Anno 2018: articoli, lettere, volantini, documenti prodotti e divulgati sul tema dell'Assistenza ai malati cronici non autosufficienti.

 

S

 

 

Invito a partecipare:

 

1.      MARTEDI’ 11 DICEMBRE 2018

COMUNE DI TORINO

ore 15,30-17,30

presentazione del testo: “Abbandonati dalla sanità piemontese”

(Programma)

 

2.      GIOVEDI 13 DICEMBRE 2018

PRESIDIO DAVANTI ALL’ASL Torino

Via San Secondo 29, TORINO

A PARTIRE DALLE ORE 8,00 FINO ALLE ORE 11,00

(Volantino)

 

La non autosufficienza può colpire ciascuno di noi all’improvviso; partecipare è difendere i diritti di tutti i malati non autosufficienti, ma anche i nostri.

Passate parola: e-mail, Facebook, siti internet, WhatsApp……  

 

 

Nota informativa in merito al ddl della Giunta Regionale

 

 

Presidio 13 dicembre a Torino

Per dare  "voce" alle sofferenze dei familiari e dei malati anziani non autosufficienti, conseguenti alla negazione del diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie, abbiamo previsto una nuova iniziativa/presidio davanti all'Asl-To di via San Secondo 29 a Torino, giovedì 13 dicembre a partire dalle ore 8,00 fino alle 11,00.

 

Unisco il testo del volantino (che peraltro stiamo distribuendo ovunque in occasione dei festeggiamenti per i 40 anni della riforma del Servizio sanitario nazionale) e il preavviso del presidio.

 

Sarebbe molto importante che anche le singole associazioni:

- inviassero una lettera/mail  a sostegno delle richieste contenute nel volantino; la lettera è da indirizzare al Consiglio Comunale e alla Giunta della Città di Torino, nonchè al Direttore generale dell'Asl Città di Torino;

- per chi può, sarebbe importante la presenza al presidio anche con cartelli o insegne dell'associazione.

 

Vi ringrazio per l'attenzione e confido in una Vostra azione di sostegno nelle modalità che riterrete più opportune e anche nella diffusione dell'informazione.

 

Cari saluti.

Maria Grazia Breda

P.S.  Informo che la Fondazione Promozione sociale ha stampato il testo: 30.000 malati non autosufficienti in lista d’attesa da anni - Abbandonati dalla Sanità piemontese - Malati di Alzheimer o altre demenze, con esiti da incidenti o malattie croniche invalidanti gravissime”. L’obiettivo è raccontare, attraverso storie vere, il calvario dei malati non autosufficienti e delle loro famiglie e, allo stesso tempo, segnalare le azioni che la Regione potrebbe sin da ora mettere in campo per garantire il loro diritto alle prestazioni domiciliari e residenziali. Sono altresì presenti informazioni utili e proposte per promuovere una politica che tuteli i malati non autosufficienti. Il volume è a disposizione gratuita, ma sono gradite donazioni volontarie a sostegno della divulgazione. Il volume può essere inviato via posta, oppure ritirato (anche in più copie) in via Artisti 36 – Torino (tel. 011 8124469, mattino ore 9-12,30; pomeriggio su appuntamento).

 

Comunicato Stampa sull'istituzione del Fondo Regionale Socio-sanitario.

La Giunta di Centro Sinistra della Regione Piemonte sta portando un attacco frontale al diritto alle cure sanitarie a lungo termine delle persone con disabilità/malati cronici non autosufficienti ed anche alle persone con patologie psichiatriche. La proposta di legge del 18 aprile 2018, che fa capo agli assessori Antonio Saitta ed Augusto Ferrari, di cui le Associazioni sono venute a conoscenza a fine giugno, ha come oggetto : “Istituzione del Fondo regionale Socio-Sanitario”. Il testo fa riflettere sul tentativo di costruire un settore socio-sanitario in violazione delle leggi nazionali vigenti, staccato da quello sanitario che pone in atto il rischio di non garantire l’accesso alle prestazioni di tutti i cittadini e di abolire la legge 10/2010 : “Servizi domiciliari alle persone non autosufficienti” . La delibera 36/7056 del 14 giugno 2018 investe il settore socio-assistenziale del “riparto e verifica della spesa del fondo regionale per la gestione del sistema integrato dei servizi e degli interventi sociali e socio sanitari” . La proposta di legge crea il settore socio-sanitario per le prestazioni Lea che oggi rientrano a pieno titolo negli obblighi di intervento del settore sanitario, per cui le Asl possono attualmente attingere agli oltre 8 miliardi del bilancio sanitario regionale. Domani, con l’istituzione del Fondo socio-sanitario regionale, per i malati cronici, i disabili ed i malati di Alzheimer, ci saranno solo le risorse che la Giunta regionale, in modo arbitrario, deciderà di trasferire al Fondo socio-sanitario regionale. Significa la perdita del diritto esigibile ai Lea (Livelli essenziali di assistenza) e la legittimazione delle liste di attesa, salvo attivare ricorsi sulla base delle norme nazionali (art.1 e 2 legge 833/1978 ed art. 54 legge 289/2002). Si nega la grave carenza di salute nei malati cronici/persone con disabilità non autosufficienti, per poter operare il loro slittamento all’assistenza sociale, senza tenere in considerazione gli allarmi da tempo lanciati dall’Ordine dei Medici di Torino e Provincia, dalle principali organizzazioni di Geriatri piemontesi e dal Difensore civico regionale nella sua relazione per il 2017. L’accesso alle prestazioni Lea diventeranno vincolate : a) alla disponibilità di risorse che le istituzioni sceglieranno di mettere nel Fondo, indipendentemente dall’entità del fabbisogno ; b) alla valutazione sociale (ipocrisia : sarà una valutazione prevalentemente economica) dei malati/persone disabili, in violazione della legge 833/1978 si autorizzerebbero le Asl a decidere se ed in quale entità erogare le prestazioni. Si cancellerebbe la legge regionale 10/2010 e quindi il diritto prioritario alle prestazioni domiciliari (più vantaggiose economicamente rispetto al ricovero) e l’articolo della legge 1/2004 della Regione Piemonte che obbligava la stessa a mantenere i finanziamenti ai Comuni. In definitiva, se venisse approvata l’istituzione del Fondo socio-sanitario, sarebbe un arretramento dannoso rispetto ai diritti stabiliti dalle vigenti leggi. Le Associazioni del CSA (Coordinamento Sanità e Assistenza fra i movimenti di base) hanno formalmente richiesto di respingere qualunque proposta di legge della Giunta regionale che non sia garante della continuità terapeutica nel rispetto degli articoli 1 e 2 della legge 833/1978 e del diritto esigibile alle prestazioni socio-sanitarie Lea, art. 54 legge 289/2002.

Numerosi Comuni piemontesi sensibili a dette delicate problematiche, hanno sostenuto le Associazioni  presentando mozioni in Consiglio comunale per chiedere alla Regione di non approvare norme a sfavore delle fasce più deboli. Anche la Giunta del Comune di Trino, presa visione della dettagliata documentazione fornita da Nicola Bruno del Gruppo senza Sede, nella seduta consigliare di lunedì 12 novembre 2018 ha approvato il testo, con i voti unanimi dei Consiglieri di maggioranza. Il verbale della seduta sarà trasmesso alla Regione Piemonte per la tutela delle leggi vigenti, contro l’istituzione del Fondo suddetto.

I Consiglieri di opposizione (di centro sinistra) Balocco-Demichelis-Ferrarotti-Portinaro si sono astenuti dal voto.

Trino, novembre 2018                                                           Associazione culturale

                                                                                             Gruppo senza Sede

 

 INCONTRO 26 ottobre - Torino

AIUTIAMO GLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI A NON FARSI INGANNARE DALLE FALSE NOTIZIE IN SANITÀ”

 

Cosa possiamo fare se l’ospedale o la casa di cura vogliono dimetterli. Come si ottiene il ricovero in Rsa. Che cosa garantiscono l’Asl e il medico di medicina generale al domicilio. A cosa serve l’Isee.

   

TORINO, via S. Marino 10  -  TEATRO dell’IRV    (Istituto di riposo per la vecchiaia - g.c.)


VENERDÌ 26 ottobre 2018

Ore 15,30 - 17,30

*************

Ordine del giorno su Fondo non Autosufficienza

In allegato una bozza di ordine del giorno (con allegati anche gli ordini del giorno approvati dai Comuni di Nichelino e Candiolo-To, Dronero-Cn).

Si riferisce all'ipotesi - concreta, già confermata dalla Regione - di istituzione di un Fondo per la non autosufficienza in Piemonte. Come ben sai, questo equivarrebbe a togliere il diritto esigibile alle persone non autosufficienti agli interventi sanitari e socio-sanitari. In allegato il testo-bozza della Giunta (l'ultimo aggiornamento che abbiamo è del 18 aprile) e uno schema esplicativo di come potrebbe diventare il sistema.

I Comuni sopra citati hanno approvato Ordini del giorno contrari alla istituzione di un Fondo (che oltretutto renderebbe incerte le risorse destinate dalla Regione ai Comuni stessi).

Schema FS - Bozza fondo socio sanitario regionale - Ordine del giorno Comune di Nichelino - Ordine del giorno Comune di Dronero - Ordine del giorno Comune di Candiolo -

 

  • Gent.mi,

 

Si unisce l’invito al Convegno promosso dall’Ordine dei Medici di Torino, in collaborazione con il Cipes:

 

“L’ASSISTENZA SANITARIA PER I MALATI CRONICI IN PIEMONTE

COME RAGGIUNGERE GLI STANDARD DEI PAESI AVANZATI?”

 

2 OTTOBRE 2018,  (15,30/20,30) Villa Raby, Corso Francia 8, Torino

(previsti crediti ECM)

  Segreteria organizzativa:
OMCeO Torino - tel. 011-5815103-104 - corsi@omceo.to.it

  Cordiali saluti

Maria Grazia Breda

 

COMUNICATO STAMPA

LISTE D’ATTESA? NESSUNA INIZIATIVA PER I MALATI NON AUTOSUFFICIENTI IN LISTA D’ATTESA PER ASSEGNI DI CURA E POSTI LETTO IN RSA

 

SONO PIU’ DI TRENTAMILA (e il dato è fermo al 2012), MA PER IL PRESIDENTE CHIAMPARINO E L’ASSESSORE SAITTA NON CONTANO COME CITTADINI PERCHÉ NON VOTANO? MA I LORO FAMILIARI, AMICI E CONOSCENTI SÍ E ANCHE I VOLONTARI DELLE ASSOCIAZIONI DI TUTELA.

IL PRESIDENTE CHIAMPARINO E L’ASSESSORE SAITTA RIPETONO IL MANTRA DELL’INTERVENTO – PIÚ CHE AUSPICABILE – SULLE LISTE D’ATTESA PER LE VISITE E GLI ESAMI AMBULATORIALI, MA NON FANNO NULLA PER GARANTIRE AI MALATI NON AUTOSUFFICIENTI, COMPRESI I MALATI DI ALZHEIMER, ASSEGNI DI CURA PER POTER ESSERE CURATI A CASA E QUOTE SANITARIE PER PAGARE METÀ DELLA RETTA IN UNA STRUTTURA SOCIO-SANITARIA CONVENZIONATA CON L’ASL.

INVIATE AL PRESIDENTE CHIAMPARINO LE TESTIMONIANZE DI DIECI CASI SIMBOLO DEI DRAMMATICI EFFETTI DELLE POLITICHE DELLA SUA GIUNTA SULLE FAMIGLIE PIEMONTESI.

Gli annunci di questi giorni sulla riduzione delle liste d’attesa da parte della Giunta della Regione Piemonte non avranno alcuna ricaduta sulla condizione di almeno 30mila malati – e relative famiglie – esclusi dalla presa in carico da parte delle Asl del Piemonte (avevano richiesto e continuano a richiedere cure sanitarie a casa o la quota sanitaria del ricovero in Rsa, il 50% della retta totale).
La previsione, nella sua drammaticità è facile: non una riga del «Programma regionale per il governo dei tempi di attesa delle prestazioni di specialistica ambulatoriale per il triennio 2017-2019» (provvedimenti che si inseguono almeno dalla fine del 2016, con frequenti annunci di soluzione del problema) prevede qualche iniziativa per i malati non autosufficienti e per la riduzione delle liste di attesa in cui sono confinati, una crudeltà sia per i loro che per i loro congiunti, sia perché le loro esigenze non possono aspettare, sia perché non hanno mai una data certa per essere presi in carico.

 

Nella delibera sugli obiettivi di produzione dei Direttori generali (a cui è legato fino al 20% del loro stipendio) non una parola riguarda le liste d'attesa per prestazioni socio-sanitarie e la non autosufficienza. Col paradossale effetto che, a causa delle decisioni della Giunta regionale, i Direttori generali che si occuperanno della presa in carico di malati non autosufficienti – se non altro per limitare l’intasamento degli ospedali – staranno rubando tempo, risorse, operatori... agli obiettivi (altri) che determineranno l'ammontare del loro stipendio.

 

 

Le liste d'attesa non sono tutte uguali.

Quelle per gli esami e le visite diagnostiche, cioè quelle di cui parla l’Assessore Saitta, hanno:

1) tempi certi (lunghi quanto si vuole in alcuni casi, ma certi). E in ogni caso, dietro prescrizione del medico di medicina generale il paziente può avere sempre una visita urgente (prestazione erogata entro 24 ore), oppure urgente differibile (prestazione erogata entro 7 giorni dalla richiesta). Se ancora non dovesse essere sufficiente, l’accesso al Pronto soccorso è libero e lì i medici possono valutare le esigenze diagnostiche e terapeutiche del paziente;

2) riguardano nella quasi totalità dei casi persone autosufficienti che dal momento della prenotazione della visita al momento dell'effettuazione della stessa proseguono a vivere la loro vita normale.

 

Nel caso delle liste d'attesa per le persone malate non autosufficienti si tratta di una negazione di cura sanitaria salvavita (non della posticipazione di un accertamento). Infatti:

1) il tempo che intercorre tra la domanda e l'effettiva erogazione delle prestazioni (cure domiciliari o ricovero in Rsa) non è certo e possono passare anche anni per l’effettiva erogazione del servizio, che la legge riconosce invece come diritto esigibile;

2) il paziente che attende la prestazione è malatissimo (Alzheimer, demenza senile, esiti di patologie acute che lasciano invalidità permanenti,…), tanto da essere non autosufficiente, cioè da non poter provvedere a sé per le necessità della vita quotidiana (mangiare, bere, vestirsi, lavarsi, molto spesso anche comunicare e deambulare). Si tratta di pazienti che, lasciati senza prestazioni, muoiono nel giro di pochi giorni in condizioni inumane.

Se il paziente non viene portato presso i Pronti soccorsi (dove non può essere rifiutato ma certamente non fa una “gita di salute”) tutto il carico delle cure di cui necessita 24 ore su 24 si scarica sulle famiglie.

 

Quali sono le conseguenze di questo sistema?   Costi più alti per la sanità, cure non appropriate per i malati non autosufficienti.

Le denunce circostanziate sono rimaste lettera morta, ma la situazione non è stata risolta e la Giunta delle Regione Piemonte ignora il problema. Senza interventi concreti per l’assicurazione delle cure sanitarie stabilite per legge ai malati non autosufficienti, la Regione continuerà ad avere Pronti soccorso e ospedali che non troveranno sfogo per questi casi sul territorio, a gestire male la spesa sanitaria (con alte ed evitabili spese per i ricoveri in ospedale e in casa di cura), a vessare centinaia di migliaia di cittadini piemontesi “schiacciati” non dalla malattia dei loro cari, ma dalla negazione delle cure ai loro cari.

 

10 storie che rappresentano i 30mila in lista d’attesa da anni, dimenticati ancora una volta dalla Regione Piemonte.

Per rendere ancora più evidente nella sua concretezza la questione, dal 31 luglio al 10 agosto 2018 la Fondazione promozione sociale onlus ha consegnato al Presidente della Giunta regionale del Piemonte, Sergio Chiamparino, 10 storie tipo, scelte tra i casi che in quei giorni ci hanno inviato richieste scritte di aiuto per affrontare i bisogni di cura di un loro congiunto malato anziano e non più autosufficiente.
Dieci storie tra le circa mille che riceviamo all’anno, per metterlo a conoscenza degli effetti devastanti che hanno avuto le scelte della Giunta regionale del Piemonte in questi anni per migliaia di anziani malati non autosufficienti, cittadini piemontesi, e per le loro famiglie.

 

Tre richieste urgenti al Presidente della Regione Sergio Chiamparino e alla Giunta della Regione Piemonte.

Abbiamo da tempo inviato tre richieste urgenti che riportiamo nel documento allegato; tre iniziative sulle cure domiciliari, l’abbattimento delle liste di attesa e la garanzia della continuità terapeutica che potrebbero cambiare la situazione dei 30mila piemontesi in lista d’attesa e delle loro famiglie: ciascun malato ha non meno di 4 persone intorno; stiamo parlando di 120mila piemontesi abbandonati dalla Regione Piemonte da anni e che non sanno neppure quando e se avranno risposta alle loro richieste. «Una situazione non degna di un paese civile».


 

 

 

Malati non autosufficienti. Chi sono?

Quando trattiamo di malati non autosufficienti, bisogna avere chiaro che la situazione del paziente è clinicamente drammatica (si tratta di pazienti così malati da non poter più nemmeno essere autonomi) e la necessità di prestazioni è «indifferibile» (termine confermato dal Consiglio dell’Ordine dei Medici di Torino e Provincia nei documenti del 6 luglio 2015 e del 21 marzo 2016), cioè, come è intuibile anche a buon senso, «non rinviabile». Inoltre le leggi 833/1978 (istituzione del Servizio sanitario nazionale) e 289/2002 (Livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie) stabiliscono che non si possa lasciare senza l'intervento del Servizio sanitario nazionale il malato non autosufficiente, a meno di non venire meno alle leggi stesse, cosa che la Regione Piemonte sta facendo con 30mila suoi cittadini.

 

Non «fragili», ma «malati»

I Geriatri Piemontesi si sono riuniti il 17 aprile 2018 per discutere il documento “Linee di indirizzo regionali 2018-2019 per il recepimento del Piano nazionale cronicità”, nel quale hanno definito accuratamente chi è il paziente cosiddetto «fragile» (termine a nostro avviso fuorviante, che non rende la situazione dei malati non autosufficienti). Molto spesso la fragilità viene confinata nel campo dell’assistenza sociale, degli interventi discrezionali da parte degli enti, della beneficenza… Il documento dei Geriatri, del quale riportiamo uno stralcio, ma che è stato pubblicato integralmente sulla rivista “Prospettive assistenziali” n. 202, 2018 ed è disponibile sul sito www.fondazionepromozionesociale.it.

L’incontro dei Geriatri è avvenuto sotto la presidenza del Prof. Gian Carlo Isaia e con la partecipazione e il sostegno delle Sezioni regionali di Sigg - Società italiana di gerontologia e geriatria, Aip – Associazione italiana di psicogeriatria, Sigot - Società italiana di geriatria ospedale e territorio, Age - Associazione geriatri extraospedalieri.

Dal documento:

«Con il termine di “anziano fragile” si intende solitamente identificare un soggetto di età avanzata o molto avanzata, affetto da multiple patologie croniche (e quindi in trattamento con molti farmaci), clinicamente instabile, frequentemente disabile (ossia con perdite funzionali e, quindi, parzialmente o completamente non autosufficiente), nel quale spesso coesistono problematiche psico-cognitive (es., depressione, demenza) e di tipo socio-economico (es. povertà, solitudine, rete amicale/familiare talora carente).

