del vercellese
(rilevanti sono quelli della Ipab di Trino) e
l’articolo di Perino sulla concessione di pubblico
servizio pubblicato sul n. 156/2006 di
Prospettive assistenziali “Come gli enti locali
possono realizzare idonee strutture socio-sanitarie
senza alcuna spesa di investimento. L’esperienza del
Comune di Grugliasco”.
Promemoria incontro 24.02.2017
Vi chiedo di
prenderlo in considerazione per Voi stessi, i Vostri
familiari, soci e conoscenti.
Proprio in questi
giorni il Sig. P.M., papà ultra75enne di Mario,
persona con disabilità intellettiva e autismo in
situazione di gravità, che non sentivo da sei mesi,
mi ha scritto per giustificare il suo silenzio.
Ebbene, ha avuto un ictus che lo ha reso totalmente
non autosufficiente. Fortuna che si era ricordato
delle informazioni avute sul diritto alle cure e
così quando l’Ospedale voleva dimetterlo ha invece
chiesto (e ottenuto) la prosecuzione in casa di cura
convenzionata. Così ha recuperato e in questi giorni
è rientrato a casa.
Cordiali saluti
Maria Grazia Breda
Comunicato - Audizione giovedì 16 febbraio
Informo che giovedì 16 febbraio alle ore 14:30
la IV^ Commissione del Consiglio regionale (Torino
- Via Alfieri 15) ha deciso di ascoltare la
sottoscritta quale prima firmataria della “Petizione
popolare per il prioritario diritto alle cure socio
sanitarie domiciliari”.
L'audizione è stata ottenuta a seguito delle
20mila firme raccolte e consegnate il 29 febbraio
2016 al Presidente del Consiglio regionale, nonché a
seguito del presidio promosso il 24 gennaio 2017 per
chiedere il finanziamento della sanità per garantire
un contributo forfettario ai familiari che si
prendono cura 24 ore su 24, direttamente o con
l'aiuto di terzi, di un loro congiunto malato o con
disabilità non autosufficiente.
Si può partecipare ma purtroppo non si può
intervenire.
Tuttavia se volete inviare una Vostra lettera-mail
di sostegno, è ben gradita.
Gli indirizzi mail a cui inviare sono: quarta.commissione@cr.piemonte.it;
domenico.ravetti@cr.piemonte.it;
e per conoscenza a noi
info@fondazionepromozionesociale.it.
Relazione su
fondo non autosufficienze
-
Egr.
Dott. Arturo Martucci Di Scarfizzi,
Presidente della Corte dei Conti
E p.c.
-
Presidenti dei Consigli e delle Giunte delle
Regioni e delle Province autonome di Bologna e
di Trento
-
Egr.
On. Parlamentari del Piemonte
-
Sindaci
dei Comuni capoluogo di Provincia
-
Presidenti e Direttori Enti gestori delle
attività socio-assistenziali del Piemonte
-
Spett.li Organizzazioni che operano nel settore
delle persone deboli
Oggetto:
Omissione
di vigenti diritti esigibili e errate valutazioni
contenute nella relazione “Il Fondo per le non
autosufficienze 2007-2015” predisposto dalla Sezione
centrale di controllo sulla gestione delle
Amministrazioni dello Stato (deliberazione n.
18/2016/G)
Il Csa (Coordinamento sanità e assistenza fra i
movimenti di base) e la Fondazione promozione
sociale onlus rilevano con profondo sconcerto i
seguenti rilevanti aspetti negativi contenuti nella
relazione “Fondo per le non autosufficienze
2007-2015” della Corte dei Conti:
-
viene
ignorato che tutte le persone non
autosufficienti sono soggetti le cui condizioni
di salute (non solo di malattia ma anche di
disabilità) sono così serie da averli
precipitati nella devastante condizione di non
autosufficienza;
-
sono
completamente omesse le leggi vigenti (n.