Il paziente anziano fragile e non autosufficiente ha una elevata necessità di:

- prestazioni sanitarie (farmaci, esami, ricoveri in ospedale) per la presenza di problematiche cliniche che spesso producono scompensi a cascata, e che necessitano di ricoveri ospedalieri ripetuti;

- prestazioni socio-sanitarie, quali contributi economici alle famiglie per la gestione a domicilio, il ricovero in Rsa - Residenza sanitaria assistenziale o l’accesso ai centri diurni, prestazioni che sono parte integrante del processo di cura e che necessitano di risorse economiche dedicate;

- una rete integrata di servizi sanitari e sociali in grado di attivarsi in modo puntuale e rapido non appena insorgano problematiche socio-sanitarie e di garantire

 

INVITO

  • Gentili Associazioni

 

Invito ad essere presenti ad uno dei due appuntamenti che propongo:

 

per chi può al pomeriggio:

  • LUNEDÌ 10 SETTEMBRE 2018 ORARIO 16,30-18,00

OPPURE

per chi può al mattino

  • MARTEDÌ 18 SETTEMBRE 2018, ORARIO 10-13

C/O LA FONDAZIONE PROMOZIONE SOCIALE ONLUS, VIA ARTISTI 36 – TORINO, TEL. 011-812.44.69

 

L’incontro ha lo scopo di:

  • capire le conseguenze del Piano cronicità approvato dal Consiglio regionale. Abbiamo ottenuto la ristesura del paragrafo sul settore socio-sanitario, ma è rimasto il pericolo dell'istituzione del settore socio-sanitario con l’attribuzione di un fondo separato per chi non è autosufficiente. Finiti i soldi finite le prestazioni. E’ quanto risulta nella bozza predisposta il 18 aprile 2018 dagli Assessori Saitta e Ferrari.

Si può ancora intervenire, per questo è importante unire le forze e

  • individuare quali iniziative, ciascuno di noi e in modo unitario, si possono mettere in campo  per inviare il nostro messaggio alla Giunta e al Consiglio regionale, in particolare da parte delle associazioni che operano nelle Province piemontesi. In più occasioni i Consiglieri regionali di Alessandria, Cuneo, Vercelli e Novara hanno sostenuto che “E’ solo Torino che chiede assegni di cura, prestazioni domiciliari per le persone con disabilità, posti convenzionati in Rsa, Gruppi appartamento e comunità alloggio. Nelle altre province le famiglie non chiedono e le associazioni collaborano con le istituzioni”.

Sappiamo che non è vero, perché riceviamo segnalazioni e richieste di aiuto da tutto il Piemonte, ma è evidente che è necessario

  • far emergere i bisogni dei territori per i malati anziani non autosufficienti (con demenza, Alzheimer, Parkinson) e per le persone con disabilità intellettiva e autismo con limitata o nulla autonomia: tutti hanno esigenza di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie  garantite dai Lea dalle norme nazionali, che la Giunta vuole passare dalla competenza della sanità (diritti esigibili) a quello dell’assistenza, dove l’accesso è condizionato dall’Isee per ridurre la platea degli aventi diritto e metterti in lista d’attesa, senza mai tempi certi di risposta, perché le risorse sono decise in modo discrezionale dagli Enti gestori dei servizi socio-assistenziali, mentre per i Lea, la sentenza n. 275/2016 della Corte costituzionale ha ribadito che «La natura fondamentale del diritto (…) impone alla discrezionalità del legislatore un limite invalicabile nel “rispetto di un nucleo indefettibile di garanzie per gli interessati”».

Infatti le lettere raccomandate a/r inviate  per chiedere le prestazioni socio-sanitarie Lea ottengono sempre risposte positive. Per questo è necessario

  • rafforzare la richiesta che sia mantenuto in capo alla sanità l’obbligo di garantire le prestazioni socio-sanitarie Lea e quindi anche la realizzazione e finanziamento dei relativi servizi (centri diurni, gruppi appartamento, comunità alloggio, Rsa), con priorità a investire sulle prestazioni domiciliari compreso l’erogazione di assegni di cura e contributi a sostegno dei maggiori oneri per garantire il mantenimento al domicilio.

 

A settembre il Consiglio regionale avvierà l’esame del disegno di legge della Giunta e  per questo è urgente incontrarci e attivare iniziative unitarie.

 

TRE PROPOSTE operative e immediate:

 

  1. aderire al “Manifesto per ‘Prendersi cura delle persone non autosufficienti’. Verso una alleanza per la tutela della non autosufficienza”.

Come potete vedere è un primo esempio di alleanza tra più organizzazioni, che promuove le istanze da noi condivise per cui abbiamo volentieri accettato di essere tra i promotori.

Per aderire inviare la mail a: segreteria@bottegadelpossibile.it

 

  1. partecipare alla presentazione del Manifesto, che avrà luogo venerdì 21 settembre 2018 (mattino), presso la Sala Viglione del Consiglio regionale del Piemonte (via Alfieri 15, Torino), allo scopo di coinvolgere già il Consiglio regionale e altre organizzazioni.

Per iscriversi (obbligatorio) inviare mail a: segreteria@bottegadelpossibile.it

 

  1. raccogliere le richieste di aiuto che ricevete (o avete ricevuto nei mesi scorsi) per iscritto o trascrivere quelle ricevute per telefono, le lettere raccomandate inviate agli Enti e le risposte insoddisfacenti ricevute. Possono essere raccolte anche le risposte Uvg / Umvd in cui si rinvia alla lista di attesa, oppure le fatture che si pagano per la Rsa o gli stipendi per le badanti/assistenti familiari.  L’obiettivo è trasformarle in un Libro bianco che esprima i bisogni di ogni territorio raccolti da ogni organizzazione:  il Libro bianco potrà  essere presentato  in Consiglio regionale con una conferenza stampa a metà ottobre e alle Istituzioni locali per sollecitarle a intervenire nei confronti della Regione Piemonte, in particolare i Sindaci che sono eletti dai cittadini.

 

Ogni altra proposta sarà preziosa e utile, ma

È IMPORTANTE PARLARNE INSIEME E PER QUESTO CONFIDO NELLA VOSTRA PRESENZA A UNO DEI DUE APPUNTAMENTI.

 

Ricordo che sono più di  30.000 le persone malate e/o con disabilità non autosufficienti in lista d’attesa da anni, a causa anche del piano di rientro oggi concluso. E’ ora di dire basta! Meritano rispetto e  certezza del diritto ad avere le prestazioni indispensabili per vivere con dignità e senza costringere i loro nuclei familiari a sopportare pesi insostenibili da soli sia sul piano umano, sia su quello economico.

Tutti dovremmo ricordare la frase di M.L. King “Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.

 

Cordiali saluti

Maria Grazia Breda

   

Per chi non può essere presente ma è interessato a collaborare è possibile inviare una mail con le sue proposte e ci accordiamo telefonicamente.

 

 

Articoli da scaricare

Regione Piemonte: laboratorio nazionale per l'attacco al diritto alle cure di malati e persone con disabilità non autosufficienti

Malati non autosufficienti, parola ai geriatri: non fragili, ma persone con esigenze sanitarie elevate

 

Richiesta ritiro proposta DDL per l'istituzione del FONDO SOCIO-SANITARIO REGIONALE

  1. Si inoltra l’importante nota inviata dalla CPD alla Regione Piemonte.
    SI CONFIDA CHE SEGUANO ALTRE VOSTRE e-MAIL PER FERMARE LA FUORISCIUTA DALLA SANITA’ E DAI DIRITTI PREVISTI DAI LEA DEGLI ANZIANI MALATI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI, COMPRESI I MALATI DI ALZHEIMER, E DELLE PERSONE CON DISABLITA INTELLETTIVA E AUTISMO;

 

  1. Si allega altresì l’importante Ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio comunale di Nichelino.

SI AUSPICA CHE NEI VOSTRI TERRITORI POSSIATE SOLLECITARE SINDACI E PRESIDENTI DEI CONSIGLI COMUNALI AL FINE DI APPROVARE ANALOGHI PROVVEDIMENTI

 

 

Richiesta alla Regione Piemonte di ritiro della proposta di DDL per l'istituzione del Fondo socio-sanitario regionale

É con grande amarezza e altrettanta incredulità e inquietudine, che abbiamo letto la proposta di legge predisposta dalle Direzioni Sanità e Coesione sociale della Regione Piemonte – che fanno capo agli Assessori Antonio Saitta e  Augusto Ferrari - che porta la data del 18 aprile 2018, avente come oggetto  "Istituzione del Fondo regionale socio-sanitario”.

Alcuni Consiglieri regionali si sono adoperati per assicurarci  che si tratta di un testo non approvato in Giunta, già superato; ma il testo c’è ed è in circolazione e, in ogni caso, conferma purtroppo i nostri timori, così come erano stati anticipati nei due documenti già a vostre mani inviati in data 6 e 20 marzo in relazione alla proposta del Piano per la cronicità, di cui la sopracitata proposta di legge è parte integrante così come indicato nella Fase 3.2 del Piano cronicità “Integrazione socio-sanitaria”.

A smentire le rassicurazioni dei Consiglieri regionali è intervenuta la delibera 36-7056 del 14 giugno 2018 (pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione il 5 luglio) che modifica le competenze di alcuni settori della Direzione “Coesione sociale” e nell’allegato della quale si investe il settore Socio-assistenziale (l’assessorato guidato da Ferrari) del «riparto e verifica della spesa del fondo regionale per la gestione del sistema integrato dei servizi e degli interventi sociali e socio-sanitari». Un fondo che naturalmente ancora non c’è, ma viene già citato nelle delibere della Giunta regionale, al di là delle smentite dei Consiglieri di maggioranza.

Il testo della proposta di legge, peggiore di quanto si potesse immaginare, è comunque utile perché esplicita in modo chiaro   qual è il disegno politico della Giunta Chiamparino nei riguardi dei malati cronici/persone con disabilità non autosufficienti: non lascia spazio né a speranze di cambiamento, né a dubbi sulle conseguenze nefaste per migliaia di persone non autosufficienti, nella disgraziata ipotesi che  il Consiglio regionale volesse farlo proprio.

Anche chi si ostina a credere che comunque si va nella direzione di garantire il diritto alle prestazioni Lea per i malati non autosufficienti (così verrà “venduto” il provvedimento da chi punta alla sua approvazione), se non è in malafede o ottuso e completamente ignorante in materia giuridica,  stavolta non può sostenere il falso. Si provi a confutare le osservazioni che uniamo di seguito; magari fossimo smentiti, ma non a parole, bensì  da un nuovo provvedimento che si richiami, come dovrebbe essere, al quadro normativo nazionale nel rispetto della gerarchia delle fonti.

Come motivato nelle osservazioni allegate, la proposta di legge è una iniziativa che:

  • crea il settore socio-sanitario, per le prestazioni socio-sanitarie Lea, che  oggi rientrano a pieno titolo negli   obblighi di intervento del settore sanitario, per cui le Asl possono  attingere agli 8 miliardi e più del bilancio sanitario regionale; domani, con l’istituzione del Fondo socio-sanitario regionale,  per i malati cronici e le persone con disabilità non autosufficienti, compresi i malati di Alzheimer, ci saranno solo le risorse che la Giunta regionale, in modo arbitrario, deciderà di trasferire al fondo socio-sanitario regionale; per una parte degli utenti significa la perdita del  diritto esigibile alle prestazioni socio-sanitarie Lea e la legittimazione delle liste d’attesa, salvo attivare ricorsi sulla base delle norme nazionali (e cioè appellandosi agli articoli 1 e 2 della legge 833/1978 e all’art. 54 della legge 289/2002, per i Lea);
  • nega la grave carenza di salute del malato cronico/persona con disabilità non autosufficiente per poter operare il loro slittamento all'assistenza sociale, senza tenere in alcuna considerazione i contributi inviati dall’Ordine dei Medici di Torino e Provincia,  dalle principali organizzazioni di Geriatri del Piemonte, dal Difensore civico regionale come richiamato nella sua relazione per l’anno 2017, intervenuti per richiamare la necessità di garantire le prestazioni socio-sanitarie Lea in ambito sanitario per garantire la continuità terapeutica;
  • prevede l’accesso alle prestazioni Lea sulla base delle norme previste in assistenza che pertanto saranno vincolate: a) alla disponibilità di risorse che le istituzioni sceglieranno di mettere nel fondo, indipendentemente dall’entità del fabbisogno; b) alla valutazione sociale (ipocrisia: sarà una valutazione prevalentemente economica!) degli utenti malati/persone con disabilità; in sostanza non viene rispettato l’articolo 1 della legge 833/1978 e si autorizzano le Asl ad operare illegittimamente in merito alla decisone se erogare la prestazione Lea, quando e in quale entità;
  • cancella, contro ogni buon senso,  la legge regionale 10/2010 e, quindi, il diritto prioritario alle prestazioni domiciliari di gran lunga preferita dai malati e dalle persone con disabilità e dai loro congiunti (e più vantaggiosa sotto il profilo economico rispetto al ricovero), e l’articolo della legge 1/2004 della Regione Piemonte che obbligava la Regione a mantenere il finanziamento ai Comuni almeno sulla base della spesa storica.

 

Conseguenze

La negazione delle cure sanitarie e socio-sanitarie indifferibili per i malati cronici e le persone con disabilità non autosufficienti, pena il venir meno della loro stessa sopravvivenza, porterà all’aumento della loro emarginazione con l’impoverimento  dei loro nuclei familiari, che dovranno sostenere  oneri di cura gravosi e, spesso, per tali ragioni, non appropriate alle loro esigenze e comunque in netta violazione dell’articolo 23 della Costituzione.

Lo scopo è  evidente: ridurre ancor più  la platea degli utenti del Servizio sanitario regionale e ridurre di conseguenza i fondi della sanità da destinare ai malati/persone con disabilità non autosufficienti.

Va detto senza riserve: siamo all’eugenetica sociale, cioè al procedimento di selezione tra i malati che devono essere curati dal Servizio sanitario nazionale e quelli che non ne  sono degni, perché inguaribili, anche se sempre curabili. 

La Giunta Chiamparino, Reschigna, Saitta e Ferrari ha scelto di governare con le delibere approvate dalla Giunta Cota di centrodestra (che aveva contestato quando era minoranza)- e ha deliberatamente scelto di ricorrere al Consiglio di Stato per annullare le positive sentenze del Tar del Piemonte, che avevano annullato i provvedimenti approvati dalla precedente amministrazione regionale e ripristinato il diritto soggettivo ed esigibile alle prestazioni socio-sanitarie Lea, che il  Servizio sanitario nazionale è obbligato a garantire ai sensi delle norme vigenti (articolo 54, legge 289/2002).

Non contenta di avere annullato gli «assegni di cura» per i malati anziani non autosufficienti che riducevano i ricoveri ed i relativi maggiori oneri a carico delle Asl e incentivavano le cure domiciliari e di avere ridotto drasticamente l’accesso al ricovero convenzionato in Rsa non  attivando quote convenzionate, con l’approvazione della Dgr 18/2015, che stabilisce un tetto di spesa (incostituzionale trattandosi di prestazioni Lea), la Giunta Chiamparino ha proseguito nel suo disegno di emarginazione con l’approvazione della Dgr 34/2016 che ha modificato i parametri sociali delle Unità valutative, con l’introduzione del calcolo dell’Isee, ovvero della situazione economica, criterio assolutamente illegittimo in ambito sanitario.

L’anticostituzionale istituzione del settore socio-sanitario separato dalla sanità -  previsto dal Piano per la cronicità -  e del conseguente fondo socio-sanitario, che ha lo scopo di ridurre le risorse messe a disposizione dalla sanità per i malati non autosufficienti, completa il disegno politico che è volto a legittimare i comportamenti illegittimi di questi anni (una lista d’attesa di oltre 30mila persone malate/con disabilità non autosufficienti, dato risalente al 13 aprile 2013, mai aggiornato nonostante le richieste ufficiali alla Regione e alle Asl del Piemonte).

Come ricorda la Corte dei Conti, 4 miliardi e mezzo di euro sono stati destinati ad usi diversi da quello sanitario e non restituiti in Piemonte; il piano di rientro è stato un pretesto per avviare l’abbandono da parte della sanità dei malati cronici/persone con disabilità non autosufficienti; infatti, tale piano si è concluso, ma la Giunta Chiamparino non ha abrogato le delibere che hanno creato ingiuste e illegittime liste d’attesa; anzi, con la proposta di istituire un settore socio-sanitario separato punta a  comportamenti ancora più emarginanti e punitivi nei confronti dei malati/persone con disabilità  non autosufficienti  di qualunque età e dei loro congiunti.

Tutto questo accade perché i nostri appelli, allarmi, solleciti, denunce circostanziate sono finora caduti nel vuoto e nell’indifferenza generale, anche delle Chiese, delle Organizzazioni sindacali, delle Associazioni.

E’ prevalso l’interesse particolare, la difesa dei propri tornaconti (convenzioni, progetti, contributi) a scapito del bene comune e della difesa del diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie di chi non è neppure in grado di difendersi a causa della gravità delle sue condizioni di malattia o disabilità.

Come la storia insegna, chi finge di non vedere è complice del sistema, sia che si tratti dello sterminio attuato dai nazisti con la soluzione Action T4 nei confronti di persone con disabilità e malati psichiatrici, sia che si tratti di ricoveri in pensioni abusive lager, sia di fronte a omicidi-suicidi di malati anziani dementi e non autosufficienti o di persone con disabilità intellettiva/autismo con gravi limitazioni dell’autonomia.

Siamo ancora in tempo per intervenire e chiedere alla Giunta e al Consiglio regionale di cambiare politica.    

Al Consiglio regionale chiediamo di respingere qualunque proposta di legge della Giunta regionale, che non sia garante  della continuità terapeutica nel rispetto degli articoli 1 e 2 della legge 833/1978 e  del diritto esigibile alle prestazioni socio-sanitarie Lea per i malati cronici/persone con disabilità non autosufficienti (articolo 54, legge 289/2002).

Le nostre motivazioni sono riportate nel documento che segue.

Restiamo a disposizione e inviamo cordiali saluti.

p. Csa (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base), Andrea Ciattaglia

p. Fondazione promozione sociale onlus, Maria Grazia Breda 

Osservazioni PDL FRSS Fondo Reg Sanitario CSA FPS

Fondo regionale Socio Sanitario Bozza

Piano cronicità della Regione Piemonte - RICHIESTA

 

- Presidente Consiglio regionale del Piemonte

- Presidente e Componenti IV Commissione Consiglio regionale del Piemonte

- Presidente della Giunta regionale del Piemonte

- Assessori alla sanità e alle politiche sociali della Regione Piemonte

 

E p.c.

 

- Anci

- Assessore alle politiche sociali Comune di Torino

- Associazioni disabilità Piemonte

- Organizzazioni sindacali

- Gestori privati e cooperative sociali

  

Lo scrivente Coordinamento, già firmatario della richiesta di audizione presso la IV Commissione in merito alla bozza di Piano cronicità della Regione Piemonte, in seguito alla audizione di lunedì 14 maggio, delle osservazioni e delle criticità sollevate in quella sede, insieme alla richiesta di convocare un tavolo ad hoc per la definizione dei percorsi di presa in carico socio sanitaria regionali delle persone con disabilità/autismo/anziani malati non autosufficienti, richiede, prima che la IV Commissione del Consiglio regionale licenzi il testo della bozza di Piano cronicità per l’Aula del Consiglio regionale, di avere un riscontro formale sulle istanze sollevate. In particolare:

  • sullo stralcio della parte di presa in carico socio-sanitaria per le succitate persone non autosufficienti dalla bozza di Piano cronicità all’esame della IV Commissione;
  • sull’applicazione della legge 10/2010 della Regione Piemonte “Servizi domiciliari per persone non autosufficienti” e sulla necessaria predisposizione di un regolamento attuativo della legge stessa;
  • sulla questione del ruolo delle Umvd (Unità multidimensionali di valutazione della disabilità) e delle Uvg (Unità di valutazione geriatrica), in relazione alla più generale e fondamentale questione della continuità terapeutica ospedale/territorio.

 

Lo scrivente Csa ritiene questo il conseguente passaggio per richiedere alla Commissione consigliare di assicurare che il provvedimento che verrà licenziato per l’Aula del Consiglio regionale non sia lesivo dei Lea – e che quindi venga modificato rispetto al testo attuale – e che il successivo percorso per l’ambito delle prestazioni socio-sanitarie sia condiviso in un tavolo ad hoc con le associazioni e i gestori.

 

Cordiali saluti.

p. Csa, Maria Grazia Breda

**

Diffondiamo l'articolo pubblicato su Superando.it "Bene la sospensione di quel Piano regionale della Cronicità" che evidenzia la strategia che sottostà al provvedimento oggetto delle nostre comuni osservazioni e richieste. Una proposta «mirante a spostare la cronicità e l’autosufficienza dalle competenze della Sanità a quelle del Sistema Socio-Assistenziale, il che metterebbe di fatto le famiglie di fronte all’obbligo di farsi carico in toto dell’assistenza al familiare non autosufficiente, non prevedendo diritti soggettivi esigibili, ma interessi legittimi, sempre condizionati dalla situazione economica del richiedente e dalle risorse disponibili e alle priorità dell’Ente».

 

C'è però una importante precisazione da fare rispetto all'iter del Piano cronicità, che purtroppo prosegue rapidamente. Tale situazione richiede, se necessario, ancora più intervento da parte di tutti.

 

La IV Commissione del Consiglio regionale, infatti, non ha sospeso il Piano cronicità, ma ha semplicemente rinviato la discussione sullo stesso dalla seduta di lunedì 14 - nella quale sono state audite le associazioni - alla successiva seduta di oggi. Vedete infatti il Piano cronicità riportato nell'ordine del giorno della seduta di oggi che alleghiamo. Forse la trattazione non riuscirà ad essere conclusa nella seduta di oggi e sarà rinviata ulteriormente a quella di lunedì 21 maggio.

 

Riteniamo necessario, per rafforzare il nostro comune messaggio e perché le nostre audizioni non cadano nel vuoto, inviare ai destinatari della precedente lettera di richiesta di audizione, la richiesta che alleghiamo.

 

Ci pare il conseguente passaggio – dopo l’esposizione delle nostre serissime preoccupazioni e allarmi sulla bozza di Piano cronicità – per richiedere alla Commissione consigliare di assicurare che il provvedimento che verrà licenziato per l’Aula del Consiglio regionale non sia lesivo dei Lea – e che quindi venga modificato rispetto al testo attuale – e che il percorso per l’ambito delle prestazioni socio-sanitarie sia condiviso in un tavolo ad hoc con le associazioni e i gestori.

 

Grazie se vorrete condividere e rilanciare l’appello. Attendiamo vostre.

 

 

COMUNICATO STAMPA DEL GRUPPO SENZA SEDE.

In questo periodo un po’ frenetico di formazione del nuovo governo e di campagne elettorali, non si devono fermare le battaglie per difendere i diritti dei più deboli. Un grande impegno sociale delle Amministrazioni, che ovviamente sanno di doversi impegnare in prima persona, non  solo demandando ad Enti ed Associazioni di natura ecclesiastica  il compito di elargizioni filantropiche. Il Gruppo senza Sede impegnato da oltre 11 anni nel servizio di informazione e sostegno ai cittadini meno fortunati, condivide le posizioni delle oltre 20 Associazioni piemontesi, tra le numerosissime attive sul territorio, che hanno recentemente chiesto un’audizione in Consiglio regionale con la IV Commissione, coinvolgendo anche ANCI, Assessorati alle Politiche sociali ed Organizzazioni sindacali delle città piemontesi più sensibili alle problematiche sociali, oltre agli Enti preposti a quelle specifiche della disabilità. L’audizione ha lo scopo di segnalare la preoccupazione per i gravi contenuti riscontrati nella delibera della Giunta piemontese per l’attuazione del  “piano per le cronicità”, laddove viene avanzata la proposta di istituire il settore socio-sanitario per la cronicità e per tutte le persone con “fragilità”. Le suddette Associazioni firmatarie, rammentato che non risultano leggi nazionali che abbiano istituito il settore socio-sanitario. In presenza di disabilità e limitata autonomia, risulta chiara la carenza di “salute” per cui il settore della sanità ha l’obbligo di garantire sempre le prestazioni sanitarie e quelle previste dai Lea (Livelli essenziali di assistenza) contenute nelle leggi nazionali, per assicurare quelle cure socio-sanitarie fondamentali per la sopravvivenza di coloro che dipendono dall’aiuto di altri per le funzioni fondamentali della vita quotidiana. Da tempo l’Organizzazione mondiale della Sanità ha evidenziato che le cure sanitarie non sono più finalizzate all’esclusiva guarigione bensì al mantenimento più a lungo possibile di buoni livelli di autonomia, anche se ridotti. Ne consegue che l’aggravarsi delle condizioni che determinano la non autosufficienza richiedono che la presa in carico della diagnosi e della cura rimanga unitamente in capo al settore della Sanità, anche quando riguarda le prestazioni domiciliari ed i progetti individualizzati, i centri diurni, le strutture residenziali socio-sanitarie, le comunità alloggio, devono operare in continuità terapeutica con i Servizi sanitari del territorio di riferimento che, in base alle leggi 833/1978 ed ai Lea, art. 54 legge 289/2002, hanno l’obbligo di garantire la titolarità e la responsabilità delle cure sanitarie e socio-sanitarie. Per questi ed altri motivi (attuazione della legge 112/2016 – “dopo di noi” – e conclusioni sulle riflessioni avviate con il tavolo  per l’autismo, inspiegabilmente sospeso sine die), si chiede al Presidente del Consiglio regionale di farsi garante nei confronti della Giunta circa la partecipazione delle Associazioni, peraltro prevista dallo Statuto regionale.

Il testo integrale del documento e l’elenco delle Associazioni firmatarie sono su : fondazionepromozionesociale.it – grupposenzasede.it

 

Trino, maggio 2018                                                       Associazione culturale

                                                                                       Gruppo senza Sede

 

Uniamo la sentenza n. 1010/2018 del Tribunale di Firenze, a nostro avviso assai importante, e Le segnaliamo che sul sito del Consiglio regionale del Piemonte al link diretto: http://cr.piemonte.it/dwd/organismi/dif_civico/2018/relazione_2017.pdf  è riportata la relazione del Difensore civico che contiene valutazioni molto significative sulla questione delle dimissioni da ospedali e da case di cura di anziani malati cronici non autosufficienti.  

 

Alleghiamo anche l’articolo Valido parere del Direttore dei servizi sociali dell’Ulss 13 del Veneto sul diritto alle cure socio-sanitarie”  pubblicato sul n. 196, 2016 della nostra rivista “Prospettive assistenziali”.

 

 

- Egr. Prof. Stefano Ojetti, Franco Balzaretti e Fabrizio Fracchia,

 

   Facendo seguito alle mie e-mail e all’incontro con il Prof. Franco Balzaretti, segnalo alla Vostra attenzione che, fra l’indifferenza generale (istituzioni e organizzazioni sociali), continua ad essere praticata in misura sempre più massiccia l’eutanasia da abbandono di una parte assai consistente degli anziani malati cronici non autosufficienti e delle persone colpite dalla malattia di Alzheimer o da altre analoghe forme di demenza senile.

   Al riguardo ritengo di poter affermare che ormai è aperta e assai praticata la strada dell’eugenetica sociale, attuata scaricando sui congiunti la responsabilità delle prestazioni sanitarie ed il loro costo. Al riguardo allego la nota “Secondo l’Asl Torino 3 gli anziani sono portatori dell’epidemia di longevità” (n. 200, 2017).

  Altro esempio. Il personale medico dell’ospedale di Chivasso (Asl Torino 4) ha deciso che le persone con demenza senile, al termine della fase acuta, siano ricoverate presso Rsa per un periodo di 30 giorni con retta di euro 80,90 a carico del Servizio sanitario e di euro 51,72 a carico dell’infermo o dei suoi congiunti. Al termine dei 30 giorni la retta totale (euro 132,62 al giorno) dovrebbe essere pagata dall’infermo (evidentemente guarito!) o dai suoi familiari.

   Purtroppo non si tratta di un caso isolato. Mentre confermo che in Piemonte sono confinati in crudeli e illegittime liste di attesa oltre 30mila fra anziani malati cronici non autosufficienti e persone con demenza senile, segnalo alcune situazioni allarmanti:

-         nelle case di cura tutti gli infermi, compresi quelli sopra indicati, “guariscono” alle ore 23,59 dell’ultimo giorno in cui la retta non viene ridotta dalle Asl;

-         vi sono medici di numerosi ospedali (ad esempio gli ospedali "Santi Carlo e Paolo" di Milano) e case di cura (ad esempio "Villa delle Terme" di Firenze) che dimettono persone con demenza senile terminata la fase acuta, utilizzando in alcuni casi la formula “clinicamente stabile dimissibile”, formula ritenuta valida dal Dott. Panti, Presidente dell’Ordine dei Medici di Firenze, come risulta dall’allegata nota pubblicata sul n. 194, 2016 di “Prospettive assistenziali”;

-         vi sono casi di omicidio/suicidio e maltrattamenti, a volte vere e proprie sevizie, come viene segnalato nell’allegata bozza dell’articolo “Disabili e infermi non autosufficienti: continuano la negazione delle indifferibili prestazioni socio-sanitarie, gli omicidi-suicidi ed i maltrattamenti” che, con le eventuali temute integrazioni, dovrebbe essere pubblicato sul n. 202 (luglio 2018) di “Prospettive assistenziali”.

 

Confidando nel Vostro aiuto ai nostri concittadini malati cronici non autosufficienti anche per quanto concerne il riconoscimento effettivo della priorità delle prestazioni domiciliari di cui all’allegata Petizione attualmente all’esame del Parlamento europeo, ringrazio, resto a disposizione e porgo cordiali saluti.

Francesco Santanera 

 


 

ATTENZIONE

A seguito della impossibilità per molti di partecipare

è annullato l’incontro di  Martedì  8 maggio 2018

 

La nuova data  è

GIOVEDI’ 17 maggio 2018, ore 10-13

c/o Fondazione promozione sociale onlus

Via Artisti 36 - TORINO

info@fondazionepromozionesociale.it

tel. 011-812.44.69

 

Ricordo che il tema è il progetto individualizzato nell’ambito delle prestazioni socio-sanitarie garantite dai Lea ed è strettamente collegato alle iniziative già assunte dalla Giunta regionale del Piemonte e, soprattutto, a quelle che si appresta ad approvare.:

Segnalo che:

  • non è stato garantito finora il necessario confronto con le associazioni in relazione al bando per il finanziamento di gruppi appartamenti e comunità alloggio ai sensi della legge 112/2016;
  • è stato sospeso sine die il gruppo di lavoro sulla revisione degli standard delle strutture residenziali e semiresidenziali per le persone con autismo e disabilità intellettiva adulte;
  • nel Piano per le cronicità vi è  l’ipotesi di creazione di un settore socio-sanitario (prestazioni Lea) separato da quello sanitario, che avrebbe gravissime ricadute sulla continuità terapeutica  sulla carenza di diritti e di risorse del Fondo sanitario regionale
  • si stanno elaborando nuovi criteri per le Umvd, sulla base delle pessime delibere approvate per gli anziani malati non autosufficienti;
  • sono state proposte applicazioni al ribasso delle percentuali Lea, in contrasto con la Dgr 51/2003.

 

Al riguardo si unisce la lettera predisposta  dopo l’incontro avuto con la Città di Torino (18 aprile u.s.) al quale erano presenti  rappresentanti delle associazioni, dei gestori privati e delle organizzazioni sindacali. Finora hanno aderito Angsa Torino, Luce per l’autismo, Csa-Fondazione, Cpd – Consulta per le persone in difficoltà, Fish-Anffas. L’adesione è aperta a tutte le associazioni che non aderiscono ai Coordinamenti e condividono le preoccupazioni espresse.

 

Per quanto riguarda l’incontro del 17 maggio finora sono stati richiesti i seguenti approfondimenti:

 

  1. progetti individualizzati per minori: quali sono le prestazioni e le delibere di riferimento? come conciliare le prestazioni assicurate a scuola e quelle necessarie al domicilio (come richiederle, a quali enti, quale documentazione presentare, si può scegliere il personale educativo? Quando è possibile un affido a terzi, si possono aumentare le ore al domicilio o nel centro diurno; quali sono i tempi di risposta dell’Asl/Enti gestori dei servizi socio-assistenziali? La famiglia può partecipare alla stesura del progetto?
  2. il progetto individualizzato nel percorso per l’inserimento in un gruppo appartamento: si possono conciliare le norme Lea con le disposizioni contenute nella legge 112/2016 e successivi provvedimenti? (decreto ministeriale del novembre 2016, Delibere regionali 47/2017, 51/2003 e 42/2002)?
  3. la realizzazione di attività esterne come progetto individualizzato, è previsto dalla normativa per giovani adulti già inseriti in comunità socio-sanitaria? Se l’adulto è inserito in comunità dall’Asl, qual è il ruolo del tutore/genitore? La cooperativa può dimetterlo se ritiene di non avere personale adeguato?
  4. qual è la situazione Isee/Ise a seconda che si tratti di persona con disabilità minore o adulto? Quali sono le ipotesi delle Giunta regionale?

L’incontro si propone di entrare nei singoli casi allo scopo di segnalare come comportarsi alla luce delle esperienze fin qui maturate; ha altresì l’obiettivo di valutare insieme le possibili iniziative da assumere nel caso che le prestazioni richieste siano respinte dagli Enti locali, specialmente nel caso siano approvate norme che – pur in modo illegittimo – siano finalizzate a ridurre i diritti.

È stato invitato il Dott. Mauro Perino per la sua esperienza di Direttore del Consorzio socio-assistenziale Cisap di Collegno e Grugliasco (che terminerà il 31 maggio 2018) e perché Consigliere della Fondazione promozione sociale onlus.

 

In attesa di incontrarvi, invio cordiali saluti.

 

p. Csa/Fondazione promozione sociale onlus

Maria Grazia Breda

 

P.S. CONSIGLIO VIVAMENTE DI LEGGERE LA RELAZIONE DEL DIFENSORE CIVICO REGIONALE reperibile anche sul sito www.fondazionepromozionesociale.it alla sezione “Documenti”

 

 

Segnalazione inviata in questi giorni, da Csa-Fondazione promozione sociale onlus, in merito ad una drammatica violazione dei diritti umani di una anziana malata non autosufficiente

  • Alle Associazioni di tutela delle persone non autosufficienti malate croniche e/o con demenza

  Egregio Presidente,

 

Inoltro la segnalazione inviata in questi giorni, da Csa-Fondazione promozione sociale onlus, in merito ad una drammatica violazione dei diritti umani di una anziana malata non autosufficiente.

Immaginate di arrivare alla Casa di cura dove è stata trasferita al mattino vostra madre, malata cronica non più autosufficiente e non più lucida.

Siete già provati per i giorni convulsi della malattia e del decorso ospedaliero, da conciliare con le necessità di continuare a lavorare e a gestire la famiglia. Siete ansiosi di sapere come sta, di parlare con i medici, capire quale programma riabilitativo potrà fare. Non immaginate di certo che vostra madre, da ore ormai nella struttura,  non sia  ancora stata ricoverata e tanto meno vi aspettate di dover firmare impegni di spesa per un ricovero disposto dall'ospedale e non da voi. Men che meno vi aspettate di dovervi spiegare e giustificare con un Carabiniere. Ma soprattutto non avreste mai immaginato che il personale sanitario avesse il coraggio di mettere vostra madre malata cronica non autosufficiente di nuovo sull'ambulanza e rispedirla come un pacco postale al Pronto Soccorso dell'Ospedale Molinette di Torino.

Eppure è capitato il 27 marzo 2018 in piena violazione dei diritti umani fondamentali.

 

Questa è la sanità che la Regione Piemonte assicura ai suoi vecchi malati non autosufficienti, perché l’Assessorato competente non ha ancora emesso il provvedimento richiesto da tempo per impedire questi comportamenti illegittimi delle case di cura convenzionate.

  Che cosa possono fare le Associazioni e le Organizzazioni sociali a tutela del diritto fondamentale alla salute dei malati non autosufficienti?  

  1. intervenire nei confronti dell’Assessore regionale alla sanità e del Direttore generale perché sia approvata con urgenza una circolare che precisi gli obblighi delle case di cura convenzionate con il Servizio sanitario nazionale nei confronti dei pazienti anziani malati e non autosufficienti inviati da altre strutture sanitarie regionali;
  2. chiedere ai Sindaci e agli Enti gestori socio-assistenziali di predisporre una nota informativa, su carta intestata, da diffondere attraverso i propri servizi, in modo che i cittadini siano correttamente informati sui diritti dei loro congiunti malati cronici non autosufficienti. A titolo di esempio unisco i due provvedimenti approvati dai Sindaci e dagli Enti gestori dei servizi socio-assistenziali Cisa12 di Nichelino e Cisap di Collegno-Grugliasco: come potete notare si tratta semplicemente di un richiamo alle norme vigenti, la cui conoscenza, tuttavia, può letteralmente salvare la vita delle persone, se pensiamo alle recenti tragedie di omicidio-suicidio. Tutte potevano essere evitate se i familiari avessero ricevuto informazioni corrette sulle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie a cui avevano diritto i loro cari.
  3. sollecitare l’attuazione del Regolamento della legge regionale 10/2010 per garantire prioritariamente il diritto alle prestazioni domiciliari, quando sono praticabili, compreso il riconoscimento di un contributo forfettario – a carico dell’Asl – per far fronte ai maggiori costi che comporta l’accudimento di un familiare 24 ore su 24.
  4. chiedere la soppressione della richiesta dell’Isee dalla valutazione sociale, richiesta per la valutazione della condizione di non autosufficienza: il diritto all’accesso alle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie non possono essere condizionate dalla situazione economica. È una violazione delle norme vigenti e una discriminazione intollerabile tra malati cronici autosufficienti e malati cronici non autosufficienti.

Resto a disposizione per ulteriori eventuali approfondimenti e in attesa di conoscere le vostre iniziative al riguardo.

Cordiali saluti.

Maria Grazia Breda

Fondazione promozione sociale onlus

 

Comunicato stampa del Gruppo Senza Sede sul piano di cronicità.

 

La Giunta della Regione Piemonte il 12 marzo u.s. ha presentato il “Piano cronicità ” senza però specificare, a nostro avviso, le pesanti ricadute a sfavore dei malati cronici non autosufficienti, dirottati dal settore sanitario al settore socio-sanitario (in fase di istituzione), con il rischio di creare discriminazioni contrarie alla legge 833/1978 ed ai principi costituzionali. Il Gruppo senza Sede concorda e riporta in breve i punti che la Fondazione Promozione sociale di Torino ha evidenziato affinché il Consiglio regionale, prima di prendere decisioni, organizzi una consultazione con le organizzazioni che operano nel settore sanitario. Nel piano non si trova traccia di come vengano presi in carico da parte della sanità (Asl) i malati cronici non autosufficienti nel rispetto dei Lea. Persone che non hanno prestazioni domiciliari, non frequentano centri diurni, non hanno posti letto convenzionati in Rsa. Sono già 30mila in Piemonte in lista d’attesa senza tempi certi di risposta. Si sperava che, dopo il piano di rientro, la Giunta regionale fosse attenta alle cure domiciliari ma con il piano di cronicità pare che l’obiettivo sia approvare una legge di riforma socio-sanitaria per togliere il diritto esigibile alle cure sanitarie e socio-sanitarie ai malati cronici non autosufficienti. Tutti : minori, adulti, anziani con qualunque patologia e disabilità. Le Asl potranno scaricare ai Comuni/Enti gestori dei servizi socio assistenziali le competenze dei malati cronici non autosufficienti. Alle Asl resterà la responsabilità sulla parte clinica mentre gli Enti gestori avranno un ruolo attivo diretto nella presa in carico dei pazienti cronici, specie di quelli con una maggior fragilità. Da notare che nel testo non viene usata la definizione “malato cronico non autosufficiente” ma “fragile”. Non più la condizione di malato, che gli garantirebbe il diritto soggettivo ed esigibile alle cure socio-sanitarie, ma “persona socialmente fragile”  per la quale va evitata la medicalizzazione, nonostante si sia in presenza di malati complessi e non autosufficienti. Quindi perdita del diritto soggettivo ed esigibile alla cura. In sintesi, il piano per la cronicità trasferisce la competenza dei malati cronici non autosufficienti ai medici di medicina generale, che probabilmente percepiranno una erogazione economica aggiuntiva per sobbarcarsi la cura di malati sempre più complessi che l’ospedale (mediante il tutor) dimetterà sempre prima. Si scaricherà sulla maggioranza dei malati e dei loro familiari il peso degli oneri delle cure socio-sanitarie, senza le quali il malato non può sopravvivere. Si decide che il 3% di quelli più gravosi e complessi sono “a perdere”, li lasciamo al loro destino con le loro famiglie, con pesanti ripercussioni per le donne, quali principali accuditori ed impoverendo i nuclei familiari. La Regione Piemonte dovrà decidere se proseguire sulla scelta dell’eugenetica sociale o promuovere una politica sanitaria pubblica inclusiva, in cui tutti i malati acuti e cronici, autosufficienti e non, abbiano diritto alle cure di cui hanno necessità e secondo le loro esigenze. Questo dipenderà anche dal ruolo che ciascuno vorrà assumere per orientare le scelte politiche di chi amministra.