833/1978 e articolo 54 della n. 289/2002) in
base alle quali le persone non autosufficienti
hanno il pieno ed immediato diritto alle
occorrenti prestazioni domiciliari,
semiresidenziali e residenziali socio-sanitarie;
-
non
viene segnalato che il comma 1264 della legge
296/2006 stabilisce che il Fondo per le non
autosufficienze è stato istituito per «garantire
l’attuazione dei livelli essenziali delle
prestazioni assistenziali» e quindi concerne
esclusivamente le attività integrative del
settore socio-assistenziale;
-
non
viene ricordato che nei decreti del Ministro del
lavoro e delle politiche sociali viene
evidenziato, come risulta ad esempio da quello
emesso in data 14 maggio 2015 che «le risorse
di cui al presente decreto sono finalizzate alla
copertura dei costi di rilevanza sociale
dell’assistenza socio-sanitaria e sono
aggiuntive rispetto alle risorse destinate
alle prestazioni e ai servizi a favore delle
persone non autosufficienti da parte delle
Regioni, nonché da parte delle Autonomie locali.
Le prestazioni e i servizi di cui al comma
precedente non sono sostitutivi, ma aggiuntivi e
complementari a quelli sanitari»;
-
non
viene comunicato che, a partire dall’entrata in
vigore dei citati Lea (2002), il Servizio
sanitario nazionale deve versare a tutti gli
anziani malati cronici non autosufficienti il
50% della retta totale di ricovero presso le Rsa,
Residenze sanitarie assistenziali, o strutture
analoghe. Identico importo è previsto per le
prestazioni domiciliari concernenti le attività
di aiuto infermieristico e di assistenza
tutelare delle persone malate o disabili non
autosufficienti curate a livello domiciliare.
Per quanto concerne le prestazioni
semiresidenziali assicurate alle persone con
disabilità e limitatissima o nulla autonomia,
gli oneri sono a carico delle Asl nella misura
del 70%. Identica la quota di competenza delle
Asl per le prestazioni residenziali dei sopra
citati soggetti; la quota viene ridotta al 40%
se si tratta di «disabili privi di sostegno
familiare». Le erogazioni economiche sopra
precisate sono fornite dalle Asl agli utenti
siano essi poveri o ricchi e devono essere
prelevate esclusivamente dal Fondo sanitario
nazionale, Fondo che non ha nulla a che fare con
il Fondo per le non autosufficienze;
-
non
viene rilevato che le risorse attualmente
destinate alle persone non autosufficienti
(oltre un milione di nostri concittadini) non
sono soltanto quelle del Fondo per le non
autosufficienze, ma principalmente quelle del
Fondo sanitario nazionale. Al riguardo occorre
tener conto che mentre il Servizio sanitario
nazionale deve versare interamente le quote
stabilite dai Lea, i Comuni sono soltanto
obbligati a corrispondere l’importo non
corrisposto dagli utenti. Ne consegue che
l’ammontare a carico delle Asl è almeno doppio
di quello erogato dai Comuni. Quindi sono errate
tutte le considerazioni svolte nella relazione
riguardanti le risorse statali.
Ulteriori nostre precisazioni
A conferma delle considerazioni da noi svolte nei
punti precedenti, evidenziamo quanto segue:
1.
nell’allegato documento dell’Ordine dei Medici di
Torino e Provincia del 6 luglio 2015 è precisato che
«gli anziani malati cronici non autosufficienti e
le persone affette da demenza senile sono soggetti
colpiti da gravi patologie che hanno avuto come
esito la devastante compromissione della loro
autosufficienza e pertanto hanno in tutti i casi
esigenze sanitarie e socio-sanitarie indifferibili
in relazione ai loro quadri clinici e patologici».
Infatti, tutti questi nostri concittadini, oltre un
milione nel nostro Paese, sono destinati senza
alcuna eccezione a morire nel giro di 5- 6 giorni se
non ricevono le occorrenti indifferibili prestazioni
diagnostiche (rese spesso complesse
dall’impossibilità degli infermi di segnalare la
durata, l’intensità e a volte anche la
localizzazione delle loro sofferenze) e terapeutiche
(da monitorare con attenzione e con continuità
soprattutto nei casi in cui i pazienti non sono in
grado di comunicare l’efficacia dei trattamenti
effettuati). Inoltre questi malati hanno
l’indifferibile esigenza di essere alimentati
(spesso mediante imboccamento), curati nella loro
igiene personale (sovente è presente la doppia
incontinenza), movimentati (allo scopo di evitare
l’insorgere delle piaghe da decubito), nonché di
ricevere tutte le prestazioni necessarie in base
alle loro personali esigenze. Se, come avviene per i
malati posti in illegittime e crudeli liste di
attesa, essi non muoiono, ciò è dovuto
esclusivamente al fatto che intervengono i
congiunti, che non hanno però alcun obbligo
giuridico di svolgere le attività assegnate dalla
legge al Servizio sanitario nazionale.