Trino, aprile 2018                                                           Associazione culturale

                                                                                          Gruppo senza Sede

*****

Uniamo copia della delibera 17-6647/2018 sull’Ipab di Trino.

All’articolo 2 “Scopo”, in violazione alla legge, non è più prevista la destinazione ai poveri.

 

Molto allarmanti le proposte della Giunta regionale del Piemonte sulla cronicità - integrazione

 

  • Egr. Presidenti del Consiglio e della Giunta della Regione Piemonte
  • Egr. Assessori alla sanità e alle politiche sociali della Regione Piemonte
  • Egr. Presidente e Componenti della Commissione sanità e assistenza del Consiglio regionale del Piemonte
  • Egr. Difensore civico della Regione Piemonte
  • Egr. Presidenti e Direttori degli Enti gestori delle attività socio-assistenziali
  • Egr. Segretario regionale Sindacati dei pensionati Cgil, Cisl e Uil
  • Egr. Presidenti associazioni tutela delle persone deboli

   

La Giunta regionale ha presentato il Piano cronicità il 12 marzo u.s., ma non sono state illustrate a nostro avviso, le pesanti ricadute per i malati cronici non autosufficienti dirottati dal settore sanitario all’istituendo “settore socio-sanitario”.

  Uniamo un contributo al percorso istituzionale avviato che integra la nota inviata il 6 marzo u.s.

Nel restare a disposizione per approfondire e/o incontri, si inviano cordiali saluti.

  Maria Grazia Breda

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  • Egr. Segreterie dei Sindacati dei Pensionati Cgil, Cisl e Uil di Torino
  • Associazioni

 

Oggetto: Omicidio di una anziana malata di Alzheimer e suicidio del suo compagno: un’altra tragedia causata dal non riconoscimento delle indifferibili esigenze sanitarie e socio-sanitarie degli infermi non autosufficienti e dalla colpevole omissione delle informazioni sui loro diritti?

    Numerosi quotidiani  del 10 marzo u.s. (si vedano “La Stampa”, “La Repubblica”, “Il Corriere della Sera - Cronaca di Torino) hanno riportato l’ennesima tragedia d’omicidio/suicidio; solo due giorni prima, purtroppo, si era verificato un altro caso. Entrambe le tragedie hanno coinvolto malati di Alzheimer e i loro familiari/accuditori. Da ricordare inoltre l’omicidio/suicidio di una persona con disabilità grave, in provincia di Novara, nonché le numerose e continue violazioni della legge accertate dai Nas, di cui ricordiamo la struttura “La Consolata” di Borgo d’Ale (Vercelli).  I ricoverati – tutti con gravissime disabilità fisiche e psichiche -  sono stati oggetto di terribili sevizie da parte degli operatori, senza che finora la Giunta regionale e le Asl abbiano fornito informazioni in merito ai provvedimenti assunti per impedire il ripetersi di tali violenze.  Al contrario, lascia esterrefatti apprendere che sia stata subito rinnovata la convenzione, con la Società “Sereni Orizzonti” gestore della struttura (si uniscono due articoli pubblicati su “Prospettive assistenziali” rispettivamente numeri 198 e 200).

Le tragedie non sono fatti personali, ma il frutto di un percorso culturale, politico e amministrativo in atto da tempo, che punta a scaricare la cura dei malati cronici non autosufficienti con i relativi   oneri economici e psicologici sui loro familiari che, volutamente, non sono informati dalle istituzioni (Regione, Asl, Comuni ed Ente gestori dei servizi socio-assistenziali) sui diritti esigibili previsti dalle norme vigenti. Le famiglie in primo luogo ignorano quasi sempre gli aiuti che potrebbero derivare dalle prestazioni sanitarie e  socio-sanitarie garantite dal Servizio sanitario nazionale e dai Lea, Livelli essenziali di assistenza socio-sanitarie. Nel caso in cui riescono a presentare le istanze alle Asl, superando gli innumerevoli ostacoli burocratici  predisposti per scoraggiare,  l’esito è il confino  in liste d’attesa, illegittime e crudeli, perché non vi è mai una risposta certa del momento in cui si avrà finalmente diritto a quanto richiesto.

   Siamo, come più volte già denunciato, di fronte ad una eugenetica sociale, deliberatamente messa in atto nei confronti di una popolazione non più in grado i difendersi autonomamente.

   Come spiegare altrimenti gli oltre 30.000 piemontesi anziani malati cronici non autosufficienti e/o con demenza in lista d’attesa da anni, in violazione del loro diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie previsto dalla normativa vigente?

Per l’ennesima volta ripetiamo che:

  • in base all’articolo 2 della vigente legge 833/1978 il Servizio sanitario deve assicurare «la diagnosi e la cura degli eventi morbosi quali ne siano le cause, la fenomenologia e la durata»;
  • ai sensi dell’articolo 1 della stessa legge 833/1978, il Servizio sanitario è tenuto ad operare «senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del Servizio» sanitario;
  • nel documento del 6 luglio 2015 l’Ordine dei Medici di Torino e Provincia ha evidenziato che «gli anziani malati cronici non autosufficienti e le persone affette da demenza senile sono soggetti colpiti da gravi patologie che hanno avuto come esito la devastante compromissione della loro autosufficienza e pertanto hanno in tutti i casi esigenze sanitarie e socio-sanitarie indifferibili in relazione ai loro quadri clinici e patologici»;
  • l’articolo 23 della Costituzione stabilisce che «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge» e che mai il Parlamento ha approvato norme per assegnare ai congiunti degli infermi compiti attribuiti al Servizio sanitario dalla citata legge 833/1978 e dall’articolo 54 della n. 289/2002 concernente i Lea, Livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie.

   Ci sono responsabilità politiche nelle tragedie, che sono annunciate e sono prevedibili, come quella dell’anziana malata di Alzheimer e del suo compagno.

  Tutti  dovrebbero riflettere, Sindacato e Associazioni comprese, sulle conseguenze della presentazione del ricorso al Consiglio di Stato da parte della Giunta regionale contro l’ottima sentenza del Tar del Piemonte n. 156/2015 sul diritto alle prestazioni domiciliari.

   La Giunta regionale ha inviato un messaggio nefasto alle famiglie che accudiscono volontariamente un congiunto malato cronico e non autosufficiente, specie se con demenza: si sono sentite abbandonate, tradite dalle istituzioni che volutamente hanno scelto di non riconoscere il valore, anche economico, del loro ruolo di accuditori  e dell’importanza  delle prestazioni socio-sanitarie che assicurano nelle 24 ore, senza le quali il malato dovrebbe essere ricoverato con oneri di gran lunga maggiori per il Servizio sanitario.

   Il messaggio della Giunta regionale è stato chiarissimo: i familiari non hanno diritto nemmeno al parziale rimborso delle spese vive sostenute, nonostante il loro più che lodevole impegno consenta alla Regione Piemonte risparmi economici considerevoli, come è dimostrato dall’esempio più volte citato dell’Asl T03, che nelle lettere del 21 aprile 2015 e dell’8 agosto 2016 ha affermato di non poter disporre per ciascuno dei due infermi non autosufficienti di euro 700-800 al mese per il parziale rimborso delle spese vive sostenute per le cure domiciliari, ma di disporre di 1.500 euro al mese per il loro ricovero in una Rsa, Residenza sanitaria assistenziale. Da notare che la legge della Regione Piemonte n. 10/2010 prevede l’erogazione di contributi economici da parte delle Asl per sostenere le prestazioni domiciliari.

    Sindacato e Associazioni dovrebbero adoperarsi perché le famiglie dei malati anziani non autosufficienti e/o con demenza ricevano le informazioni corrette sui loro diritti e siano aiutate ad esercitarli con il loro sostegno. Le famiglie devono sapere che i loro congiunti hanno diritto – come tutti gli altri malati – alle cure sanitarie gratuite e senza limiti di durata, nonché a quelle necessarie, se non autosufficienti, previste dai Lea, Livelli essenziali di assistenza socio-sanitaria, pur con una compartecipazione in base all’Isee.

   Sindacato e Associazioni dovrebbero  intervenire nei confronti delle istituzioni perché siano modificati quei provvedimenti che hanno previsto impedimenti per l’accesso alle prestazioni e contribuiscono al mantenimento delle illegittime liste di attesa.

   Bisogna contrastare la scelta di eugenetica sociale messa in atto dalla Giunta regionale che, secondo l’enciclopedia Treccani “presuppone un’eliminazione sistematica, programmata di essere umani, nella maggior parte dei casi motivata da ragioni e pressioni di origine economicista (etica utilitarista)”.

Sindacato e Associazioni dovrebbero predisporre informazioni scritte per i loro iscritti e associati  sulle norme vigenti che assicurano a detti infermi diritti pienamente e, se necessario, immediatamente esigibili, sull’esempio positivo delle allegate informative del Cisa e del Cisa12 nonché dall’unito dépliant del Consiglio dei seniores del Comune di Torino.

 Chi tace o non interviene è complice di quanto succede.  

Siamo a disposizione per ogni collaborazione.

 Cordiali saluti

 Maria Grazia Breda, Andrea Ciattaglia, Giuseppe D'Angelo e Francesco Santanera

- Ancora sevizie e crudeltà su anziani

- La Regione Piemonte tace sulle terribili sevizie

- Nota info su utenti RSA CISAP

- Anziani volantino accesso alle cure CISA 12

- Opuscolo Diritti degli Anziani Malati Consiglio Seniores

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Molto allarmanti le proposte della Giunta regionale del Piemonte sulla cronicità 

  • Egr. Presidenti del Consiglio e della Giunta della Regione Piemonte
  • Egr. Assessori alla sanità e alle politiche sociali della Regione Piemonte
  • Egr. Presidente e Componenti della Commissione sanità e assistenza del Consiglio regionale del Piemonte
  • Egr. Difensore civico della Regione Piemonte
  • Egr. Presidenti e Direttori degli Enti gestori delle attività socio-assistenziali
  • Egr. Segretario regionale Sindacati dei pensionati Cgil, Cisl e Uil
  • Egr. Presidenti associazioni tutela delle persone deboli

 Uniamo il documento “Molto allarmanti le proposte della Giunta regionale del Piemonte sulla cronicità” e confidiamo vivamente nella non creazione di assetti che, contrariamente a quanto previsto dalla legge 833/1978, creano discriminazioni non ammesse anche dalla nostra Costituzione.

Riteniamo altresì che il Consiglio regionale, prima di assumere decisioni in merito alle proposte della Giunta, dovrebbe organizzare una consultazione delle organizzazioni di base che operano nel settore sanitario, consultazione che non dovrebbe aver luogo online.

 Restiamo a disposizione e porgiamo cordiali saluti.

Maria Grazia Breda e Andrea Ciattaglia 

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Informativa sui diritti Sanitari e Socio Sanitari dei Consorzi di Nichelino e Collegno/Grugliasco.

I Consorzi dei servizi socio-assistenziali di Nichelino e di Collegno/Grugliasco hanno pubblicato sui loro siti (in evidenza e in posizione fissa) l'allegata "informativa sui diritti sanitari e socio-sanitari degli utenti".

 Inoltre, distribuiscono queste "informative" anche agli utenti che si presentano presso le loro sedi per questioni socio-sanitarie.

 Si tratta di un riepilogo agile e utile per gli utenti delle norme che tutelano la continuità delle cure sanitarie e socio-sanitarie degli anziani malati cronici non autosufficienti, da proporre magari anche and altri Enti e Consorzi.

- Informazioni per utenti diritti RSA e CISAP

- Volantino accesso alle cure per gli Anziani

- Nota informativa per utenti Diritti RSA e CISAP

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La Fondazione promozione sociale onlus e il Csa - Coordinamento sanità e assistenza partecipano, con l'intervento di Andrea Ciattaglia, all'incontro pubblico "Anziani cronici non autosufficienti e disabili gravi: continuano le dimissioni selvagge dagli ospedali; sempre più difficile e costoso trovare posti in Rsa; insignificanti le cure a casa per i pazienti gravi" (locandina allegata).

 

L'incontro si terrà sabato 24 febbraio dalle 9,30 alle 13 a MILANO in via Garibaldi 27 presso CAM Garibaldi (Metropolitana linea 2 verde - fermata Lanza).

 

Verranno illustrati casi concreti di riconoscimento di diritti sanitari e socio-sanitari negati e i contenuti del ricorso presentato contro i nuovi Livelli essenziali di assistenza sanitaria e socio-sanitarie. Sarà possibile, a margine dell'incontro, fare presente i propri casi personali e intraprendere con la Fondazione promozione sociale onlus e le associazioni presenti iniziative per il riconoscimento dei diritti sanitari e socio-sanitari di anziani malati cronici non autosufficienti e persone con disabilità intellettiva e/o autismo e limitata o nulla autonomia.

 

Siete tutti invitati all'incontro e a...far girare la voce.

 

Cordiali saluti.

 

Maria Grazia Breda

Presidente della Fondazione promozione sociale onlus

 

 

Lettera alla Regione Piemonte

 

  • Egr. Assessore alla sanità
  • Egr. Assessore alle politiche sociali
  • Egr. Direttore alla sanità
  • Egr. Direttore politiche sociali
  • Egr. Direttori generali, sanitari e amministrativi delle Asl
  • Egr. Difensore civico della Regione Piemonte

REGIONE PIEMONTE

 

 

Prendiamo atto del fatto che, con la lettera prot. 14.110.20  7/2015C/A1400, finalmente la Direzione sanitaria della Giunta regionale del Piemonte dà piena applicazione della Dgr 72/2004 per assicurare la continuità terapeutica e socio-sanitaria agli anziani malati cronici non autosufficienti ricoverati in ospedale, a condizione che sia stata «superata la fase acuta».

Tuttavia, contrariamente a quanto affermato nella sopracitata lettera,  il percorso della Dgr 72/2004 non è stato interrotto dalla Dgr 85/2013, né poteva esserlo, perché la continuità terapeutica è assicurata dall’articolo 2 della legge 833/1978.

Infatti l’allora Direttore generale della Sanità, Sergio Morgagni, il 4 marzo 2014 nella lettera indirizzata al Direttore generale dell’AslTo1 (prot. 5081/DB 20.00 classif. 14.999), ricorda «come la Regione Piemonte garantisca ai cittadini il cosiddetto percorso di continuità assistenziale attraverso la presa in carico del paziente da parte delle Aziende sanitarie locali di residenza dell’assistito e degli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali competenti». Tale principio, sancito da provvedimenti amministrativi della Giunta regionale, ad iniziare dalla delibera della Giunta regionale n. 72-14420 del 20 dicembre 2004, attuative di quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 novembre 2001 in tema di livelli essenziali di assistenza, sia dalla delibera del Consiglio regionale n. 167-14087 che ha approvato il Piano socio-sanitario regionale 2012-2015, trova la propria concretizzazione nella gamma di interventi, prevalentemente ricompresi nell’area dell’integrazione socio-sanitaria, previsti per garantire al paziente, laddove necessario, la possibilità di proseguire e completare le cure. Ciò premesso, appare evidente che il compito di “governare il percorso di continuità assistenziale” sia in capo all’Asl competente per territorio e non ai parenti dei pazienti ovvero alla struttura di ricovero che costituisce una delle tappe di tale percorso».

Pertanto, se è vero che il percorso di continuità terapeutica a carico totale del Servizio sanitario nazionale è di 60 giorni, questi possono/devono essere prorogati fino a quando l’Asl di residenza non assicura la prosecuzione delle cure socio-sanitarie. Come previsto nella stessa Dgr 72/2004, «il percorso al termine della durata prevista, ove necessita, potrà trovare continuità attraverso l’utilizzo di altre risposte socio-sanitarie appropriate quali: cure domiciliari in lungo assistenza, interventi economici a sostegno della domiciliarità, semi-residenzialità, residenzialità».

Si ricorda che l’Allegato 1 della Dgr 45/2012 al punto 4.2 precisa che il Direttore sanitario è responsabile «del raccordo con le Aziende sanitarie regionali e con le relative strutture afferenti alla rete del percorso di continuità assistenziale di cui alla Dgr 72/2004».

 

Ciò premesso, il diritto soggettivo alle cure sanitarie e socio-sanitarie degli anziani malati cronici non autosufficienti deve essere garantito tutto l’anno e per questo chiediamo al Difensore civico regionale di intervenire perché sia garantito il diritto alle cure senza limiti di durata (articolo 2, legge 833/1978) anche dopo il termine del 31 marzo 2018 indicato dalla Direzione sanità regionale.

L’affollamento dei pronto soccorsi è noto da tempo e non solo in occasione dell’influenza, perché la riduzione dei posti letto ospedalieri non è stata accompagnata dal potenziamento dei servizi territoriali socio-sanitari previsti dai Lea, in particolare l’attuazione della legge n. 10/2010 per garantire il diritto prioritario alle cure domiciliari.

Alla Giunta regionale chiediamo la piena attuazione delle Dgr 72/2004 e 27/2012 al fine di assicurare risposte idonee alle esigenze di cura, indifferibili, dei malati anziani non autosufficienti, assicurando nel contempo un utilizzo appropriato delle risorse sanitarie.

Vista l’inattività del Parlamento, del Ministero della salute e delle Regioni, ci siamo rivolti al Parlamento europeo inviando l’allegata Petizione.

Nel restare a disposizione, invio cordiali saluti.

 

Maria Grazia Breda

 

Fondazione promozione sociale onlus

 

SABATO 20 GENNAIO 2018 - Ore 15-18

SALA CONSIGLIO COMUNALE Brandizzo (To)

INCONTRO SUL TEMA:

“Anziani malati e/o con demenza o malattia di Alzheimer non autosufficienti -
 INFORMAZIONI SUI DIRITTI IN SANITA’ E ASSISTENZA”
 
 
Chi deve curarli? Dove? Cosa devono fare i parenti? Come si ottiene il ricovero in Rsa? Che cosa garantisce l’Asl e il medico di medicina generale al domicilio? Cosa succede a chi accetta le dimissioni dall’ospedale o dalla casa di cura privata? A cosa serve l’Isee?

 Vedi ALLEGATO.

 E’ gradita la prenotazione.

 

INCHIESTA DEL CORRIERE DELLA SERA SUI MALATI NON AUTOSUFFICIENTI

Il Corriere della Sera, pagine della cronaca di Torino, ha dedicato ieri e oggi due servizi giornalistici al tema degli anziani malati cronici non autosufficienti. (qui il primo dei due articoli)

 Se ritenete opportuno, scrivete a noi (info@fondazionepromzionesociale.it o rispondendo a questa mail) la vostra opinione ed esperienza. La inoltreremo direttamente al giornale.

 È importante segnalare alla redazione e ai giornalisti che il tema è fondamentale e tocca tante famiglie e associazioni; tenere alta l'attenzione sulla difesa del diritto alle cure delle persone non autosufficienti (con disabilità o malati) serve perché Regione e Asl intervengano assicurando le prestazioni e non sottraggano diritti e risorse

Non finiamo dimenticati! Facciamo sentire la nostra voce! 

Grazie.

 

Comunicato stampa del Gruppo Senza Sede sulla visita alle Province piemontesi dell'Assessore regionale Augusto Ferrari.