Al riguardo si fa presente che l’articolo 23 della
Costituzione stabilisce che «nessuna prestazione
personale o patrimoniale può essere imposta se non
in base alla legge» e che mai il Parlamento ha
approvato norme per assegnare ai congiunti delle
persone non autosufficienti compiti attribuiti alla
Sanità;
2.
premesso che l’articolo 32 della Costituzione
prevede che «la Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell’individuo e interesse
della collettività» e quindi non deve provvedere
solamente alle persone malate, ma anche a quelle non
autosufficienti a causa delle gravissime condizioni
di disabilità, si ricorda che il diritto degli
anziani malati cronici non autosufficienti alle cure
sanitarie, comprese quelle ospedaliere gratuite e
senza limiti di durata, era stato stabilito dalle
legge 641/1955 e 692/1956 a favore di tutti i
pensionati del settore pubblico e privato. Inoltre
l’articolo 29 della legge 132/1968 imponeva alle
Regioni di programmare i posti letto ospedalieri
tenendo conto delle esigenze dei malati «acuti,
cronici, convalescenti e lungodegenti». A sua
volta l’articolo 2 della legge 833/1978 stabilisce
che il Servizio sanitario nazionale deve assicurare
«la diagnosi e la cura degli eventi morbosi quali
se siano le cause, la fenomenologia e la durata»
e deve altresì provvedere «alla tutela della
salute degli anziani, anche al fine di prevenire e
di rimuovere le condizioni che possono concorrere
alla loro emarginazione». Inoltre, ai sensi
dell’articolo 1 della stessa legge 833/1978 il
Servizio sanitario nazionale deve operare «senza
distinzioni di condizioni individuali o sociali e
secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei
cittadini nei confronti del Servizio» sanitario
nazionale.
Dunque a partire dal 1979, anno di entrata in vigore
della citata legge 833/1978 il Servizio sanitario
nazionale deve intervenire nei riguardi di tutti i
cittadini malati o con gravi carenze della loro
salute, siano essi poveri o ricchi, giovani o adulti
o anziani, guaribili o inguaribili, autosufficienti
o non autosufficienti.
Il diritto alle cure è stato confermato dai Lea,
come precisato anche dalla sentenza della Corte
costituzionale n. 36/2013.
Ciò premesso, chiediamo alla S.V. di intervenire con
la massima urgenza per il ritiro della relazione in
oggetto, da sostituire con un rapporto conforme alla
vigente legislazione.
Restiamo a Sua disposizione e porgiamo cordiali
saluti.
Maria Grazia Breda, Andrea Ciattaglia, Giuseppe
D'Angelo e Francesco Santanera
Assegni di cura - richiesta Audizione
- Egr. Mauro Laus, Presidente del Consiglio
regionale del Piemonte
- Egr. Domenico Ravetti, Presidente e Componenti
della IV Commissione del Consiglio regionale del
Piemonte,
E p.c.
- Egr. Antonio Saitta, Assessore alla sanità della
Regione Piemonte
- Egr. Augusto Ferrari, Assessore alle politiche
sociali della Regione Piemonte
- Spett.li Associazioni firmatarie ed Enti aderenti
alla Petizione popolare sul diritto prioritario alle
cure domiciliari
Nel Comunicato stampa
del 26 gennaio u.s. gli Assessori regionali Saitta e
Ferrari hanno informato che la Giunta garantirà
anche per il 2017 l’erogazione da parte delle Asl
To1, To2 e To3 dei contributi ai familiari, che
accudiscono anziani malati/persone con disabilità
non autosufficienti al domicilio. E’ una buona
notizia, ma non sufficiente.