A novembre è previsto il giro tra la Province piemontesi (già visto in tempi non lontani) dell’Assessore regionale ai servizi socio assistenziali Augusto Ferrari, per promuovere un modello di integrazione socio sanitario intitolato “Verso il patto di sviluppo di comunità”  che però non contiene traccia di sanitario. La Giunta regionale del Piemonte, a sei mesi dalle elezioni nazionali e ad un anno e mezzo da quelle regionali, pubblicizza una “nuova programmazione” scegliendo purtroppo una politica che considera le persone malate/con disabilità non autosufficienti degli “scarti” che si possono sacrificare in nome del bilancio, valutando attraverso cosiddetti criteri “tecnici” chi è oppure non è degno di essere curato. Ciò è previsto nonostante le leggi vigenti garantiscano le cure sanitarie e socio sanitarie senza limiti di durata ai non autosufficienti che hanno in tutti i casi esigenze sanitarie e socio sanitarie indifferibili, in relazione ai loro quadri clinici e patologici. La Giunta regionale Chiamparino-Saitta-Ferrari, con la Dgr n.18-1326 del 20 aprile 2015, intende efficientare l’appropriatezza e rendere compatibile la domanda con la garanzia dei Lea. Praticamente (tradotto dal burocratese), non è l’offerta dei servizi che va incontro ai bisogni dei malati non autosufficienti, ma sono questi che hanno la “colpa” di essere troppi. La stessa Giunta non ha accolto la richiesta di soppressione delle liste di attesa, contenuta nell’Ordine del giorno n.142/2014 approvato all’unanimità dal Consiglio regionale. Le Asl  continuano ad usare le Unità valutative geriatriche per decretare se gli stessi pazienti già dichiarati con esigenze sanitarie e socio sanitarie indifferibili, sono degni o meno di essere curati, usando impropriamente la valutazione sociale per differire le prestazioni sanitarie. La Giunta piemontese NON ha incentivato le cure domiciliari ed ha annullato l’assegno di cura sanitario (che oltretutto garantiva ingenti risparmi alle Asl), col pretesto della scarsità di risorse. Anziché approvare il Regolamento attuativo della legge regionale 10/2010 sulle cure domiciliari, ha promosso ricorsi al Consiglio di Stato per far confermare le delibere approvate dalla Giunta Cota (Dgr 25 e 26/2013 e 5/2014) che avevano escluso dai Livelli essenziali di assistenza le prestazioni domiciliari di assistenza tutelare e/o di aiuto infermieristico. Ha inoltre approvato la “Rsa aperta” (Dgr 34/2016) che purtroppo prevede poche ore di assistenza infermieristica o di un operatore socio sanitario (20-30 ore al mese) per cui la persona potrà restare al proprio domicilio solo se si farà carico economicamente della propria assistenza (sborsando soldi  per pagare terze persone o gravando sui bilanci  oltre che sull’ appoggio concreto dei familiari 24 ore su 24). Non è stato varato alcun piano di riduzione delle liste di attesa per le prestazioni socio sanitarie e gli incentivi economici/obiettivi dei Direttori generali delle Asl  si riferiscono solo alle liste di attesa per visite ed esami, non per la presa in carico (cure domiciliari e degenza) dei pazienti non autosufficienti. In conclusione si spera che la programmazione 2017/2019 oggetto del tour dell’Assessore Ferrari preveda l’intento di solleciti provvedimenti risolutivi riguardo alle “sviste” appena elencate che negano i diritti dei più deboli.

Trino, novembre 2017                                                  Associazione culturale

 

 

INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA, INCONTRI DELL’ASSESSORE FERRARI: DOV’È LA SANITÀ?

Abbiamo ricevuto comunicazione del tour dell’Assessore regionale ai servizi socio-assistenziali Augusto Ferrari intitolato “Verso il patto di sviluppo di comunità”. Gli incontri sono previsti a Cuneo, Asti, Alessandria, Biella, Ivrea, Novara, Verbania, Vercelli e Torino (27 novembre 2017).

Nella mail di invito l’Assessore Ferrari annuncia che l’argomento degli incontri è la programmazione 2017/2019 (2017 ormai giunto alla fine e 2019 anno delle elezioni regionali) e che tra i gruppi di lavoro è previsto anche quello sull’«Integrazione socio-sanitaria: politiche per non autosufficienze e disabilità», come già avvenuto lo scorso 5 luglio, nel lancio dell’iniziativa al Campus Einaudi di Torino.

 

Proprio in quell’occasione, il quesito sollevato da TUTTI gli intervenuti al tavolo (rappresentanti di Consorzi e Comuni, Sindacati, docenti universitari, componenti delle associazioni…) è stato: «Integrazione socio-sanitaria… dov’è la sanità?».

 

In un settore, quello della presa in carico delle persone malate croniche non autosufficienti e della disabilità grave, in cui la competenza prioritaria è della sanità (basti ricordare che le Asl sono tenute a pagare il 70% del costo della permanenza di una persona con disabilità in comunità alloggio, il 50% di un ricovero in Rsa per anziani malati…), nessun responsabile di quell’Assessorato si è visto. Una “latitanza” di lungo periodo che non si limita all’assenza all’incontro citato: l’Assessore Antonio Saitta ha completamente dimenticato/scaricato sul settore assistenziale le delibere regionali sul tema.

 

Ora l’Assessore Ferrari ripropone il (francamente già visto) giro tra le Province piemontesi per promuovere un modello di integrazione “socio-sociale” (giacché del sanitario non c’è di nuovo traccia). A nostro avviso senza la componente sanitaria non solo il diritto degli utenti non è garantito, ma nemmeno è tenuta in considerazione la loro esigenza di persone malate gravemente/con gravissime carenze di salute.

 

Con quale credibilità si propone una «nuova programmazione», senza la Sanità, dopo che i seguenti fatti depongono totalmente a sfavore della Giunta della Regione Piemonte che in questi primi tre anni di governo della Regione ha realizzato iniziative contro i malati non autosufficienti e le persone con disabilità grave e limitata o nulla autonomia?

 

Crediamo sia doveroso mettere al corrente i cittadini e condividere alcune informazioni che riguardano l’ambito socio-sanitario e le azioni dell’attuale Giunta regionale del Piemonte – la stessa che oggi, a sei mesi dalle elezioni nazionali e a un anno e mezzo da quelle regionali propone una «nuova programmazione» – che ha scelto di operare secondo una politica che considera le persone malate/con disabilità non autosufficienti degli “scarti”, che si possono sacrificare in nome del bilancio, una scelta di eugenetica sociale, cioè di valutazione attraverso cosiddetti criteri “tecnici” di chi è o non è degno di essere curato.

 

Tutto questo a fronte delle leggi vigenti, che garantiscono le cure sanitarie e socio-sanitarie senza limiti di durata alle persone non autosufficienti, e nonostante che nel documento dell’ordine dei Medici di Torino e Provincia del 6 luglio 2015 sia precisato che «gli anziani malati cronici non autosufficienti e le persone affette da demenza senile sono soggetti colpiti da gravi patologie che (…) che hanno in tutti i casi esigenze sanitarie e socio-sanitarie indifferibili in relazione ai loro quadri clinici e patologici».

 

Cordiali saluti.

Maria Grazia Breda e Andrea Ciattaglia

 

Fondazione promozione sociale onlus

- Ferrari Tour senza Saitta - i fatti

- Ferrari tour senza Saitta - le proposte

 

CRITICITÀ NELLA RSA VILLA "ANNUNZIATA" DI CASTEL ROCCHERO (AT)

  • Egr. Direttore generale Asl Asti
  • Egr. Sindaco Comune di Castel Rocchero,
  • Egr. Direttore Consorzio socio-assistenziale Asti
  • Egr. Assessore alla sanità della Regione Piemonte
  • Egr. Assessore alle politiche sociali della Regione Piemonte

 

Oggetto: CRITICITÀ NELLA RSA VILLA ANNUNZIATA DI CASTEL ROCCHERO: NO AL RICOVERO DI PERSONE CON DISABILITÀ FISICHE E MENTALI

 

Ci è stato segnalato solo recentemente l'articolo apparso su “La Stampa” del 24 luglio 2017 dal titolo  “Aria depurata, luci hi-tech. Ora la casa di riposo è smart. Nell'astigiano la struttura che dialoga con i pazienti”, a firma di Elisa Schiffo.

L'articolo segnala  la creazione di una Rsa, Residenza sanitaria assistenziale, situata a Castel Rocchero, Comune dell'astigiano con appena 407 abitanti. I Comuni più vicini sono Acqui Terme (8 km) e Nizza Monferrato (9 Km) con rispettivamente 19.785 e 10.369 abitanti. Temiamo che per riempire i posti letto saranno accolte domande anche di residenti al di fuori del circondario.

Tenuto conto che la Rsa è una struttura destinata alla cura di persone malate non autosufficienti e  con elevate esigenze sanitarie, il buon senso vorrebbe che prima di tutto venisse edificata in una zona facilmente accessibile per i familiari e, per quanto possibile, vicina a un ospedale in modo che sia facilmente raggiungibile nei casi di emergenza, situazione assai frequente per i ricoverati nelle Rsa.

Dall'articolo di Elisa Schiffo apprendiamo che è stata trasformata una struttura già esistente. Sorge quindi il dubbio che l'obiettivo principale dei due imprenditori privati della zona, che hanno investito ben 8 milioni di euro, sia stato di natura economica e che siano state considerate esclusivamente le esigenze “interne” degli infermi e non anche quelle di basilare rilievo “esterne” dei malati: accesso il più rapido possibile al Pronto soccorso e rapporti con i propri congiunti.

La creazione di una Rsa in una zona isolata come il caso in esame (i collegamenti pubblici del Comune di Castel Rocchero con Acqui Terme e Nizza Monferrato sono estremamente rari) crea difficoltà ai congiunti dei ricoverati, ma anche ai volontari che soprattutto nelle zone agricole sono numerosi e disponibili ad intervenire a favore dei loro concittadini.

E' inoltre assolutamente inaccettabile l’inserimento nella Rsa di  «una ventina per ospiti con disabilità fisiche e mentali». In contrasto anche con le indicazioni della recente legge 112/2016, che prevede nuclei da 5+5 al massimo) si ripropone l'emarginazione di queste persone in località isolate dal contesto sociale e difficilmente raggiungibili e all’interno di strutture/istituti.

Ricordiamo che la Rsa è una struttura di ricovero per anziani malati non autosufficienti. Le persone con disabilità intellettiva e/o autismo – oltre alle esigenze sanitarie e socio-sanitarie, necessitano anche di prestazioni abilitative/educative.

 

Pertanto siamo assolutamente contrari che nella Rsa sia previsto il ricovero di una pluralità di persone (con disabilità intellettiva, adulti con minorazioni fisiche o sensoriali, malati psichiatrici, ecc.), con l’evidente obiettivo di fare economie di scala, senza alcun rispetto ai differenti bisogni degli interessati, in base all’età e alle autonomie.

 

La proposta onnicomprensiva della Rsa “Villa Annunziata” è purtroppo la messa in atto della cultura dello “scarto” denunziata da Papa Francesco. Le persone con disabilità intellettiva (ma così come quelle con disabilità fisiche o sensoriali e pure i malati psichiatrici), hanno il diritto a vivere il più possibile in ambienti familiari, socializzanti, inseriti nel vivo di un normale contesto cittadino, in grado di favorire il mantenimento delle relazioni affettive e sociali e di permettere l’utilizzo dei servizi messi a disposizione di tutti i cittadini. Tutto ciò incide positivamente dal punto di vista terapeutico.

 

Per quanto sopra chiediamo:

 

- alle Autorità in indirizzo e in particolare all’Asl di Asti, di non accreditare i 20 posti di ricovero della Rsa “Villa Annunziata” per “persone con disabilità” fisiche e mentali, ovvero intellettive e/o con autismo e/o malattie psichiatriche, e di programmare in maniera adeguata al fabbisogno piccole comunità familiari (massimo 8 posti letto più due per il sollievo) per la disabilità intellettiva e/o autismo con autonomia limitata o nulla, con i criteri di cui alla legge 112/2016, del decreto ministeriale del  23 novembre 2016 e nel rispetto delle disposizioni regionali previste dalla Dgr 42/2002;

 

- ai Sindaci e alle Associazioni della disabilità del territorio di adoperarsi per il pieno rispetto del diritto delle persone con disabilità a essere inserite in piccole comunità alloggio/gruppi appartamento, quando non è più praticabile la permanenza a domicilio. Al riguardo si chiede ai Sindaci di valorizzare eventuali patrimoni Ipab (appartamenti, villette) da destinare a tale scopo, se necessario anche in concessione a enti privati per la gestione.

 

In attesa di un riscontro alla presente si inviano cordiali saluti.

 

Maria Grazia Breda

Fondazione promozione sociale onlus

 

Comunicati stampa

Le sofferenze di moltissime  famiglie obbligate a  confrontarsi con ammalati di Alzheimer, con anziani non autosufficienti e con diversamente abili di ogni età,  dovrebbero trovare da parte dei servizi socio-sanitari risposte più attente alle esigenze individuali ed alle disposizioni contenute nella legge che regola i  Livelli essenziali di assistenza (Lea). Spesso le carenti informazioni da parte del personale preposto alle cure ed all’assistenza ed una burocrazia farraginosa ci mettono di fronte ad un muro invalicabile, rendendo  persino difficile la fruizione dei nostri diritti.

Con lo scopo di informare i cittadini sui diritti alle cure sanitarie delle persone con disabilità, i volontari dell’Associazione “Gruppo senza Sede”  Sabato 14 ottobre 2017 saranno presenti a Trino in Piazza Audisio ed in Corso Italia, dalle  9.30 alle  11.30 per distribuire un pieghevole in doppia facciata “Difendi la salute tua e dei tuoi cari”.  

L’iniziativa è collegata a quelle in atto in molte zone del Piemonte  e vede come capofila la Fondazione Promozione Sociale onlus di Torino e l’adesione di decine di Associazioni di volontariato per fronteggiare le esigenze indifferibili dei non autosufficienti.

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Il Gruppo senza Sede continua ad occuparsi dei diritti dei malati cronici non autosufficienti dopo che la Regione Piemonte ha concluso il Piano di riordino della sanità. E’ recente l’invio da parte dell’Associazione trinese di un documento articolato su tre punti al Consiglio regionale, in appoggio ad altre Associazioni piemontesi ed alla Fondazione promozione sociale di Torino, per chiedere che vengano incentivate le cure domiciliari, l’inserimento tempestivo dei malati anziani non autosufficienti in Rsa e più garanzie in merito alla continuità terapeutica.

Il primo punto riguarda i casi in cui i familiari intendano assumere il ruolo di accuditori direttamente o con l’aiuto di terze persone. Si chiede di approvare un regolamento affinché l’Asl riconosca a questi familiari, che assicurano 24 ore su 24 le cure socio sanitarie a domicilio, un contributo di almeno 700-800 euro mensili, contro i 1300-1500 che l’Asl versa per il ricovero in una Rsa. Il secondo punto sollecita l’inserimento tempestivo in Rsa con costo per la sanità di 40/45 euro al giorno, anziché inviare i malati anziani non autosufficienti che non hanno esigenze di riabilitazione, in strutture riabilitative (costo medio di 250 euro al giorno) o in lungodegenza (costo medio 160 euro). L’inserimento in Rsa dovrebbe essere praticabile anche dal domicilio tramite il medico di famiglia. Al terzo punto si chiede l’emanazione di una circolare che richiami le strutture sanitarie e le case di cura private convenzionate al rispetto delle norme vigenti (legge 833/1978 e legge 289/2002 art. 54), in base alle quali l’obbligo di proseguire senza limite la durata delle cure compete all’Asl di residenza dei pazienti e non ai parenti. Inoltre è necessario fare in modo che vengano riviste le procedure delle Unità valutative geriatriche perchè autorizzino le prestazioni socio sanitarie senza richiedere l’Isee, basandosi unicamente sulle condizioni cliniche e siano ritenute valide le valutazioni di non autosufficienza rilasciate dagli ospedali, evitando un secondo esame da parte dell’Asl, dispendioso, logorante che dilata i tempi della presa in carico. Nel documento le Associazioni sollecitano inoltre gli interventi regionali affinché le case di cura convenzionate cessino di inviare alla Procura della Repubblica segnalazioni di abbandono (inesistente) di persone incapaci, riferite ai familiari che si avvalgono del diritto all’opposizione alle dimissioni. Si tratta di una minaccia in contrasto con l’articolo 23 della Costituzione, perché il Servizio sanitario deve assicurare le cure. Sulla base della relazione 2016 del Difensore civico regionale, si chiede di vigilare per prevenire abusi e maltrattamenti nelle strutture sanitarie e socio sanitarie  ed evitare richieste di pagamenti illegittimi, incentivando una migliore comunicazione tra Enti (Asl, INPS, Rsa). Si sottolinea poi l’importanza di una informativa scritta sui diritti e doveri degli utenti delle Rsa, sulle prestazioni comprese nella retta e quelle extra non obbligatorie e che sia precisato che gli utenti ed i loro familiari o rappresentanti non hanno l’obbligo di sottoscrivere contratti di ospitalità con i gestori delle Rsa o altra struttura residenziale socio sanitaria convenzionata. Il testo integrale inviato al Consiglio  regionale del Piemonte è pubblicato sul sito www.grupposenzasede.it . A breve i componenti dell’Associazione comunicheranno la data in cui distribuiranno materiale informativo aggiornato, in centro città a Trino il sabato mattina.

 Trino, ottobre 2017

Per il Gruppo senza Sede

        Il Presidente

     Massimo Aglietta

Materiale informativo sui diritti dei malati cronici non autosufficienti

- Difendi la tua salute

- Basta con gli inganni

 

Comunicato stampa del Gruppo Senza Sede sul documento inviato alla Regione Piemonte

Il Gruppo senza Sede continua ad occuparsi dei diritti dei malati cronici non autosufficienti dopo che la Regione Piemonte ha concluso il Piano di riordino della sanità. E’ recente l’invio da parte dell’Associazione trinese di un documento articolato su tre punti al Consiglio regionale, in appoggio ad altre Associazioni piemontesi ed alla Fondazione promozione sociale di Torino, per chiedere che vengano incentivate le cure domiciliari, l’inserimento tempestivo dei malati anziani non autosufficienti in Rsa e più garanzie in merito alla continuità terapeutica.

Il primo punto riguarda i casi in cui i familiari intendano assumere il ruolo di accuditori direttamente o con l’aiuto di terze persone. Si chiede di approvare un regolamento affinché l’Asl riconosca a questi familiari, che assicurano 24 ore su 24 le cure socio sanitarie a domicilio, un contributo di almeno 700-800 euro mensili, contro i 1300-1500 che l’Asl versa per il ricovero in una Rsa. Il secondo punto sollecita l’inserimento tempestivo in Rsa con costo per la sanità di 40/45 euro al giorno, anziché inviare i malati anziani non autosufficienti che non hanno esigenze di riabilitazione, in strutture riabilitative (costo medio di 250 euro al giorno) o in lungodegenza (costo medio 160 euro). L’inserimento in Rsa dovrebbe essere praticabile anche dal domicilio tramite il medico di famiglia. Al terzo punto si chiede l’emanazione di una circolare che richiami le strutture sanitarie e le case di cura private convenzionate al rispetto delle norme vigenti (legge 833/1978 e legge 289/2002 art. 54), in base alle quali l’obbligo di proseguire senza limite la durata delle cure compete all’Asl di residenza dei pazienti e non ai parenti. Inoltre è necessario fare in modo che vengano riviste le procedure delle Unità valutative geriatriche perchè autorizzino le prestazioni socio sanitarie senza richiedere l’Isee, basandosi unicamente sulle condizioni cliniche e siano ritenute valide le valutazioni di non autosufficienza rilasciate dagli ospedali, evitando un secondo esame da parte dell’Asl, dispendioso, logorante che dilata i tempi della presa in carico. Nel documento le Associazioni sollecitano inoltre gli interventi regionali affinché le case di cura convenzionate cessino di inviare alla Procura della Repubblica segnalazioni di abbandono (inesistente) di persone incapaci, riferite ai familiari che si avvalgono del diritto all’opposizione alle dimissioni. Si tratta di una minaccia in contrasto con l’articolo 23 della Costituzione, perché il Servizio sanitario deve assicurare le cure. Sulla base della relazione 2016 del Difensore civico regionale, si chiede di vigilare per prevenire abusi e maltrattamenti nelle strutture sanitarie e socio sanitarie  ed evitare richieste di pagamenti illegittimi, incentivando una migliore comunicazione tra Enti (Asl, INPS, Rsa). Si sottolinea poi l’importanza di una informativa scritta sui diritti e doveri degli utenti delle Rsa, sulle prestazioni comprese nella retta e quelle extra non obbligatorie e che sia precisato che gli utenti ed i loro familiari o rappresentanti non hanno l’obbligo di sottoscrivere contratti di ospitalità con i gestori delle Rsa o altra struttura residenziale socio sanitaria convenzionata. Il testo integrale inviato al Consiglio  regionale del Piemonte è pubblicato sul sito www.grupposenzasede.it . A breve i componenti dell’Associazione comunicheranno la data in cui distribuiranno materiale informativo aggiornato, in centro città a Trino il sabato mattina.

 

Per il Gruppo senza Sede

        Il Presidente

     Massimo Aglietta

 

“La dignità negata.

La sottaciuta vicenda della contenzione nei luoghi di cura degli anziani non autosufficienti”

 

Giovedì, 28 settembre 2017, ore 9.30-17.00

Palazzo Lascaris - Aula consiliare -  via Alfieri 15, Torino

 

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Per contatti:  tel. 011 5757.211
rel.esterne@cr.piemonte.it

 

(. ALLEGATO)

 

 

Riprendono i Giovedì del diritto alle cure socio-sanitarie.

Invito a partecipare /aderire alle iniziative in programma

 

 

La presente è indirizzata ai volontari delle associazioni del Csa e alle associazioni  che sono impegnate o desiderano impegnarsi per ottenere la vigente esigibilità del diritto alle prestazioni socio-sanitarie previste dai Lea: prestazioni domiciliari, centri diurni, inserimenti in convenzione in strutture residenziali socio-sanitarie. In Piemonte sono oltre 30.000 le persone non autosufficienti malate croniche o con disabilità intellettiva e autismo con limitata o nulla autonomia abbandonate dal Servizio sanitario piemontese a loro stesse e ai loro familiari in liste d’attesa illegittime e che sono causa di nuove povertà.

 

Durante i presidi, verranno distribuiti:

 

- la nuova Guida pratica per fornire ai cittadini le informazioni necessarie per difendere i diritti dei loro congiunti malati non autosufficienti;

 

- i dépliant delle associazioni  per la promozione e tutela dei diritti della disabilità intellettiva e dell’autismo, che contengono indicazioni utili  per ottenere le prestazioni del “durante e dopo di noi”.

 

 

ALCUNE PROPOSTE PER CHI DESIDERA COLLABORARE:

 

  1. Sostenere le 3 richieste alla Regione Piemonte di cui uniamo un fac-simile di lettera da inviare su Vostra carta intestata, se le condividete;
  2. Replicare l’iniziativa dei presidi  nella vostra realtà: ad esempio davanti al Municipio o alla Prefettura o altro luogo significativo. Siamo a disposizione per fornire consulenza gratuita e materiale divulgativo per ottenere il diritto alle prestazioni socio-sanitarie per gli adulti e anziani malati e le persone con disabilità intellettiva e autismo non autosufficienti.
  3. Aiutarci a raccogliere storie per il Libro bianco. Stiamo cercando familiari  che abbiano voglia di raccontare  la loro storia: le esigenze e le difficoltà incontrate per ottenere le prestazioni a cui ha diritto il loro congiunto adulto/ anziano malato o con demenza non autosufficiente o con disabilità intellettiva o autismo  con limitata o nulla autonomia.

Le storie si possono spedire per mail o fax o  consegnare  direttamente al presidio,  anche scritte a mano.

L’obiettivo è realizzare un libro bianco per dare visibilità ai 30mila piemontesi non autosufficienti in lista d’attesa.

Il libro verrà consegnato Parlamentari piemontesi e ai Presidenti del Consiglio e della Giunta della Regione Piemonte.

- Preavviso presidi Piazza Castello

- Petizione Europea

- Tre richieste alla Regione Piemonte

Confidiamo nel vostro prezioso aiuto:

  1. per la diffusione dell’iniziativa
  2. nella presenza ai presidi dei volontari di Torino e Provincia (cerchiamo disponibilità anche per distribuire il preavviso dei presidi nelle settimane precedenti)
  3. nella riproduzione di iniziative simili in altri Comuni e Province
  4. nella raccolta di storie di vita di familiari con congiunti non autosufficienti
nell’adesione alle 3 richieste alla Regione Piemonte

 

APPELLO - Ex Ipab Buon Pastore: gravissima sottrazione di risorse agli indigenti di Torino

- Gentili tutti,

 

Scriviamo per segnalare la gravissima sottrazione di risorse compiuta dall'Amministrazione comunale di Torino - Giunta Appendino, Rolando, Schellino - ai danni degli indigenti di Torino: 4 milioni e 300mila euro derivanti dall'estinzione dell'Ipab Buon Pastore vincolati all'utilizzo socio-assistenziale dalla legge nazionale, dalla delibera regionale di estinzione dell'Ipab Buon Pastore, da quella comunale di recepimento dei beni sono stati utilizzati per le spese generali del Comune (quindi per spese non essenziali e non destinate ai poveri).

Lo sconcertante fatto è stato comunicato dagli Assessori Rolando (Bilancio) e Schellino (Politiche sociali) nella seduta del 20 maggio della Commissione sanità e politiche sociali del Comune di Torino (si vedano articoli allegati).

Qualsiasi argomento di emergenza di bilancio o di rigidità tecnica dello stesso è solo un pretesto. La realtà dei fatti è molto più semplice e, purtroppo, drammatica: la Giunta comunale si è resa protagonista di una distrazione di risorse ai danni della fascia più debole della popolazione.

Dalla prossima settimana inizierà l'esame in Consiglio comunale del bilancio consuntivo 2016 della Città di Torino, all'interno del quale è previsto l'utilizzo dei 4 milioni e 300mila euro derivanti dal Buon Pastore per spese generali. La Sala Rossa aveva approvato all'unanimità in data 13 febbraio 2017 una mozione di rinforzo al vincolo socio-assistenziale dei fondi derivanti dall'estizione dell'Ipab Buon Pastore. 

È fondamentale che le risorse derivanti dal Buon Pastore (oltre al canone di affitto degli immobili c'è anche il patrimonio immobiliare stesso, stimato in 25 milioni di euro) vengano destinate ad attività del settore socio-assistenziale dedicate ai poveri.

 

Vi chiediamo pertanto di rilanciare l'appello al Sindaco, alla Giunta e al Consiglio comunale che trovate qui di seguito e che potete inviare alle mail:

segreteria.sindaca@comune.torino.it; fabio.versaci@comune.torino.it; segreteria.assessoreschellino@comune.torino.it; segreteria.assessorerolando@comune.torino.it; commissione004@comune.torino.it; deborah.montalbano@comune.torino.it  

(e per conoscenza a noi: info@fondazionepromozionesociale.it).

 

TESTO DELL’APPELLO:

 

"Oggetto: GRAVISSIMA SOTTRAZIONE DI 4 MILIONI DI EURO AI POVERI DI TORINO

 

La Giunta comunale di Torino ha deliberato l'utilizzo delle risorse derivanti dall'estinzione dell'Ipab Buon Pastore (4 milioni e 300 mila euro per il 2016!) per spese superflue. Si tratta di fondi che sono invece vincolati per legge all'utilizzo per attività socio-assistenziali destinate agli indigenti.

La Giunta Appendino, Rolando, Schellino non può violare le norme! 

Lanciamo un appello al Presidente e ai Componenti del Consiglio comunale, al Sindaco e alla Giunta affinché:

a) vengano restituiti - a partire dall'approvazione del bilancio consuntivo 2016 e nei prossimi cinque bilanci della città - i 4 milioni di euro derivanti dall'estinzione del Buon Pastore sottratti ai poveri, fermo restando la destinazione socio-assistenziale dell'intero importo degli affitti dei locali attualmente occupati dagli Uffici della Regione;

b) venga salvaguardato e rispettato, a partire dal bilancio 2017 e per gli anni a venire, il vincolo di destinazione ad attività socio-assistenziali per gli indigenti del patrimonio dell'ex Ipab Buon Pastore (immobili per oltre 20 milioni di euro, redditività degli stessi e canoni di affitto pagati dagli affittuari dei locali - se uffici del Comune, canoni figurati da destinare al settore socio-assistenziale).

Tale richiesta è motivata anche dalla necessità di eliminare gli aspetti più vessatori della delibera dell'11 giugno 2012 del Comune di Torino sulla compartecipazione alle prestazioni socio-sanitarie per persone con disabilità/malati non autosufficienti, provvedimento che, attraverso abnormi valutazioni delle proprietà mobiliari e immobiliari, ha costretto molte famiglie ad impoverirsi e, nei casi peggiori, a dover svendere l'alloggio per pagarsi le cure.

Cordiali saluti.

Data……………… firma……………."

 

 

Cordiali saluti

Andrea Ciattaglia

Csa - Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base

Fondazione promozione sociale onlus

 

Allegati:

. Articoli Stampa su ex Ipab Buon Pastore (La Stampa, Nuova Società)

. Deliberazione della Giunta Regionale di estinzione dell'Ipab Buon Pastore

. Deliberazione della Giunta comunale di Torino di recepimento dell'estinzione dell'Ipab Buon Pastore

. Mozione approvata all'unanimità dal Consiglio comunale sul vincolo socio-assistenziale del patrimonio (mobiliare e immobiliare) dell'ex Ipab Buon Pastore

. Decreto legislativo 207/2001 sulla trasformazione/estinzione delle Ipab

 

Trasmissione nuovo facsimile lettera di opposizione alle dimissioni da ospedali e da case di cura di infermi non autosufficienti.
Procedura utilizzata per l'accesso al Pronto Soccorso nei casi di emergenza.

 

  1. Alleghiamo il nuovo fac-simile della lettera di opposizione alle dimissioni da ospedali e da case di cura private convenzionate di infermi non autosufficienti, segnalando che finora questa modalità è stata utilizzata in più di 10mila casi che hanno sempre avuto esito positivo (continuità delle prestazioni terapeutiche) nei casi in cui sono state seguite le nostre indicazioni.
  2. Per l'accesso al Pronto Soccorso degli infermi non autosufficienti (ricordiamo che sono persone che sono sempre in condizione di avere necessità di cure indifferibili) nei casi di emergenza riteniamo necessarie le seguenti raccomandazioni:

-  una certificazione medica dalla quale risulti la condizione di non autosufficienza e quindi di indifferibilità delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie;

- la presentazione di copia della certificazione medica al responsabile del Pronto Soccorso segnalando il giorno e l'ora in cui verrà trasportato l'infermo e precisando che il congiunto verrà accompagnato da un adulto non parente e non affine come testimone;

- nel giorno e nell'ora e preannunciati accompagnamento dell’infermo al Pronto soccorso con un testimone e copia della certificazione medica di cui sopra.

 

CONVEGNO

Le lingue della malattia, le voci della cura
Un dialogo polifonico tra medici e pazienti


Mercoledì 14 giugno
 - Villa Raby - OMCeO Torino  - Corso Francia 8
18.00-20.30

Accreditato ECM medici – odontoiatri e psicologi   3,6 crediti

L’evento ha lo scopo di illustrare le attività del gruppo di ricerca Remedia – lingua medicina malattia, nato all’interno del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino, e di presentare la sua prima pubblicazione, Le lingue della malattia (Mimesis 2016).

Per l’occasione abbiamo chiesto a professionisti, operatori e familiari, che vivono a diverso titolo il mondo della medicina e della cura, di raccontare il rapporto che hanno con le parole, affidando a ciascuno un tema caratterizzante. L’assunto che anima l’evento – la lingua come punto di vista privilegiato per la conoscenza dell’uomo – guiderà le riflessioni dei relatori con l’obiettivo di delineare un itinerario di confronto, dialogo e ascolto tra contesti che, sebbene liminari, nella crescente complessità dei sistemi non necessariamente si conoscono e si comprendono.

L’evento dà diritto all’acquisizione di 3,6 crediti ECM per medici – odontoiatri e psicologi affronterà 1. il rapporto fondamentale che lega la medicina alla parola e al linguaggio, sia come mezzo di comunicazione nella relazione di cura sia come strumento d’espressione di un sapere; 2. la contestualizzazione di alcune tra le principali criticità legate alla comunicazione medico-paziente; 3. le problematiche relative all’interazione tra differenti figure professionali e familiari, in tutte le fasi della malattia; 4. la necessità di avvicinare i servizi al contesto di vita della persona bisognosa di cura.

Programma - Locandina

 

 

Petizione UE - aggiornamento

  • Alle Organizzazioni firmatarie della Petizione europea

 Gentili Organizzazioni,

Siamo lieti di comunicare che la Commissione per le Petizioni del Parlamento europeo ha esaminato la Petizione da Voi sottoscritta (che riallego per comodità) ed ha ritenuto la questione sollevata ricevibile dal Parlamento europeo, in quanto si tratta di una materia che rientra nell’ambito delle attività dell’Unione europea.

La Commissione proseguirà l’esame congiuntamente a quello della Petizione 98/2015 che verte su analogo argomento.

È stata sollecitata altresì una risposta dell’Assessore alla sanità della Regione Piemonte (che coordina gli Assessori alla sanità da livello nazionale) per conoscere eventuali iniziative assunte dalle Autorità regionali a sostegno dei “family caregivers”.

 

Come proseguire

In base alle informazioni ricevute dall’Avv. Marco La Marca, collaboratore dell’on. Alberto Cirio - il Parlamentare che si è reso disponibile a seguire l’iter della Petizione - adesso sarebbe necessario da parte Vostra sostenere la Petizione iscrivendoVi al portale delle Petizioni e cliccando su “sostieni una petizione”.

Questo il link del portale: 

https://petiport.secure.europarl.europa.eu/petitions/it/home  (parola chiave “1147/2016”).

Più sostegni arrivano, più si darà peso in sede di discussione.

Pertanto Vi chiedo di iscriverVi e di attivarVi per estendere l’invito al maggior numero di persone e associazioni possibili, Enti pubblici e Amministratori compresi.

 

Cordiali saluti

 

Maria Grazia Breda

(prima firmataria della Petizione UE)

 

Mail (e relativo allegato)  inviata al Sindaco Portinaro e all’Assessore Massazza del Comune di Trino

  • Egr. Alessandro Portinaro, Sindaco del Comune di Trino
  • Egr. Patrizia Massazza, Assessore alle politiche sociali del Comune di Trino

 

Facendo seguito alla mia e-mail del 19 aprile scorso, allego la Dgr 2 maggio 2017 n. 26-4947 mediante la quale la Giunta della Regione Piemonte ha dichiarato estinta l’Ipab “Don Vanni” ed ha trasferito a titolo gratuito i relativi beni al Comune di Campiglia Cervo (Bi).

Confido vivamente in Vostre iniziative volte ad ottenere l’estinzione dell’Ipab S. Antonio Abate con il trasferimento gratuito dei relativi beni al Comune di Trino, iniziativa che eviterebbe la costituzione della megastruttura mangiasoldi Azienda pubblica dei servizi alla persona, previsto dalla proposta di legge n. 193 della Giunta regionale.

Resto a disposizione e porgo cordiali saluti

Francesco Santanera

 

 

 

Nota inviata a varie Autorità in relazione al pdl regionale 193 sulle Ipab- Egr. Mauro Laus, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte

- Egr. Nino Boeti, Vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte

- Egr. Daniela Ruffino, Vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte

- Egr. Sergio Chiamparino, Presidente della Giunta della Regione Piemonte

- Egr. Aldo Reschigna, Vicepresidente della Giunta della Regione Piemonte

- Egr. Augusto Ferrari, Assessore regionale alle politiche sociali della Regione Piemonte

- Egr. Antonio Saitta, Assessore regionale alla sanità della Regione Piemonte

- Egr. Presidenti e Componenti delle Commissioni sanità e assistenza della Regione Piemonte e del Comune di Torino

- Egr. Alberto Avetta e Elide Tisi, Presidente e Vicepresidente Anci Piemonte

- Egr. Presidenti e Direttori degli Enti gestori delle attività socio-assistenziali del Piemonte

 

 

Oggetto: Scandalosa sottrazione dei beni delle Ipab ai Comuni affinché li destinino, come prevedono le leggi vigenti, al settore socio-assistenziale

 

Dall’esame degli articoli finora approvati dal Consiglio regionale emerge che i patrimoni delle Ipab, da noi valutati in non meno di 4 miliardi di euro, vengono sottratti ai Comuni e regalati ad Associazioni e a Fondazione private o destinate alla creazione di nuovi carrozzoni mangiasoldi (non bastano il Csi e i 17milioni di euro di passivo dell’Opera Pia Lotteri!), le previste aziende pubbliche di servizi alla persona.

Come aveva evidenziato il compianto Mons. Nervo all’epoca responsabile nazionale della Conferenza episcopale italiana per rapporti Chiesa – Territorio e Presidente della Fondazione Zancan, nel convegno di Torino del 12 dicembre 1989 «il primo principio etico equivale per i credenti ad un Comandamento di Dio: non rubare. I patrimoni delle Ipab sono stati donati da privati cittadini per i poveri. Prima che fossero donati erano di proprietà dei privati, dopo che sono stati donati sono diventati proprietà dei poveri. Questo principio rimane, qualunque siano state le vicissitudini storiche e giuridiche».

 

Ciò premesso chiediamo che l’esame della proposta di legge della Giunta della Regione Piemonte n. 193 venga sospeso e ai Sindaci dei Comuni in cui hanno sede le Ipab sia inviato l’elenco dei beni immobiliari e mobiliari e le notizie sulle attività svolte, in modo da consentire ai Sindaci stessi di esaminare la questione e di avanzare proposte che noi confidiamo – tenuto conto che in Piemonte,  da anni, non c’è più una sola Ipab che svolga in tutto o in gran parte attività per i poveri – siano rivolte ad ottenere il trasferimento gratuito dei patrimoni ai rispettivi Comuni.

Al riguardo ricordiamo nuovamente che il Comune di Torino, mediante la procedura finalizzata alla concessione pluriennale di due strutture (Casa Serena e Rsa di Via San Marino) ha incassato ben 17 milioni e 880mila euro Iva compresa, restando proprietario delle due strutture e quindi potendo ripetere la stessa operazione finanziaria al termine dell’attuale concessione.

Segnaliamo altresì che il Comune di Torino ha in corso analoga procedura per la Rsa Carlo Alberto e che la relativa richiesta è di 14 milioni di euro.

 

Restiamo a disposizione e, confidando nella non sottrazione di risorse economiche ai poveri, porgiamo cordiali saluti.

 

p. Csa, Maria Grazia Breda,  Francesco Santanera

 

 

Si unisce allega la locandina, relativa allo sportello informativo di consulenza (gratuita)  in materia di Amministrazione di sostegno/Tutela a favore di persone non autosufficienti istituito dalla Fondazione Troglia con sede a CIRIE’. Con preghiera di diffusione.

 

IPAB: i Comuni si mobilitino per evitare la "svendita" della Regione

 Torino prende posizione sulla bozza di legge regionale. Appendino: "Prima della legge vogliamo conoscere lo stato patrimoniale delle Ipab per tutelare il pubblico interesse della Città". 

Appelli alla Giunta e al Consiglio regionale: "Difendere e garantire i patrimoni pubblici destinati dalle leggi vigenti alla fascia più debole della popolazione"

 *** 

Torino - "I Comuni si mobilitino nei confronti della Regione per chiedere la sospensione e il ritiro della proposta di legge 193 – attualmente all'esame della IV Commissione del Consiglio regionale – che prevede il regalo ai privati di ingenti patrimoni destinati all'assistenza o la loro gestione da società partecipate, che si sono dimostrate inefficienti e fonte di sperpero di denaro pubblico". È l'appello che lanciamo come associazioni del Csa - Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base e Fondazione promozione sociale.

 La bozza di provvedimento regionale riguarda tutte le Ipab (sia che esse siano non attive, sia che lo siano, molto spesso in settori non esclusivamente dedicati alle persone povere come è previsto dalla legge) e cancella la possibilità per i Comuni di acquisire (senza alcun onere economico) i beni mobili e immobili delle istituzioni disciolte, con il vincolo di destinazione al settore socio-assistenziale.

 Senza una reale, dettagliata, pubblicamente resa  nota consistenza dei patrimoni Ipab in Piemonte (secondo stime del Csa ammontanti a non meno di 4 miliardi di euro) il disegno di legge prevede la trasformazione delle Ipab in fondazioni private o in aziende pubbliche di servizi alla persona (nuove megastrutture partecipate mangiasoldi).