Come anticipato nel
sopracitato Comunicato stampa, è necessario
provvedere alla riorganizzazione del sistema delle
cure domiciliari, a nostro avviso con la messa a
punto del Regolamento necessario per dare piena
attuazione alla legge regionale 10/2010.
Al riguardo
ricordiamo che presso la IV Commissione del
Consiglio regionale del Piemonte è depositata una
Petizione popolare sottoscritta da oltre 20mila
cittadini e che ha raccolto 49 adesioni di enti
pubblici e privati. Inoltre al Presidente della
Giunta regionale Sergio Chiamparino nel mese di
gennaio sono state consegnate più di duemila firme
che, tra le richieste, sollecitano la necessità di
promuovere le prestazioni domiciliari, compreso il
riconoscimento di un contributo forfettario della
sanità per le prestazioni indifferibili di
assistenza socio-sanitaria assicurate dai familiari
direttamente o mediante personale privato.
Con la presente si
chiede al Presidente della IV
Commissione del Consiglio
regionale di promuovere un’audizione con le
Organizzazioni promotrici della petizione popolare,
come da richiesta inoltrata dal Presidente del
Consiglio regionale il 26 aprile 2016 e da noi
sollecitata il 23 novembre 2016.
Si
ringrazia e si resta in attesa di una proposta di
data.
Cordiali
saluti.
p. La segreteria
Maria Grazia Breda
Fondazione promozione
sociale onlus
L’Associazione promozione sociale, in collaborazione
con il Comitato per la difesa dei diritti degli
assistiti,
INVITA associazioni di volontariato,
organizzazioni sociali e familiari
all’incontro sul tema:
ANZIANI MALATI NON AUTOSUFFICIENTI, PERSONE CON LA
MALATTIA DI PARKINSON, ALZHEIMER O ALTRE FORME DI
DEMENZA O ALTRI ESITI DA MALATTIE CRONICHE
INVALIDANTI
INFORMAZIONI UTILI
SULLE PRESTAZIONI SANITARIE E SOCIO-SANITARIE A CUI
HANNO DIRITTO
TORINO, Via Giolitti 21
Centro servizi volontariato Vol.To
VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2017
Ore 15,30-18,00
Comunicato Stampa sulle barriere architettoniche nel
Comune di Trino
Riguardo alla questione dell’abbattimento delle
Barriere Architettoniche, siamo di fronte
all’ennesima storia tipicamente italiana : ci sono
le leggi ma non vengono applicate. Con la legge
41/86, i Comuni e le Province italiane
avrebbero dovuto dotarsi del “Piano per
l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche”
(PEBA),
pena un “Commissariamento ad hoc” da parte
della Regione. La Legge quadro 104/92 (art.
24,comma 9) qualche anno dopo ampliò la
materia di competenza, modificando e integrando
l’articolo 32, comma 21 della Legge 41 del 1986,
relativa all’accessibilità degli “spazi
urbani” , con particolare riferimento
all’individuazione e alla realizzazione di percorsi
accessibili , all’installazione di semafori acustici
per non vedenti, al posizionamento della segnaletica
che non ostacoli la circolazione delle persone
handicappate e non solo. Fa specie che ad oggi, anno
2017, siano pochi gli Enti Locali che si sono
adeguati alle leggi vigenti, nonostante l’obbligo di
farlo. A Trino, è positivo che il Sindaco
Portinaro dichiari che in corso d’opera di futuri
lavori pubblici si terrà conto dell’esigenza di
abbattere le Barriere Architettoniche in passato
sottovalutate. Bene, ma non basta perché, come il
Sindaco sa, la città (Via Vercelli è uno degli
esempi), è piena di ostacoli che rendono difficili
gli spostamenti, in modo particolare ai diversamente
abili, agli anziani, alle mamme con i loro
pargoletti nelle carrozzine e che le Barriere non si
abbattono man mano che si riparano strade piazze e
marciapiedi, in maniera contingente ed occasionale,
ma secondo una precisa e specifica programmazione.