 Questo dovrebbe preoccupare enormemente i Sindaci e le Amministrazioni comunali, che si vedono sottratte ingenti disponibilità di risorse per il settore dei servizi assistenziali. Non piangano poi miseria sui trasferimenti e sulle risorse.

Le fondazioni private e le aziende di servizi alla persona, alternative con le quali i cittadini e le associazioni perdono la possibilità di controllo sulle ex Ipab e sulla destinazione dei fondi al settore assistenziale, oppure le Amministrazioni, rischiano di dover coprire buchi di bilancio esorbitanti, creati da inefficienti società partecipate (si veda il caso torinese del debito dell'Opera Pia Lotteri di 17 milioni di euro derivanti dalla gestione durata 12 anni di una Rsa).

 A testimonianza della preoccupazione per il disegno di legge, con una comunicazione del 17 marzo 2017 la Sindaca di Torino e della Città metropolitana, Chiara Appendino, è intervenuta sulla vicenda: «In relazione al disegno di legge, di cui all’oggetto, si richiede che la Città di Torino per la parte di propria competenza e gli altri Enti territoriali aventi parte in causa nell’assegnazione e nella gestione del patrimonio pubblico di cui il disegno di legge andrà a disporre, siano pienamente coinvolti nella discussione e nella stesura della stessa. La nuova Amministrazione insediata da luglio 2016, intende prendere piena visione del patrimonio immobiliare ascrivibile alle Istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza e intende contestualmente valutare con esaustiva e completa conoscenza in merito alla destinazione d’uso di tale patrimonio, con il preciso intento di tutelare il pubblico interesse della Città su di una materia di tale importanza dal punto di vista dell’assistenza e del welfare. A tal fine vi si richiede di attivare al più presto un confronto in merito».

 L'ex Assessore all'assistenza del Comune di Torino e Professore universitario emerito, Giuseppe Bracco, è intervenuto dalle colonne del settimanale della Diocesi di Torino “La Voce e Il Tempo”, sulla destinazione d'uso dei patrimoni ex Ipab, molto spesso destinati ad attività non appartenenti al settore socio-assistenziale. Occorre, scrive, «difendere (e non invece disperdere, come da talune parti si sarebbe tentati) il patrimonio di beni mobili e immobili donati dai torinesi al Comune nel corso dei secoli per garantire l'esistenza stessa dell'Assistenza».

 Con preghiera di diffusione e di pubblicazione.    
Restiamo a disposizione per ulteriori informazioni e indicazioni.

 

Cordiali saluti.

Maria Grazia Breda e Andrea Ciattaglia

Fondazione promozione sociale onlus e
Csa (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base)

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COMUNICATO STAMPA DEL GRUPPO SENZA SEDE SULLA SITUAZIONE IPAB IN PIEMONTE.

C’è molta preoccupazione da parte delle Associazioni di volontariato che operano nel settore, per quanto riguarda l’attuale situazione delle IPAB in Piemonte. La Giunta Regionale presieduta da Chiamparino, ha presentato al Consiglio una proposta di legge, n. 193, attualmente all’esame della IV Commissione del Consiglio Regionale piemontese. Il testo prevede la cessione a privati o, a società partecipate erogatrici di servizi alla persona, dei patrimoni delle IPAB, stimabili in circa 4 miliardi di euro su tutto il territorio piemontese, provenienti da donazioni di cittadini nel corso dei secoli, con lo scopo di garantire l’assistenza ai bisognosi. Patrimoni immobiliari ed agrari che, non di rado nel tempo, sono stati destinati anche a finalità non appartenenti al settore socio assistenziale o lasciati infruttuosi in stato di abbandono, tradendo quelle che erano le volontà previste nei lasciti e dalla legge n. 6972/1890. Tale legge prevede che i patrimoni mobiliari ed immobiliari delle IPAB devono essere destinati esclusivamente ai poveri. Al riguardo il compianto Mons. Giovanni Nervo, all’epoca Coordinatore della Conferenza episcopale italiana per i rapporti Chiesa-territorio, nel Convegno di Torino del 12 dicembre 1989, organizzato dal Csa (Coordinamento e assistenza fra i movimenti di base), aveva affermato quanto segue: “Il primo principio etico equivale per i credenti ad un comportamento di Dio: non rubare. I patrimoni delle IPAB sono stati donati da privati cittadini per i poveri. Prima che fossero donati erano di proprietà dei privati; dopo che sono stati donati sono diventati proprietà dei poveri. Questo principio rimane, qualunque siano state le vicissitudini storiche o giuridiche”. Per quanto sopra esposto, invitiamo i Sindaci dei Comuni sedi delle IPAB, a preoccuparsi di prendere visione del valore del patrimonio ascrivibile alle istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza e, valutata l’effettiva attuale destinazione d’uso, di impegnarsi per assumere un ruolo di primo piano per essere coinvolti nella discussione e nella stesura di in disegno di legge regionale che salvaguardi e non disperda il patrimonio pubblico. Invece di piangere miseria sui trasferimenti dei fondi statali, darebbero un bel segnale di impegno nella tutela degli interessi pubblici unendosi per chiedere la sospensione dell’attuale disegno di legge 193, che altrimenti andrebbe ad assottigliare le loro risorse per i servizi socio assistenziali e li metterebbe a rischio di dover coprire voragini lasciate nei bilanci da inefficienti società partecipate.

Trino, maggio 2017                                     

Massimo Aglietta – Nicola Bruno

Santina  Ferrarotti – Valérie Piot

Cinzia Vanni

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Si inoltra, per opportuna conoscenza, qui di seguito la nota inviata da Maria Grazia Breda al Presidente del Consiglio della Regione Piemonte Mauro Laus a seguito della comunicazione (più sotto riportata) degli atti approvati dal Consiglio regionale il 12 aprile 2017 (allegati).

  • Gent. Mauro Laus, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte

  

La ringrazio per l’invio degli Ordini del giorno, che trasmetterò alle associazioni.

Mi permetto di osservare tuttavia che il tempo per le sollecitazioni è oramai scaduto.

Mi auguro che la Giunta cambi passo e si apra al confronto, oppure sarà impossibile trovare quelle intese che l’Ordine del giorno 1054 chiede.

 

Cordiali saluti

Maria Grazia Breda

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Comunicato Stampa del Gruppo Senza Sede sull'estratto della relazione del Difensore Civico della Regione Piemonte per il 2016

Nell’ambito del continuo monitoraggio del settore socio assistenziale con scopo informativo, il Gruppo senza Sede ha preso visione di  un estratto della relazione del Difensore civico della Regione Piemonte per il 2016. Lasciano sbigottiti i punti che riassumono i dettagli dei racconti di testimoni di maltrattamenti ed abusi nell’assistenza ai non autosufficienti, nelle case di riposo per anziani “poveri”, nelle quali l’assistenza può essere standardizzata e senz’anima. La carenza di personale ed i ritmi troppo frenetici di lavoro contribuiscono a far diventare l’anziano incontinente perché l’utilizzo “obbligato” del pannolone semplifica il lavoro e richiede meno tempo. I pasti sono serviti a letto anche quando il ricoverato potrebbe mangiare a tavola in sala da pranzo e, comunque, i momenti di accudimento e la socialità sono ridotti ai minimi termini se non del tutto obliati. A parte le strutture di eccellenza, riservate a quanti possono sostenere rette più elevate, in cui gli anziani sono accuditi al meglio, stimolati alla socialità e rispettati dal punto di vista della privacy, in alcune strutture  l’istituzionalizzazione si traduce in privazione della libertà, degli affetti e delle relazioni antecedenti al ricovero e persino alla privazione (in molti casi ingiustificata) di quella piccola disponibilità di denaro prevista per legge, che darebbe all’anziano un senso di dignitosa soddisfazione nel poter far fronte autonomamente a piccole spese. Spesso la condivisione forzata degli spazi in stanze a più letti, comporta contrasti anche violenti tra i ricoverati e sopprime definitivamente il diritto alla privacy. Le ricerche realizzate da alcuni Collegi Infermieri analizzano le emozioni vissute dagli operatori che devono misurarsi con l’uso della contenzione, con sentimenti ambivalenti e conflittuali come rabbia, compassione, frustrazione, soprattutto quando sia intervenuto un meccanismo non raro di identificazione con l’anziano. Nell’indistinta galassia di un personale retribuito in modo insufficiente rispetto all’onerosità dell’impegno, scarsamente motivato al punto da perdere di vista  la consapevolezza di avere a che fare con esseri umani, sempre più spesso esplodono episodi di devianza, di brutalità e prepotenza che ci costringono a riflettere sugli interrogativi che si pose Hanna Arendt sulle origini del male nell’animo umano. Intercettazioni ambientali, a seguito di segnalazioni, mostrano situazioni di estrema gravità, continue e costanti violenze fisiche che dimostrano come ogni operatore si sente libero di malmenare, colpire, insultare, umiliare i degenti, sapendo di restare impunito perché altri operatori adottano analoghi comportamenti. Poiché tali situazioni si sono anche verificate nel territorio della nostra Regione, riteniamo  umanamente doveroso che le Istituzioni regionali si pongano interrogativi sulle più idonee misure da adottare sul terreno della repressione e su quello della prevenzione, tenendo presente che in un futuro non lontano i vecchietti non abbastanza facoltosi potrebbero rappresentare la maggioranza della popolazione italiana.

Trino, aprile 2017                           Associazione culturale                       

                                                           Gruppo senza  Sede

 

 

Si unisce un estratto della Relazione 2016 del Difensore civico della Regione Piemonte con le brutali violenze subite dai ricoverati.

Si prega di diffondere il testo affinchè le persone interessate capiscano quale può essere purtroppo la fine di ognuno di noi se si continua a fare nulla.

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COMUNICATO STAMPA NUOVI LEA - GRUPPO SENZA SEDE

 

Il nuovo Decreto sui Livelli essenziali di  assistenza (Lea) approvato dal Governo e, tanto osannato dai media come una legge  rivoluzionaria, di fatto cela un risvolto inquietante. Apre la strada alla sanità privata, alla compartecipazione della spesa, all’aumento del ticket e alle assicurazioni sanitarie private . Tutto questo in barba all’art. 32 della Costituzione : “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantendo cure gratuite agli indigenti.  Continua da parte del Gruppo senza Sede l’attenzione su leggi e decreti riguardanti la non autosufficienza e la collaborazione della Fondazione Promozione Sociale di Torino.

In base ai nuovi Lea (Decreto Presidente del Consiglio 12/01/2017 – Gazzetta Ufficiale 18 marzo 2017 suppl. ordin. N. 15), le cure alle persone ultra-diciottenni colpite da patologie e/o disabilità invalidanti e limitata autonomia, sono trasferite dal settore sanitario, che prevede diritti esigibili e gratuità, (salvo modesti tickets) a quello socio sanitario fondato spesso su rilevanti oneri economici a carico degli infermi (in certi casi anche dei loro coniugi e figli anche non conviventi) e subordinate alla valutazione di apposite Unità multidimensionali con il rischio di essere inseriti in liste d’attesa anche lunghe. Una controriforma del Servizio sanitario sulla pelle delle persone di qualsiasi età malate croniche non autosufficienti. L’intervento delle Unità valutative dovrebbe essere di supporto all’operatività dei medici di medicina generale, di quelli ospedalieri e delle strutture riabilitative, ai quali va riconosciuta l’insostituibile esigenza di intervento per tutti  i pazienti, compresi quelli non autosufficienti, assicurando a tutti gli infermi lo stesso indispensabile  livello di  continuità terapeutica sancita dalle leggi vigenti. Le Unità valutative possono eseguire accertamenti ed approfondimenti ma non possono negare le cure indifferibili. E’ accettabile l’intento espresso al comma 4 dell’articolo 21 dei nuovi Lea, di privilegiare la permanenza al proprio domicilio delle persone assistite, purchè vengano riconosciuti tutti i diritti, le modalità di cura e l’accesso alle prestazioni previste per gli altri malati e purchè vengano riconosciute le competenze dei medici curanti e sia stabilito che la valutazione multidimensionale può agire solo su richiesta dei medici di medicina generale e/o ospedalieri. Nel rispetto dei familiari o  terze persone che assumono volontariamente l’impegnativo compito di accuditori domiciliari, poniamo l’accento sulle norme della legge n. 10/2010 della Regione Piemonte “Servizi domiciliari per persone non autosufficienti”  nella quale sono previsti contributi /rimborsi delle spese vive per accudire la persona presso il proprio domicilio, per evitare che le famiglie sostengano spese non dovute riducendosi in povertà. Ne consegue che le disposizioni degli articoli 4 (Assistenza sanitaria di base) e 22 dei nuovi Lea, dovrebbero essere opportunamente modificati. E’ sconcertante ed illegittimo che il decreto 12/01/2017, di natura amministrativa, vada a modificare nella sostanza la legge 833/1978 ed i Lea (art. 54 della legge 289/2002) ed abroghi di fatto il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29/11/2001 che ha acquisito valore di legge in base all’articolo 54 della legge 289/2002.

In riferimento alle suddette e ad altre osservazioni espresse nel dettaglio , sono in atto iniziative volte alla presentazione di un ricorso al Tar del Lazio per l’annullamento del citato Decreto del 12 gennaio scorso.

Trino, aprile 2017                                                      Gruppo senza Sede

 

  • Alle Organizzazione di tutela dei soggetti deboli, con particolare riguardo a quelle che operano a difesa dei diritti delle persone colpite da patologie e/o da disabilità invalidanti e da non autosufficienza

 Uniamo l'allegato nostro documento del 30 u.s. dal quale emerge che in base ai nuovi Lea le cure delle persone ultra-diciottenni colpite da patologie e/o disabilità invalidanti e conseguente limitata autonomia sono trasferite dal settore sanitario, caratterizzato da diritti esigibili e dalla gratuita (salvo modesti tickets), a quello socio-sanitario fondato molto spesso su rilevanti oneri economici a carico degli infermi (e in certi casi  anche dei loro coniugi e dei figli) e sulla preventiva valutazione di apposite Unità valutazionali, con il rischio di essere inseriti in liste di attesa anche lunghe.

In sostanza si tratta di una controriforma del Servizio sanitario decisa sulla pelle delle persone di qualsiasi età colpite da malattie croniche e da non autosufficienza.

Da parte nostra sono in atto iniziative volte alla presentazione al Tar del Lazio di un ricorso volto all'annullamento del decreto del 12 gennaio scorso, pubblicato sul Supplemento Ordinario della Gazzetta Ufficiale del 18 marzo 2017, che deve essere presentato entro il 17 maggio 2017.

In considerazione dei tempi ristretti segnaliamo alla Vostra attenzione che Venerdì 14 aprile 2017 dalle ore 10,30 alle 13,30  avrà luogo a Torino, Via Artisti 36 un incontro di analisi e approfondimento del decreto in oggetto.  Per partecipare occorre prenotare al n. 011 8124469 oppure tramite e-mail  info@fondazionepromozionesociale.it.

 

Restiamo a disposizione e porgiamo cordiali saluti

 

 

Segnalazioni sulle irregolarità dei gestori privati inviate agli Assessori alla sanità e politiche sociali della Giunta regionale del Piemonte

 

In allegato uniamo la lettera inviata agli Assessori regionali alla sanità e alle politiche sociali, con la quale segnaliamo gravi irregolarità da parte dei gestori privati delle Rsa, Residenze sanitarie assistenziali e chiediamo alla Giunta della Regione Piemonte di intervenire a tutela degli utenti ricoverati e dei loro familiari.

Per gli utenti fuori Piemonte può essere comunque utile come informativa.

In particolare alla Regione Piemonte si chiede di predisporre una nota informativa, che l’Unità di valutazione geriatrica (Uvg) dovrebbe consegnare unitamente al rilascio dell’autorizzazione per l’inserimento in struttura residenziale; la nota informativa che trovate al fondo della lettera qui unita, riassume i diritti/doveri degli utenti ricoverati in strutture residenziali socio-sanitarie, alla luce delle normative regionali vigenti. Si evidenzia che:

  1. gli utenti inseriti con la convenzione dell’Asl in una Rsa (o comunità alloggio) e i loro familiari non devono firmare i contratti di ospitalità previsti per gli utenti paganti in proprio. Il ricoverato o il familiare/tutore  che lo rappresenta devono solo dichiarare per iscritto di aver preso visione del Regolamento di struttura, che stabilisce anche l’impegno al pagamento della retta di ricovero a carico dell’utente;
  2. il Regolamento della struttura deve essere predisposto secondo lo schema approvato dalla Regione Piemonte, che descrive in modo dettagliato le prestazioni comprese nella retta di ricovero: sanitarie, socio-sanitarie, alberghiere. Si veda l’allegato 5, della Delibera della Giunta regionale del Piemonte n. 45/2012 (cfr. la sezione “Documenti” del nostro sito www.fondazionepromozionesociale.it);
  3. le prestazioni extra non sono obbligatorie;
  4. l’Iva non deve essere versata.

 

Come fare in caso di richieste non previste dal Regolamento?

Al momento non abbiamo ricevuto risposte scritte dagli Assessorati. Pertanto, in attesa che siano assunte le decisioni necessarie da parte degli Assessori Antonio Saitta e Augusto Ferrari, in caso di richieste non previste dalla normativa vigente sopra citata, consigliamo di comportarVi come segue:

  • versare mensilmente solo la retta alberghiera che corrisponde alla quota stabilita dall’Uvg dell’Asl (ad esempio euro 43 x 30 giorni (o 31)). L’importo della retta alberghiera può essere al massimo il 50% della retta totale, in quanto l’altro 50% (retta sanitaria) compete all’Asl;
  • non pagare l’Iva, né prestazioni extra che non sono state definite in precedenza:
  • inviare la  lettera che segue:

 

 

DESTINATARI

 

Raccomandata A/R 

·         Egr. Direttore Generale Asl (del territorio in cui ha sede la struttura di ricovero)

 

lettera ordinaria - Egr. Assessore alla sanità Regione Piemonte

lettera ordinaria - Egr. Assessore alle Politiche sociali

lettera ordinaria - Egr. Difensore civico Regione Piemonte

lettera ordinaria - Egr. Direttore Rsa……………..

 

E p.c.

·         Spett.le Fondazione promozione sociale onlus

 

TESTO

Il sottoscritto…………………………, vista la fattura n. ……..del………. emessa da………………… relativa al ricoverato Sig. ………………….. informa di avere versato in data ………….. con…………………….……. la somma di Euro…………………. corrispondente alla retta giornaliera per il mese di………………………. così come stabilito in sede Uvg per  …..…….giorni di degenza, per un totale di Euro…………………………..

Per quanto riguarda la somma indicata nella sopracitata fattura relativamente a prestazioni extra così indicate………………………… si riserva il pagamento a seguito della conferma della correttezza della richiesta da parte della Commissione di vigilanza dell’Asl …..,  che ai sensi della delibera della Giunta regionale n. 45/2012 deve autorizzarne la richiesta.

Al riguardo, ai sensi della legge 241/1990 il sottoscritto resta in attesa di una risposta scritta.

In merito all’importo relativo all’Iva, resta altresì in attesa di conoscere l’esito del ricorso presentato dalla Regione Piemonte e, se dovuto, provvederà al conguaglio.

Cordiali saluti.

Data…………………… Firma……………………………………………..

____________________________________________________________________

 

 

 

 

IPAB

Augusto Ferrari, Assessore alle politiche sociali della Regione Piemonte, si è molto attivato per ottenere l’approvazione della allegata proposta di legge n. 193 sulle Ipab. Si allega anche il testo dell’emendamento n. 4 presentato dal sopra nominato dal quale emerge che lo scopo della proposta è quello di regalare i beni mobili e immobili delle Ipab che verranno tutte estinte, per la creazione di fondazioni e di associazioni private.

Per le altre Ipab la finalità è quella di istituire le Aziende pubbliche di servizi alla persona per la gestione di strutture (Rsa, centri diurni, ecc.), nuovi enti mangiasoldi.