Quindi, dal momento che è in carica dal 2013 e
dimostra sensibilità verso queste tematiche, è un
vero peccato che non abbia ancora adottato il
“PEBA” ed il “PAU” dando
un bel segnale di civiltà e di rispetto verso il
mondo della disabilità, troppo spesso emarginato e
discriminato, rendendo in tal modo la nostra
cittadina una delle prime in Piemonte a potersi
vantare e qualificare come una Città per tutti,
accessibile e senza barriere. Prendere in
considerazione l’adozione di questi Piani sin dal
suo insediamento, avrebbe dato inizio ad
un’evoluzione di lungo cammino da perseguire anche
in futuro, a prescindere dal colore politico delle
Amministrazioni che si alterneranno, sarebbe stato
un importante passo avanti per la nostra comunità,
andando a sanare una situazione di illegalità che
perdura da 30 anni.
Trino, gennaio 2017
Associazione culturale
Gruppo senza Sede
Preavviso dell’iniziativa davanti alla sede del
Consiglio regionale del Piemonte prevista
martedì 24 gennaio 2017
Oggetto:
Documenti dell'Ordine dei Medici e dei Sindacati dei Medici Fimmg,
Snami e Smi sulla negativa delibera regionale in
merito di “Rsa Aperte”
Uniamo i documenti "Osservazioni
sulla Dgr 34-3309 del 16 maggio 2016" (delibera
regionale sulle cosiddette "Rsa Aperte") approvato
dall'Ordine dei Medici della Provincia di Torino il
21 novembre 2016 e
il documento delle sigle sindacali Fimmg, Snami e
Smi avente per oggetto "Rsa Aperta" del 13
settembre 2016.
Le sigle sindacali, si legge nel loro documento,
hanno espresso «il loro totale dissenso» nei
confronti della delibera, evidenziando tra l'altro
che «la delibera in oggetto sottrae competenze di
fondamentale importanza al medico di medicina
generale, la cui libera scelta da parte dei
cittadini è sancita dalla legge 833/1978
all’articolo 19».
Nel documento dell'Ordine dei Medici viene affermato
che «a conclusione dell'analisi della delibera di
Giunta regionale n° 34/2016 si ritiene che il
contributo di tale delibera alla riorganizzazione
dei servizi offerti dal Servizio sanitario regionale
a al fine di "aumentare l'efficienza e la corretta
gestione delle risorse umane ed economiche", sia
estremamente limitato. Si individua piuttosto il
rischio di una privatizzazione di alcuni servizi
sanitari (Visite specialistiche) in assenza di
benefici per il cittadino o per il Servizio
sanitario regionale».
Il documento ribadisce «l'assoluta necessità di
una reale regolamentazione e attuazione delle
prestazioni domiciliari in lungoassistenza, così
come definite dalla legge Regionale n° 10 del
febbraio 2010, con adeguamento delle risorse alle
reali necessità territoriali legate all'incremento
costante della popolazione che necessita di tale
tipologia di cura».
Inoltre il documento ricorda che «come già
puntualizzato da un documento del Consiglio
dell'Ordine dei Medici del 21 marzo 2016, il
Servizio sanitario nazionale deve operare nei
confronti degli anziani malati cronici non
autosufficienti e delle persone con demenza senile
sulla base degli stessi principi riconosciuti per
gli altri malati, e quindi senza condizionamenti
all'accesso alle prestazioni legate a valutazione
Uvg (Unità di valutazione geriatrica), il cui
intervento può essere richiesto per accertamenti ed
approfondimenti, ma non può negare le cure, come di
fatto succede dopo la Delibera di Giunta regionale
n° 14/2013 che ha definito i criteri di priorità di
accesso alle cure, creando una vera e propria
disparità di trattamento nei confronti di questi
malati (preventiva valutazione dell'Uvg per
l'accesso alle prestazioni di infermi con esigenze
sanitarie indifferibili, accertamento delle
condizioni sociali ed economiche, ecc.) rispetto
agli altri cittadini sofferenti a causa di patologie
identiche o assimiliabili in quanto si
configurerebbe una discriminazione».
Confidando in Vostre urgenti iniziative in merito
per il ritiro della delibera in oggetto e
l'approvazione immediata del regolamento attuativo
della legge 10/2010 sulle cure socio-sanitarie
domiciliari per le persone non autosufficienti, si
ricorda che la delibera sulle “Rsa Aperte” è oggetto
di ricorso al Tar del Piemonte.
Cordiali saluti.
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