Come risulta dall’allegata e-mail inviata il 23 febbraio scorso ai Presidenti del Consiglio e della Giunta della Regione e ad altri, fra i quali i Sindaci con popolazione superiore ai 10mila abitanti, è stato segnalato alla loro attenzione che possono intervenire per chiedere che le Ipab del loro territorio vengano estinte ed i relativi beni mobili e immobili, nonché l’eventuale personale, vengano trasferiti gratuitamente ai Comuni.

Se si tratta di strutture per prestazioni residenziali o semiresidenziali, i Comuni possono:

  1. gestirle direttamente
  2. affidare la gestione ad enti privati
  3. stipulare con enti privati accordi per la “concessione di pubblico servizio” per 20-30 anni e ottenere quale corrispettivo somme in contanti anche consistenti. Ad esempio il Comune di Torino per la concessione della struttura “Casa Serena” e di quella sita in Via San Marino (due Rsa) ha incassato più di 10 milioni di euro. Tieni conto che dopo 20-30 anni i Comuni, che continuano ad essere proprietari delle strutture cedute in concessione, ritornano a poter disporre della piena proprietà;
  4. vendere i beni il cui ricavato dovrebbe essere utilizzato esclusivamente per attività socio-assistenziali.

 

Si allega inoltre l’elenco dei beni immobiliari delle Ipab del vercellese (rilevanti sono quelli della Ipab di Trino) e l’articolo di Perino sulla concessione di pubblico servizio pubblicato sul n. 156/2006 di Prospettive assistenziali “Come gli enti locali possono realizzare idonee strutture socio-sanitarie senza alcuna spesa di investimento. L’esperienza del Comune di Grugliasco”.

 

 

 

 

Promemoria incontro 24.02.2017

Vi chiedo di prenderlo in considerazione per Voi stessi, i Vostri familiari, soci e conoscenti.

Proprio in questi giorni il Sig. P.M., papà ultra75enne di Mario, persona con disabilità intellettiva e autismo in situazione di gravità, che non sentivo da sei mesi, mi ha scritto per giustificare il suo silenzio. Ebbene, ha avuto un ictus che lo ha reso totalmente non autosufficiente. Fortuna che si era ricordato delle informazioni avute sul diritto  alle cure e così quando l’Ospedale voleva dimetterlo ha invece chiesto (e ottenuto) la prosecuzione in casa di cura convenzionata. Così ha recuperato e in questi giorni è rientrato a casa.

 

Cordiali saluti

Maria Grazia Breda

 

 

Comunicato - Audizione giovedì 16 febbraio 

   Informo che giovedì 16 febbraio alle ore 14:30 la IV^ Commissione del Consiglio regionale (Torino - Via Alfieri 15) ha deciso di ascoltare la sottoscritta quale prima firmataria della “Petizione popolare per il prioritario diritto alle cure socio sanitarie domiciliari”.

 

   L'audizione è stata ottenuta a seguito delle 20mila firme raccolte e consegnate il 29 febbraio 2016 al Presidente del Consiglio regionale, nonché a seguito del presidio promosso il 24 gennaio 2017 per chiedere il finanziamento della sanità per garantire un contributo forfettario ai familiari che si prendono cura 24 ore su 24, direttamente o con l'aiuto di terzi, di un loro congiunto malato o con disabilità non autosufficiente.

 

  Si può partecipare ma purtroppo non si può intervenire.

 

  Tuttavia se volete inviare una Vostra lettera-mail di sostegno, è  ben gradita.

Gli indirizzi mail a cui inviare sono:  quarta.commissione@cr.piemonte.it; domenico.ravetti@cr.piemonte.it;

e per conoscenza a noi info@fondazionepromozionesociale.it.

 

Relazione su fondo non autosufficienze

  • Egr. Dott. Arturo Martucci Di Scarfizzi,
    Presidente della Corte dei Conti

 

E p.c. 

  • Presidenti dei Consigli e delle Giunte delle Regioni e delle Province autonome di Bologna e di Trento
  • Egr. On. Parlamentari del Piemonte
  • Sindaci dei Comuni capoluogo di Provincia
  • Presidenti e Direttori Enti gestori delle attività socio-assistenziali del Piemonte
  • Spett.li Organizzazioni che operano nel settore delle persone deboli

 

Oggetto: Omissione di vigenti diritti esigibili e errate valutazioni contenute nella relazione “Il Fondo per le non autosufficienze 2007-2015” predisposto dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato (deliberazione n. 18/2016/G)

 

Il Csa (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base) e la Fondazione promozione sociale onlus rilevano con profondo sconcerto i seguenti rilevanti aspetti negativi contenuti nella relazione “Fondo per le non autosufficienze 2007-2015” della Corte dei Conti:

  1. viene ignorato che tutte le persone non autosufficienti sono soggetti le cui condizioni di salute (non solo di malattia ma anche di disabilità) sono così serie da averli precipitati nella devastante condizione di non autosufficienza;
  2. sono completamente omesse le leggi vigenti (n. 833/1978 e articolo 54 della n.  289/2002) in base alle quali le persone non autosufficienti hanno il pieno ed immediato diritto alle occorrenti prestazioni domiciliari, semiresidenziali e residenziali socio-sanitarie;
  3. non viene segnalato che il comma 1264 della legge 296/2006 stabilisce che il Fondo per le non autosufficienze è stato istituito per «garantire l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali» e quindi concerne esclusivamente le attività integrative del settore socio-assistenziale;
  4. non viene ricordato che nei decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali viene evidenziato, come risulta ad esempio da quello emesso in data 14 maggio 2015 che «le risorse di cui al presente decreto sono finalizzate alla copertura dei costi di rilevanza sociale dell’assistenza socio-sanitaria e sono aggiuntive rispetto alle risorse destinate alle prestazioni e ai servizi a favore delle persone non autosufficienti da parte delle Regioni, nonché da parte delle Autonomie locali. Le prestazioni e i servizi di cui al comma precedente non sono sostitutivi, ma aggiuntivi e complementari a quelli sanitari»;
  5. non viene comunicato che, a partire dall’entrata in vigore dei citati Lea (2002), il Servizio sanitario nazionale deve versare a tutti gli anziani malati cronici non autosufficienti il 50% della retta totale di ricovero presso le Rsa, Residenze sanitarie assistenziali, o strutture analoghe. Identico importo è previsto per le prestazioni domiciliari concernenti le attività di aiuto infermieristico e di assistenza tutelare delle persone malate o disabili non autosufficienti curate a livello domiciliare. Per quanto concerne le prestazioni semiresidenziali assicurate alle persone con disabilità e limitatissima o nulla autonomia, gli oneri sono a carico delle Asl nella misura del 70%. Identica la quota di competenza delle Asl per le prestazioni residenziali dei sopra citati soggetti; la quota viene ridotta al 40% se si tratta di «disabili privi di sostegno familiare». Le erogazioni economiche sopra precisate sono fornite dalle Asl agli utenti siano essi poveri o ricchi e devono essere prelevate esclusivamente dal Fondo sanitario nazionale, Fondo che non ha nulla a che fare con il Fondo per le non autosufficienze;
  6. non viene rilevato che le risorse attualmente destinate alle persone non autosufficienti (oltre un milione di nostri concittadini) non sono soltanto quelle del Fondo per le non autosufficienze,  ma principalmente quelle del Fondo sanitario nazionale.  Al riguardo occorre tener conto che mentre il Servizio sanitario nazionale deve versare interamente le quote stabilite dai Lea, i Comuni sono soltanto obbligati a corrispondere l’importo non corrisposto dagli utenti. Ne consegue che l’ammontare a carico delle Asl è almeno doppio di quello erogato dai Comuni. Quindi sono errate tutte le considerazioni svolte nella relazione riguardanti le risorse statali.

 

Ulteriori nostre precisazioni

A conferma delle considerazioni da noi svolte nei punti precedenti, evidenziamo quanto segue:

1.      nell’allegato documento dell’Ordine dei Medici di Torino e Provincia del 6 luglio 2015 è precisato che «gli anziani malati cronici non autosufficienti e le persone affette da demenza senile sono soggetti colpiti da gravi patologie che hanno avuto come esito la devastante compromissione della loro autosufficienza e pertanto hanno in tutti i casi esigenze sanitarie e socio-sanitarie indifferibili in relazione ai loro quadri clinici e patologici». Infatti, tutti questi nostri concittadini, oltre un milione nel nostro Paese, sono destinati senza alcuna eccezione a morire nel giro di 5- 6 giorni se non ricevono le occorrenti indifferibili prestazioni diagnostiche (rese spesso complesse dall’impossibilità degli infermi di segnalare la durata, l’intensità e a volte anche la localizzazione delle loro sofferenze) e terapeutiche (da monitorare con attenzione e con continuità soprattutto nei casi in cui i pazienti non sono in grado di comunicare l’efficacia dei trattamenti effettuati). Inoltre questi malati hanno l’indifferibile esigenza di essere alimentati (spesso mediante imboccamento), curati nella loro igiene personale (sovente è presente la doppia incontinenza), movimentati (allo scopo di evitare l’insorgere delle piaghe da decubito), nonché di ricevere tutte le prestazioni necessarie in base alle loro personali esigenze. Se, come avviene per i malati posti in illegittime e crudeli liste di attesa, essi non muoiono, ciò è dovuto esclusivamente al fatto che intervengono i congiunti, che non hanno però alcun obbligo giuridico di svolgere le attività assegnate dalla legge al Servizio sanitario nazionale.

Al riguardo si fa presente che l’articolo 23 della Costituzione stabilisce che «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge» e che mai il Parlamento ha approvato norme per assegnare ai congiunti delle persone non autosufficienti compiti attribuiti alla Sanità;

2.      premesso che l’articolo 32 della Costituzione prevede che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività» e quindi non deve provvedere solamente alle persone malate, ma anche a quelle non autosufficienti a causa delle gravissime condizioni di disabilità, si ricorda che il diritto degli anziani malati cronici non autosufficienti alle cure sanitarie, comprese quelle ospedaliere gratuite e senza limiti di durata, era stato stabilito dalle legge 641/1955 e 692/1956 a favore di tutti i pensionati del settore pubblico e privato. Inoltre l’articolo 29 della legge 132/1968 imponeva alle Regioni di programmare i posti letto ospedalieri tenendo conto delle esigenze dei malati «acuti, cronici, convalescenti e lungodegenti». A sua volta l’articolo 2 della legge 833/1978 stabilisce che il Servizio sanitario nazionale deve assicurare «la diagnosi e la cura degli eventi morbosi quali se siano le cause, la fenomenologia e la durata» e deve altresì provvedere «alla tutela della salute degli anziani, anche al fine di prevenire e di rimuovere le condizioni che possono concorrere alla loro emarginazione». Inoltre, ai sensi dell’articolo 1 della stessa legge 833/1978 il Servizio sanitario nazionale deve operare «senza distinzioni di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del Servizio» sanitario nazionale.

Dunque a partire dal 1979, anno di entrata in vigore della citata legge 833/1978 il Servizio sanitario nazionale deve intervenire nei riguardi di  tutti i cittadini malati o con gravi carenze della loro salute, siano essi poveri o ricchi, giovani o adulti o anziani, guaribili o inguaribili, autosufficienti o non autosufficienti.

Il diritto alle cure è stato confermato dai Lea, come precisato anche dalla sentenza della Corte costituzionale n. 36/2013.

Ciò premesso, chiediamo alla S.V. di intervenire con la massima urgenza per il ritiro della relazione in oggetto, da sostituire con un rapporto conforme alla vigente legislazione.

Restiamo a Sua disposizione e porgiamo cordiali saluti.

 

Maria Grazia Breda, Andrea Ciattaglia, Giuseppe D'Angelo e Francesco Santanera

 

 

Assegni di cura - richiesta Audizione

- Egr. Mauro Laus, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte

- Egr. Domenico Ravetti, Presidente e Componenti della IV Commissione del Consiglio regionale del Piemonte,

 

E p.c.

- Egr. Antonio Saitta, Assessore alla sanità della Regione Piemonte

- Egr. Augusto Ferrari, Assessore alle politiche sociali della Regione Piemonte

- Spett.li Associazioni firmatarie ed Enti aderenti alla Petizione popolare sul diritto prioritario alle cure domiciliari

 

Nel Comunicato stampa del 26 gennaio u.s. gli Assessori regionali Saitta e Ferrari hanno informato che la Giunta garantirà anche per il 2017 l’erogazione da parte delle  Asl To1, To2 e To3 dei contributi ai familiari, che accudiscono  anziani malati/persone con disabilità non autosufficienti al domicilio. E’ una buona notizia, ma non sufficiente.

Come anticipato nel sopracitato Comunicato stampa, è necessario provvedere alla riorganizzazione del sistema delle cure domiciliari, a nostro avviso con la messa a punto del Regolamento necessario per dare piena attuazione alla legge regionale 10/2010.

Al riguardo ricordiamo che presso la IV Commissione del Consiglio regionale del Piemonte è depositata una Petizione popolare sottoscritta da oltre 20mila cittadini e che ha raccolto 49 adesioni di enti pubblici e privati. Inoltre al Presidente della Giunta regionale Sergio Chiamparino nel mese di gennaio sono state consegnate più di duemila firme che, tra le richieste, sollecitano la necessità di promuovere le prestazioni domiciliari, compreso il riconoscimento di un contributo forfettario della sanità per le prestazioni indifferibili di assistenza socio-sanitaria assicurate dai familiari direttamente o mediante personale privato.

Con la presente si chiede al Presidente della IV Commissione del Consiglio regionale di promuovere un’audizione con le Organizzazioni promotrici della petizione popolare, come da richiesta inoltrata  dal Presidente del Consiglio regionale il 26 aprile 2016 e da noi sollecitata il 23 novembre 2016.

Si ringrazia e si resta in attesa di una proposta di data.

Cordiali saluti.

p. La segreteria

Maria Grazia Breda

Fondazione promozione sociale onlus

 

L’Associazione promozione sociale, in collaborazione con il Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti,
INVITA associazioni di volontariato, organizzazioni sociali e familiari all’incontro sul tema:

ANZIANI MALATI NON AUTOSUFFICIENTI, PERSONE CON LA MALATTIA DI PARKINSON, ALZHEIMER O ALTRE FORME DI DEMENZA O ALTRI ESITI DA MALATTIE CRONICHE INVALIDANTI

INFORMAZIONI UTILI
SULLE PRESTAZIONI SANITARIE E SOCIO-SANITARIE A CUI HANNO DIRITTO

 

TORINO, Via Giolitti 21
Centro servizi volontariato Vol.To

VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2017
Ore 15,30-18,00

 

Comunicato Stampa sulle barriere architettoniche nel Comune di Trino

Riguardo alla questione dell’abbattimento delle Barriere Architettoniche, siamo di fronte all’ennesima storia tipicamente italiana : ci sono le leggi ma non vengono applicate. Con la legge 41/86, i Comuni e le Province italiane avrebbero dovuto dotarsi del “Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche”  (PEBA), pena un “Commissariamento ad hoc” da parte della Regione. La Legge quadro 104/92 (art. 24,comma 9) qualche anno dopo ampliò la materia di competenza, modificando e integrando l’articolo 32, comma 21 della Legge 41 del 1986, relativa all’accessibilità degli “spazi urbani” , con particolare riferimento all’individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili , all’installazione di semafori acustici per non vedenti, al posizionamento della segnaletica che non ostacoli la circolazione delle persone handicappate e non solo. Fa specie che ad oggi, anno 2017, siano pochi gli Enti Locali che si sono adeguati alle leggi vigenti, nonostante l’obbligo di farlo. A Trino, è positivo  che il Sindaco Portinaro dichiari che in corso d’opera di futuri lavori pubblici si terrà conto dell’esigenza di abbattere le Barriere Architettoniche in passato sottovalutate. Bene, ma non basta perché, come il Sindaco sa, la città (Via Vercelli è uno degli esempi), è piena di ostacoli che rendono difficili gli spostamenti, in modo particolare ai diversamente abili, agli anziani, alle mamme con i loro pargoletti nelle carrozzine e che le Barriere non si abbattono man mano che si riparano strade piazze e marciapiedi, in maniera contingente ed occasionale, ma secondo una precisa e specifica programmazione. Quindi, dal momento che è in carica dal 2013 e dimostra sensibilità verso queste tematiche, è un vero peccato che non abbia  ancora adottato il “PEBA” ed il “PAU”  dando un bel segnale di civiltà e di rispetto verso il mondo della disabilità, troppo spesso emarginato e discriminato, rendendo in tal modo la nostra cittadina una delle prime in Piemonte a potersi vantare e qualificare come una Città per tutti, accessibile e senza barriere. Prendere in considerazione l’adozione di questi Piani sin dal suo insediamento, avrebbe dato inizio ad un’evoluzione di lungo cammino da perseguire anche in futuro, a prescindere dal colore politico delle Amministrazioni che si alterneranno, sarebbe stato un importante passo avanti per la nostra comunità, andando a sanare una situazione di illegalità che perdura da 30 anni.

Trino, gennaio 2017                                               Associazione culturale

                                                                               Gruppo senza Sede

Preavviso dell’iniziativa davanti alla sede del Consiglio regionale del Piemonte prevista martedì 24 gennaio 2017

Oggetto: Documenti dell'Ordine dei Medici e dei Sindacati dei Medici Fimmg, Snami e Smi sulla negativa delibera regionale in merito di “Rsa Aperte”

 

            Uniamo i documenti "Osservazioni sulla Dgr 34-3309 del 16 maggio 2016" (delibera regionale sulle cosiddette "Rsa Aperte") approvato dall'Ordine dei Medici della Provincia di Torino il 21 novembre 2016 e il documento delle sigle sindacali Fimmg, Snami e Smi avente per oggetto "Rsa Aperta" del 13 settembre 2016.

 

            Le sigle sindacali, si legge nel loro documento, hanno espresso «il loro totale dissenso» nei confronti della delibera, evidenziando tra l'altro che «la delibera in oggetto sottrae competenze di fondamentale importanza al medico di medicina generale, la cui libera scelta da parte dei cittadini è sancita dalla legge 833/1978 all’articolo 19».

 

            Nel documento dell'Ordine dei Medici viene affermato che «a conclusione dell'analisi della delibera di Giunta regionale n° 34/2016 si ritiene che il contributo di tale delibera alla riorganizzazione dei servizi offerti dal Servizio sanitario regionale a al fine di "aumentare l'efficienza e la corretta gestione delle risorse umane ed economiche", sia estremamente limitato. Si individua piuttosto  il rischio di una privatizzazione di alcuni servizi sanitari (Visite specialistiche) in assenza di benefici per il cittadino o per il Servizio sanitario regionale».

 

            Il documento ribadisce «l'assoluta necessità di una reale regolamentazione e attuazione delle prestazioni domiciliari in lungoassistenza, così come definite dalla legge Regionale n° 10 del febbraio 2010, con adeguamento delle risorse alle reali necessità territoriali legate all'incremento costante della popolazione che necessita di tale tipologia di cura».

 

            Inoltre il documento ricorda che «come già puntualizzato da un documento del Consiglio dell'Ordine dei Medici del 21 marzo 2016, il Servizio sanitario nazionale deve operare nei confronti degli anziani malati cronici non autosufficienti e delle persone con demenza senile sulla base degli stessi principi riconosciuti per gli altri malati, e quindi senza condizionamenti all'accesso alle prestazioni legate a valutazione Uvg (Unità di valutazione geriatrica), il cui intervento può essere richiesto per accertamenti ed approfondimenti, ma non può negare le cure, come di fatto succede dopo la Delibera di Giunta regionale n° 14/2013 che ha definito i criteri di priorità di accesso alle cure, creando una vera e propria disparità di trattamento nei confronti di questi malati (preventiva valutazione dell'Uvg per l'accesso alle prestazioni di infermi con esigenze sanitarie indifferibili, accertamento delle condizioni sociali ed economiche, ecc.) rispetto agli altri cittadini sofferenti a causa di patologie identiche o assimiliabili in quanto si configurerebbe una discriminazione».

 

            Confidando in Vostre urgenti iniziative in merito per il ritiro della delibera in oggetto e l'approvazione immediata del regolamento attuativo della legge 10/2010 sulle cure socio-sanitarie domiciliari per le persone non autosufficienti, si ricorda che la delibera sulle “Rsa Aperte” è oggetto di ricorso al Tar del Piemonte. 

 

            Cordiali saluti.